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Light Shop korean drama review
Completed
Light Shop
1 people found this review helpful
by Dramalia
Mar 5, 2025
8 of 8 episodes seen
Completed 1
Overall 8.0
Story 9.0
Acting/Cast 8.0
Music 7.5
Rewatch Value 6.0
This review may contain spoilers

Una novità rinfrescante in un panorama di drama un po’ tutti uguali

Recensito da: Jade IG: _Dramalia_

Questo drama è sostanzialmente stato diviso da me in tre fasi.
La prima è quella del: “Ma che cazzo sto guardando?!”
Per tre puntate piene, ho vissuto in un incubo di cui non vedevo la fine. Odio profondamente gli horror, non li guardo, mi fanno dormire male la notte e non mi sanno di niente. Non ho mai capito la gente che li guarda per divertimento, assolutamente inconcepibile per me. Perciò, quando ho iniziato questo drama, la mia prima reazione è stata quella di toglierlo e rifugiarmi sotto le coperte, con tutti gli arti al sicuro sotto al piumone, perché i mostri sotto al letto non mi prendessero. La seconda è stata di maledire chi mi aveva costretta a vederlo (sì, lo so che stai leggendo questa recensione, dico a te!). La terza mi ha visto impegnata a non farmi venire un infarto, col cappuccio tirato sopra alla testa come protezione. Vi dico questo in caso siate dei fifoni come me, che mi spavento facilmente per queste cose, ma poi riesco a guardare gente sbudellata senza battere ciglio. Se siete della mia stessa parrocchia, vi consiglio di affrontare le prime tre/quattro puntate col vostro orsetto del cuore stretto al petto, ma vi prometto che se riuscirete ad andare avanti, il drama vi regalerà una profondità e un incredibile quantità di lacrime. Non so se si possa dire che io vi abbia invogliati, ma non posso mentire. Dunque dicevo che la prima parte, oltre a essere un horror, è anche abbastanza incasinata e non si capisce niente. Io personalmente brancolavo nel buio, un po' come i personaggi di questa storia.
In una notte perpetua, in una stradina losca e senza lampioni, con la pioggia che flagella un quartiere popolato da quattro gatti e un cane, inizia la nostra storia perigliosa, fatta di mostri, ingenui protagonisti e un misterioso negozio di lampade, con all’interno un altrettanto misterioso proprietario. Kim Hyun-min è un uomo dalla vita incolore, proprio come il luogo crepuscolare in cui vive, ogni sera scende dall’autobus e incontra una donna con una grossa valigia ad aspettarlo. Lei non parla, non si muove, rimane sotto la pioggia a guardarlo aspettando qualcosa, e lui ogni sera la ignora e torna al suo appartamento solitario, finché un giorno non offre il suo ombrello alla misteriosa donna. I due si recano all’appartamento di lui insieme e lei lì sembra commettere un tremendo omicidio. E come inizio non è neanche troppo orribile, se non che altri fatti altrettanto strani si verificano. L’adolescente Hyung Joo-Woong ogni sera si reca al negozio di lampade a comprare una lampadina per la madre al ritorno da scuola, e ogni sera torna a casa con l’ansia e la paura che l’attanagliano per i loschi incontri che fa lungo la strada. Questi incontri sono “estranei”, almeno è quello che le dice Jung Won-young, il gestore dagli occhiali sempre sul naso, che le raccomanda di fingere che non stia accadendo niente di strano e di ignorarli il più possibile. Ora, dico io, dire una cosa del genere a una ragazzina non è che sia proprio un consiglio rassicurante e non ha fatto altro che aumentare la tensione anche in me, che mi prendevo infarti ogni volta che questa poveraccia incrociava uno di questi “estranei”. In tutto ciò si inserisce anche un’infermiera di terapia intensiva, Kwon Young-ji (Park Bo-young), che pare riuscire a vedere i mostri in questione e ne è giustamente terrorizzata. Insieme ad essi abbiamo anche un altro adolescente, una donna dai tacchi rossi e una scrittrice che si trasferisce nel quartiere, oltre a un detective che non si sa bene che cosa combini e alla madre dell’adolescente che non esce mai di casa. Sono tanti personaggi, ma i dialoghi sono pochissimi e nella prima parte quasi assenti. Ora, mi direte voi, ma questa gente cosa fa? Bella domanda. In questo posto è sempre notte, ci sono i mostri e pare di stare in un film dell’orrore a metà tra “The Ring”, con tanto di Samara, e uno a caso di Hitchcock. Non si capisce perché questi non si trasferiscano e neanche per quale assurdo motivo continuino a comprare lampadine a iosa che puntualmente si fulminano. Sembra infatti che sia la luce a tenere lontani i mostri e che senza di essa i protagonisti subiscano le peggiori pene dell’inferno.
Arriviamo dunque alla seconda parte, chiamata anche: “Ho bisogno di risposte!”
Sì, perchè le puntate 5-6 sono incomprensibili. Non si capisce più niente, non si sa se gli “estranei” siano cattivi, se non lo siano, se siano tutti morti, come funzioni quel mondo incasinato e soprattutto cosa diamine abbiano a che fare l’infermiera e il detective con tutto ciò. Le risposte ovviamente non arrivano neanche per sbaglio, lasciando lo spettatore a scervellarsi come un matto per trovare un senso logico a tutto ciò, quando sembra non averlo. In compenso però smette di essere un horror. Lentamente si capisce che i mostri non sono affatto mostri, ma anime errabonde che non sono passate oltre, rimanendo in quello che è a tutti gli effetti una specie di limbo per i non morti, ovvero coloro che sono in terapia intensiva in coma. Queste persone vagano nel crepuscolo, senza sapere cosa gli sia successo, senza poter tornare indietro, soffrendo di quei dolori che li hanno costretti in ospedale. Tutti vivono lì e il proprietario del negozio di lampade è colui che possiede le lampadine della loro vita, la speranza, la forza di volontà che può permettere loro di tornare indietro. Ma col cavolo che viene spiegato subito! Quindi, ringraziatemi per avervi dato delucidazioni, perchè io sono rimasta fino alla puntata sette a brancolare nel crepuscolo con questi disperati, confusa da morire.
Finalmente poi approdiamo alla terza parte, chiamata anche: “Lacrime a iosa.”
Se gli ho dato un titolo del genere, potete immaginare che le storie di queste persone vengono rivelate. Ognuno di loro è lì in seguito a un incidente tremendo in autobus. Erano tutti passeggeri e a causa di un malfunzionamento dei freni, il mezzo si è schiantato nel fiume, trascinandoli tutti sul fondo. La maggior parte sono finiti in coma, ma alcuni sono morti. Coloro che hanno perso la vita cercano in qualche modo di costringere coloro in coma a risvegliarsi, e qual è l’unico modo per farlo? Trovare la propria lampadina nel negozio illuminato di propria volontà e risvegliarsi. Ora, le storie di questi personaggi sono tremende, mi hanno spezzato il cuore e fatta piangere tantissimo, quindi io vi consiglio di avventurarvi nella visione di questo drama solo ed esclusivamente se avete il pelo sullo stomaco, perchè è estremamente complesso, profondo e toccante. Se all’inizio ero fortemente scettica, alla fine ho amato tantissimo la struttura intricata e ben dosata delle informazioni date, che creano un’atmosfera di tensione unica. “Light Shop” è una piccola perla luminosa, in uno scenario crepuscolare di drama tutti uguali, che regala ansia, paura, dolore e domande in egual misura. Vorrei dire che c’è un lieto fine per tutti, ma mentirei. Il finale del drama è aperto, lasciando il posto a innumerevoli domande e forse a una seconda stagione, anche se secondo me non servirebbe. E’ giusto lasciare del mistero, come in ogni istante di questi otto episodi adrenalinici. Attraverso la fotografia, i colori, i suoni e interpretazioni magistrali degli attori, nonché una regia da brivido, “Light Shop” è sicuramente uno di quei prodotti che vale la pena vedere e che rappresentano una novità rinfrescante in un panorama di drama un po’ tutti uguali che iniziavano a stancarmi. Armatevi di forza di volontà e guardatelo, perché ne vale la pena e poi vorrei la vostra opinione riguardo al finale della coppia di amanti. Ho qualche teoria che non voglio spoilerare, ma se qualcuno l’ha guardato, aspetto i commenti e le speculazioni!
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