
Gli spietati omicidi di un serial killer impazzito hanno lasciato l'intero Paese attanagliato dalla paura e ormai regna il caos. Il poliziotto alle prime armi Jung Ba Reum si ritrova faccia a faccia con il killer. Anche se sopravvive all'incontro pericoloso con lo psicopatico, la sua vita viene stravolta completamente. La storia risponde alla domanda cruciale cosa succederebbe se potessimo identificare gli psicopatici in anticipo? (Fonte: MDL) Modifica la Traduzione
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- Titolo Originale: 마우스
- Conosciuto Anche Come: Mauseu , Rato , Мышь , الفأر , 窥探
- Sceneggiatore: Choi Ran
- Regista: Choi Joon Bae, Kang Cheol Woo
- Generi: Thriller, Mistero, Psicologico
Dove Guardare Mouse
Cast & Ringraziamenti
- Lee Seung Gi Ruolo Principale
- Lee Hee Joon Ruolo Principale
- Park Joo Hyun Ruolo Principale
- Kyung Soo Jin Ruolo Principale
- Woo Ji HyunKoo Dong Gu [Ba Reum's friend]Ruolo di Supporto
- Ahn Jae WookHan Seo Jun [Neurosurgeon]Ruolo di Supporto
Recensioni

Disarmonia kills Tao
4 persone hanno trovato utile questa recensione
Niente è come sembra- Il caos del sensazionalismo
Mouse è un thriller psicologico e poliziesco, con elementi fantascientici, coreano del 2021, composto da 20 episodi da 77 minuti ciascuno, circa. Tratta tanti, forse troppi argomenti: genetica, psicopatia, perdono, neuroscienze- neurochirurgia, biotica, religione e rapporto con la cristianità, varie tipologie di killer seriali ( organizzati, missionari, edonistici, dominatori), fanatismo e l'ingerenza delle associazioni governative con scopi utopici a discapito di poveri civili.La trama si sviluppa tutta sulla ricerca di un assassino psicopatico nel quartiere di Mojiin, un quartiere di Seoul in un arco di tempo che abbraccia 26 anni :1995-2021.
Il montaggio è appositamente studiato per "incasinare" tutto e mostrare l'ambivalenza tra buoni vs cattivi e il ruolo del pregiudizio. Se prestate attenzione l'assassino ce l'avrete sotto agli occhi tutto il tempo, ci sono alcuni importanti indizi che lo svelano in modo intelligente già dal primo episodio e la prima scena del serpente e il topo riflette simbolicamente il lavoro. Il titolo spiega praticamente tutto il lavoro, la cui logica sarà chiara negli ultimi episodi mentre tutto il percorso mostra un po' i detective e i reporter impegnati nella caccia al più grande psicocopatico del secolo che si diverte a fare Dio, distribuendo punizioni letali ai trasgressori secondo una logica contorta, una caccia che riprende un po' quella del gatto che caccia il topo.
Il finale è karmico: con la nemesi da parte delle vittime e il riscatto da parte del protagonista principale. La redenzione è piena.
Considerazioni personali: il mio rapporto nei riguardi di questo spettacolo è stato ambivalente e molto discontinuo, inizialmente l'ho trovato noioso e inutilmente confuso e prolisso, alcune puntate mi hanno invece catturata e avvinta per la genialità nella scrittura sebbene alcuni aspetti mi ricordino alcuni thriller di successo americani come Seven o Mindhunter, quindi certi espedienti non sono proprio originalissimi tuttavia il prodotto è davvero una chicca nel suo genere. Ci ho messo due settimane a finirlo con pause di alcuni giorni perché ogni puntata va seguita con la massima attenzione ed episodi così lunghi sono molto stancanti. Inoltre ho compreso quasi subito chi fosse l'assassino, già al terzo episodio, pertanto mi rimanevano ben poche curiosità, ignorando che il grosso doveva ancora accadere. Alcuni episodi mi hanno stressata, esempio dall'11 al 14, una quantità infinita di nomi da ricordare e volti da associare, il ritmo e veloce e non frena per nessuno.
Dal quindicesimo l'ho letteralmente divorato per i colpi di scena e i pezzi del puzzle che andavano disvelandosi a poco a poco. Il finale poi mi ha letteralmente stregata e mi ha appassionato vedere come questo serial killer inizi a collaborare con la giustizia uccidendo altri predatori e ripulendo la società.
Regia: La regia di Choi Joon-bae e Kang Cheol-woo è una delle colonne portanti ma anche poco elaborata o innovativa, alternando piani stretti e claustrofobici durante le scene di tensione a campi lunghi e panoramiche per costruire respiro narrativo. Ho trovato alcune riprese troppo scure, talmente scure da faticare a capire cosa stesse accadendo.
Il montaggio è serrato nelle sequenze investigative e di azione, ma si prende il tempo di soffermarsi sui dettagli espressivi dei personaggi nei momenti emotivi.
Le inquadrature sono oblique e le composizioni sbilanciate per generare instabilità psicologica nello spettatore.
Sfrutta particolarmente il flashback per ricreare la linea temporale.
Il linguaggio visivo resta lineare e “pulito, senza stratagemmi di forte impatto ottico. Questo mantiene una fruizione chiara e accessibile, senza distrarre lo spettatore con tecniche vistose, d'altro canto può risultare meno memorabile dal punto di vista registico, perché non lascia una "firma più personale" come altri lavori, specialmente quelli di produzione americana.
Qualche effetto più innovativo lo potrete vedere sul finale, quando il detective scopre l'assassino, c'è una sequenza di zoom d'impatto mentre la camera va allontanandosi, che ricorda vagamente un dolly zoom effect ma non lo è.
Interpretazioni: i due protagonisti, insieme al Decapitatore, offrono una performance solida, credibile e variegata. Specialmente il Detective Moo Chi mi ha dato i brividi nelle scene di acting aggressivo e in quelle di profondo dolore traumatico. La sua prestazione non avrei problemi a valutarla con un bel 9. 8.5 per l'aiuto detective , il poliziotto Jung Ba-reum (il giusto, non a caso XD) e il neurochirurgo pazzo che gioca con i cervelli, in pieno delirio di onnipotenza.
Meno solide le interpretazioni di tutti i rimanenti personaggi, specialmente il cast femminile, che come sempre fa una figura zerbina in questo drama, insieme alla polizia che davvero ti chiedi come facciano le selezioni in Corea, un mix di letargiche connessioni sinaptiche stanche.
Scenografia: il drama spazia tra quartieri periferici, stazioni di polizia, luoghi isolati di campagna e spazi urbani anonimi. Ogni location è coerente con la narrazione e contribuisce all’atmosfera cupa.
Gli interni sono spesso carichi di oggetti e dettagli che riflettono la personalità dei personaggi, stanze in disordine e abbandonate a se stesse per individui instabili e irrisolti, ambienti puliti e ordinati per figure di autorità o con rigore morale.
Cosa manca a questo lavoro?
- Una regia più moderna e briosa;
- troppi intrecci, eventi introdotti e lasciati a metà, e poca chiarezza narrativa possono estenuare lo spettatore;
- alcune incongruenze logiche — ad esempio, il topo che viene inviato a Daniel Lee appare prima che il padre venga incarcerato ma si vede dopo l'incarcerazione, oppure la risoluzione di scene o personaggi lasciata in sospeso;
- troppi espedienti narrativi improbabili per puro sensazionalismo;
- elementi sci-fi o sovrannaturali rendono questo thriller psicologico a tratti quasi un fanta thriller con complotti governativi, venti psicopatici in una stessa città, leggi sull’aborto… troppo, tutto insieme;
- alcune riflessioni approfondiscono il tema del "gene del psicopatico" e ne criticano la scientificità, oltre all’insistenza narrativamente forzata ;
-sorprende ma è spesso imprevedibile a discapito della coerenza;
- messaggio assolutamente privo di ogni fondamento scientifico che la psicopatia sia legata solo a fattori genetici trascurando il peso delle esperienze di accudimento, dello stile genitoriale e delle esperienze di vita della persona (se analizziamo la storia sappiamo che ogni serial killer che si rispetti ha un passato di abusi e negligenze genitoriali alle spalle);
- colonna sonora solo strumentale e troppo scarna;
- mi sarebbe piaciuto vedere le vite delle persone invece 25 ore sono tutte dedicate alle investigazioni, alle spettacolarizzazioni del crimine, al profiling e poco si vede delle vite dietro le ricerche.
- registri registici differenti tra personaggi principali e secondari, a quest'ultimi è stato richiesto davvero poco in termini di interpretazione.
Per concludere, Mouse si impone come uno dei thriller coreani più ambiziosi e stratificati degli ultimi anni, capace di intrecciare in modo magistrale crime, psicologia e filosofia morale. La scrittura, pur complessa e densa di colpi di scena, mantiene un filo logico che accompagna lo spettatore in un labirinto narrativo dove nulla è mai come sembra. Ogni svolta ridefinisce retroattivamente ciò che credevamo di sapere, costringendoci a mettere in discussione non solo i personaggi, ma anche la nostra percezione di giusto e sbagliato. La costruzione dei misteri, l’uso di false piste e la precisione con cui vengono dosati indizi e rivelazioni dimostrano una padronanza rara della sceneggiatura, sebbene fantasiosa e priva di logica in alcuni passaggi.
Il finale si concentra su un valore più alto: restituire un senso etico e umano alle vittime. In un genere spesso dominato dalla vendetta e dal cinismo, Mouse sceglie di chiudere con una riflessione sulla colpa, la responsabilità e la possibilità di redenzione. È un epilogo che non cancella il dolore, ma lo sublima, suggerendo che il vero coraggio sta nell’assumersi il peso delle proprie azioni. Così, dopo un percorso narrativo intricato e mentalmente impegnativo, la serie lascia allo spettatore non solo il gusto di un enigma risolto ma anche una domanda aperta sul significato stesso dell’umanità.
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L'attore principale è di una bravura mostruosa e non è da meno il detective che fin dal principio è al centro della storia. Non so perchè ho aspettato fino a questo punto per vederlo. Questo è un drama che si merita tutto l'hype del mondo.
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