Un primo giudizio, ma è una serie che dovrò rivedere
"I desideri del genio" è un fantasy ambizioso che, per atmosfera e intreccio mitologico, potrebbe ricordare Goblin. Tuttavia, a una prima visione risulta piuttosto caotico: un “minestrone” di troppi elementi che rende difficile seguire la trama. La moltitudine di personaggi — principali e secondari — intrecciati tra passato e presente, tra Paesi Arabi, Dubai e Corea, confonde e rende complesso comprendere ruoli e identità. A un certo punto mi sono persa, e probabilmente lo riguarderò con maggiore attenzione per capire davvero dove voglia andare a parare.
Il racconto mescola mito e invenzione, con una cornice a metà tra biblico e fantastico, incentrata sulla lotta eterna tra demoni e angeli. Il protagonista è il Genio, interpretato da Kim Woo Bin, che dà vita a Iblis — o Satana — figura che, come nella fiaba di Aladino, risiede in una lampada e concede tre desideri a chi la possiede. Curiosamente, nel corso della serie il suo nome varia tra Iblin e Satana, suggerendo una natura ambigua ma sostanzialmente negativa. Il suo potere viene usato per mettere alla prova gli esseri umani, di cui non crede nella bontà: il suo scopo è dimostrarne la corruzione e la fragilità morale.
Accanto a lui c’è la protagonista femminile, Ki Ga Yeong, interpretata da Bae Suzy: una ventenne borderline, abbandonata dai genitori spaventati dalla sua mancanza di empatia e dai suoi impulsi distruttivi. Viene però accolta e cresciuta con amore dalla nonna materna e dall’intero villaggio coreano in cui vive.
Nel complesso, I desideri del genio è un’opera visivamente affascinante e ricca di simbolismi, ma anche disorientante: un mosaico di miti, emozioni e ambientazioni che, almeno alla prima visione, risulta difficile tenere insieme.
Il racconto mescola mito e invenzione, con una cornice a metà tra biblico e fantastico, incentrata sulla lotta eterna tra demoni e angeli. Il protagonista è il Genio, interpretato da Kim Woo Bin, che dà vita a Iblis — o Satana — figura che, come nella fiaba di Aladino, risiede in una lampada e concede tre desideri a chi la possiede. Curiosamente, nel corso della serie il suo nome varia tra Iblin e Satana, suggerendo una natura ambigua ma sostanzialmente negativa. Il suo potere viene usato per mettere alla prova gli esseri umani, di cui non crede nella bontà: il suo scopo è dimostrarne la corruzione e la fragilità morale.
Accanto a lui c’è la protagonista femminile, Ki Ga Yeong, interpretata da Bae Suzy: una ventenne borderline, abbandonata dai genitori spaventati dalla sua mancanza di empatia e dai suoi impulsi distruttivi. Viene però accolta e cresciuta con amore dalla nonna materna e dall’intero villaggio coreano in cui vive.
Nel complesso, I desideri del genio è un’opera visivamente affascinante e ricca di simbolismi, ma anche disorientante: un mosaico di miti, emozioni e ambientazioni che, almeno alla prima visione, risulta difficile tenere insieme.
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