Social commentary and Kim Young Kwang
A really great watch, although quite violent. 2025, 10eps x 50mins ea = abt 9 hrs watchtime. A police procedural becomes a kdrama with the addition of a fantastical villain, scads of social commentary and traumatic pasts all around.Excellent vignettes of individuals encouraged to pick up a gun to address their crushing grievances. The legendary action star Kim Nam Gil wearily struggles against the seductive desire for violent vengeance. Kim Young Kwang, all tattoos, swagger and excellent tailoring, takes revenge upon the society which abandoned him as a child. His performance is what makes this small kdrama so enjoyable.
The merciless bullying and barely suppressed anger of daily life in SK is the context, guns are the 'triggers' and the grand climax of this 10 episode series is a large cleansing violent setpiece. The use of smoke renders it dreamlike and poetic. The shadowy mostly American gangs of armsdealers who back Young Kwang's character seem determined to see SK as a market opportunity for gun sales.
Gun violence is not as common in kdrama since guns are banned in RL Korea -- villains in drama usually use an imaginative array of other weapons. The discussion of the use of guns and their potential effect on SK society is therefore uniquely interesting. Always interesting to consider, given the fact that in a society with universal male conscription, exactly half the population is already trained to handle guns.
An excellent Netflix production. The soundtrack is great, by the experienced composer Hwang Sang Jun. Director, Kwon Oh Seung.
Was this review helpful to you?

Kim Nam-gil plays Lee Do, a former sniper turned cop who’s desperately trying to stop a wave of violence that’s tearing the country apart. Kim Young-kwang is chillingly calm as Moon Baek, a mysterious broker who seems to help, but clearly has his own hidden agenda. Their tension, chemistry, and emotional conflict drive the show’s moral weight.
What makes Trigger hit so hard is that behind every action scene is a story of pain — victims of injustice, people pushed to the edge, families broken by a system that failed them. It raises difficult questions: What would you do if the world stopped protecting you? Is violence ever the answer? What does it mean to be responsible for someone else's life?
The ending is intense and deeply human — it doesn’t offer easy answers, but leaves you reflecting on how much trauma one society can carry before it breaks.
⭐ Final thoughts:
Trigger is bold, raw, and emotionally layered. It delivers thrilling action and heavy moral impact in every episode. One of the strongest Korean thrillers in recent years — a must-watch for anyone who loves meaningful stories wrapped in suspense.
Was this review helpful to you?

minha opinião!!
a premissa inicial é interessante, mas achei um dorama muito superestimado pelos elogios que eu li, muita cena com erro de direção, erro de roteiro. o que eu achei muito bizarro foi as pessoas que assistiram normalizando e até gostando do vilão sendo que na vida real o ex presidente do Brasil tentou fazer algo parecido, me questiono se essas pessoas que normalizou isso tbm achou normal essa questão na vida real fica aí o questionamento, acho que é um drama que vale a pena ver só se for pelo tempo de episódio e número de episódios. pela história não vale.Was this review helpful to you?

This review may contain spoilers
Serie che preme il grilletto senza esitazione, ma non centra del tutto il bersaglio
Drama che preme subito il grilletto ed entra nel vivo della vicenda fin dal primo episodio. Trigger - "grilletto", per l'appunto - è un thriller incentrato sulla diffusione illegale di armi da fuoco, in un Paese dove alla popolazione non è permesso nè l'uso nè la detenzione.Siamo in un contesto investigativo-poliziesco, il protagonista è un poliziotto interpretato da un attore che non conoscevo e che, di primo acchito, mi convinceva poco - forse perchè poco carismatico e vagamente anonimo - ma che si è rivelato poi performante rispetto al ruolo interpretato. Una buona scelta, dunque.
Fin dal primo episodio appare chiaro che il cast è stato selezionato con cura, soprattutto se si considerano alcuni personaggi secondari, dove ho ritrovato con piacere alcuni attori che hanno vestito i panni delle figure secondarie in molti drama di successo: parlo di Kim Won Hae, Jo Han Chul e Jung Woon In. Ma la vera punta di diamante entra in scena dopo qualche episodio, con un Kim Young Kwang accattivante (come già dato prova in Evilive) e che porta in scena un personaggio davvero complesso e imprevedibile. Il suo Moon Baek sembra saltato fuori dal nulla, stravagante e carismatico, affascinante e un po' spiazzante. Si empatizza subito con il nuovo personaggio che diventa compagno quasi casuale nelle indagini portate avanti dal Lee Do, al contrario sempre un po' ingessato, dando vita a un duo interessante e a tratti anche divertente. Ma Trigger è anche un drama dagli imprevedibili colpi di scena, per cui Moon Baek non solo fa il suo ingresso in ritardo ma fa scoprire - episodio dopo episodio - una realtà ben diversa. E insieme a un passato veramente pesante entra in scena anche il suo singolare occhio azzurro, con tutto ciò che concerne la sua vera identità.
Il tema centrale del drama sa quasi di esperimento volto a confermare una precisa teoria: chiunque, se sottoposto alla giusta pressione, scoppia. Le pressioni e fonti di stress sono varie e molteplici, dal bullismo (i ragazzi a scuola) alla non considerazione (la vecchia signora che ha perso il figlio, piuttosto che lo studente universitario dei primi episodi), passando per soprusi di diverso genere, desiderio di vendetta per un ingiustizia subita, e via dicendo. Non c'è distinzione tra buoni e cattivi, il punto di rottura viene oltrepassato dal mite studente accademico così come dallo stupratore agli arresti domiciliari, dal giovane adolescente vittima di bullismo alla madre che strenuamente protesta pacificamente per chiedere giustizia per la morte del figlio, fino addirittura al padre putativo del protagonista, un poliziotto ormai sulla soglia della pensione che tempo addietro aveva mostrato al piccolo orfano animato da rabbia e vendetta per lo sterminio della famiglia che la strada giusta era un'altra, crescendolo come un figlio.
Questo, sostanzialmente, rappresenta però il credo di Moon Baek, un giovane disilluso, abbandonato fin dalla nascita a una vita di atroci angherie, animato da un indomabile desiderio di vendetta che lo rende figura perfetta sulla quale investire da parte di un potente trafficante d'armi. Una vita senza un briciolo d'amore, da parte di nessuno, ma solo dolore, nel passato, nel presente e anche in quel poco che resta del futuro minato da una malattia terminale. E' un cattivo? Direi proprio di sì. L'espressione compiaciuta con cui osserva il malcapitato di turno imbracciare il fucile e compiere di punto in bianco una mezza strage è qualcosa ai limiti del sadico. Ma è anche un uomo che fa indubbiamente pena, un giovane intelligente che non ha avuto una solo chance nella vita e il cui unico desiderio prima di spegnersi definitivamente e sparire nel più completo anonimato - perchè nessuno si ricorderà di lui - è proprio il verificare la sua teoria, dimostrare che un altro tipo di vita non l'ha avuta perchè di fatto non era possibile: chiunque, portato al limite, finisce per reagire superandolo. In questo senso il suo disprezzo verso il poliziotto protagonista è massimo: una figura che sembra volta all'integrità, ma che in passato ha mancato di coerenza, arrivando a uccidere nel periodo passato nell'esercito, quasi uno sfogo per il massacro della famiglia vissuto da bambino.
Il finale, ovviamente, mostrerà che la teoria è sbagliata: nessuno è immune alle conseguenze potenzialmente violente di un crollo nervoso, ma lo si può affrontare e, in alcuni casi, contrastare o aiutare gli altri a fermarsi in tempo. Moon Baek non vedrà tutto questo, la sua è una strada a senso unico senza possibilità di retromarcia, il suo triste destino segnato da tempo. Per Lee Do la conferma invece di aver intrapreso la giusta direzione, nonostante un passato difficile e il ritrovarsi, a volte, ancora combattuto.
Bella l'idea, bella la storia, bravi gli attori. Scenografia curata, musiche non particolarmente memorabili. Complice una regia forse un po' ancora troppo acerba, il drama, dopo un buon decollo, sembra non riuscire a mantenere la quota costante. L'impressione è che nella seconda parte si potesse osare qualcosa di più, mentre invece si è andati un po' in fatica, chiudendo le molte parentesi aperte in modo un po' troppo scontato. Grilletto premuto con convinzione, ma bersaglio non propriamente centrato.
E' comunque una serie che reputo meritevole e che mi sento di consigliare, anche solo per il calibro degli attori presenti.
Was this review helpful to you?

This review may contain spoilers
Lorsque les armes deviennent juges...
Une arme, ça symbolise la mort. Bien que certains corps de métier aient la capacité d'en porter et d'y avoir recours, elle ne doit jamais tomber entre de mauvaises mains. Encore moins dans celles qui cherchent la justice et où seul le désespoir les accueille à la maison.Lee Do (Kim Nam Gil) est un ancien soldat, désormais policier, fait en sorte de ne plus manier d'armes. Jusqu'à ce que le sol sud-coréen plonge lentement dans les enfers à l'odeur de poudre et au cri strident des balles. Kim Nam Gil livre une performance intense et sombre d'une grande puissance.
Moon Baek (Kim Young Kwang) est le responsable du chaos. Alors qu'il traîne les stigmates d'un passé extrêmement dur, il prend plaisir à faire tomber le pays dans la tourmente. Il aspire à son utopie armée. Calculateur, élégant et dangereux, Kim Young Kwang dépeint un antagoniste captivant et brillant dans une performance mesurée, créant une dynamique forte avec Kim Nam Gil.
Ensemble, la tension ne fait que grimper, tandis que les lignes de justice, de vengeance et de loi deviennent floues. La rancœur de l'un et les valeurs de l'autre, mais aussi l'empathie pour les victimes et la loi en réponse aux criminels. L'histoire n'est pas toute blanche ou toute noire, car Lee Do et Moon Baek y apportent de la nuance, teintant l'ensemble d'un gris parfois clair et parfois foncé.
Trigger pointe du doigt l'utilisation des armes à feu, notamment lorsque monsieur et madame Tout-le-monde peut y avoir accès sans restriction. Derrière chaque scène de violence de ce drame se trouve une souffrance, une injustice ou un système défaillant. Des familles brisées, des employés dépassés, des élèves au bord du gouffre à force d'être humiliés et harcelés ou encore une l'échec de la justice.
Les scènes d'action sont excellentes avec du rythme et des plans entraînants. La musique est du même acabit. En revanche, c'est du Netflix tout craché et pour cette raison, l'histoire perd en intérêt. Laisser une fin ouverte n'apporte que de la frustration. Aujourd'hui, j'ai tendance à ignorer les vingt dernières minutes des productions Netflix, et celle-ci ne fait pas exception.
En bref, Trigger est un thriller intense et rythmé dans une Corée du Sud où les problèmes sociaux mettent la moralité des citoyens à l'épreuve, le tout servi par un casting solide, malgré un final décevant.
Was this review helpful to you?

Bukan sekedar kriminal
Hal yang sangat berpengaruh untuk kehidupan masa depan adalah apa yang telah kita lalui di masa lalu, kemudian didukung oleh proses dan lingkungan yang kita tinggalin untuk tumbuh.Kedua pemain utama, Moon Baek & Lee Do sama-sama memiliki trauma saat mereka masih berusia anak-anak. Perlakuan dunia sangat tidak adil untuk mereka, meski begitu keduanya tetap dapat bertahan hidup melalui bantuan orang lain. Tapi sayangnya, mereka tinggal & tumbuh dengan karakter orang dewasa yang berbeda hingga akhirnya mereka memiliki sudut pandang yang berbeda untuk menjalani kehidupan mereka selanjutnya. Lee Do berada di jalan kebenaran, sementara Moon Baek hidup dengan semua keburukan dunia.
Bagiku, drama ini bukan hanya mengangkat konflik tentang penjualan senjata api ilegal dan dampak bahaya dari tersebarnya senpi tersebut, tapi juga perjalanan hidup yang berbeda dari kedua pemeran utama yang tumbuh melalui masa lalu kelam.
Was this review helpful to you?

resenha
Slk, que dorama brabo! 😭 Eu comecei "Trigger" sem esperar tanta coisa e no fim fiquei simplesmente presa na história. Dei nota 8,5, porque apesar de ter algumas falhas aqui e ali, no geral foi uma experiência incrível e totalmente viciante.A trama é envolvente do início ao fim, cheia de tensão, mistério e momentos que deixam a gente de boca aberta. Eu realmente me vi querendo assistir cada episódio sem parar, só pra saber o que ia acontecer depois. O elenco segurou muito bem os personagens, cada um teve seu brilho e isso fez muita diferença.
Claro, não vou fingir que foi perfeito. Teve algumas coisas que poderiam ter sido mais bem exploradas, e senti que em certas partes dava pra ter aprofundado mais a história. Mas mesmo com esses pontos, não tirou o brilho do dorama, porque a intensidade e a forma como a narrativa é conduzida compensa demais.
O final deixou aquele gostinho de "quero mais", e sério, eu PRECISO de uma segunda temporada. É aquele tipo de dorama que você termina já com saudade dos personagens e com mil teorias na cabeça sobre o que pode acontecer se tiver continuação.
Was this review helpful to you?

This review may contain spoilers
Eu gostei da proposta e do debate que este drama traz, achei que as cenas de ação foram muito bem apresentadas e todos os conflitos dos personagens que tinham acesso as armas muito bem feitos também.Porém, no episódio 8 ou 9 senti que as coisas começaram a ficar um pouco mais jogadas, talvez para um possível gancho de uma segunda temporada, mas achei que pecou no final, podia ter sido melhor explicado algumas coisas.
Mas no geral vale muito a pena assistir, me fez questionar bastante o que eu faria em determinada situação.
Was this review helpful to you?

This review may contain spoilers
Trigger : Finalin önemi
Trigger Korede silah satışının ve kullanımının yasak olması ile başlayan ama bilinmeyen bir şekilde halkın eline silah geçmesini konu alan 10 bölümlük bir dizi. Başlarda gerçekten aşırı ilgi çekici Lee Do karakterinin askerken bir anda sıradan bir polis hayatına geçmiş bir karakter.Konuya gelecek olursak eğer, bir örgütün bir deney amaçlı diyebileceğimiz bir şekilde "freegun" adında bir site üzerinden tıklayan herkese silah veya kurşun yollayarak -gelen kargoların içerisinde eski siparişçi listeside bulunuyor- insanların silahı kullanmak için bürüneceği kişilikleri kısmen gözlemledikleri bir deney diyebiliriz buna. Genel olarak bu silahları alan insanların, zorbalık, adalet arayışı veya ani öfke patlamaları yaşayan insanlardan oluşmasına dikkat ettikleri, insanların silah ile kendi adaletlerini oluşturabileceği inancına sahip olması için ulaştıkları bir konu haline dönüyor.
9 bölüm boyunca ağır aksiyon ve insan psikolojisi üzerine durulmuş bir şekilde ilerler iken finali bu kadar weak yapıp diziyi havada bir final ile nasıl bitirdiklerini merak ediyorum.
Moon Baek adında bir karakterimiz geliyor doğru hatırlıyor isem bölüm 3 veya 4te geliyor. Bu karakter silah dağıtımını yapan kişi. Annesi onu küçükken bırakıp gitmiş ve bırakılan çocukları alıp baktıklarını iddia eden bir örgüt(?) tarafından alınarak para uğruna herhangi bir organı satılmaya çalışılan bir çocuk olarak büyüdü. Dizide LeeDo MoonBaek ile sohbet ederken bir hikaye anlatıyor ve MoonBaek o hikayedeki kişiyi sorduğunda LeeDo "renkli gözlü bir asyalı" diyor. Korede renkli gözlü ihitmali çok düşük olduğu için ilk başta bunu duyduğumda bir efsane olarak algılamıştım ancak daha sonrasında MoonBaek'in çocukluğunu ve ileriki bölümlerde onu yabancı bir adamın kurtarıp ona bir göz verdiğinde o "renkli gözlü bir asyalı"'nın MoonBaek olduğunu anlamıştım zaten. Aslında MoonBaek'te yaşadığı bu berbat hayatın adaletini almak isteyen birisiydi ancak daha sonrasında silahın adalet getirdiğini düşünmeye başlamasından ötürü bunu korede denemek isteyen biri haline geldi.
Finale kadar silahın doğru bir şey olmayıp insanı yanlış yola nasıl sürüklediğini gördük ancak finalde anlamadığım bir şeyide bir "havada bırakılmışlık" hissi vardı. Bütün bu silahlar toplandı, silah dağıtılan kişi yakalandı ve hastanede yatıyorken öldürüldü, peki sonrasında ne oldu? MoonBaek'e bakan bu yabancı adam onu neden öldürttü? Silahlar alındıktan sonra halk ne gibi bir şey öğrendi? Daha sonrasında ne gibi bir yol izlenildi? Bunların hepsi bir soru işareti olarak aklımda kaldı ve gördüğüm kadarı ile izleyenlerin çoğu soru işaretleri ile final verdi.
Yine de izlemek isteyene önerilecek bir dizi ancak finalden beklentilerinizin olmamasını tavsiye ederim.
Was this review helpful to you?

This review may contain spoilers
absolute cinema
é um drama que me prendeu do início ao fim. a história e a personalidade do protagonista são cativantes.cenas de ação muito bem produzidas, ótimos personagens e um elenco que não brinca em serviço.
temas como bullying, assédio, legalização de armas e capitalismo foram bem trabalhados.
o lee do e o moon baek tinham passados semelhantes. foi muito legal assistir às diferenças dos dois, apesar de terem vivido coisas parecidas, e suspeitar (e descobrir também) junto do lee do quem era e quais eram as motivações do moon baek.
Was this review helpful to you?

This review may contain spoilers
Drama ou Campanha Publicitária?
É aquele tipo de drama que desperdiça seu próprio potencial. Começa com ares de manifesto, e não há problema algum em assumir bandeira desde que saiba sustentá-la, mas termina reduzido a panfleto de ONG mal diagramado. A retórica contra o armamento é tão óbvia que esvazia qualquer complexidade narrativa, achatando personagens e situações em slogans. Quando o vilão sobrevive ao tiro apenas para ser convenientemente despachado no hospital, a mensagem beira o risível. É isso que o roteiro tinha a oferecer como conclusão? Que o mal é cíclico, eterno, ou só que não souberam como fechar a conta? Um desperdício, porque havia uma premissa promissora ali, mas o resultado é desses que se esquecem tão logo se fecha a tela, salvo talvez pelo incômodo de ver boa ideia transformada em sermão barato.Was this review helpful to you?

This review may contain spoilers
"Trigger” - Onde a Bala é Só o Começo. Drama de 2025
“Trigger”, o novo drama coreano da Netflix, não é sobre armas. Não se engane. A munição aqui não é feita de chumbo — é feita de abandono, exclusão, silenciamento, dor não nomeada e traumas que apodrecem calados. A arma? Símbolo. Metáfora. Estopim.Este não é um thriller policial comum. Trigger é um espelho. Um campo de batalha psicológico e emocional, onde cada personagem carrega o dedo no gatilho de algo que foi negligenciado por muito tempo: a própria dor. O drama incomoda, instiga e arranca da ficção uma verdade que sangra na realidade.
A premissa é brutal e simples: caixas contendo armas de fogo começam a aparecer misteriosamente na Coreia do Sul, um país onde armas são proibidas. E do dia para a noite, pessoas comuns passam a matar. Não por vingança barata ou crime organizado mas por cansaço. Por desespero. Por não aguentarem mais.
Por trás de cada tiro, há uma história. Um jovem que sofreu bullying até perder a sanidade. Uma mulher esquecida que só queria ser ouvida. Um pai quebrado, invisível no sistema. A arma é só o canal. O verdadeiro gatilho foi apertado anos antes, quando a dor deles foi ignorada pela família, pela sociedade, pela igreja, pela escola, por todos.
PERSONAGENS
Lee Do, interpretado por um impecável Kim Nam-gil, é o coração moral da série. Um ex-militar agora policial, com cicatrizes que não são visíveis, mas que gritam a cada escolha. Ele busca justiça sem perder a ternura, mas vive o conflito entre proteger a lei e compreender quem a quebra por desespero. Ele é o espelho do espectador: você se pergunta até quando eu aguentaria?
Moon Baek (Kim Young-kwang) é o personagem mais perigoso e mais profundo da trama. Um vendedor de armas, sim mas também um justiceiro emocional, um homem dilacerado por perdas que o transformaram em estrategista da dor coletiva. Moon Baek é o caos disfarçado de redenção. Um antagonista que não se vence com algemas, porque ele já perdeu tudo. Ele não quer dinheiro. Ele quer que o mundo sinta o que ele sentiu. Ele quer queimar o sistema inteiro.
E então temos personagens secundários que roubam cenas porque… são reais demais.
Yoo Jung-tae, o certinho que colapsa. Estudantes oprimidos. Donas de casa silenciadas. São arquétipos vivos cada um é um grito abafado que encontrou um megafone.
O maior acerto de Trigger é virar do avesso a pergunta: "por que alguém mata?" E responder com um soco seco: "por que ninguém ouviu antes?"
Esse drama é um dossiê psicológico da sociedade moderna. Ele mostra que há pessoas dormindo ao lado de um vulcão emocional prestes a explodir. Que o que leva alguém a apertar um gatilho não é só raiva — é uma coleção de silêncios, abusos, desamparos, solidões.
É poético e aterrorizante pensar que às vezes uma arma é menos destrutiva do que o que vem antes dela: o desprezo, o descaso, o abandono institucional e afetivo.
“Trigger” assusta porque se parece demais com o mundo real. E não é pela arma em si é pelo estado mental das pessoas. Hoje, quantas estão prestes a explodir e ninguém vê? Quantas já explodiram e a gente só chamou de “gente louca”?
É uma crítica social travestida de série policial. A narrativa diz: se a sociedade continuar ignorando os que estão caindo, vai começar a sangrar de onde menos espera. E será tarde.
De forma quase clínica, o drama mostra o que a psiquiatria já aponta há anos: dor reprimida é pólvora emocional. A série nos mostra o que acontece quando não há acolhimento emocional, quando o cérebro vive em estado de ameaça, quando o cortisol se torna modo de sobrevivência. Cada episódio é um estudo de caso que nenhum consultório conseguiria conter.
E o mais brutal: a série não dá alívio. Não oferece finais felizes açucarados. Ela te deixa no incômodo. Porque a solução real não está na ficção está na vida. Na forma como olhamos os invisíveis, como educamos, como tratamos, como ouvimos.
A moral não é "armas são perigosas". A moral é: gente ignorada é mais perigosa ainda. Porque um corpo que sofre sem voz, vira arma. E gente não nasceu pra atirar. Gente nasceu pra amar. Mas gente ignorada... vira campo de guerra.
Trigger não é só um drama. É um alerta. Um soco ético, psicológico e social.
É a prova de que uma história bem contada pode abrir os olhos, não para as armas que matam, mas para os silêncios que constroem assassinos.
Was this review helpful to you?