
Enfants terribles (che si vogliono bene)
Personaggi: 8Regia: 8
Sceneggiatura: 7
Scenografia: 8
Perfect Match racconta la storia di una vedova che desidera sposare le sue cinque figlie. Il tono generale del drama lo rende interessante perché sovverte la classica struttura del drama sia come tono che come narrazione: illustrerà il percorso di conoscenza, innamoramento, matrimonio delle sorelle, una dopo l'altra in una rappresentazione lineare e ordinata (presentando i vari steps di unione in maniera sempre diversa). Ogni coppia ha il suo momento mantenendo sempre un ottimo ritmo.
Il drama inizia con la famiglia che si trasferisce a Bianjing per sfuggire a quegli sciacalli dei parenti ed è il luogo dove vive, sposata, la seconda sorella, Fuhui con l'immaturo marito Fan Lianghan, un ragazzo tanto buono quanto dispersivo e inconcludente. Il personaggio del marito è fondamentale per dare al lavoro un tono comico e leggero.
Il primo arco narrativo racconta il percorso di nozze della terza sorella, Kang Niang, con un uomo quasi perfetto Chai An, i quali si affronteranno a colpi di ingegno perché saranno avversari sul lavoro. Lui per me è il genero migliore umanamente, il più risolto, il più maturo e il più completo.
La coppia successiva è stata però la mia preferita, forse perché rispecchia in tutto e per tutto la classica storia da drama cinese storico: La figlia maggiore, Shouhua, la più talentuosa, ingegnosa e matura delle sorelle, nonché vedova da un precedente matrimonio, sposa, per accordi genitoriali, uno studioso di alto rango, Du Yang Xi, un orfano calcolatore, rigido, inflessibile; pieno di risentimento e propositi di vendetta si innamorerà suo malincuore della moglie dopo un colpo di fulmine tardivo, riservandole attenzioni e tenerezze, dimostrandole anche un sincero bisogno di calore e un notevole trasporto fisico.
Nel ventesimo episodio, il drama sposta l'attenzione sulla quarta sorella, Haode, e sul suo partner Shen Huishao. L'evoluzione del suo personaggio è la migliore e più marcata perché, nel tentativo di aiutare il marito nel proprio lavoro, si appassiona alla giurisdizione locale e trova un proprio posto nel mondo, mostrando maturità, aiuterà il marito nella propria evoluzione personale e lavorativa, consentendogli di superare alcuni blocchi emotivi di origine traumatica che lo avevano reso asettico e distaccato, un freddo "applicatore" di leggi senza coglierne sfumature o umanità.
Il focus successivo del drama è sulla figlia più giovane e quinta, Leshan, intorno all'episodio 28.
Il suo partner è Yang Xian, inizialmente nemico , presenta il tropo classico : nemici /amanti.
Questa storia mi è piaciuta più che per l'amore tra i due per l'affetto che Madam Li darà al genero riscattandolo dalla deprivazione affettiva della propria famiglia d'origine.
Perfect Match è un drama divertente che sovverte la struttura classica dei drama: è un drama assolutamente moderno per le dinamiche e per i caratteri dei personaggi, per l'intraprendenza femminile ( una delle sorelle corteggerà in un modo che non ho mai visto in tanti drama, anche coreani), per l'indipendenza di queste donne dalle figure maschili e per la linearità dei racconti. E' un lavoro che si immerge nelle dinamiche relazionali presentando del realismo nei conflitti, non ci saranno trame, sottotrame, sotterfugi, vendette eccessive e antagonisti ossessivi. E' molto ordinato nel presentare le storie e le evoluzioni, la scenografia è molto buona, la regia è di qualità, fattore di pregio del drama (non a caso il team regia è composto dal regista di LOST you forever e da due registi di the double), con i primi piani vividi che si concentrano su alcuni dettagli espressivi quali il taglio degli occhi, le espressioni, le smorfie delle bocche, molti effetti bokeh, con il chiaro proposito di connotare emotivamente i personaggi e permetterci di coglierne i vissuti e immedesimarci.
La musica di sottofondo è discreta, accompagna, addolcisce e rende poetica la narrazione senza diventare troppo forte e contrastare i dialoghi (problema riscontrato in molti lavori, tra cui il blasonato e sopravvalutato fangs of fortune) o senza proporsi ossessivamente come loop.
I personaggi sono dipinti in modo plausibile e credibile, il lavoro su di loro, sulle loro storie, sulle loro azioni e sui loro obiettivi è coerente e molto ben strutturato (anche questa è una falla che riscontro presto nei precedenti lavori).
Ho apprezzato le vivaci dinamiche familiari di Madam Li e delle sue figlie, per la prima volta ho visto una madre che si può chiamare tale, protettiva, materna, affettuosa e di buon cuore che accompagna figlie e generi nel percorso di vita.
I personaggi tra di loro non sono crudeli e per la prima volta ho visto una maternità ben gestita ed una famiglia che si vuole bene, sempre pronta a supportarsi ed aiutarsi, a venirsi incontro (la versione cinese delle piccole donne ambientata nella dinastia song), unita contro il mondo e disposta a sacrificarsi per difendersi dal mondo. Sempre fiera e dignitosa, comprensiva anche nei riguardi della chiassosa e veemente madre, a volte goffa e priva di buone maniere.
Le decisioni vengono concordate e discusse insieme, in famiglia, anche questo mi è piaciuto molto. Una famiglia priva di riferimenti maschili a cui non manca nulla.
Trucchi , costumi, oggetti di scena e parrucche, tutto è fedele e nell'utilizzo dei fiori come acconciature c'è un richiamo molto chiaro a Frida Khalo, anche nell'utilizzo dei colori, molto vividi e accesi che però sono scelti con cura in modo da rappresentare i caratteri e le personalità dei personaggi. Insomma, c'è molta cura e niente è lasciato al caso.
Non a caso è stato molto apprezzato ed è al terzo posto tra i drama più seguiti di sempre a livello internazionale.
Nessun personaggio della famiglia Li è completo : ognuno di loro è umanamente caratterizzato, con pregi e difetti; le coppie che si formano sono molto equilibrate, alcune simili, altre opposte ma complementari.
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La prima coppia: intellettuali, ambiziosi e riflessivi, due artisti raffinati; nel privato lui è un marito elegante e coinvolto, un po' egoista e con un brutto risvolto a metà della serie ma non sarà mai distaccato o indifferente nei suoi riguardi; lei lo aiuta nel suo lavoro coltivando passioni artistiche che condividono insieme. Molto piccante anche una sua "realizzazione" artistica per la moglie dopo la prima notte insieme... .
La seconda coppia è formata dalla vivace, esuberante e intraprendente Fuhui che sposa un uomo altrettanto esuberante e rumoroso (fate caso ai loro vestiti, sono i più colorati e accesi). Lui è il più simpatico ma è anche un bimbo che si affida a lei quando compie marachelle, di buon cuore frena l'irruenza di lei. Peccato che si vivono davvero poco come coppia, solo nei primi episodi comprendiamo il genere di rapporto che hanno.
La terza coppia è composta da due persone simili: furbi, scaltri, decisi , manipolatori e calcolatori. Li ho apprezzati ma mi ha commosso più lui da solo che soffre per lei che il trasporto inesistente dell'attrice.
La quarta coppia è secondo me quella meglio strutturata, composta da due opposti: lei giovane, dolce, tenera, affabile, espansiva e affettuosa, si innamora di lui perché ne ammira la figura autoritaria e giusta a fronte dei numerosi torti subiti dalla famiglia. Lui rigido, coartato si riscoprirà dolcissimo con lei e imparerà dalla sua dolcezza ad ammorbidirsi, lei dalla sua saggezza invece ne ricaverà una maggiore riflessività e consapevolezza.
La quinta coppia è una via di mezzo tra similitudine e diversità: entrambi sono irruenti e vivaci, molto fisici e lui è anche incattivito dal trattamento ricevuto in famiglia e da deprivazioni affettive, lei lo doma e lo lega a sé con mezzi non proprio ortodossi o condivisibili ma spesso violenti ed eccessivi, umiliandolo se è il caso.
E' la storia meno sviluppata perché non viene mostrato come diventa la loro relazione, come la gestiscono, come si vivono, inoltre è la più sgradevole di tutti come risvolti: prima viene mostrato un modello di famiglia e lei si pone in un determinato modo con i cognati e con questo cognato in particolare perché ha una famiglia particolare alle spalle, in seguito a intrighi imperiali perderanno tutti e la famiglia, tra cui madame Li, lo metteranno alla prova voltandogli le spallE.
Questo risvolto contravviene a tutto quanto è stato finora mostrato e visto sul valore della famiglia e sull'ingiustizia dei trattamenti, il primo cognato agirà molto peggio nei confronti della moglie e la famiglia non agirà in modo così sprezzante anzi la suocera accomodante e quasi contenta al suo ritorno presuntuoso.
Ma Perfect Match non riguarda solo i matrimoni delle cinque figlie di Madam Li. C'è un tema di fondo : il genere e le relative aspettative sociali. Descrive il trattamento delle donne nella dinastia Song. Madame Li come vedova perse proprietà e status quando suo marito morì. I casi giudiziari affrontano alcuni dei pregiudizi contro le donne dell'epoca. La storia di ogni figlia descrive le sfide di realizzazione e gestione matrimoniale.
La storia d'amore resiste a incomprensioni e circostanze contrastanti. L'uso dell'umorismo e la battaglia di ingegni rendono questo dramma un caldo concentrato di fascino.
Altro aspetto divertente e molto accattivante è l'alleanza che questi cognati formano per aiutare le mogli e per conciliarsi quando hanno litigi matrimoniali. Ogni volta che ci sarà un problema la lega dei cognati sarà pronta a intervenire per consigliare e se è il caso imporre una strategia di superamento del problema. Formeranno addirittura un clan separato il cui ingresso è determinato da superamento di prove per dimostrare abilità e talenti. Delizioso, davvero.
La genialità di questo lavoro è nell'aver narrato uno storico in modo moderno che attualizza un po' i problemi che ci sono sempre stati, che sono comuni da quando esiste l'uomo e forse esistono a causa dell'uomo in quanto tale.
DATI : la traduzione italiana, netflix ha davvero cannato questa volta, non ho mai seguito un lavoro con sottotitoli così scadenti,
Gli ultimi 4 episodi sono davvero brutti, crollano tutti gli ideali e la forza di questa famiglia, salvo solo una sorpresa imprevista che ci sarà nel penultimo episodio, poi la famiglia si dimostrerà sprezzante e coalizzata contro il quinto cognato che affronta un momento di enorme difficoltà ma aveva superato le sfide. Invece di stringersi e supportarlo, con la scusa di farlo crescere lo porranno di fronte ad un allontanamento forzato e lo maltratteranno al suo ritorno (per giunta!). L'enorme discrepanza di trattamento mi ha disgustato e mi sono chiesa cosa avessi visto finora! Ho abbassato di poco la mia valutazione ma mi ha guastato un lavoro credetemi.
Il superamento delle difficoltà e la riunione è frettolosa e improvvisa, non viene mostrato nessun avvicinamento o abbraccio, nessun trasporto nel ritrovarsi, solo la promessa di nuove violenze, lei col mattarello persino dopo il matrimonio. UNO SCHIFO!
Un'altra cosa che non ho apprezzato è che a parte due storie le altre devono affrontare prove decisive per il loro matrimonio, e alcune saranno davvero pesanti da digerire. Non c'era motivo di proporre 3 matrimoni in questo modo, sarebbe stato molto più bello vederli alleati contro il comune nemico.
La trama è interessante e la dinamica familiare e il tono del drama sono unici. L'atmosfera generale di Perfect Match ti lascia una sensazione di calore e intimità.
Finale fiacco e affrettato (esclusi gli ultimi 90 secondi).

Cosa viene dopo l'amore? L'amore stesso e il rimpianto. Un racconto di solitudine...
Drama delicato e intimo, molto lento (non nell'accezione negativa) e introspettivo sul tentativo di elaborazione di una storia d'amore molto vissuta ma finita male, quindi incompiuta.Il lavoro si sviluppa attraverso continui ricordi di una storia d'amore a Tokyo da parte di una coppia interrazziale ( lui giapponese, lei coreana) . 6 episodi da 50 minuti effettivi ciascuno. Un lavoro meditativo e profondo, non per tutti. È una storia che ha per protagonista maschile uno scrittore e per tema la narrazione come mezzo per comprendere e ricondurre l'esperienza personale.
E' una storia che finisce per mutuali incomprensioni. Una donna straniera senza appoggi o reti di supporto, con un senso di solitudine interiore che la divora, mentre cerca il proprio posto nel mondo scappa dal proprio paese, e uno scrittore con un trauma di abbandono materno che cerca di realizzare il proprio sogno districandosi tra un'infinità di lavori per potersi mantenere ma anche al tempo stesso lo alienano relegandolo in una condizione di solitudine incompresa a cui non riesce a dare voce.
Ognuno di loro è incompreso senza riuscire a parlarne e quest'assenza di dialogo onesto li porterà a perdersi in maniera tragica.
Le scelte di vita sono state rappresentate come dovute alla giovinezza anche se i due personaggi sono stati caratterizzati da comportamenti stereotipati intra culturalmente specifici: il ragazzo giapponese forte e profondamente silenzioso che non riesce ad esprimere i sentimenti e la donna coreana molto espansiva, teatrale e drammatica che narra il suo vero sentire nel silenzio della sua coscienza attraverso un dialogo interno.
Anche se il drama è made in corea, il taglio giapponese come gli interni, le tecniche di ripresa, i primi piani, le risposte emotive mi ha fatto controllare più volte che non si trattasse di un lavoro con regia e produzione giapponesi. Piacevolissime le riprese che riescono a creare differenze tra passato e presente. In Corea, nel presente del dramma, viste più aperte, spazi più grandi perché i due ex amanti sono ora adulti di successo e hanno una prospettiva migliore, disposizione degli oggetti nella scena in senso complementare o antitetico a seconda della condizione di distanza vs vicinanza dei due innamorati.
Tutto è studiato e ben congegnato, nulla è affidato al caso con una cura dettagliata e una linearità composta ed elegante: perché a volte LESS IS MORE. Le musiche sono lente , calme ma emotive e si fondono perfettamente con i piani di ripresa scandendo i vissuti e gli accadimenti di vita.
La narrazione passa dai vissuti interiori alle vicissitudini esterne con maestria e fluidità.
L'interpretazione dei due è davvero molto buona, Kentaro è un attore maturo con molta padronanza scenica ed espressiva, riesce a rendere il suo vissuto con uno sguardo e non c'era forse davvero nessun attore capace come lui di rendere la vena malinconica e il rimpianto, la sua potenza nello sguardo carico di rammarico, dispiacere, attesa tesa, composta e disperata.
La protagonista femminile è stata pure molto brava, ha imparato il giapponese per poter recitare in questo lavoro e non è cosa semplice, inoltre è stata assolutamente in grado di rendere la tenerezza, la sofferenza, la disperazione, l'aspettativa ferita.
Le voci fuori campo dei protagonisti che ricordano il passato caricandolo di significati maturati nel presente conferiscono ai personaggi più interiorità di quanto normalmente si veda.
La corsa , o joggin', come mezzo per rappresentare uno stato di inquietudine e senso di falsa padronanza della propria esistenza: lei corre simulando una fuga interiore, dapprima dal suo microcosmo coreano, stretto e asfittico, poi dalla sua relazione e infine dal Giappone, bella la metafora conclusiva del correre insieme, da fuga diventa viaggio, percorso comune di una coppia che corre con entusiasmo e fiducia incontro alla vita.
Si è parlato di questo lavoro come di un drama che porta in scena le difficoltà interculturali, ebbene non sono d'accordo : il tema è la SOLITUDINE, l'assenza di contatto intimo e autentico con le persone, con la famiglia, la ricerca del proprio posto del mondo, la realizzazione personale.
L'interculturalità presenta solo un contorno interessante quando parliamo di come organizzare un matrimonio o , forse, nelle modalità di risposta e gestione della relazione, nel modo di porsi, nelle dinamiche con gli altri ma non determina la fine della storia in sé.
Personalmente è un lavoro che consiglio, non è fine a se stesso e aiuta a immedesimarti e riflettere se hai avuto un'esperienza simile o hai interrotto una relazione per te importante senza aver smesso di amare. L'esperienza dipende molto dalle proprie, a volte lente, realizzazioni, comprensioni e mentalizzazione degli eventi.
Sono sei episodi e avrebbero potuto essere anche cinque, il sesto episodio è stato, almeno per me, un riempitivo inutile che è servito più a tenere sulla corda noi spettatori che ad aggiungere qualcosa se non dei confronti necessari che comunque potevano essere inseriti nel quinto episodio e chiudere il lavoro in modo diverso.
VENIAMO A CIO' CHE NON MI HA CONVINTO e che ha penalizzato la mia valutazione :
E' un prodotto di indubbia qualità artistica , solido e valido , tuttavia è molto orientato al passato, anche se ambientato nel presente e ritorna al passato con l'utilizzo di continui flashback che comunque non disturbano. Anche se viene vissuto e rielaborato nel presente manca lo snodo di giunzione col presente: che persone sono diventate questi due nei cinque anni dopo la fine?
Soprattutto lei, è rappresentata cinque anni fa con una personalità calda, solare, positiva, fiduciosa e ora è totalmente l'opposto, possibile che la fine di un rapporto determini uno stravolgimento così traumatico ? Diventa insofferente, chiusa, ostile, oppositiva, per nulla conciliante e gentile con le persone intorno a lei (che con la sua fine non hanno nulla a che fare). Non so se è l'attrice che è stata diretta male ma credo di sì.
Sempre lei, in un momento chiave nel quinto episodio, si rende conto che deve prendersi cura di sé e scappa da lui, lo vede semplicemente bere con una collega e si richiude in se stessa, arrivando a mentire a lui sulla sua situazione sentimentale per condannarli nuovamente all'infelicità e si chiude in macchina a piangere. PERCHE'? La sensazione è quella di dover necessariamente allungare il brodo perché le scene erano finite, perché non si capisce quale sia il reale motivo per cui una donna che comprende di doversi prendere cura di sé non chiuda e non vada in terapia o a risolversi da sola o se decide, confermando, di non riuscire a stare sola perché trascinarla così tanto e lasciare a lui tutta l'iniziativa. Emerge, almeno personalmente, l'idea di una donna fragile e capricciosa che vuole dimostrazioni continue che vadano a soddisfare un bisogno di approvazione e lealtà incondizionata, al limite del patologico. E lui che è stato noncurante e assente ha tutto un percorso di espiazione in sei episodi, eccessivo e paradossalmente viene riproposto SOLO, solo nelle iniziative per riprendere un percorso con lei, come se solo lui lo volesse davvero.
Finale, bello, significativo, non necessario ma una volta che gli autori hanno deciso di svilupparlo in questo senso necessitava di qualche scena in meno del passato e di orientarsi molto più al presente, quindi qualche scena che unisse passato e presente e chiudesse il racconto presentandoli nella loro attualità.
Anche se la chiusura non è triste personalmente mi ha lasciato strascichi di amarezza e tristezza che avrei preferito non avere.

La parola come cura: l’eleganza profonda di Our Unwritten Seoul
regia: 8 sceneggiatura: 8,5 dialoghi:9 scenografia: 8,5Racconto di formazione intimo e complesso, molto ben sceneggiato, di due famiglie con il focus su due gemelle: Mi-rae e mMi-ji, omozigoti d'aspetto ma opposte come personalità, laddove una è introversa, rigida e schiva, l'altra è solare, vivace e aperta.
Il drama, disponibile su piattaforma netflix, è composto da 12 episodi da 80 minuti, ciascuno per un totale di 16 ore complessive totali. Un formato che personalmente non ho apprezzato perché troppo lungo e avevo dei fisiologici crolli di attenzione.
Non è un drama da binge watching perché va gustato, capito, compreso ed elaborato, in quanto per i primi 9-10 episodi è prevalentemente un drammatico, con continui drammi e patemi, alcuni eventi traumatici presenti e passati non danno respiro. Poi iniziano a chiarirsi dei malintesi, perché fondamentalmente l'opera poggia all'80% su malintesi e omissioni, in perfetto stile coreano (questo aspetto è stato meno apprezzabile), iniziano a riprendersi del rapporti interrotti e quelli che non si erano interrotti riprendono in modo più disteso, sfociando nella risoluzione dei conflitti interiori e relazionali, nel ricongiungimento con i familiari e in nuovi progetti di vita. Resilienza è la parole d'ordine, saper reagire alle difficoltà che la vita ti pone davanti e godere della vita così come è, con i suoi piccoli alti e bassi.
É un percorso di formazione e "autocura" grazie al valore inestimabile delle relazioni.
I temi affrontati sono innumerevoli: dinamiche familiari, sentimentali, gestione del trauma, traumi generazionali, gestione della maternità, scambio di identità, disabilità e malattia, demenza e gestione dell'anziano, hikikomori e disturbi di ansia, mobbing, famiglia ed aspettative sociali, legalità, etica delle professioni legali, identità, furto d'identità, senso di colpa e responsabilità, autodeterminazione e realizzazione personale e professionale.
Psicologia dei personaggi principali:
Mi‑ji, ex promessa dell’atletica, rifugge nel ritiro sociale cronico prolungato (hikikomori) dopo un infortunio che ha interrotto i suoi sogni. La sua chiusura emotiva e sociale è legata anche alla malattia della nonna di cui si ritiene responsabile, la serie mostra come un trauma personale possa imprigionare l’interazione con il mondo esterno. La sua identità è legata alla perfomance ("Solo se sono brava in qualcosa verrò vista e considerata").
Mi‑rae, perfezionista e con bassa autostima, è vittima di mobbing sul lavoro. La sua depressione emerge in modo crudo, culminando in pensieri suicidi e di isolamento emotivi, il tutto raccontato con un realismo quasi clinico.
Ho-su: orfano dei genitori e compagno di scuola delle due ragazze, disabile a seguito di un incidente, reca con sé profondi vissuti di inadeguatezza e senso di colpa per la morte del padre e nei riguardi della madre adottiva.
La madre delle gemelle: vittima di un malinteso infantile si sente indesiderata e oggetto di risentimento materno, vive la maternità in modo conflittuale, ambivalente, contrassegnata da un profondo sentimento di inadeguatezza che viene trasmesso alle figlie.
La madre di Ho-su: una donna gentile, comprensiva, matura, con grande lungimiranza e senso di autosacrificio, vive la maternità con tatto e discrezione, facendo emergere quasi il timore di imporsi e la voragine interiore relativa al mancato senso di accettazione e riconoscimento del suo ruolo di madre.
Processi:
L’idea dello scambio delle vite è nata come gesto di cura familiare ma diventa un laboratorio psicologico esperienziale attraverso il quale ogni sorella affronta l’altro universo emotivo e sociale per comprendere e guarire se stessa attraverso il confronto con il proprio mondo interiore.
Questo scambio da principio è una fuga poi diventa un percorso mutualmente terapeutico. Si mette in gioco identità e relazioni traumatiche per aprire spazi nuovi che rendono possibili riflessioni empatiche e nuovi percorsi di pensiero.
Trauma intergenerazionale
Il lutto della nonna (Wol-sun), l’identità nascosta di Ro‑sa (Sang‑wol) e l’emarginazione di Ho‑su danno corpo alla trama: ogni personaggio porta ferite personali che consolidano il messaggio di guarigione collettiva e memoria condivisa .
Resilienza come pratica esistenziale
Ho‑su, avvocato con deficit sensoriale di tipo uditivo, irradia empatia: impara la LIS, difende le vittime, perde occasioni ma trova poi un senso. La sua storia contrappone il successo sterile all'umanità autentica.
Evoluzioni psicologiche e contenutistiche di tutti i personaggi.
ASPETTI TECNICI
La cinematografia è uno degli elementi più elogiati della serie e gioca un ruolo chiave nella costruzione del tono emotivo, nella caratterizzazione dei personaggi e nella rappresentazione tematica del doppio, dell’identità e della città come spazio vivo e mutevole, l'approccio naturalistico e controllato usa con cura la luce per differenziare le due gemelle protagoniste e i loro ambienti.Il Direttore della fotografia è Jung Ji-hyun ("My Mister" e "When the Camellia Blooms") .
Il contrasto tra Yoo Mi-ji (impulsiva, libera, provinciale) e Yoo Mi-rae (disciplinata, urbana, controllata) si esprime visivamente con il color grading :
Mi-ji viene proposta con toni caldi, seppia, arancioni e l'utilizzo di una luce morbida; riprese ambientate nella campagna o in zone residenziali poco urbanizzate.
Mi-rae proposta con toni freddi, grigi-blu, luce dura e tagliente; il contesto è quello degli ambienti urbani, uffici, e una Seoul presentata attraverso i suoi edifici di vetro e cemento.
L’uso della differenziazione cromatica narrativa aiuta lo spettatore a orientarsi emotivamente nei frequenti scambi identitari.
Grande attenzione alla simmetria e agli specchi: molte inquadrature centrali con Mi-ji o Mi-rae posizionate frontalmente o riflesse in vetri, porte, specchi da bagno indicano la specularità dell'identità.
Inquadrature spesso statiche o lente, a volte quasi pittoriche grazie all'utilizzo sapiente dei filtri.
Uso intelligente dello spazio “vuoto” nella scena per evocare isolamento, silenzio, introspezione.
Utilizzo di camere fisse : rarissimo uso di camera a mano, riservata solo a momenti di instabilità emotiva o eventi traumatici.
Alcune scene nella città di notte sono girate con long take (piani sequenza) in slow motion con luci al neon, reminiscenze di Wong Kar-wai e Hou Hsiao-hsien.
Le tecniche di ripresa danno vita agli spazi: Seoul viene presentata come organismo vivente, ripresa dal basso, dall’interno, attraverso finestre, mai come skyline- cartolina, ma come spazio intimo, vissuto, stratificato.
Vengono preferiti luoghi secondari, mercati, corridoi di metropolitana, cortili nascosti, piccoli caffè sono privilegiati rispetto a monumenti o spazi più affollati e moderni.
L’architettura stessa partecipa al racconto: elementi verticali per Mi-rae (rigidità, ambizione), orizzontali e aperti per Mi-ji (libertà, spontaneità).
La campagna diventa memoria e respiro attraverso l'utilizzo di spazi rurali ampi, con riprese in campo lungo e profondità di campo estesa per dare respiro e tempo alla narrazione. L' utilizzo della luce naturale crea l’effetto di quiete, malinconia, e senso di sospensione. La luce naturale (daylight) viene contrapposta all'illuminazione artificiale controllata per le scene notturne.
Le luci sono fredde negli interni cittadini, per creare un senso di distacco e di lontananza.
I tramonti, luce soffusa e retroilluminazione nei momenti di riconnessione tra le sorelle come metafora della verità che “illumina” le zone d’ombra.
La fotografia lavora in simbiosi con il paesaggio sonoro: lenti movimenti di camera accompagnati da suoni ambientali realistici e da una colonna sonora minimal (aspetto che personalmente non ho apprezzato moltissimo).
Le immagini si prendono il tempo del silenzio, e molte sequenze sono costruite per “respirare”,senza dialoghi ma con la tensione tra luce e ombra, suono e vuoto. Un esempio è nell'episodio 5: campo lungo sulle colline di Duson-ri, con Mi-ji/Mi-rae che cammina sola, la camera è fissa, la luce dorata dona un senso di espansione emotiva.
Nell'episodio 10: la ripresa notturna di Seoul da una terrazza con piano sequenza di 45 secondi dà un senso di vertigine e disorientamento interno. È una fotografia costruita per guardare oltre l’ovvio.
La cinematografia di Our Unwritten Seoul è raffinata, contemplativa e profondamente coerente con la struttura narrativa del doppio. Ogni scelta visiva lavora per rendere tangibile l’identità divisa delle protagoniste, evocare la memoria e il trauma attraverso gli spazi, raccontare Seoul come personaggio (non come sfondo).
Cosa la allontana dal 10:
- colonna sonora troppo mininal;
- interpretazioni ottime da parte di tutti ma un paio di personaggi secondari (le due madri e l'avvocato senior disabile) a mio avviso hanno reso meglio della protagonista, che pure è stata brava, magistralmente diretta (ma non eccezionale);
- eccessivamente lento nei primi 8 episodi , comprendo che sia per illustrare dettagliatamente, il percorso interiore dei personaggi e dare al lavoro una connotazione profondamente intima,
- il tono drammatico è stato pervasivo, non contrapposto ai momenti lieti, di respiro, questo per i primi 10 episodi.
- ultimo episodio con struttura tonale totalmente opposta mi hanno creato un senso di estraneità, come qualcosa di slegato ma che mi è piaciuto.
In conclusione consiglio l'opera perché è un racconto intimo, profondo, esistenziale, che parla di cura in modo delicato, introspettivo, con dei dialoghi di una profondità rara, che aiutano a riflettere sulla famiglia, sul senso della vita, sul peso del "non detto", sulla profondità dei rapporti umani, sulle conseguenze del trauma.Our Unwritten Seoul è un viaggio narrativo in cui l’identità, il trauma e la guarigione emotiva si intrecciano.
Attraverso lo scambio delle vite da parte delle gemelle, il melodramma si trasforma in una riflessione terapeutica sull’empatia, la resilienza, il confronto con le aspettative familiari, sociali e il valore delle scelte personali, autentiche e rispondenti ai valori significativi di vita.

Serie cult, di tipo fantasy romance responsabile del fenomeno Hallyu
Regia: 9; Sceneggiatura: 8,7; Personaggi: 10.K-drama del 2016 che ha riscosso un enorme successo determinando in parte il fenomeno hallyu (Korean wave), ossia una diffusione della cultura coreana di massa, precedentemente limitata al contesto nazionale. Creato da Kim Eun-sook (The Glory, The King-Eternal Monarch, Mr Sunshine, Descendants of the Sun) e diretto da Lee Eung-bok (Sweet Home, 1, 2, 3, Jirisan, Mr Sunshine) la serie è un misto di fantasy, romanticismo e drama, con un nucleo comedy che la rendono unica nel suo genere. Il tratto avvincente è l'utilizzo di elementi folkloristici della tradizione coreana per la stesura dei personaggi e veicolare messaggi allo spettatore.
Trama
La storia ruota attorno a Kim Shin (interpretato da Gong Yoo), un generale della dinastia ella dinastia Goryeo che viene tradito e ucciso ingiustamente da un Re manipolato dal proprio infido consigliere. Dopo la sua morte, diventa un Goblin immortale, condannato a vivere per secoli come punizione per le vite stroncate in battaglia. L'unico modo per liberarsi dalla sua condanna è trovare la sua "sposa" che potrà salvarlo dalla sua maledizione ma anche determinarne il riposo eterno. La sua vita cambia quando incontra la diciannovenne Ji Eun-tak (interpretata da Kim Go-eun), una ragazza in grado di vedere i fantasmi e che ha un destino speciale legato a lui dal momento che era stata salvata al momento della nascita proprio dal Goblin.
Parallelamente, la storia comprende anche un Triste Mietitore (interpretato da Lee Dong-wook), il "grim reaper" , che ha il compito di accompagnare le anime nell'aldilà e che ha un legame misterioso con Kim Shin. La serie esplora le relazioni tra i personaggi principali, intrecciate da un passato che verrà disvelato nel corso degli episodi, le loro lotte interiori e i temi dell'amore, della morte e del destino.
Temi trattati
Amore e Sacrificio: Uno dei temi centrali di "Goblin" è l'amore eterno e il sacrificio. La relazione tra Kim Shin e Ji Eun-tak è caratterizzata da momenti di dolcezza e intensità emotiva, evidenziando come l'amore possa superare le barriere del tempo e della morte. Molti dialoghi rappresentano inoltre la condizione dell'amore nella vita umana e innescano forti riflessioni nello spettatore risultando attuali e realistiche. Il dialogo tra i due protagonisti mostra un po' la condizione di colui che in amore vuole essere visto (solo lei può vedere la sua spada, quindi il suo peccato, al sua solitudine, il suo dolore ) ma al contempo ha paura di essere odiato, una volta che l'amato viene visto per quello che è (essere finito, perfettibile).
Identità e Destino: La serie pone domande sulla ricerca dell'identità (la sposa esiste perché ha una missione, se non vi assolve non ha spazio e motivo di sussistere, gli altri personaggi reincarnati devono trovare una nuova identità lasciando indietro chi sono stati) e sul concetto di destino. I personaggi lottano per comprendere il loro ruolo nel mondo e il significato delle loro vite passate ma anche per trovare quelle variabili che possono sovvertirlo, non accentando i piani dall'alto.
Vita e Morte: La dualità tra vita e morte è ricorrente, con il Goblin e il Grim reaper rappresentano due facce della stessa medaglia. La serie esplora la bellezza e la tragicità della vita, nonché il ciclo inevitabile della morte.
Goblin è un’opera complessa e molto bene orchestrata, che mescola romanticismo, comicità e dolore in modo profondo. Tuttavia, va oltre: ti invita incessantemente a meditare, a immergerti nella bellezza e a esplorare più a fondo la natura umana, interrogandoti sul senso della vita, della morte dell’amore, anche attraverso l'Onnipotente che si manifesta in alcuni momenti nei personaggi più insospettabili e fornisce delle risposte illuminanti: "Dio pone delle domande, le vostre scelte rappresentano le risposte (destino)".
Non è un'opera priva di difetti, ma per molti aspetti si distingue come un vero e proprio cult. É romantico, divertente, straziante, già solo per il fatto che l'unico scopo della vita della protagonista è quella di estrarre la spada del Goblin determinando la sua scomparsa. La storia tra Sunny e il Cupo mietitore che si fonda su tradimento e vendetta in una vita passata, su ricordi dimenticati ma con un dolore eternamente ricordato che ne determinano il modo di porsi di lui, sempre triste e nostalgico. Tra le ferite che apre, la loro storia salvifica e redentiva lascia nuove cicatrici sanguinanti, Eun-Tak insiste spesso sull' "amore triste", che è quello che viene celebrato nel lavoro: un amore che si sforza di persistere, resistere, trovare nuove variabili ai piani di Dio per poter esistere. Anche di fronte alla tragedia e nonostante l'amore triste, Goblin rimane tuttavia una commedia nel suo nucleo. Offre degli sketch divertenti ed esilaranti delle dinamiche tra i coinquilini casuali e riluttanti, in perfetto stile "Scemo + Scemo". Divinità che scherzano e si maltrattano a vicenda come due bambini capricciosi.
Possono fare piovere o teletrasportarsi ma si ritrovano del tutto incapaci di fronte alla tecnologia. Particolari e degni di nota per la creatività con cui sono stati presentati i personaggi di questo lavoro: divinità, mietitori, goblin, fantasmi che convivono nel mondo degli umani , insospettabili. L'organizzazione quasi "aziendale" dei Mietitori, vestiti come dei capomafia russi, che si incontrano e si riuniscono per i loro incarichi mortali, con cene di fine anno e di benvenuto per i neoassunti, con solide gerarchie, consegnano documenti, gestiscono account di posta aziendali e, soprattutto, seguono procedure di liquidazione delle spese a carico dell'azienda; un mondo dove i Goblin potevano creare oro dal nulla e dove persone speciali (come Eun Tak) potevano aiutare i morti a chiudere i loro conti in sospeso (il legame con il Sesto Senso, 1999, è molto evidente). Il Goblin e le sue scene di combattimento telecinetico con il Mietitore erano adorabili e anche le canzoni canzonatorie sulle mutande del Goblin, intonate sempre da Mietitore per vendicarsi della cuffia da notte con cui si risvegliava ogni mattina. Il loro rapporto goffo e limitato con la tecnologia li rende teneramente adorabili ma al tempo spesso spassosissimi nell'impaccio del non riuscire a vedersi durante una videocall.
Interpretazioni: L'attrice che interpreta Eun-Tak è stata caratterizzata in modo troppo infantile per avere 19 anni, comprendo che questo serva per mostrare la sua crescita. Le doti interpretative sono state davvero eccellenti: a mani basse è colei che ha offerto una recitazione più solida, credibile, fluida, talmente naturale e coerente da non avvertire un brusco stacco nel percorso evolutivo che verrà mostrato nel corso degli episodi (aspetto che spesso accade quando l'attore non ha esperienza o non viene ben diretto). Mi è molto piaciuto il personaggio di Sunny , la costruzione di una donna apparentemente leggera ma in verità molto profonda, che non ama piangersi addosso e che con fare indolente e sornione parla per doppi sensi e molto coraggiosamente prova a essere felice, almeno in questa vita, assumendosi dei rischi , in grado di accettare il proprio destino poi con grazia e compostezza. Una vera Regina! Tra le interpretazioni, tuttavia, la sua è quella che mi ha convinta di meno, in mezzo a due presenze maschili fortissime, con un potente impatto scenico e una bravissima Go-Eun che risulta più centrata a confronto.
Aspetti tecnici: l'uso del colore è stato sapientemente gestito e curato, il mietitore è sempre vestito di nero e utilizza vestiari in casa che all'inizio ricordano le vecchie camice di forza proprio a indicare la costrizione della punizione che sta scontando, l'incontro tra Kim Shin e Jin Taek , lei con una felpa verde, perché rappresenta speranza di salvezza per lui. La divinità della nascita è rappresentata sempre in rosso, per simboleggiare potere e status ma anche il sole e cielo (nella bandiera coreana, il rosso nel simbolo Taegeuk, un cerchio diviso a metà, rappresenta il sole e il cielo, mentre il blu rappresenta la terra e la luna), è un colore di buono augurio che trasmette energia, forza e vitalità, in alcune tradizioni coreane utilizzato anche in cerimonie funeree per simboleggiare la transizione e la rinascita dell'anima.
La presenza dei campi di cotone, morbido e ovattato, bianco richiamano purezza, crescita e la fertilità, ma anche rischi e difficoltà per la loro sensibilità agli agenti atmosferici e alle malattie, quindi rappresenta il rapporto tra tenacia e leggerezza, tra divisione e unione. Il grano saraceno invece rappresenta gli amanti.
Oltre alla scenografia curata e ad una fotografia di ottimo livello, anche il modo in cui sono state girate le scene è altrettanto curato. Tutte le scene di vita vissuta sono state girate sfruttando angolazioni diverse, dagli angoli e dall'alto, massimizzando la luce, rallentandole, allungando momenti o bloccando gli sfondi per fermare il tempo. L'uso dei primi, pianissimi piani sul viso per rendere le emozioni, o su dettagli del volto come lo sguardo triste e nostalgico di Gong Yoo ("un uomo che sembra triste anche quando sorride"),la regia cattura tutto con maestria e intensità, realizzando una narrazione immersiva, esteticamente coinvolgente e potentemente espressiva, anche integrando in modo sempre pertinente le musiche, sfumate, oniriche ed evocative che accompagnavano la narrazione.
Critiche: Come scrivevo in alto non è un lavoro perfetto, personalmente c'è una qualche ripetitività degli elementi narrativi (l'estrazione della spada e il commiato della seconda coppia, ripetuto ben 4 volte), l'eccessiva riproposizione di scene passate attraverso il ricordo; la compresenza di elementi humouristici e drammatici che rappresenta un elemento di novità per il lavoro, che lo rende unico nel suo genere, non è sempre "riuscita", manca un "legante" che vada a miscelare due elementi che stridono e che tolgono credibilità e intensità all'elemento drammatico, col rischio di farlo diventare "burlesque" e grottesco.
Le storie d'amore e inoltre non sono state molto approfondite, inizialmente i due sembrano in un rapporto non proprio amoroso, molto meglio dal 12° ep., stessa cosa per il Mietitore e la sua amata che verranno mostrati come coppia, sbrigativamente, solo nel finale.
Il finale non è stato dei migliori, personalmente, sebbene finisca in modo tutto sommato positivo e diciamo felice, con seconde possibilità per tutti, mi ha lasciato un sottofondo di amarezza e non del tutto appagata. Ho persino preferito quello di Moon Lovers. Inoltre queste seconde possibilità avvengono in un tempo molto lontano, mentre tutto è rimasto uguale a parte il CEO della società che è invecchiato, io avrei inserito un contesto più "futuristico", erano trascorsi almeno 30 anni.... (non meno, forse più).
C'è, secondo una mia personalissima e banalissima opinione, da profana, un buco sul finale, non spoilero nulla ma volete leggerlo lo scriverò nei commenti in basso, oscurandolo, se invece avete visto il lavoro scrivete nei commenti che magari ci confrontiamo o mi illuminate sull'argomento.
IN CONCLUSIONE: "Goblin" è un K-drama che riesce a mescolare abilmente diversi generi, offrendo una narrazione avvincente e personaggi memorabili. La sua esplorazione di temi universali come l'amore, il sacrificio e il significato della vita lo rende un'opera da non perdere, che ha avuto un enorme impatto sui drama moderni che sono venuti a seguire (pensiamo a My demon, 2024, solo per citarne uno...) . La bellezza visiva, unita ad una trama profonda e ad interpretazioni intense, rendono Goblin un viaggio unico, perfetto per chi cerca una storia fantasy ma anche un racconto d'amore eterno, "una storia d'amore che si inserisce in uno schema divino". Grazie alla sua abilità di combinare humour e drammaticità, nostalgia e humour, Goblin si distingue come un'opera unica nel suo genere.

Visione consigliata ad un pubblico dai 3 ai 9 anni...
Step By Step Love è un rom com drama , categoria business romance con Zhao Zhi Wei e Lu Yang Yang fatto talmente male, sia a livello di sceneggiatura che recitazione (meno pessimo tra tutti è il man lead) da risultare una perdita di tempo, forse perché girato a basso budget.Racconta la storia del freddo presidente dell'azienda Lu Chen Yang, orfano con sete di vendetta nei riguardi della Yihua, un'azienda concorrente. Alla fine assume la nipote della proprietaria dell'azienda nemica, la designer Bu Ran, e se ne innamorerà (ma dovrete attendere tipo 20 ep perché questo accada).
La trama di per sé potrebbe anche risultare interessante ma la storia è realizzata in maniera talmente approssimativa e prevedibile , con recitazioni molto stentate, dialoghi poverissimi e cambi di rotta improvvisi da chiedermi come la gente abbia potuto valutarla così generosamente. E allora mi viene da pensare che la cosa riguarda solo i baci un po' più spinti di un episodio sul finale. Io l'ho iniziata perché mi ricordava "well intended love" ma a confronto quella è una serie da oscar.
Al di là di una storia noiosa realizzata troppo male per risultare credibile ( architetti che presentano progetti nel 2023 a mano come disegni di bambini di prima elementare, che usano il metro a nastro invece del laser che si usa per progettare spazi, sangue arancione, ragazze di 27 anni che agiscono come bimbe e non hanno mai frequentato nessuno, idem uomini di 30, antagonisti che per dichiararsi usano obbligo o verità, case ristrutturate senza niente di speciale o notevole da meritare encomi, orfanotrofi con 8 bambini ospiti .... , conversazioni in inglese che feriscono le orecchie con pronunce improbabili che affermano invece di negare) , i personaggi sono caratterizzati davvero male, la FL sembra iniziare a bomba e alla fine è solo una ragazzina abbastanza brava nel proprio lavoro, sempre imbronciata e priva di qualsiasi altra espressione, non si capisce davvero perché il ML dovrebbe innamorarsi di lei (solo perché progetta bene?).
L'antagonista sembrava sarebbe diventato un antagonista anche nel privato professionale e invece è un ragazzino senza alcuna intraprendenza amorosa o personale che fa caffè e si lamenta, non aggiunge davvero niente alla storia, neanche il suo modo di corteggiare fa rimpiangere o dispiacere la sua "disfatta". Prima premessa tradita.
Il padre della FL, inizia bene, tanto che si sperava in qualche colpo di scena o che potesse davvero ribaltare la situazione invece svela già dopo 8 ep le sue carte e si eclissa per diventare figura di sfondo, inutile anche lui.
Le donne qui, a parte FL e madre, direttrice orfanotrofio, sono descritte TUTTE come delle megere arriviste, non hanno nessuna complessità o storia che giustifichi la cattiveria, vogliono solo dei soldi o un uomo ricco (che tristezza).
Colpi di scena prevedibili, nessuna crescita per i personaggi: il ML ha 30 anni ma la maturità emotiva di un bimbo di 5, il suo modo di corteggiare è fare i dispetti , la FL non ha davvero una e una sola caratteristica per cui dovrebbe piacere o interessare a qualcuno e non riesce a tirarsi fuori da sola dai guai nemmeno una volta. La salvano puntualmente i suoi spasimanti, lei non brilla né per intelligenza, né per astuzia né per intraprendenza. Cambi di rotta improvvise, storie e colpi di scena create sul momento...nemmeno qualche bacio più spinto può salvare questa tragedia.
Musiche gradevoli ma neanche Hans Zimmermann avrebbe potuto dare intensità ad un lavoro così improvvisato, mal congegnato e maldestramente reso.
PASSATE AVANTI!

Si va all'Inferno? .... NOT TODAY!
Action-thriller sudcoreano di 8 episodi, ciascuno della durata di un'ora che mescola generi differenti con un ritmo e un livello di suspance molto buono. La trama ruota attorno a un negozio dove si svolgono attività legate al mondo degli assassini e della vendetta.La storia di Jingman , un uomo sulla quarantina, che vende sotto copertura nel dark web armi da guerra e dove gli acquirenti hanno tutti dei codici, a seconda dei loro obiettivi e delle loro possibilità.
Tra intrighi, segreti e colpi di scena, lo spettacolo esplora tematiche come la vendetta e la sopravvivenza, affrontando qualche parallelismo col mondo animale nel senso di predatori-carnefici e vittime. Solleva anche qualche interrogativo etico ma trattandolo in modo del tutto particolare.
Il racconto propone due fazioni nemiche, e sviluppa gli eventi in modo del tutto disordinato, presentando il presente in quasi ogni episodio ma pezzi del passato ad inizio puntata, sta allo spettatore mettere insieme i pezzi. Comunque dopo il 7° si ha una chiara e definitiva visione di insieme anche se si inizia a capire tutto da inizio quarto.
Pro: narrazione intensa e avvincente, tutto nella narrazione ha un ritmo molto "lanciato", non ci sono momenti morti o di noia per lo spettatore, i colori sono prevalentemente scuri e le scene all'aperto hanno filtri dai toni caldi, quasi seppia per creare un'atmosfera visiva che sottolinea il tono oscuro, nostalgico e inquietante della serie. Questo effetto cromatico aiuta a trasmettere inoltre la sensazione di un mondo grigio e moralmente ambiguo, riflettendo il passato tormentato dei personaggi e l'ambiente pericoloso in cui si muovono. L'uso di un tono caldo che vira sui toni del seppia trasmette un senso di malinconia e di memoria, enfatizzando il peso emotivo e la complessità della trama che ruota attorno a segreti, vendetta e sopravvivenza in un contesto clandestino.
Ottima caratterizzazione dei personaggi : ogni personaggio, soprattutto quelli secondari, è reso in modo particolare, dal vestiario alla gestualità, mimica, capacità di combattimento e non mancheranno i colpi di scena.
I killer sono ben costruiti, nel senso che ognuno ha scelta questa strada per motivazioni diverse e gestisce questa scelta emotivamente attraverso riflessioni del tutto arbitrarie che però per loro hanno un senso.
Interessantissima costruzione di un personaggio passivo aggressivo con un senso di inadeguatezza fortissimo che ne determinerà scelte cruciali. Occhio al colpo di scena finale.
Per le due attrici femminili (Jian e Minye) sono forti gli influssi di Besson (Renò - caschetto e tuta per la protagonista femminile e Kill Bill di Tarantino, taglio di capelli e fisicità che richiamano la versione comics del personaggio iconico di O-ren Ishi).
Il personaggio villain di Bale inoltre richiama molto quello di David Corradine per totale assenza di umanità ed etica deontologica (che persino i killer hanno).
Lotte ben coreografata con momenti indimenticabili e suggestivi: sopratutto il personaggio di Minye e Paisin (che nella realtà pratica il taekwoondo ), regalano delle scene di lotta molto interessanti, con sfoggio di notevoli doti atletiche e buona interpretazione dei gesti tecnici. Non ci sono solo sparatorie ma anche scontri a corpo libero con armi bianche dove vince l'ingegno, e la velocità nello schivare i colpi (queste ultime molto interessanti per me, più dei cani droni o della infinita varietà di armi presentate nel corso degli episodi).
Grande varietà di armi:
numerose tipologie di armi quali pistole, fucili e mitragliatrici, droni , cani robot, sono frequentemente utilizzati nei combattimenti e nelle sparatorie tra killer e mercenari.
Armi bianche: Coltelli di vario tipo, lame e altre armi da taglio sono impiegate soprattutto dagli assassini specializzati nel combattimento ravvicinato.
Esplosivi: Bombe e ordigni da guerra.
Veleni: come metodo alternativo per eliminare i bersagli.
Strumenti per lo spionaggio: quali videocamere, spie, o droni .
Influssi alla Tarantino , sia a livello pulp che kill bill come stile narrativo ( meno di lotta). Questo punto è una mia riflessione personale, sottolineo.
Ost da Rave: La colonna sonora è composta da 56 brani che si possono trovare su spotify, ogni brano rappresenta un personaggio o un'azione riflettendo un notevole impegno nella preparazione di un prodotto curato a 360°. Ho molto apprezzato l'utilizzo di brani tecno core , synth, con bassi profondi e suoni sintetici, incalzanti nelle parti più coreografiche di lotta che venivano proposte in slow motion (fine episodio 5).
Contro: approfondimento psicologico dei personaggi parzialmente sviluppato, è un lavoro che investe sull'azione a discapito dell'emozione, primi piani presenti ma pochi dialoghi di tipo emotivo, eppure gli insegnamenti dello zio alla nipote, che erano una parte molto interessante del lavoro avrebbero dovuto trovare più spazio. A livello pedagogico l'ho trovato inoltre spesso discutibile e fuori luogo ma ci sta con la forma mentis di gente che doveva muoversi e pensare veloce per garantirsi di "non andare all'inferno oggi".
Intepretazioni disomogenee come livello complessivo: ho trovato alcuni attori davvero degni di nota, come Minye (sempre se non sia la sua controfigura), Pasin , Brother e il killer Seonjo (il cleptomane con una spiritualità sui generis). Bravissimo anche Park Ji Bin perché è stato lui il colpo di scena più inaspettato di tutta la serie.
Meno bravi i protagonisti, Lee Dong Wook mi ha trasmesso poco a sto giro, l'unico episodio in cui mi è sembrato al solito come bravura è stato il 7, la protagonista brava nelle scene d'azione ma meno intensa e profonda nella resa emotiva a livello di espressione sul volto, si caratterizzava più che altro per smorfie di paura e totale assenza di terrore. Peggio ancora per la bimba che la interpreta quando la protagonista aveva 7 anni.
Tuttavia, se piacciono i drama con una trama intricata, personaggi complessi e un tocco di noir, "A Shop for Killers" è una scelta perfetta!

Capolavoro esistenziale, "FORMALMENTE PERFETTO E CON UNA REGIA IMPECCABILE".
REGIA: 10 SCENEGGIATURA: 10 SCENOGRAFIA : 10. FOTOGRAFIA : 10.MERAVIGLIOSO! FENOMENALE ! INCREDIBILE! >>>>>> "When Life Gives You Tangerines" è un capolavoro estetico sotto ogni punto di vista: regia, scenografia, sceneggiatura, livello complessivo di recitazione, NON HO MAI visto uno show asiatico con questa qualità.
Il titolo "Quando la vita ti dà i mandarini" è una rivisitazione ponderata del noto detto "Quando la vita ti dà limoni, fai una limonata", ma con un significato più profondo e sfumato. A differenza dei limoni, i mandarini sono naturalmente dolci, eppure portano con sé un pizzico di asprezza, proprio come la vita stessa.
La storia cattura splendidamente questo equilibrio, mostrando come gioia e difficoltà spesso si intreccino e come anche i momenti più dolci possano contenere tracce di dolore. In questo modo, l'autore ci ricorda che la vita non consiste solo nel sopportare l'amaro, ma nell'imparare ad assaporare il dolce-amaro, abbracciando sia le gioie che le difficoltà che plasmano il nostro cammino.
Un drama che parla di vita in tutti i suoi aspetti peculiari e speculari che tocca infiniti punti:
- dinamiche famigliari (tra generazioni diverse, tra figli e genitori, tra fratelli)
-gestione della maternità;
- gestione dei rapporti sentimentali;
- dinamiche relazionali
- gestione del lutto;
- illustra il modo di vivere dei coreani dagli anni ' 60 a oggi;
-modelli e valori culturali;
-tradizioni;
- la vita e i valori delle Haenyeo dell'isola di Jeju;
- il ruolo della donna
- sogni e capacità di autodeterminazione.
Questo drama delicato, profondo e intimista parla di tutto questo ma senza mai cadere di tono o risultare lento e dispersivo.
È una di quelle storie che non finisce con la fine dello show, ti lascia molte riflessioni sulla vita, sui rapporti, sul senso del nostro viaggio sulla terra e recupera l'essenziale dell'esistenza umana: i rapporti umani.
Questa non è semplicemente una narrazione sentimentale (anche): esplora la resilienza, la lotta per la sopravvivenza e quel tipo di amore silenzioso ma profondo, radicato e incrollabile.
Il dramma non cade nel tentativo di voler impressionare, non forza sentimentalismi eppure nel suo tentativo sempre centrato di catturare la fatica del vivere ti avvolge e ti avvince.
Il fuoco degli attimi fugaci che ci spingono avanti. Il calore dell'amore che ti sostiene nel modo giusto, avvolgendoti come un ricordo d'infanzia. I dettagli inosservati e banali della vita quotidiana – il silenzioso fruscio del mattino, lo sguardo commosso di una persona cara, il peso di una parola non detta – erano tutti dipinti con una tale tenerezza da diventare luminosi.
Il loro amore è tenero e concreto: dall’imbarazzato primo bacio al sostegno reciproco di fronte alle sfide della vita, la loro relazione incarna tutto ciò che ci auspichiamo di trovare. I nostri due protagonisti, così sfortunati e messi duramente alla prova dalla vita ma così fortunati nell'essersi trovati in questo viaggio solitario che ognuno di noi compie nel momento in cui viene al mondo.
Quella tra i protagonisti è una relazione genuina, ed è proprio questa autenticità a conferire senso al loro legame. La loro connessione va oltre il tempo e si percepisce in ogni sguardo e in ogni attimo di serenità condiviso. La scena in cui Gwan Sik si tuffa nelle acque tempestose per raggiungere Ae Sun resterà per sempre impressa nella mia memoria. Non si tratta solo di amore, ma di sacrificio e di ciò che le persone sono pronte a fare per coloro a cui tengono.
C'è anche l’amore materno che si rivela sia straziante che magnifico. La relazione tra Gwang Rye e Ae Sun è un esempio lampante di dedizione. Il sacrificio che Gwang Rye fa per la propria figlia, il lavoro instancabile come Haenyeo, tutto per risparmiare ad Ae Sun una vita di fatiche, dimostra fino a che punto una madre è disposta a spingersi per i propri figli. Questa è una rappresentazione complessa della maternità e di come il trauma generazionale possa influenzare il nostro modo di vivere. Il percorso di Ae Sun , i compromessi a cui dovrà scendere, i pregiudizi che dovrà affrontare evidenziano il conflitto tra il desiderio di liberarsi dalle aspettative e la dura realtà da affrontare.
La serie si sofferma anche sulle dinamiche sociali e sui ruoli di genere che gravano sulle donne, un aspetto che mi ha colpito profondamente. La pressione che spesso le donne subiscono per corrispondere al ruolo che riserva loro la società, in una società posizionale come la Corea, e di come il mondo intorno a loro condiziona e mortifica le loro scelte, è un tema che "When Life Gives You Tangerines" affronta approfonditamente. Il personaggio di Ae Sun rappresenta una forma di ribellione contestualizzata agli anni in cui vive: aveva sogni e ambizioni, ma la vita non le ha sempre concesso l’opportunità di realizzarli, se non tardivamente, in modo da condividere il traguardo con l'uomo della sua vita, con la sua PERSONA.
Desiderava diventare poetessa, ma il contesto in cui viveva le riservava altre sfide da affrontare. Quella tensione tra seguire il cuore e fare ciò che è necessario per sopravvivere viene portata in scena in modo eccellente.
È una storia anche sulla rottura di cicli di trauma e sulla costruzione della propria vita secondo le proprie convinzioni. Una delle scene più significative è quella in cui Gwan Sik, seduto al tavolo con madre e nonna, osserva la sua famiglia seduta nel tavolo dietro e decide di unirsi a loro per mangiare. È un gesto semplice, ma carico di significato. Sceglie la sua famiglia al di sopra delle tradizioni e delle aspettative. E quel momento in cui porge i fagioli a sua figlia è un gesto che rivela molto sul tipo di padre che è ! Gwan Sik ha insegnato a Geum Myeong cosa significhi essere un padre, un marito e un uomo di valore. Non si tratta di gesti grandiosi ma di atti quotidiani di cura , carichi di amore, che definiscono il nostro valore.
Per me che abito su un isola è stato emozionante vedere rappresentato il rapporto tutto particolare che noi popoli di mare intratteniamo con questo elemento, solo il mare perdona i nostri inverni. Un elemento che ti dà nutrimento ma che capricciosamente può toglierti tutto, silenzioso ma in grado di ruggire furiosamente.
La protagonista intrattiene col madre un rapporto ambivalente: dapprima lo detesta, lo vede come barriera che la isola dal mondo e le porta via le attenzioni materne e successivamente la madre, poi un altra figura significativa, non riesce neanche a guardarlo, le dà la nausea dal dolore per il bisogno che continua a legarla, dal momento che il sostentamento suo e della famiglia viene dalla pesca. Infine il perdono e la ricerca della madre, una volta anziana, affidando i suoi lamenti e i suoi richiami al mare, di cui pensa faccia ormai parte la madre.
Il rapporto col mare delle haenyeo, riconosciute dall'UNESCO come Patrimonio Immateriale dell'Umanità (a motivo della loro importanza nella cultura tradizionale per le loro pratiche e tecniche tramandate), che dettagliano e spiegano ogni vicenda, illustrando valori quali riconoscenza, gratitudine, supporto, mutuo aiuto, difesa, affettuosa comprensione.
Oltre alla trama ricca e sfaccettata il cast offre anche ottime interpretazioni . IU interpreta il doppio ruolo di Ae-sun e di sua figlia Geum-myeong, mostrando una buona versatilità interpretativa di personaggi diversi che vivono in epoche diverse. Il livello di recitazione è davvero ottimo da parte di ogni attore, il cast è stato davvero curatissimo. Ogni attore ha dato il proprio massimo e le loro performance sono state così convincenti e intense che è impossibile non rimanerne coinvolti. La capacità del cast secondario di arricchire il contesto circostante eleva l'intera narrazione.
Il regista Kim Won-seok, noto per la sua narrazione ricca di sfumature, ha descritto il drama sia come "un omaggio alle generazioni di nonne, nonni, padri e madri che hanno vissuto intensamente, sia come un canto di incoraggiamento per le figlie e i figli che affronteranno il mondo a venire". "When Life Gives You Tangerines" è proprio questo: una serie che rende omaggio e incoraggia gli spettatori mentre affrontano la vita.
Anche la fotografia gioca un ruolo cruciale, rendendo questo drama poetico e di UNA BELLEZZA STRUGGENTE. Ogni inquadratura HA un significato profondo e il modo in cui le immagini si legano alla storia, con una musica sempre calzante (86 brani diversi) è semplicemente straordinario.
Tutto è curato in questo lavoro, ogni sequenza è studiata sotto ogni punto di vista, questo è un lavoro che rimanda continuamente alle stagioni come metafore dei periodi della vita:
"…pensavo che la vita andasse dalla primavera all’estate, all’autunno e poi all’inverno, ma mi sbagliavo. A volte sembra inverno, a volte primavera. Ho avuto miriadi di giorni primaverili. Ho avuto molti momenti scintillanti".
"When Life Gives You Tangerines" non è solo un dramma da guardare; è un'esperienza da vivere. Ti penetra dentro, ti trasforma e ti porta a riflettere sui personaggi anche molto tempo dopo la visione dell’ultimo episodio. È così splendidamente costruito che sembra andare oltre una semplice storia. È un'esperienza indimenticabile di resilienza.
"La vita continua per i vivi". - Yang Geum Myeong. Una verità semplice ma profonda che "Quando la vita ti dà i mandarini" incarna così bene. Non importa quali siano le perdite, il dolore o le strade non intraprese, la vita continua, spingendoci ad andare avanti, ad apprezzare ciò che rimane e ad abbracciare il viaggio che ci attende.
Trascendendo i confini culturali, questa è forse la serie più coreana ma universalmente riconoscibile, che ritrae le vite e gli amori dei personaggi dagli anni '60 ai giorni nostri in Corea in un modo che suscita riflessioni profonde.

Signori & Signore un'idea geniale per una commedia esilarante
Questo lavoro unisce commedia, romance e intrighi di palazzo con una buona storia e un buon ritmo narrativo.Raramente vi annoierete o ci saranno cali di attenzione.
Un cuoco della "Casa Blu" (equivalente casa bianca in corea del sud) per un intrigo e invidie lavorative viene implicato in un tranello da parte dei suoi colleghi e suoi superiori così nel corso di un incidente per sfuggire alle indagini cade dal balcone condominiale, finendo in una piscina e in coma . La sua anima si trasferisce in quel momento nel corpo di una regina dell'Ottocento.
Inizialmente proverà a ritornare nel suo corpo originario cercando di sfuggire alle insidie di palazzo e ad un marito, il re, diffidente per le sue origini. Poi parte dell'anima della regina si risveglierà nel suo corpo e proverà a vivere la sua nuova vita riscoprendo lati della sua personalità e sessualità inesplorati... .
Il lavoro è spassoso e molto ben fatto, è molto leggero ma non per questo vuoto o privo di momenti di riflessione e serietà ma , almeno per me che provengo dai drama cinesi con finali tristi, non mi è sembrato né triste né drammatico e la gente non muore ogni minuto, non ci sono ecatombe o stragi e la personalità rinnovata di questa regina che ospita un'anima maschile è davvero stupenda: fresca, volitiva, priva di sentimentalismi, frizzante , moderna.
Ci sono delle parti molto interessanti sulle innovazioni che proverà a portare a corte: a iniziare dalla cucina, le moderne tecniche di cottura e i piatti che gustiamo oggi giorno, ho trovato molto interessante e bel realizzata questa parte. Così come aggiornerà le moderne tecniche militari o proverà i delivery express a palazzo, o i servizi di messaggistica con persone fisiche. Davvero molto bello e interessante.
Un po ' di freschezza e leggerezza che intrattiene senza inutili eccessi drammatici.
Una spanna sopra tutti per l' interpretazione a Shin Hye Sun,la protagonista regina, non penso che nessuno avrebbe potuto fare un lavoro migliore di lei. Era perfetta per questo ruolo, l'ha centrato in pieno.
L'intero cast è stato all'altezza, tutti hanno fatto un ottimo lavoro nell'interpretare ogni personaggio, la recitazione è stata molto buona e i tempi comici sempre perfetti.
Il personaggio del Re anche lui molto ben disegnato e credibile. La chimica tra i protagonisti era incredibile, era l'abbinamento perfetto. Ho anche amato i personaggi secondari e le loro interazioni.
Buone le evoluzioni nel corso dei 20 episodi, non troppo affrettate e tutte plausibili.
La storia era davvero ben scritta e realizzata. La colonna sonora e le musiche erano perfette e la fotografia molto buona.
Sceneggiatura discreta e scenografia abbastanza curata.
Finale positivo anche se effettivamente non è stata molto ben spiegata la convivenza delle due personalità, sembra che sia il cuoco a vivere con i ricordi della regina e quindi non si vede come i due coesistano per poi separarsi e tornare alle loro vite originarie.
La mia unica lamentela è che gli sceneggiatori non sono riusciti a rendere visivamente la logica delle due anime in un corpo, lasciandola all'immaginazione del pubblico. Nel frattempo l'intera storia d'amore tra King e So Bong crolla, lasciando un sentimento sospeso alla fine, come qualcosa di incompiuto... .
Altro neo: hanno insistito e caricato troppo il lato comico/grottesco togliendo intensità e credibilità alla coppia. Questi due insieme non mi hanno molto emozionato nonostante il feeling non comune mostrato , ho sorriso e tifato per loro e ho apprezzato serenamente la visione ma a parte due risate non mi son fatta. L'unico che mi ha un po' intristita e in cui mi son immedesimata è il cugino interpretato da Na In-Woo, il quale avrà tutto un decorso drammatico che stona un po' con tutto il drama . Quindi gli elementi non sono stati proprio fusi e ben coesi insieme. Per queste note stonate non do il mio massimo ma consiglio senza dubbio la visione.

Assunta per Amore (e nel frattempo mi sono innamorato davvero).
Trattasi di una commedia leggera e divertente, che procede per cliché, ma ben recitata e con un buon ritmo.Per evitare le insistenze matrimoniali e gli appuntamenti al buio proposti dal nonno un CEO stacanovista, orfano dei genitori decide di ingaggiare una fidanzata a contratto ingaggiandola tra i suoi dipendenti.
Niente di nuovo o di mai visto ma non per questo ha una cattiva resa ANZI: il modo in cui è stata concepita e recitata la rende comunque gradevole", a patto di non cercarvi significati profondissimi". E’ una serie leggera, da guardare per divertimento che emoziona e regala dei momenti spassosi anche grazie ai bravissimi attori della seconda coppia che propone alcuni temi fondamentali per la corea: il sistema posizionale (cercare un partner del proprio ceto sociale, evitare rapporti profondi con gente di rango superiore, il tema del pregiudizio, il trauma e il potere salvifico dell'amore).
La coppia è ben assortita , basata sugli opposti almeno apparentemente: lei eccentrica, estroversa, spigliata e rumorosa mi è risultata quasi antipatica nei primi episodi poi l'ho compresa, è in realtà una ragazza affidabile e con un fortissimo senso di responsabilità, molto saggia e matura si rivela essere un'ottima compagna su cui fare affidamento. Lui , serissimo, composto, rigido e coartato è in realtà un uomo appassionato e passionale che sa amare senza riserve e con grande trasporto.
Positivo:
- valorizzazione del ruolo femminile, non c'è una donna succube e sempre in difficoltà bensì una donna tosta, decisa, intelligente che non si lascia intimorire e che decide sa rischiare per l'uomo che ama senza lasciarsi intimorire e scoraggiare . Dopo le prime titubanze iniziali, sarà lei a condurre la coppia e il gioco, e finalmente non ho visto un uomo che rincorre la donna MA UNA PROTAGONISTA sveglia e che sa mettersi in discussione, disposta a correre e ad osare quando teme di perderlo.
- la seconda coppia non è un riempitivo inutile come in molti lavori ma propone un modello di amore credibile e gradevole, tenero ma anche fisico, lei con lui è adorabile.
- l'amicizia proposta dal cast femminile, qui le donne si supportano e si aiutano (tranne la fidanzata del cuoco), non c'è un'antagonista forte a livello femminile che non sa fermarsi quando deve, e viene proposta un'amicizia vera e molto bella e profonda.
- cast molto curato esteticamente (nonno e sopracciglia a parte)
- buona scenografia e fotografia
- è presente , realisticamente , una componente di desiderio e di sessualità, vedrete delle scene piccanti e bollenti per essere un drama e onestamente mi sembra più credibile di un amore solo platonico e sospirato, dove gli uomini hanno gli ormoni di un cetriolo, l'ho molto apprezzato
- è una serie emotivamente molto coinvolgente e che ti permette di immedesimarti ma dall'episodio 4-5.
- buoni i dialoghi ( non vi aspettate troppo ma quando si dovrà parlare seriamente lei sarà in grado di provocare profonde riflessioni nel male lead).
- buone le musiche, tutte azzeccate e molto bello
-elevato livello di romanticismo
- buona evoluzione dei personaggi principali nel corso delle puntate
NEGATIVO:
- finale gradevole ma affrettato che ti lascia inappagato;
- noiose alcune vicissitudini dei colleghi che proprio non ci stavano
- caratterizzazione ambivalente dell'antagonista maschile
- donna antagonista dipinta sempre come meschina e vendicativa ( che noia).
- dodici episodi , un drama che avrebbe meritato almeno un paio di episodi in più per approfondire alcune dinamiche tra i protagonisti e non determinate chiusure così frettolose da risultare improvvise e indigeste.
Leggero, fresco, senza drammi particolari, con una ottima chimica tra i protagonisti, interessanti anche la seconda coppia, ottima colonna sonora e lei assolutamente gradevole e apprezzabile il tipo di femminilità che propone: adorabile e molto determinata, uno dei pochi con una protagonista femminile forte e non succube dell'uomo. DA VEDERE.

Troppa carne al fuoco non si cuoce bene
Adattato dal romanzo cinese "Marriage of the Di Daughter", The Double ha come protagonisti Wu Jinyan e Wang Xingyue; molti hanno scritto che non hanno trovato nulla da ridire sulla loro differenza di età (lei 31 , lui 22). Io, personalmente, non l’ho trovata problematica ma nemmeno una scelta troppo azzeccata; negli episodi centrali ho percepito la differenza di età che stride, anche perché la FL la sua età la dimostra tutta a causa di un fascino maturo e doveva interpretare la parte di una 18 enne… . L’attore è stato molto aiutato per il ruolo, che è tagliato su di sé, e grazie ad una voce molto profonda e matura che mi ha fatto pensare che potesse essere stato doppiato e invece a 22 anni, questo giovane uomo, ha un timbro molto caldo e basso che smussa un po’ la loro differenza.Bisogna accostarsi al lavoro abbandonando ogni pretesa logica perché molte soluzioni sono davvero improbabili (quella di cambiare identità mantenendo lo stesso volto, la stessa voce, postura e altezza per esempio, con moltissime persone che ti conoscono, tutte che credono che sia una somiglianza, persino tuo marito non ti riconosce, questo mi è sembrato davvero assurdo, oppure non rendersi conto al buio delle differenze tra le persone e avere intimità fisica con una piuttosto che un’altra, donne che mentono agli amanti dicendo che hanno perso i loro bambini quando era impossibile dal momento che avevano interrotto i rapporti da tempo, mani con menomazioni che brandiscono la spada come un “ninjia”). Rassegnatevi e seguitelo per quello che è…. un dramma cinese ben realizzato nella fattura, con buone riprese, duelli di sicuro impatto scenico, un tentativo di nemesi e riscatto per sé e la propria famiglia, con un buon (non ottimale) livello di recitazione complessivo (nel complesso, alcuni non hanno brillato).
Mi sono accostata al lavoro dopo aver letto molte recensioni quindi ero preparata su cosa aspettarmi e le aspettative sulla loro liason, da più parti decantata, erano nulle. E menomale, viceversa ne sarei stata parecchio delusa. Consiglio di non aspettarsi molto da questa coppia a livello di relazione e fisicità.
Forse per la differenza d’età e la mentalità censurante cinese volutamente non hanno inserito scene fisiche; ci sono degli avvicinamenti, ci sarà anche qualche bacio ma nulla di eccessivo o coinvolgente, uno non si vedrà nemmeno… .
La loro chimica, che tutti hanno definito alle stelle personalmente non mi è pervenuta… mi rendo conto di quanto sia forte il potere della proiezione e della suggestione.
I due sviluppano senz’altro un’ intesa, dell’affetto, dell’interesse, moooolto lentamente, proprio negli ultimi episodi si concretizzerà il loro legame. Il loro rapporto è interessante perché nasce su altre basi: usarsi a vicenda per raggiungere uno scopo fino a rendersi conto che hanno la stessa destinazione, quindi si alleano, anche perché avevano iniziato a piacersi. È un rapporto molto psicologico, un’intesa mentale che poggia molto sui doppi sensi e sulle metafore per comunicare. Se vi piace questo tipo di rapporto che supera il classico tropo “da nemici ad amanti”, questo è quello che fa per voi perché non iniziano come nemici ma con incuriosita diffidenza.
Tuttavia, l’evoluzione del suo sentimento non è ben spiegata, nel senso che la vedrete passare dall’evitamento alla gelosia in un baleno, non c’è una puntata o delle interazioni che mostrino questo cambiamento di tendenza, questa è una falla (non l’unica del lavoro).
Questa è stata una storia d'amore così lenta, che si è mossa a malapena: hanno fatto credere che si sarebbe vista una vera storia d'amore slow burning ma quello che si è ottenuto è stata una gara di sguardi fissi tra Jiang Li e Duke Su in ogni episodio.
Questo lavoro non ha avuto, almeno personalmente, un ritmo sempre costante. Inizia in un modo, i primi 3 episodi sono meravigliosi e ti catturano totalmente, poi diventa un palace harem, poi quasi una commedia, poi un crime case, poi drammatico sul finale con delle morti non necessarie… gli archi narrativi sono lunghi, ogni 13 episodi c’è un cambio di set e personaggi, con le loro dinamiche . Circa 64 sono i personaggi che si affacciano e interfacciano con i protagonisti, direttamente o indirettamente.
Non sempre gli elementi drammatici e comici sono fusi bene insieme, per me certe scene umoristiche stridono e tolgono intensità al lavoro che ha voluto essere brutalmente crudo e spietato, il livello di crudeltà di alcune scene è superiore a ciò che normalmente vediamo nei cdrama. Troppa carne al fuoco non si cuoce bene!
Così come il cambio di colori, iniziamo con ambientazioni e colori goth, con filtri freddi alla kunning palace per cambiare totalmente filtri e colori due episodi dopo.
Tra i vari personaggi uno che mi è sembrato particolarmente bravo, con un livello davvero buono di recitazione è l’attore che interpreta SHEN YU rong, il marito uxoricida, sono sempre contenta quando i personaggi vengono umanizzati e non mostrati cattivi gratuitamente e lui rende questo dissidio interiore perfettamente. Ama la moglie ma non più di se stesso e questo lo divora lentamente come un tarlo. In tutto il drama renderà questo conflitto interiore superbamente, con lo sguardo, la voce (è uno dei pochissimi attori non doppiati) e le smorfie. E’ un second lead che conquista la scena prendendosi spazio con la sua recitazione solida, matura, espressiva, mettendo in ombra sia il protagonista che la protagonista.
In merito a quest’ultima sono perplessa, nelle prime puntate mi ha trasmesso disperazione, angoscia e un turbamento vivido. E’ stata bravissima, intensa e performante, poi la sua espressività si appiattisce nei primi piani storti in cui accenna un sorriso sempre uguale che mi è venuto a noia.
Nel complesso il doppio è stato un giro a metà, un racconto visivamente forte pieno di zoom in/zoom out drammatici, utilizzo del grandangolo sui primi piani, con molta maestria passando da un piano americano a primo piano e poi primissimo, un medio grandangolo che distorce un po’ il naso per indicare un fiuto maggiore, una migliore capacità di sentire e quindi discernere mentre secondo altri del settore indicherebbe la deformazione in un animale vendicativo, quasi mostruoso: dalla signora più raffinata e virtuosa della Capitale ad un concentrato di rancori e risentimenti .
Un movimento per rendere una nuova identità ed evidenziare la doppiezza dei personaggi ,doppi appunto. Questa cura a livello di riprese l’ho trovata apprezzabile ma non sempre esteticamente calzante.
Ringrazio una mia amica che da tecnico mi da pareri da cui originano confronti istruttivi.
Il fatto che fosse doppiata inoltre le ha tolto molti punti perché uno degli elementi più interessanti che le attribuivo era proprio l’utilizzo della voce e le variazioni di sonorità che rendono perfettamente il variare dell’emotività, invece scopro che uno dei punti più forti della sua recitazione è la sua doppiatrice!
Ho sentito decantare spesso la recitazione della Principessa Wanning, ebbene per me invece è stata l’anello debole di un cast composto da attori migliori. Forse è stata diretta male ma la sua follia è spesso mostrata attraverso uno stile comunicativo cinico-manipolativo-aggressivo e balletti nonsense aggiunti per necessità scenografiche ma che poco mostrano una follia sofferente.
Ci sono davvero molte attrici molto più abili nell’inscenare in modo valido il ruolo della folle disturbata , abitata dai demoni del passato. Basti pensare a Yeon-Jin, la bulla del drama The glory, interpretata da una magnifica Lim-Ji Yeon, o al personaggio di Chenrong Xin Yue, non perfetta ma molto più credibile in lost you forever, o la matrigna del Man lead in Ming Lang.
Paradossalmente è stata un po’ più brava la matrigna della protagonista, dipinta come la classica concubina dei palace harem ma anche qui i cambi espressivi nei primi piani , sempre uguali (finto dispiacere preoccupato-sorriso manipolativo) non le davano complessità e intensità .
Andiamo al lavoro… come scrivevo il drama è complesso, ben fatto , a livello visivo le riprese sono coinvolgenti e immersive, la scenografia è una delle migliori finora viste , tuttavia a livello di narrazione il ritmo incalzante dei primi episodi va scemando negli episodi successivi , a singhiozzo si trascina tra alti e bassi facendomi arrancare e intrattenendo lo spettatore a ritmi alterni. Non aiutano i primi piani di 20 secondi su 3- 4 personaggi che rallentano molto il fluire delle scene.
Nonostante l'inizio avvincente, questo drama perde definitivamente slancio nell'episodio 30. La narrazione si sofferma troppo a lungo sugli archi narrativi più deboli della famiglia Jiang.
Molte soluzioni narrative e scenografiche sono prese in prestito da altri lavori antecedenti ma poiché non so quando sia stato scritto il romanzo, su cui si basa il drama, è difficile stabilire chi ha copiato chi…(love and redemption, the last immortal, who rules the world, Princess Weiyoung, the story of ming lang ).
Il personaggio del Duca Su finisce per non essere sviluppato così bene come Shen Yurong o la principessa Wanning.
Questo revenge drama è iniziato con ottime premesse ma non regge a un attento esame. Eccelle nel mostrare elementi drammatici e angoscia con uno stile scenografico ricco e soddisfacente ma pecca di strafare in alcuni punti con scene assurde che non necessariamente fanno progredire la trama, alcune scopiazzate (il bagno nella tinozza piena di rose mentre duca su combatte a torso nudo sotto la pioggia, la scena di lei araba fenice quando suona il qin è quasi uguale come costumi e poteri a the last immortal).
Per quanto riguarda la vendetta si può considerare raggiunto e sviluppato questo obiettivo che è il "trait d’union "del lavoro? Nì… paradossalmente la vendetta viene raggiunta per caso e col sacrificio altissimo di molti innocenti.
Due cattivi ( non spoilero chi siano) si suicidano (quindi come ottiene la sua vendetta?), lei senza il co-protagonista sarebbe morta già al terzo episodio. Quindi, questo è l’ennesimo drama dove, sebbene lo spettatore venga distratto dallo stile immersivo e dalla bellezza conturbante del man lead, ipocritamente la donna raggiunge la sua vendetta per caso, perché fa parte di un piano di un potente che le da nullaosta, viceversa la protagonista non avrebbe mai raggiunto alcun obiettivo significativo.
Lei ha una doppia identità ma è un lavoro molto psicologico, crudo, spietato e sottile dove quasi ogni personaggio ha una doppia natura e due volti: quello sociale, ipocritamente giusto e retto, e quello reale/oscuro e malvagio, o ambivalente.
Xuan Fang Feng è una donna matura e intelligente con indubbie capacità oratorie che per cavarsela, però, fa affidamento sempre al cognome del finto padre per ottenere benefici per sé, si rivolge sfacciatamente infinite volte al Duca Su per farsi aiutare (trovami un medico per il magistrato, aiutami a liberare i miei uomini, trovami uno che fa le voci, dammi questo, dammi quello, fai quello , fai questo), senza alcuna remora o tatto, quando non lo usa sarà lui a offrirsi spontaneamente in suo aiuto.
Non è tutto… arriverà anche a raccontare per cavarsi dai guai che ha salvato lei stessa quella che in verità è morta per lei, quindi si rivela una donna meschina, ipocrita, manipolativa, utilitarista, forse a seguito del trauma (il rispetto per i morti è solo una grande ipocrisia).
Più volte ho avuto come la sensazione che il furto di identità sia stato in verità una scelta di comodo, egoista, spacciata ipocritamente come tentativo di vendetta anche per la defunta, ok si vendicherà ma sacrificando per il suo interesse anche i "buoni" e farà più volte i suoi interessi, mettendo la vendetta personale davanti a quella dei Jiang, in ordine di priorità.
Alla fine, caro spettatore, scoprirai qualcosa che ti deluderà moltissimo che non rivelo per non spoilerare ma ti sarà chiara in un dialogo illuminante nell’ep 23 tra l’imperatore e il duca e poi ti verrà riproposto in una partita a GO a chiusura dell’Ep. 28.
Quindi son rimasta delusa dall’evoluzione psicologica e da un’assenza di mezzi reali del personaggio.
Per quanto riguarda la storia d’amore sarei stata molto più soddisfatta da un’amicizia solidaristica trai due, considerata anche la loro palese e visibile differenza di età, da un percorso di riscatto con più autonomia e intraprendenza da parte della protagonista che elabora, a livello psicologico, il tradimento dell’amore della sua vita fino a distaccarsene completamente invece di vederla sempre in balìa di un uomo
La componente artistica qui presente è molto buona e di livello medio alto, c’è un profondo e sempre presente richiamo all’arte e alla cultura tradizionale cinese che affascina e accompagna scenograficamente la narrazione (make up, arti marziali, costumi, interni e mobilio, strumenti musicali come il qin, opere teatrali, esorcismi artistici che ricordano i balli con la spada). Bellissimo il trucco con le perle o i costumi del Duca Su, bello anche se scopiazzato l’utilizzo del ventaglio (vedi yang yang e il personaggio di Hei Feng Xi in who rules the world per credere) sempre abbinato al colore delle vesti.
Finale? Va bene così, c’era da aspettarselo che sarebbe stato aperto e sospeso. Il lavoro vuole raccontare solo il percorso, quindi, chiude laddove non serve narrare altro. Più che altro gli ultimi episodi sono un po’ confusi e inutilmente tragici.
C’è uno speciale che ho visto su un canale non ufficiale, dura mi sembra una decina di minuti e accontenta un po’ chi voleva vedere una storia tra di loro, io l’ho trovato divertente ma col drama non c’entra nulla.
Regia: 9
Estetica visiva: 10
Sceneggiatura: 8,5
Caratterizzazione dei Personaggi: 8,5
Finale: 6,5

una fioritura MANCATA
REGIA:8,5SCENEGGIATURA:6,5
Se i due protagonisti avessero dovuto fare un video musicale insieme avrei dato 10 perché il lavoro sul visivo e sulla regia questa volta è stato una spanna sopra la media, come qualità, fotografie, riprese, effetti (sfumati, innumerevoli scale dei campi messe a fuoco e scontorni dello sfondo, effetti Boken e chi più ne ha più ne metta, buon utilizzo del colore).
Tuttavia, questo non è basato a compensare e camuffare le doti interpretative ed espressive molto carenti degli attori, principali e non, i buchi narrativi e la sceneggiatura spesso cedevole del lavoro.
Non c'è davvero nessuno che si sia distinto per una recitazione più matura e convincente, eppure qualche altro attore l'ho visto in altri lavori e mi sembrava all'altezza, tipo Liu Miatang o l'attore che fa Wei Tigwey è un bravissimo astro di mosha in love and redemption, qui non hanno completamente brillato.
La narrazione grazie ad un buon lavoro sulle immagini da parte dell'art director è immersiva, la prima puntata ha dei filtri e colori goth con tecniche di ripresa molto interessanti che presentano un lavoro diverso che cattura subito lo spettatore, dopo il primo episodio è una lenta caduta verso cliché e scopiazzamenti di ex drama famosi con le stesse identiche scene riprese. (The story of ming lang, are you the one, dream of splendor...).
Il tema è abbastanza comune, la storia non dice niente di nuovo, tuttavia l'elemento di novità è caratterizzato dalla presenza di un libro da interpretare per poter cambiare il destino. La protagonista infatti ha una seconda opportunità di vita dopo essere venuta in contatto con un monaco buddista che in punto di morte le dona questo testo "Cronache del mondo".
Anche questa idea poteva essere meglio resa, tuttavia nel corso della narrazione il ricorso al libro sarà sporadico e il racconto è sotto forma di personaggi contrassegnati da una storia espressa in forma metaforica, molto ermetica da interpretare (se la sceneggiatura avesse lavorato meglio si poteva fare un lavoro interessante e rendere questo tema originale e coinvolgente).
La premessa della rinascita è semplice e gli archi narrativi riguardano la cospirazione di palazzo e degli affari, in cui sono coinvolte molte persone, nonostante ci sia un buon aumento del livello di tensione, suspense e sollievo e un buon ritmo fino al 14°, il drama poi si arena. E' un continuo alto e basso, episodi in cui sembra che si vada riprendendo ed episodi di caduta libera dove macchinazioni, intrighi, personaggi vecchi e nuovi incasinano tutto e la recitazione è carente.
Non c'è niente di speciale nella trama o nella recitazione, unico pregio ripeto è l'uso accattivante della telecamera e del brio narrativo di questo regista che ho letto essere al suo primo lavoro di drama, ed essere invece molto "esperto di corti". Forse per questo il lavoro non ha funzionato ma la regia è l'unico dato di pregio di questo drama.
Il cast di questo drama è composto da attori le cui capacità di recitazione sono ancora in fase di sviluppo (si spera). Il man lead avrebbe dovuto essere per logica un uomo contorto, machiavellico, impulsivo e molto inquieto, diviso tra scrupoli morali e filiali e assettato di tensione per la vendetta, sofferente, tormentato, travagliato. Liu Ruy non è stato PER NULLA IN GRADO di rendere tutte queste sfaccettature, è sempre serio, composto e non ha nulla della complessità emotiva che dovrebbe avere il personaggio, a livello di espressione facciale è sempre il medesimo con qualche sguardo di sofferenza o un accenno di gioia, solo in due scene si è davvero distinto. E' vagamente più espressivo di Hu Yi Tian della fioritura imprevista ( un lavoro che pure non ha brillato per l'interpretazione monodimensionale dei due protagonisti ma salvata dalla storia e dalla bravura dei second lead e guest role).
Meglio la protagonista femminile che comunque ha un fascino troppo maturo, sia come personaggio che come estetica (non so se questo è legato ai palesi ritocchi estetici che ne rendono il viso innaturale e poco spendibile nei drama a tema storico dato che rinoplastica, filler e seconda palpebra con occhi da cerbiatto non esistevano nella dinastia MING). Tuttavia ha dato al suo personaggio un po' più di coloritura rispetto al freddo e distaccato Song Mo.
Si è parlato di una chimica eccezionale e girano molti reel sul web di contatti fisici tra di loro, in parte questo è stato reso grazie alle inquadrature e al buon lavoro di regia ma se osservate bene noterete che le difficoltà espressive dei due smorzano tantissimo la tensione impalpabile che lo spettatore dovrebbe sentire per gli sguardi o il contatto fisico , lo capirete definitivamente con i baci che sono un mero accostamento di labbra chiuse a denti serrati. Non dimenticherò una parte fondamentale , molto ben mostrata grazie al lavoro di regia moderna, in cui uno dei protagonisti dichiara il proprio sentimento e l'altro non ha nessuna variazione emotiva a livello microfacciale, quindi hanno inquadrato il sorriso per mostrare felicità ma già il pathos era stato distrutto dall'assenza di un minimo trasporto emotivo per la realizzazione di un desiderio che doveva mostrare quanto meno una travolgente felicità e invece ZERO.
Questa assenza di partecipazione emotiva mi ha posto come spettatore passivo davanti a delle scene e non mi ha fatto completamente coinvolgere o immergere nel racconto.
Un grosso limite è stato rappresentato anche dalla sceneggiatura: partendo dalla confusione tra appellativi, nomi, nomignoli, nomi propri che sin da principio ti rendono difficile seguire il drama in modo fluido, passando al montaggio che penalizza il racconto saltando pezzi che invece sono fondamentali allo sviluppo della storia. E per terminare devo dire che la sceneggiatura, dal 12 al 18 °diventa un racconto inutile di cose poco interessanti. I dialoghi non sono sempre banali o stupidotti, o logicamente incongruenti, ANZI qualche riflessione importante si può trovare e apprezzare, stessa cosa nel dialogo romantico della coppia tuttavia sono spesso confusi e mancano di coerenza logica interna alle scelte, non sempre congruente con le azioni, o cambi di rotta improvvisi per mandare avanti il lavoro, inoltre quando il dialogo è intenso non c'è trasporto emotivo nella recitazione, anche se hanno inserito il doppiaggio questo non ha salvato l'opera.
Le puntate si sono trascinate con degli intoppi per allungare la storia e intrattenere lo spettatore nello "tsundere" di questa coppia senza motivo, mancando di credibilità.
La prima notte insieme è stata tra il patetico e il ridicolo, la peggiore che io abbia mai visto in 50 lavori finora seguiti , sempre nel tentativo di allungare sfiancando lo spettatore stanco di vedersi trascinare degli eventi che ormai non ci stavano più.
Questa chimica è talmente carente che molte avrebbero preferito, ho letto, scegliesse il second lead che pure poteva essere reso con una maggiore complessità interiore. Della coppia principale salvo solo una bella scena a cavallo, l'unica che mi ha davvero emozionata.
Questo regista ha tentato di mascherare i difetti interpretativi con un brillante stile narrativo visivo e sono ricorsi anche ai doppiatori (PENSATE VOI ). Quindi mi chiedo perché affidarsi ad attori così acerbi per lavori che richiedono una grande complessità e gestione dei ruoli (una yang zi o un wang zhanyi o un tian hian ci o sun yi zhou forse sarebbero riusciti a risultare credibili). Mi viene da pensare che sono stati imposti per mera attrattività estetica ma una nota non basta a fare una sinfonia, il doppiaggio se non c'è trasporto in visivo per quanto sia buono perde forza ed è inutile.
POSITIVO: A parte l'uso migliore della regia rispetto ad altri drama che ho seguito , questo lavoro ha anche dei pregi , penalizzato dai difetti che sono quelli che ho finora elencato.
Di buono c'è il modo in cui hanno caratterizzato la protagonista : intelligente, volitiva, matura, con un ottimo fiuto per gli affari, ricchissima, con una grande "vision" e capacità di anticipazione delle mosse altrui, grandi abilità di pianificazione strategica e grande intraprendenza. Ora, ditemi voi se una donna così non meritava un'attrice di grande spessore o con maggiori abilità recitativo- espressive per rendere tutto questo.
L'idea di utilizzare il linguaggio dei fiori per esprimere l'ideale a cui aspirare o i concetti di supporto, crescita, l'ideale di relazione sentimentale.
Il tipo di relazione che gli autori hanno voluto formare è molto bella: lei è un po' il suo grillo parlante, una buona amica che lo aiuta a non cadere negli errori che commetterebbe per la sua impulsività e le deprivazioni affettive da parte paterna cui è stato sottoposto, a cui invece ha provveduto lo zio. Ora provvede lei, si sostituisce a madre e zio e lo supporta, lo incoraggia, qualsiasi cosa lui vorrà lei lo aiuterà, in mezzo a tante difficoltà saprà tirarlo fuori dai guai. Questa idea di eroina che salva l'uomo che ama a differenza dell'uomo salvatore che vediamo quasi in ogni lavoro, mi è molto piaciuta.
L'idea di utilizzare un libro come un racconto da interpretare pure è molto bella.
L' intrigo è molto ben congegnato tanto che se non siete abili ed esperti lettori potreste dover arrivare al 25° per capire chi si nasconde dietro alle difficoltà sperimentate dai protagonisti e perché sebbene gli episodi finali vedono una caduta di stile a livello interpretativo e di scrittura con soluzioni improbabili, non mostrate e scopiazzate da are you the one e ming lan dove però il processo era ben spiegato. Ho faticato per finire gli ultimi 5 episodi, ero insofferente per la recitazione stentata, specie la serva che impazzisce o il protagonista che non ha mai il carico di sofferenza adeguato al peso che porta, o la protagonista che a volte è totalmente indifferente in scene strazianti. Davvero PENOSI.
Nonostante alcuni archi che avrebbero potuto essere migliori, alcune occasioni mancate, una logica sciatta e modifiche disordinate, la storia si conclude in modo soddisfacente.
È una produzione solida che ha fatto del suo meglio con le sue risorse limitate. Le idee c'erano, la macchina da presa anche , mancavano gli ingredienti. Peccato.

Her private Cliché: fanservice per FANATICHE (la trama può aspettare)
Sarebbe più produttivo se si desse un voto sulla base della qualità obiettiva di un lavoro, magari raffrontandolo ad altri lavori di qualità per confermarne il valore effettivo perché quello che piace a me non piace necessariamente ad altri, quindi per aiutare gli altri utenti nella scelta di un drama piuttosto che un altro vi invito sentitamente , se leggete, ad essere più obiettivi.*Her Private Life* è stata ben accolta e valutata più di quanto meriti i per la chimica tra i protagonisti e per il tocco leggero e romantico, tuttavia, nonostante vanti un cast di tutto rispetto non ambisce ad una valutazione più generosa per le seguenti motivazioni:
1. Trama prevedibile e convenzionale, banale e derivativa, ricalcando schemi già visti nei tipici k-drama romantici:
>il classico "fake dating" che sfocia in vero amore;
> la dinamica del capo distaccato e sprezzante che si scioglie grazie alla protagonista;
>i soliti malintesi forzati, cliché e triangoli amorosi che si risolvono senza vera tensione.
Non c'è innovazione narrativa, e lo sviluppo della storia tende ad essere lineare e poco sorprendente.
Molto poco plausibile- questo è un mio personale punto di vista- che una donna di 33 anni vada dietro ad idol di 20 anni, insieme ad un'amica (madre e moglie). Una protagonista più giovane sarebbe stata più plausibile.
2. Fan culture trattata in modo superficiale
La doppia vita della protagonista come fan nascosta sembrava promettere uno sguardo interessante sul fenomeno del fangirling. Tuttavia la serie non esplora in profondità il mondo del fandom, riducendolo a gag comiche o pretesti per il romanticismo; manca una riflessione reale sull’impatto psicologico o sociale dell’ossessione per le celebrità.
La sceneggiatura è a supporto del romance e non il contrario, come dovrebbe essere, questo toglie intensità a senso alle scene flirterecce tra di loro, almeno all'inizio.
3. Scene slapstick davvero grottesche, imbarazzanti, caricaturali, da principio pensavo di trovarmi di fronte ad uno scherzo, non potevo credere che fosse valutato 9,5 su Viki, più di altri lavori che meritano senz'altro valutazioni più generose.
Questo tono grottesco se diverte e intrattiene personalmente mi ha impedito di entrare nella storia che ho seguito con un certo distacco e a tratti tra il basito, l'annoiato e la compassione per i due attori "costretti" a prestarsi, da principio infatti Park Min young mi era sembrata molto smorfiosa e poco convinta, per quanto le venisse richiesto (notare il viso quando atterra dalla scala a fine primo o secondo episodio).
Molti personaggi di contorno noiosi e con sviluppi molto improvvisati.
4. Romance: manca tensione emotiva autentica nei primi episodi. Lui mi ha convinto di più in altri lavori, tipo i drammatici sono la sua "cifra". Non è portato per i romcom.
La storia mi è sembrata stucchevole o poco credibile, io cerco la profondità.
Voglio dire però che questi due si sono molto spesi e impegnati nelle scene del bacio.
Anche questa volta hanno trovato come prendere in giro le casalinghe da casa: nel senso che dopo aver stuzzicato con la benda, stile bondage, o con "cado e ti prendo" e altri classici cliché, e aver donato due bei baci, e qualche tenerezza (la saga dei cliché) non si vede davvero nient'altro di bollente o spinto (come ho letto in alcune recesioni).
5. Per finire un tono altalenante: momenti comici slapstick alternati a scene più intense o drammatiche, ma senza una reale armonia, ho provato una sensazione di squilibrio emotivo, come se il drama non sapesse decidere che direzione prendere.
6, Interpretazioni, forse non gli hanno richiesto di più , forse non ce la facevano, ci sono 4 attori in questo cast che hanno prestazioni che ho valutato 9 in altri lavori, la protagonista 8 in Marry my husband. Eppure personalmente qui non hanno brillato completamente. Una è stata troppo caricaturale, l'altra idem (mi riferisco alle madri della protagonista e di "Sindy", proprietaria del museo), i due protagonisti bene ma non benissimo. Ripeto, non era cosa sua, brilla nei drammatici o nella parte dell'eccentrico megalomane. Park Min young molto espressiva e deliziosa ma a volte produceva smorfie che mi hanno distaccata. Non ho dimenticato nemmeno per un secondo che stessero recitando.

Una lotta tra poveri (diavoli)
Il titolo originale è Tangeum ed è maggiormente rappresentativo dell'opera perché ne racchiude il senso profondo, due interpretazioni fondamentali, entrambe centrali nei temi della serie:Swallowing Gold (吞金): Nell'antica Cina, il "tangeum" indicava una punizione brutale in cui si costringeva una persona a ingoiare oro fuso, simbolo di silenzio forzato e cancellazione totale della voce e della verità. Nello spettacolo, questo rappresenta il dolore e i segreti che i personaggi devono soffocare per sopravvivere in un mondo pericoloso, analogamente a quello che accade e che verrà disvelato nel corso degli 11 episodi.
Significa anche suonare lo zither (彈琴): il termine "Tangeum" , ricorda, come pronuncia fonemica, l'espressione "suonare lo geomungo", uno strumento tradizionale coreano. La musica della cetra simboleggia la possibilità di esprimere il dolore e i sentimenti repressi, offrendo una via di catarsi e liberazione, anche se solo temporanea.
Se analizziamo questo secondo significato ci viene in mente il canto gutturale mongolo indiano di 4Bout- Burning Petals, colonna sonora e pezzo forte del lavoro,
Il brano ricorderebbe un Pansori - antica forma di narrazione cantata coreana dove vengono narrate vicende di vendetta, odio o tragiche con una voce rotta; esattamente come in questo caso la canzone sembra evocata, un lamento, una preghiera che inizia con suoni aborigeni che si ricollegano ai suoni degli antichi sciamani, col tamburo che evoca i battiti della terra.
Il titolo Tangeum fonde questi due atti – il soffocamento come punizione e l’espressione come preghiera, catarsi liberatrice, dando voce ad una potente metafora narrativa: da un lato la soppressione del dolore e dei segreti, dall’altro la ricerca di una voce, anche se fragile, attraverso la musica o l’emozione.
Questo sangeuk (la serie è ambientata nell’era Joseon, uno dei periodi storici più iconici della Corea, e ne riproduce fedelmente atmosfere, costumi e dinamiche sociali), mescola elementi mistery-thriller a melodrammatici, proponendo nel corso degli episodi un'esplorazione dolorosa dell'ossessione per la vendetta e il riscatto, il dolore traumatico e un violento desiderio di appartenenza identitaria PERCHE' NONOSTANTE LE CENTINAIA DI RECENSIONI VA EVIDENZIATO CIO' CHE É SFUGGITO: questo non è un drama , in senso classico, né si può definire tale un lavoro solo perché è coreano, è un mistery thriller psicologico che poggia sulla ricerca-negazione dell' identità.
SPIEGAZIONE PSICOLOGICA DELLE DINAMICHE
La madre rifiuta di aver perso un figlio : nel caso di Dear Hongrang, la madre del protagonista, sopraffatta da una disperazione acuta e annichilente, orienta tutta la propria esistenza alla ricerca del figlio scomparso, rendendo la sua identità di madre inscindibile dalla presenza (o dall’assenza) di Hong Rang. SE MIO FIGLIO E' MORTO NON SONO PIU' UNA MADRE.
Non solo questo attaccamento ossessivo le impedisce di elaborare il lutto ma anche di riconoscere i cambiamenti avvenuti nel figlio e, in senso più ampio, nella famiglia.
La negazione della perdita porta la madre a vivere in una dimensione sospesa, dove il figlio non è né vivo né morto, e la sua identità resta cristallizzata nell’immagine che aveva prima della scomparsa. Quando Hong Rang ritorna, adulto e senza memoria, la madre (così come la sorellastra Jae-yi) fatica a riconoscerlo, perché la sua identità reale è ormai diventata un enigma, un vuoto da riempire secondo i desideri e paure. In questo modo, la madre non riconosce il figlio come individuo autonomo, ma come proiezione del proprio bisogno di non perdere un ruolo fondamentale nella sua vita: quello di madre.
In termini psicologici e narrativi, questa dinamica mostra come il figlio non può essere riconosciuto per ciò che è davvero, mentre la madre resta imprigionata in un ruolo che non evolve, negando a entrambi la possibilità di crescere e accettare la realtà del cambiamento.
Il padre : rifiuta la sua identità di padre, la sua identità è quella del MERCANTE , in un dialogo illuminante si esprime con queste parole "Sono un mercante, il mio compito è dare valore, valutare, massimizzare i profitti e minimizzare i costi", questo lo allontana dall'umanità che un padre dovrebbe avere e dalle regole che dovrebbe dare. L'identità di padre affettivo viene negata e messa in secondo piano, mentre accetta pienamente il suo ruolo di mercante e patriarca della famiglia. Dopo la scomparsa del figlio Hongrang, invece di restare ancorato al dolore personale, egli adotta un approccio pragmatico e strategico: per colmare il vuoto di potere creato dall’assenza dell’erede, sceglie di adottare Mu-ji, per garantire la continuità e il potere della dinastia mercantile anche a costo di sacrificare i legami familiari tradizionali. E anche a lui nega l'identità e la possibilità di esistere: la sua sola possibilità è quella di diventare la sua "protesi", la sua estensione (cit.) se vuole essere qualcuno al mondo e non un orfano, senza nome e scopo, quindi per quei tempi senza ragione di esistere.
La sorella : La sorella di Hongrang, Jae-yi, rifiuta la sua identità in modo complesso e doloroso. Cresciuta nel dolore e nel senso di colpa per la scomparsa del fratello, quando Hongrang ritorna dopo 12 anni senza memoria, lei lo accusa di essere un impostore e fatica a riconoscerlo come suo fratello. Questo rifiuto non è solo scetticismo ma una forma di negazione emotiva: l’ossessione per la sua assenza e la sofferenza accumulata le impediscono di accettare che quell’uomo adulto possa essere davvero il fratello scomparso, trasformando il suo rapporto in una tensione carica di dubbi e conflitti interiori, il dubbio sulla sua vera identità diventa anche un modo per Jae-yi di proteggersi dalla paura di perdere nuovamente il fratello o di essere ingannata. Inoltre, il fatto che Jae-yi sia sorellastra e non sorella biologica aggiunge ulteriori sfumature al loro legame e rende possibili degli sgradevoli sviluppi incestuosi. Verrà poi negato dapprima il legame amoroso e in seguito quello di sangue per aver la possibilità di vivere il legame amoroso.
Hongrang : la sua identità è stata a lungo negata e cancellata , è stato tutto e niente: è diventato il figlio adottivo di qualcuno, è stato un talismano, trattato alla stregua di uno "sterco di topo", quando recupera il suo posto nella famiglia vuole diventare un figlio e un fratello, e in questo senso inizia il suo percorso di umanizzazione, attraverso l'amore, il senso di protezione, che nasce dalla presa di consapevolezza che la sorella è simile a lui per i vuoti emotivi che ha subito, le si avvicina per similarità, iniziando a sviluppare compassione, che ha un potere catartico e terapeutico incredibile.
Fratellastro : il ritorno del "vero Hongrang" ne mette in dubbio la possibilità di esistere, di avere l'identità che arbitrariamente gli era stata assegnata. Quando la sorellastra proverà a salvarlo e a portarlo lontano lui rifiuta con fermezza "senza questa identità io non esisto". Dopo la scomparsa di Hongrang, Mu-jin è stato adottato e cresciuto come erede designato, educato all’arte degli affari per prendere il posto del figlio naturale nella gestione della famiglia e delle sue fortune. Questo ruolo gli conferisce un potere e uno status che Mu-jin vuole consolidare e mantenere perché gli dà scopo e un ruolo nel mondo.
Hongrang e il fratellastro si fanno la guerra per l'identità, a entrambi viene negata, sono due figure speculari, nella stessa posizione invece di comprendere che l'altro è uno specchio ne vedono un nemico.E da qui il titolo della mia recensione: lotta tra poveri, perché l'avversario è un ALTRO. Uno lo combatte, l'altro finirà per servirlo.
Grande Principe : a volte non basta essere un re o un principe, quando l'individuo si sente profondamente inadeguato dentro, anche la più vistosa e massima carica che il mondo può donargli , non basta a colmargli il vuoto e l'assenza di senso, il ripiego narcisistico è qui necessario per la salvaguardia del Sé.
"Se non basta essere un Re, allora sarò un Dio costi quel che costi".
La caratterizzazione del personaggio, dal casting molto azzeccato, alla creazione di un delirio egosintonico (in linea" con la propria identità e i propri valori, che non genera conflitto interno e quindi non può essere messo in discussione da nessun confronto con qualsivoglia altra persona) di tipo mistico/religioso, che ne consegue è molto ben scritto ed elaborato.
Snowman: un albino considerato un fantasma, in un'epoca in cui un aspetto diverso veniva considerato presagio di sventure, si adegua alla identità di iettatore e assume il ruolo e i compiti che ne derivano dall'identità che la società gli assegna.
COSA HO APPREZZATO
Bellezza di un'epoca e i valori mostrati: i rituali sciamanici e il potere della superstizione, l'opera non è ben curata solo per la fedeltà degli usi e costumi (fumano persino l'oppio) ma per il potere della superstizione che ha caratterizzato la storia e l'ha influenzata profondamente ( basti pensare alle streghe e all'inquisizione) , anche in questo lavoro vengono illustrate superstizioni e credenze del tutto arbitrarie nel sovrannaturale, i fantasmi, le maledizioni, la cattiva sorte. Utilizzo di feticci e volt e rituali che si ritrovano anche oggi alle fatture/ligature moderne.
In Dear Hongrang sono rappresentati, sebbene in maniera poco affrofonndita rituali tipici dello sciamanesimo coreano, che includono danze rituali e stati di trance mistica. Gli sciamani, donne chiamate Mudang, eseguono danze e canti durante i riti chiamati kut, che servono a invocare gli spiriti, comunicare con il mondo spirituale e influenzare il destino umano. Questi rituali sono caratterizzati da esaltazioni spirituali o estasi mistiche, nelle quali lo sciamano entra in uno stato di trance e può manifestare possessioni da parte degli spiriti, chiamata sinbyŏng. Nella serie, lo sciamano esegue movimenti e canti che creano un’atmosfera mistica e carica di tensione emotiva.
Nella serie, la Mudang viene raffigurata mentre danza su una lama, un’immagine suggestiva che sottolinea la tensione e il mistero della narrazione. Questi rituali sciamanici riflettono le credenze e le superstizioni dell’epoca Joseon, in cui la serie è ambientata, e contribuiscono a creare un’atmosfera carica di tensione e mistero. Essi rappresentano anche un ponte tra il mondo materiale e quello spirituale, influenzando le azioni e le emozioni dei personaggi, e sottolineando i temi di identità, destino e potere nascosto che attraversano la narrazione.
L'aspetto meraviglioso che viene sottolineato è la credenza che gli spiriti maligni portassero male e rapissero i bambini quando è solo il genere umano capace delle peggiori nefandezze.
Regia e Sceneggiatura
La regia di Dear Hongrang è affidata a Kim Hong-sun, noto per il suo stile visivamente accattivante e la capacità di gestire narrazioni complesse e cariche di suspense, come dimostrato in precedenti lavori quali Money Heist: Korea e The Guest. Lo stile è incalzante e reso abilmente anche grazie al montaggio. Le riprese includono primi e primissimi piani, per la resa emotiva, ma anche riprese dal basso e da dietro per slanciare alcune figura e indicarne la solennità, o la natura doppia di alcuni personaggi, mandando indizi molto apprezzati allo spettatore esperto.
L'utilizzo dei filtri rossi nel rappresentare le scene di grande efferatezza è stata una sperimentazione che non mi è dispiaciuta , non compiute dai fantasmi ma dagli esseri umani, i soli in grado di compiere atti truculenti e belluini.
L'utilizzo del sangue sulla macchina da presa è una chicca utilizzata da molti registi quali Lynch, Tarantino, Park Chan-wook (Oldboy), Dario Argento , che spesso viene utilizzata non solo per rappresentare violenza ma anche come simbolo di vendetta, colpa e redenzione.
Aiuta comunque a rompere la barriera tra finzione e realtà, un invito a guardare oltre la superficie della narrazione, o un modo per rappresentare la sofferenza e il trauma in modo viscerale e immediato.
La scenografia è curata, con grande attenzione a dettagli storici e culturali, ricostruendo con autenticità gli ambienti dell’epoca Joseon: dai sontuosi interni delle case dei mercanti alle strade di Hanyang. L’uso dei costumi tradizionali, come l’hanbok, e i completi invernali che non avevo mai visto, e altri elementi visivi tipici del periodo contribuisce a immergere lo spettatore in un affresco storico ricco e credibile. Questa cura per la ricostruzione storica e per i dettagli culturali sottolinea il forte impegno della produzione nel rappresentare la “vera bellezza coreana” e nel rendere la serie non solo un thriller psicologico, ma anche un’esperienza visiva e culturale profonda.
COSA NON MI É PIACIUTO
Crollo del ritmo dopo il primo episodio e interpretazioni non sempre convincenti o credibili, livello di recitazione molto disomogeneo: il padre e il fratellastro per esempio non mi hanno convinto per niente.
Coloro che PER ME si sono distinti sono il gran principe e un bambino nel settimo episodio , nel minuto 32° che mi ha dato i brividi.
I due protagonisti principali oltre mancare di chimica che ha reso arbitraria e fuori luogo la loro storia d'amore, anche perché non viene rappresentata l'evoluzione a causa della brevità del racconto e di molte trame e sottotrame da sviluppare/affrontare in 11 episodi da 1 ora scarsa, hanno mostrato una recitazione che non sempre mi ha convinta.
Lee Jae Wook è splendido e performante nelle scene di lotta , troppo contenuto quando c'è da mostrare un dissidio interiore profondo, forse era troppo acerbo ancora per rappresentare un turbamento interiore così traumatico, tormentato. Non mi è arrivato.
Inoltre le cicatrici che aveva sul piede a primo episodio non ci sono nelle scene finali quando lava i vestiti scalzo in montagna, errore non da poco se una profana come me lo nota ma questo non c'entra con la recitazione.
La FL l'ho trovata molto più complice con rowoon e lee dong wook in precedenti lavori, ne comprendo il casting perché interpreta ruoli da esclusa, da persona sola e sfortunata da una vita che ormai il pubblico la riconosce come tale quindi afferra subito il personaggio e le sue sfumature. In questo lavoro è stata brava ma non eccelsa ed era la protagonista, fastidiosamente presente inizialmente passa dall'astio alla sincera preoccupazione all'attrazione senza mostrarci con convinzione come e perché attraverso il viso, l'espressione è una e prevalentemente spiritata. Molto brava devo dire invece quando apprende di lui e di ciò che ha subito, lo sguardo è sconcertato e sinceramente coinvolto , empaticamente provava dolore, vergogna , mortificazione e dispiacere profondo. La promuovo a pieni voti solo in quella scena.
Un ritmo non sempre sostenuto: si è passato dal primo, magnifico episodio che avrei valutato 9,5 per montaggio, scenografia, musica, suspance, ritmo narrativo ad un brusco e immediato crollo quando dal secondo tutto si arresta e frena per presentare i personaggi, le loro storie, i loro funzionamenti psicologici. Comprendo lo scopo ma passare da 130 KM/h a 40 di colpo senza gradualità è nauseante e poi soporifero.
Influenze: a livello di tropo narrativo c'è Anamorph, del 2007 , thriller con Dafoe W., una serie tv coreana con
Zo In Sung, Song Hye Kyo, del 2013 " That Winter, The Wind Blows", ripropone il tema dell'incesto tra fratelli. A livello scenografico la scena dell'incendio nel secondo episodio mi ricorda molto la fuga da Atlanta in via col Vento, colossal cult del 1939.

"Una martellata al Sistema Patriarcale"
Regia: 8; Sceneggiatura: 9,5; Scenografia: 9,0; Costruzione dei Personaggi: 9;Tratto dall'omonimo romanzo del 1981, scritto dalla scrittrice di Hong Kong "Isabel Nee Yeh-su, meglio conosciuta con lo pseudonimo di "Yi Shu". The Tale of Rose racconta la storia di una bellissima ragazza di Pechino che intraprende una serie di storie d'amore mentre costruisce la propria carriera nel mondo delle arti con alcune deviazioni in altri ambiti professionali.
il drama è un'opera intima, delicata, molto curata e introspettiva sulle relazioni (non solo sentimentali), dal punto di vista dei personaggi.
Un "tranche de vie" che dura circa 20 anni, sulla famiglia Huang che illustra dinamiche sentimentali,amicali, professionali, matrimoniali, materne (patologiche e sane), la separazione sia da un matrimonio che la dipartita di coloro che amiamo. Parla anche di una Cina oscura, di dinamiche di abuso e collusione genitoriale, dell'omertà nel tentativo di negare l'accaduto e del timore del giudizio degli altri.
La forza di quest'opera sta nel fatto che non solo conserva il nucleo della trama originale "crescita nella concezione dell'amore" ma si impegna anche in aspetti come altre ambientazioni, conoscenza dei paesi e delle dinamiche date da un progresso che non è ancora arrivato in un continente smisurato come quello cinese, sviluppo dei personaggi e ottimi dettagli narrativi. In poche parole adatta il romanzo originale, pubblicato per la prima volta nel 1981, per renderlo più concreto e più vicino alla vita reale.
E' un lavoro ben curato, improntato sul realismo relazionale e sentimentale che mostra una Cina diversa da quella rappresentata nei classici drama, attraverso un racconto che racconta la vita della protagonista prendendo spunto dai periodi artistici, esattamente come accade per i pittori più famosi.
Non è un lavoro per tutti, è molto psicologico e il romanticismo è sacrificato in nome del realismo.
Un realismo che attraverso la cura maniacale della scenografia, degli oggetti di scena (telefonini e pendagli tipici di questi anni), gli abiti, la palette cromatica, gli interni e gli esterni, i primi piani, offre allo spettatore una visione coerente e credibile di quello che vuole rappresentare. La regia è altresì abbastanza curata , buona l'idea di utilizzare filtri dal colore caldo per rappresentare le scene iniziali che fanno riferimento a un passato molto lontano.
L'utilizzo del giallo è predominante nella palette colori, sia a livello di oggetti di scena, abiti , trolley , rose gialle, sia nella locandina, questo va proprio a sottolineare che non è un show romantico o sentimentale ma un racconto di "formazione", di realizzazione, costruzione ed evoluzione personale.
Il cast è ottimo: a cominciare da una grande Li Yifei che ha saputo rappresentare molto bene il proprio personaggio e l'evoluzione che questa compie nel corso di un "viaggio" ventennale; a seguire un Tong Da Wei molto in forma ( ottimo nelle scene comiche, meno centrato in quelle drammatiche), un bravissimo Peng Guan Ying, spigliato e credibile sia nelle scene di innamoramento languido e altrettanto nelle dinamiche di evitamento dei confronti, nel silenzio punitivo nei riguardi dell'amata; un Lin Geng Xin come non lo avete mai visto , diretto benissimo e molto maturato dai tempi di Scarlet.
Anche Lin Yi a cui è affidata una brevissima parte, quasi un cameo, devo dire che si pone come un attore credibile, in considerazione della sua giovane età. Ho potuto apprezzare anche un intenso Wallace Huo, di cui avevo solo sentito parlare. La sua parte è la più complessa e complicata, offre una performance composta ma intensa, e gli episodi che lo riguardano sono, personalmente, i più interessanti di tutta la serie.
I dialoghi sono tutti ottimi: profondi, intelligenti, riflessivi e di stampo esistenziale, riflettono sulla vita con quella saggezza tutta orientale che manca a noi occidentali. Bello il paragone sulle relazioni e le viti che nascono come piante isolate ma si intrecciano creando legami; o il paragone con gli esami che qualcuno supera brillantemente laddove altri non si presentano nemmeno, utilizzato per sottolineare una indisponibilità a mettersi in gioco e ad affidarsi all'altro, c'è sovente l'utilizzo del cibo come metafora, per per parlare di disponibilità sentimentale ad accogliere un nuovo amore, cosa impossibile quando si è sazi.
Qualcuno penserà che la storia parli della vita sentimentale di Rose, niente di più sbagliato, la trama parla DELLA SUA FAMIGLIA, di questi genitori meravigliosi: due professori universitari di fisica, entrambi amorevoli, progressisti con un modello di relazione sana a cui i figli si ispirano e la storyline mostrerà proprio le vicissitudini sentimentali di questi due ragazzi, Rosie e Zhen Hua.
La storia di Rose vede il susseguirsi di 3 tipologie di amore e 1 flirt che normalmente accompagnano le fasi di vita di una donna : il primo amore, totale, coinvolgente, fisico con la scoperta della sessualità; a seguire c'è l'affetto stabile e il senso di sicurezza che si ricerca nel partner da sposare; infine l'amore maturo con un uomo a te affine che è una sintesi di sicurezza, progetto e batticuore; a conclusione della storia un flirt un po' ambiguo con un ragazzo molto più giovane nei cui riguardi non si capisce se ci sia attrazione o sincero affetto materno. Anche da parte di He Xi c'è senz'altro ammirazione per Rosie ma non quel trasporto e quell'attrazione folle che personalmente si vede nel trascorso sentimentale della protagonista.
Il finale non poteva essere diverso, come donna risolta, sicura e realizzata la nostra protagonista affronta con fiducia la vita e le sfide che l'attendono, felice delle sue scelte, grata per tutto.
La storia seguirà meno approfonditamente le vicissitudini sentimentali del fratello, un uomo un po' infantile e ingenuo che fatica a destreggiarsi nelle sue relazioni amorose. Meravigliosa la donna che sceglierà, interpretata da una splendida Regina Wan (un personaggio che ho apprezzato più della protagonista): una donna fragile e vulnerabile ma corazzata; razionale, in continua evoluzione, ponderata, apparentemente algida ma con un cuore d'oro.Questa donna ha un'intelligenza emotiva senza pari, pur con tutte le sue ferite e un passato abuso, riuscirà spesso a guidare la nostra protagonista e maturare facendo tesoro dei suoi consigli. Le due avranno un legame di amicizia speciale, di quelli che durano una vita e che aiutano le reciproche evoluzioni, attraverso supporti e presenze costanti, l'una nella vita dell'altra. Saprà prendersi il suo spazio e riscattarsi da un passato terribile i cui strascichi faticano a staccarsi.
In tema di realismo i personaggi vengono presentati, genitori a parte, tutti fortemente umanizzati, ossia non totalmente positivi o negativi ma contrassegnati da eventi passati e dinamiche familiari che ne determinano i limiti umani che potrete osservare. Persino la protagonista è una donna moralmente integra, forte, sveglia, intelligente ma vulnerabile, impulsiva, distruttiva, vendicativa nel modo peggiore e a volte ambigua, nel modo di porsi con i suoi corteggiatori.
Liu Yfei rappresenta con grande maestria la sua crescita : da ragazzina vulnerabile e troppo , apparentemente sicura di sé , a donna innamorata, insicura, paranoica, furiosa, fragilissima con l'unica priorità, non condivisa, di vivere l'Amore. Da qui la fine del rapporto, l'elaborazione del lutto, la ricerca di stabilità, i tentativi di distrazione con un nuovo inizio, l'incontro con un uomo che incarna sicurezza e senso di stabilità, il progetto insieme, il matrimonio, il parto, i primi screzi, il vedere chiaramente i difetti del proprio marito, un uomo bigotto e meschino con enormi complessi di inferiorità alimentati da un forte senso di inadeguatezza; il divorzio, la ricerca di una nuova dimensione, la rinascita, spesso mostrata attraverso il nuoto e l'elemento d'acqua presente spesso nel corso della narrazione. Alla fine l'incontro nel momento sbagliato di un uomo speciale, in un modo speciale, un nuovo investimento emotivo, il non potersi vivere ma, ciò nonostante, la coraggiosa decisione di darsi e affidarsi, assaporando intensamente e tristemente il tempo concesso, e infine un bilancio della propria vita, con l'eredità dell'ultima relazione che è quella più formativa, come atteggiamento e resilienza. Rose adesso si muove con passo sicuro, sopra la sua moto, non è più quello traballante dei tacchi su cui si muoveva a 20 anni, ostentando una finta sicurezza.
La recitazione è solida, affidabile sebbene troppo calcata in alcuni punti (penso per indicazioni della regia).
E' un drama che "puzza" di vita, quindi un lieto fine o un solo amore sarebbe stato non solo irrealistico ma anche stonato in una narrazione che evita qualsiasi sentimentalismo sterile e si spoglia di edulcorazioni fantasiose.
E' un drama totalmente diverso rispetto a quanto siamo abituati a vedere, sia come tropi sia nel modo di narrare la storia (ci sono fortissime vibes francesi e riferimenti a Parigi) , anche le musiche sono diverse, non mi hanno fatto impazzire ma devo dire son state abbastanza calzanti nel connotare emotivamente la narrazione.
Lo show presenta una serie di personaggi femminili complessi anche se minori, da una donna che lotta per andare avanti dopo una rottura difficile, ad una algida e apparentemente inaccessibile responsabile, ad una studentessa di dottorato, ferocemente indipendente.
Per la prima volta, o forse la seconda, viene presentato un mondo da una prospettiva femminile, il mondo non è degli uomini e non sono gli uomini che salvano le donne anzi spesso le affossano, le mortificano in quanto figli di un sistema patriarcale che li giustifica quando manipolano, mortificano, scelgono al posto delle DONNE, quando le responsabilizzano ( se tu non avessi.... vuoi che rinunci a tutto per te.... non mi ami più? Ma chi hai incontrato mentre eri a Pechino). Aggiungo anche che c'è il punto di contatto con le narrazioni cinesi, in quanto c'è sempre l'uomo, nel caso del primo fidanzato, diviso tra la scelta del potere, il raggiungimento dello status e l'amore. Nel secondo partner invece solo il raggiungimento dello status permette l'accesso ad una condizione di amabilità.
COSA NON MI HA FATTO IMPAZZIRE: il modo seduttivo, sebbene con l' intento di provocare lo spettatore, con cui è stata presentata la protagonista, mi son subito distaccata da certi modi di porsi, di fare , e non mi sono immedesimata. Presentarla come una lolita condiscendente o come una "mangia uomini", non solo mi ha disconnessa emotivamente da una giovane donna, che moralmente non approvavo, ma non l'ho reputato neanche troppo credibile, dato che l'attrice non è una bellezza conturbante che può riscuotere un univoco encomio estetico, tanto da averla photoshoppata nella locandina (le parti di sterile divismo sono onnipresenti e ridicole in quanto per me non credibili).
Una recitazione troppo "barocca", calcata in modo ridondante in certe scene e priva di pathos e credibilità in altre, dove invece la disperazione era da mostrare con bruta crudezza.
La narrazione in certe parti è stata eccessivamente diluita e il racconto è diventato lento, non posso dire di aver seguito con coinvolgimento tutto il tempo, spesso mi ha annoiata, il periodo che va dal trasferimento a Shangai al matrimonio, è stato per me molto noioso da seguire.
I luoghi della narrazione sono Pechino, Shangai, paesini dell'entroterra e Parigi, a cui si sono molto ispirati (a me ha ricordato molto il favoloso mondo di Amelie come colori, stile di regia e alcune inquadrature, anche le musiche).
Ho visto alcuni protagonisti avere reazioni eccessive ed esagitate , che forse potevano allinearsi con l'età dei personaggi ,che mostrano invece una compostezza non proprio coerente a fronte di torti più gravi (è possibile che se maturi passi da un temperamento collerico a uno flemmatico e imperturbabile ? ).
Le evoluzioni andavano presentate anche mostrando un re-styling del personaggio, secondo la mia umilissima opinione, 20 anni sono un periodo storico lungo nella vita di una persona, il fratello tramite trucco e filtri è stato davvero invecchiato, la protagonista invece non ha troppe differenze con i suoi 22 anni (il che mi pare assurdo).

Inizio a razzo & finale a C*zzO!
Avviso prima di iniziare la visione che questo lavoro ha un finale aperto perché si prevede una seconda stagione che stando ai rumors dovrebbe uscire nel 2026 MA non è certo, nel senso che ci sono molte voci e niente di confermato ed è passato ormai un lustro dalla prima stagione.E' un lavoro diverso, fresco e divertente con alcuni elementi di novità e una buona scenografia (non si fa sentire il basso budget), tuttavia i dialoghi e le interpretazioni quando ci sono le parti drammatiche (concentrate sul finale) mancano di convinzione , intensità e credibilità. Tutti gli attori sono più portati per interpretare ruoli comici, soprattutto il protagonista. Di sketch comici ne vedrete tanti e alcuni saranno davvero deliziosamente divertenti.
Bellissime alcune puntate, specie la settima cui do 8 , si discosta totalmente come qualità dalle altre puntate con scene di grande estetica visiva ed emozioni per l'avvicinamento dei personaggi.
Il protagonista è un ragazzo diverso, a parte la differenza di età di 7 anni con la protagonista che PURTROPPO si vede tutta, è stato molto azzeccato dare la parte ad un attore vero (non cantante belloccio come siamo abituati a vedere), esteticamente basso e non prestante fisicamente. Questo non peserà anzi sarà interessante notare come compensi le sue scarsi dote estetiche e la sua scarsa prestanza fisica con la furbizia, il machiavellismo e l'intelligenza.
Molto interessante l'impiego, PER LA PRIMA VOLTA, di armi da fuoco nella lotta.
Due archi narrativi, il primo più interessante, presenta dapprima il nostro protagonista impegnato nell'impiego delle moderne tecniche di impresa e pianificazione aziendale in un epoca storica immaginaria ma posso immaginare datata almeno al 1500 , dato l'utilizzo degli archibugi. Nel secondo arco narrativo si ritrova coinvolto in un intrigo imperiale nel corso di un viaggio rimanendo bloccato Li'an, la città dove si trovava con la moglie in viaggio.
Questo secondo arco narrativo presenta uno stravolgimento in termini di personaggi nuovi che faranno la loro comparsa oscurando i primi e la moglie non si vedrà per quasi 8 episodi.
Quello che non mi è piaciuto,a fronte delle tante potenzialità finora espresse ( tra cui aggiungo un legame paterno molto tenero e sentito tra il suocero del protagonista e la figlia -anche questo poco sviluppato- l'iniziativa femminile sentimentale, e interessanti conoscenze sul mondo del commercio e sulla produzione della seta), è il modo in cui è stato presentato questo matrimonio.
Il titolo fa pensare ad UN MARITO , quindi ti aspetti che venga dato largo spazio alla gestione matrimoniale, ebbene non è così! Sebbene inizialmente venga presentato un inizio mooolto promettente tra i due, questo non reggerà il ritmo, non ci saranno contatti fisici intimi (neanche un bacio) e la prima notte insieme non verrà manco mostrata, se non l'ennesimo sketch comico con i guardoni che spiano fuori dalla porta. Il matrimonio poi si perde, a parte tenersi per mano questa coppia mancherà di slancio, passione, amore totale e completo.
Lui addirittura " l'abbandonerà" per salvare una milizia in crisi e lei verrà rapita e quasi violentata.
Bellissima poi la scena del ritrovamento e la sua vendetta sul rapitore ma anche lì nessuno slancio nel ritrovarsi, sempre un piattume tiepido con emozioni smorzate che ha guastato. Il titolo, il trailer, la sigla fanno pensare ad un matrimonio ma questo sarà solo lo sfondo. Anche la moglie non è una protagonista ma uno dei tanti personaggi che entrano ed escono dalla scena. Questo mi ha molto raffreddata insieme all'incapacità di tutti gli attori di rendere emozioni forti e intense perché sebbene inizi come drama comico , come ogni lavoro cinese che si rispetti evolve in inutile tragedia con le solite morti inecessarie di alcuni personaggi principali.
Do mezzo punto in più per le idee innovative nella caratterizzazione del PROTAGONISTA PRINCIPALE e per il rapporto tra Su Taner e suo padre, sebbene la recitazione di lei non sia sempre precisa.
Dialoghi dimenticabili e i duelli sono molto poco scenografici se raffrontati ad altri lavori!