This review may contain spoilers
Sei felice Tae Joo?
E' molto difficile fare un commento per questo eccellente drama, senza rischiare di fare spoiler. Evitate le ultime righe.
Nel 2018 il tenente di polizia Han Tae Joo, a causa di un grave incidente in servizio è in coma, fin dalla prima puntata. Il resto del drama, con una suspence tesa e continua fino all'ultima puntata è il suo tentativo di capire se l'altra vita, quella che sta vivendo nel 1988, nel quale si svolge quasi tutta la storia, sia sogno, realtà, malattia mentale o altro. Misteriose voci lo richiamano di continuo al presente e la sua razionalità viene messa a dura prova.
Nel 1988 si ritrova a lavorare in una stazione di polizia vecchia maniera. Qui la sua estrema rigidità caratteriale e la rigorosa scientificità della sua professionalità ultramoderna (è uomo del R.I.S.) vengono costantemente sfidate dalle approssimazioni procedurali e dalle violenze anche fisiche di una squadra di polizia che è appena uscita, insieme al paese, da una dittatura. Nè può in alcun modo pensare di condividere con i nuovi compagni il suo 'viaggio a ritroso'.
Col passare del tempo il protagonista ha una crescita lenta ma irreversibile verso una difficile serenità e una apertura e disponibilità umane verso gli altri. L'estrema alterità rispetto al mondo esterno che ha caratterizzato la sua esistenza in entrambi i mondi si stempera piano piano in un credibile processo di umanizzazione. In questo lo aiuta la 'squadra' e il lavoro quotidiano di investigazione, in un avvicinamento reciproco, lungo e non senza forti asperità e conflitti.
Jung Kyun Ho è eccezionale nella costruzione di questo percorso esistenziale. Ogni posa, ogni sguardo, ogni piega della bocca si modificano ad ogni nuovo dolore, ad ogni successo, ad ogni mano tesa. E il peso della solitudine cessa man mano di essere un fardello insopportabile. Una interpretazione magistrale.
Ma è tutta la squadra a fare corpo e a costruire, nel tempo, una solida amicizia nel quotidiano lavoro di tenere a bada la criminalità della cittadina. I quattro poliziotti del 1988 (l'ispettore, i due agenti uomini e l'agente donna) offrono una recitazione di alta classe grazie anche alla solidità della sceneggiatura.
Ed è proprio il cameratismo che si cementa tra i protagonisti a reggere la leggerezza scanzonata e lo humor che pervadono molta parte della vicenda.
Da spettatore si può aggiungere che non solo non c'è un momento di noia ma c'è grande tensione per tutte le puntate. Il tentativo di comprendere, insieme al tenente Han, quale sia la 'realtà' che il protagonista sta vivendo e i possibili sviluppi che lo aspettano tiene incollati alla storia senza un momento di tregua. Il romanticismo è appena accennato ma con una grazia e una delicatezza inconsuete.
Ma alla fine bisogna uscirne e a metà della sedicesima puntata (altro plauso alla sceneggiatura che tiene proprio fino all'ultimo) c'è la svolta definitiva.
Ho letto commenti delusi e amareggiati da una scelta narrativa che può lasciare molte domande irrisolte.
Ma a me, nonostante l'evidente difetto logico, è piaciuta molto anche la fine: un tenente Han, irriconoscibile rispetto all'inizio del drama...
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Tae Joo è, finalmente, felice. E io sono molto contenta per lui.
Colonna sonora notevole e alta valutazione per ulteriore visione . (novembre 2025)
Nel 2018 il tenente di polizia Han Tae Joo, a causa di un grave incidente in servizio è in coma, fin dalla prima puntata. Il resto del drama, con una suspence tesa e continua fino all'ultima puntata è il suo tentativo di capire se l'altra vita, quella che sta vivendo nel 1988, nel quale si svolge quasi tutta la storia, sia sogno, realtà, malattia mentale o altro. Misteriose voci lo richiamano di continuo al presente e la sua razionalità viene messa a dura prova.
Nel 1988 si ritrova a lavorare in una stazione di polizia vecchia maniera. Qui la sua estrema rigidità caratteriale e la rigorosa scientificità della sua professionalità ultramoderna (è uomo del R.I.S.) vengono costantemente sfidate dalle approssimazioni procedurali e dalle violenze anche fisiche di una squadra di polizia che è appena uscita, insieme al paese, da una dittatura. Nè può in alcun modo pensare di condividere con i nuovi compagni il suo 'viaggio a ritroso'.
Col passare del tempo il protagonista ha una crescita lenta ma irreversibile verso una difficile serenità e una apertura e disponibilità umane verso gli altri. L'estrema alterità rispetto al mondo esterno che ha caratterizzato la sua esistenza in entrambi i mondi si stempera piano piano in un credibile processo di umanizzazione. In questo lo aiuta la 'squadra' e il lavoro quotidiano di investigazione, in un avvicinamento reciproco, lungo e non senza forti asperità e conflitti.
Jung Kyun Ho è eccezionale nella costruzione di questo percorso esistenziale. Ogni posa, ogni sguardo, ogni piega della bocca si modificano ad ogni nuovo dolore, ad ogni successo, ad ogni mano tesa. E il peso della solitudine cessa man mano di essere un fardello insopportabile. Una interpretazione magistrale.
Ma è tutta la squadra a fare corpo e a costruire, nel tempo, una solida amicizia nel quotidiano lavoro di tenere a bada la criminalità della cittadina. I quattro poliziotti del 1988 (l'ispettore, i due agenti uomini e l'agente donna) offrono una recitazione di alta classe grazie anche alla solidità della sceneggiatura.
Ed è proprio il cameratismo che si cementa tra i protagonisti a reggere la leggerezza scanzonata e lo humor che pervadono molta parte della vicenda.
Da spettatore si può aggiungere che non solo non c'è un momento di noia ma c'è grande tensione per tutte le puntate. Il tentativo di comprendere, insieme al tenente Han, quale sia la 'realtà' che il protagonista sta vivendo e i possibili sviluppi che lo aspettano tiene incollati alla storia senza un momento di tregua. Il romanticismo è appena accennato ma con una grazia e una delicatezza inconsuete.
Ma alla fine bisogna uscirne e a metà della sedicesima puntata (altro plauso alla sceneggiatura che tiene proprio fino all'ultimo) c'è la svolta definitiva.
Ho letto commenti delusi e amareggiati da una scelta narrativa che può lasciare molte domande irrisolte.
Ma a me, nonostante l'evidente difetto logico, è piaciuta molto anche la fine: un tenente Han, irriconoscibile rispetto all'inizio del drama...
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Tae Joo è, finalmente, felice. E io sono molto contenta per lui.
Colonna sonora notevole e alta valutazione per ulteriore visione . (novembre 2025)
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