
Una vendetta lunga trent’anni.
Una saga famigliare che parla di una vendetta.La storia ripercorre la vita di una famiglia che subisce un torto e che cresce concentrandosi su come fare giustizia al proprio padre morto in una miniera di carbone assassinato dal proprietario.
Personaggi.
Il protagonista assoluto è il figlio maggiore, interpretato da 3 attori diversi a secondo dell’epoca. Il suo percorso ci mostra che fin dalla giovane età si sacrifica per la vendetta più di tutti e che viene frainteso dai famigliari che spesso lo giudicano e lo maltrattano ingiustamente.
La madre una donna dura, quasi insensibile e che vede solo un figlio, il minore. Per tutta la vita si sacrifica per mantenere la famiglia e sostenere il figlio minore nei suoi studi. È una donna che vuole giustizia ma che è ingiusta verso il figlio maggiore e non solo. La definirei una madre che nessuno vorrebbe.
Il fratello minore, pur dotato di grandi doti intellettive, spesso compie azioni avventate che creano disastri soprattutto al fratello maggiore che per proteggerlo subisce tremende conseguenze. Nell’arco temporale finale diventa un uomo da detestare e incoerente.
La famiglia rivale è composta da un padre, l’uomo artefice di tutte le ingiustizie e cattiverie, il figlio che anche se indole buone si fa trasformare dal padre in un arma per mettere in atto le peggior cose e la madre che è l’unico personaggio buono assieme al nonno.
Una storia costruita bene anche se a volte le vicende si ingarbugliano troppo e i personaggi repentinamente cambiano fazione e indole.
Regia, fotografia non sono degni di nota perché risentono di un trattamento vintage per mostrare un’epoca ormai passata. La sceneggiatura anche se ben costruita è fin troppo arzigogolata e ricca di vicende. La parte meno approfondita è quella finale molto veloce perché avrebbero dovuto lasciare spazio al pentimento.
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Un drama Cult che va visto per comprendere l’evoluzione che ha fatto la korea.
Winter sonata è un melodramma molto diverso da quelli a cui siamo abituati perché mostra un periodo che sembra lontanissimo anche se non lo è veramente. Un melodramma che anche se complesso non perde mai la bussola raccontando una toccante love story che dura 20anni ricca di colpi di scena.- La regia è molto semplice e ricorda le prime serie in stile fotoromanzo.
- La sceneggiatura è, per un certo verso, più originale di tanti drama. Il tutto è sempre velato da una sofferenza che esplode nell’anima dei personaggi provocando crisi esistenziali e dilemmi.
- I dialoghi sono molto lenti e melodrammatici che rendono tutto molto sofferente e mancano di ritmo.
- Gli attori non sono stati presi per la loro fisicità ma sono attori veri che fanno trasparire i loro sentimenti anche se a volte esagerano con le lacrime.
- I personaggi sono gli antenati dei personaggi di oggi. Ho scoperto che la tipologia amica stordita esisteva fin dai primi drama e non è una creazione recente. Come in ogni buon kdrama esiste anche una madre che arriva a livelli di crudeltà impossibili da concepire e manipola fatti e persone per egoismo fine a se stesso.
- Lo styling ricorda più i nostri anni 80 soprattutto il protagonista che ha i capelli con i colpi di sole in stile Duran Duran, anche un po’ alla kiss me Licia ma in versione ragioniere o Albano da giovane.
- La colonna sonora è composta da brani internazionali famosi tipici di quegli anni e non gruppi autoctoni se non per le parti cantate con significati inerenti alle scene.
- Le location sono molto diverse da quelli a cui ci siamo abituati ora e sicuramente interessanti come le montagne innevate piene di sciatori e i laghi vicino a Seoul.
- Il make-up molto naturale che rende veri i personaggi e che non fanno una skincare la mattina.
Lo consiglio soprattutto a chi è curioso di conoscere le origini dei drama koreani e a chi ama i melodrammi pieni di sentimento e problemi ma anche a chi vuole scoprire uno spaccato di korea che oggi è molto difficile trovare nei lavori contemporanei pieni di colori e modernità.
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