One man show
Finalmente l'ho finito. E' il primo pensiero dopo la diciottesima (troppo, troppo) puntata. Sì, avrei dovuto mollarlo prima, molto prima, verso la settima, ottava puntata. Un Helzapoppin sconclusionato, solo per gli amanti del genere. Che genere, poi? thriller? commedia? farsa surreale? C'è pure la storia romantica, cacciata dentro a forza come un sughero nella bottiglia di spumante. No, non fa il botto quando viene aperta perchè, a parte la totale mancanza di feeling tra i due protagonisti, la disparità tra ML e FL è abissale.
Il perchè della assurda costanza nella visione del drama è, in gran parte, nel titolo del commento. Seo In Guk è straordinariamente istrionico nelle diverse facce del suo personaggio. Ex profiler della polizia riciclatosi veggente dopo una ingiusta detenzione è quasi sempre sulla scena con qualche nuovo strampalato piano di indagine, all'inseguimento del serial killer che, anni prima, ha ucciso il suo migliore amico procuratore. Davvero molto bravo e bello da paura anche quando (spesso) ha gli occhi rovesciati all'indietro. Non sono una sua fans ( la mia lista è già troppo lunga) ma guardarlo mentre fa lo sciamano, tra ventagli e salti sui tavoli, con completini eleganti dai colori fantastici o mise improbabili di lamè e oro ( e boxer rosso fuoco!) è un piacere per il quale mi sono trascinata fino all'ultima puntata (dopo la dodici-tredici con un po' di fast forward).
Ho poi apprezzato lo humor di alcune parti di contorno ironiche e, a volte, spiritose: il gruppo dei tre poliziotti della squadra che ha dovuto fare da spalla al disastro della tenente Han (FL) e in particolare Jeong Man Sik, nella parte del capo: sempre sul pezzo con una ironia solida e coerente fatta di parole e sguardi; le bravissime spalle (tre) di SIG nella gestione del Cafè Minamdang e nelle rischiose e assurde azioni di caccia al killer; la piccola parte della potentissima CEO arrapata che insegue il ML con pressanti proposte matrimoniali.
Pregevole anche la colonna sonora e divertenti le citazioni di altri drama: la ajumma ipertecnologica di Healer, qui impersonata dalla giovane sorella del ML e la indimenticabile scena dei due eroi di Goblin che avanzano maestosamente nella nebbia, qui reinterpretata per il salvataggio - si fa per dire - sempre della stessa sorella da un appuntamento amoroso improprio.
Cosa non va assolutamente in questo drama? La caccia al serial killer è troppo complicata e cercare di seguirla fa venire il mal di testa. Non ce la posso fare a seguire una quindicina di personaggi diversi mettendo a fuoco tutti i nomi coreani. Ogni volta che impari, con sforzo, il nome e il viso di un sospetto ecco che le carte in tavola vengono ribaltate e devi ricominciare con un nuovo viso, un nuovo sospetto, un nuovo nome...
La scelta di uno stile narrativo farsesco-surreale come chiave complessiva diventa, alla lunga, stancante e l'implausibilità di troppe situazioni richiede una continua sospensione del cervello (facilitata, in realtà, dal ritmo incalzante dell'azione).
Non va, irrimediabilmente, la protagonista femminile, anche se qui voglio spendere una parola a difesa della povera 'odiosa' FL. E' davvero insulsa, antipatica, petulante. Impersona la onesta, dedita, intelligente e forte detective che...non ne azzecca nemmeno una. Sempre sopra le righe, fuori posto, incoerente. E' l'unica sempre seria in una gabbia di matti con la quale non ha alcuna sintonia e il suo personaggio stride con l'insieme. Ogni volta che compare in scena vorresti che la lasciasse al più presto. Ma perchè per questa povera anima di Oh Yeon Seo gli sceneggiatori scrivono sempre parti così devastanti? ( Anche in A korean odyssey è un po' uno strazio).
La schizofrenia del giudizio è segnalata anche dai voti che accompagnano questo commento: lo spettacolo, in sè, non raggiunge per me la sufficienza anche se il rating delle singole componenti è sempre, anche abbondantemente, sopra. (luglio 2025)
Il perchè della assurda costanza nella visione del drama è, in gran parte, nel titolo del commento. Seo In Guk è straordinariamente istrionico nelle diverse facce del suo personaggio. Ex profiler della polizia riciclatosi veggente dopo una ingiusta detenzione è quasi sempre sulla scena con qualche nuovo strampalato piano di indagine, all'inseguimento del serial killer che, anni prima, ha ucciso il suo migliore amico procuratore. Davvero molto bravo e bello da paura anche quando (spesso) ha gli occhi rovesciati all'indietro. Non sono una sua fans ( la mia lista è già troppo lunga) ma guardarlo mentre fa lo sciamano, tra ventagli e salti sui tavoli, con completini eleganti dai colori fantastici o mise improbabili di lamè e oro ( e boxer rosso fuoco!) è un piacere per il quale mi sono trascinata fino all'ultima puntata (dopo la dodici-tredici con un po' di fast forward).
Ho poi apprezzato lo humor di alcune parti di contorno ironiche e, a volte, spiritose: il gruppo dei tre poliziotti della squadra che ha dovuto fare da spalla al disastro della tenente Han (FL) e in particolare Jeong Man Sik, nella parte del capo: sempre sul pezzo con una ironia solida e coerente fatta di parole e sguardi; le bravissime spalle (tre) di SIG nella gestione del Cafè Minamdang e nelle rischiose e assurde azioni di caccia al killer; la piccola parte della potentissima CEO arrapata che insegue il ML con pressanti proposte matrimoniali.
Pregevole anche la colonna sonora e divertenti le citazioni di altri drama: la ajumma ipertecnologica di Healer, qui impersonata dalla giovane sorella del ML e la indimenticabile scena dei due eroi di Goblin che avanzano maestosamente nella nebbia, qui reinterpretata per il salvataggio - si fa per dire - sempre della stessa sorella da un appuntamento amoroso improprio.
Cosa non va assolutamente in questo drama? La caccia al serial killer è troppo complicata e cercare di seguirla fa venire il mal di testa. Non ce la posso fare a seguire una quindicina di personaggi diversi mettendo a fuoco tutti i nomi coreani. Ogni volta che impari, con sforzo, il nome e il viso di un sospetto ecco che le carte in tavola vengono ribaltate e devi ricominciare con un nuovo viso, un nuovo sospetto, un nuovo nome...
La scelta di uno stile narrativo farsesco-surreale come chiave complessiva diventa, alla lunga, stancante e l'implausibilità di troppe situazioni richiede una continua sospensione del cervello (facilitata, in realtà, dal ritmo incalzante dell'azione).
Non va, irrimediabilmente, la protagonista femminile, anche se qui voglio spendere una parola a difesa della povera 'odiosa' FL. E' davvero insulsa, antipatica, petulante. Impersona la onesta, dedita, intelligente e forte detective che...non ne azzecca nemmeno una. Sempre sopra le righe, fuori posto, incoerente. E' l'unica sempre seria in una gabbia di matti con la quale non ha alcuna sintonia e il suo personaggio stride con l'insieme. Ogni volta che compare in scena vorresti che la lasciasse al più presto. Ma perchè per questa povera anima di Oh Yeon Seo gli sceneggiatori scrivono sempre parti così devastanti? ( Anche in A korean odyssey è un po' uno strazio).
La schizofrenia del giudizio è segnalata anche dai voti che accompagnano questo commento: lo spettacolo, in sè, non raggiunge per me la sufficienza anche se il rating delle singole componenti è sempre, anche abbondantemente, sopra. (luglio 2025)
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