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Marry My Husband korean drama review
Completed
Marry My Husband
0 people found this review helpful
by Dramalia
23 days ago
16 of 16 episodes seen
Completed
Overall 8.5
Story 8.0
Acting/Cast 9.0
Music 9.0
Rewatch Value 9.0
This review may contain spoilers

Personaggi complessi, attori strepitosi.

Recensito da: Jade Profilo IG: _Dramalia_

Ho iniziato a scrivere questa recensione due volte, ed entrambe le volte ho cancellato tutto quello che avevo messo nero su bianco. Per qualche motivo, non so quale, non riesco ad esprimere come mi sento in merito a questo drama. Sarà per la complessità dei personaggi, per la trama arzigogolata, per l’immensa bravura degli attori o per il tempo sorprendentemente lungo che mi ci è voluto per finirlo, ma dare una descrizione definita mi pareva uno scoglio complesso. Perciò mi sono trovata a dovermi chiedere se mi fosse effettivamente piaciuto il drama e la risposta è stata: sì, ma con riserva.
La trama è innanzitutto il grande punto di forza e anche la debolezza del drama in sé. Non fraintendetemi, è fatta davvero bene, tutto torna nella sua complessità, nei suoi tranelli, nelle sue mosse e contromosse come in una partita di scacchi, ma a volte risulta veramente troppo lenta e pesante. Ma andiamo con ordine, se ci riesco.
Park Ji-Won è una donna malata di cancro, praticamente in fin di vita, a cui un giorno viene detto che il marito non ha pagato le parcelle e che per continuare a usufruire delle cure deve rintracciarlo e fargli sborsare i soldi, altrimenti non potrà restare. Sconvolta, cerca di chiamarlo, ma il simpaticone non ha alcuna intenzione di rispondere. Già da qui sappiamo che non vincerà mai il premio “marito dell’anno”. Prende dunque un taxi e, non si sa con che forza, si trascina fino al suo appartamento dopo aver avuto una strana conversazione con il conducente. Trova quindi il marito, uno scansafatiche di prima categoria, a letto con la sua unica e migliore amica dai tempi delle scuole. I due non solo le hanno mentito e l’hanno tradita, ma meditano di intascare l’assicurazione sulla vita al momento della sua morte e se la ridono bellamente alle sue spalle, fantasticando sui modi di accelerare la sua dipartita. In un primo momento il suo istinto le suggerisce di andarsene, di chinare il capo come ha sempre fatto nella sua misera vita di abnegazione, invece li affronta a muso duro e, in seguito a una colluttazione violenta, batte la testa sul tavolino di vetro e muore. Si risveglia però nel 2013, dieci anni prima del fatto, nel suo posto di lavoro, col suddetto marito traditore che ancora è solo un fidanzato che la fissa. Ovviamente ha una specie di crollo emotivo, impazzisce e sclera di brutto (come darle torto, se mi svegliassi dieci anni prima, con la consapevolezza di tutto il mio futuro, sicuramente mi prenderebbe un colpo), strillando come una pazza e fuggendo scalza dall’ufficio. Interviene il suo capo, tale Yu Ji-Hyuk (Na In-woo) che cerca di fermarla e comprendere i motivi di tale collasso emotivo tutto a un tratto. Ovviamente lei non può dire che è appena morta e tornata indietro nel tempo, ma cerca di comprendere cosa le sia successo, con scarsi risultati. Sa solo che il tassista non era altro che il defunto padre e in un modo o nell’altro ha avuto un ruolo nella faccenda. Appurato che non è un sogno, che è sveglia e che non è in coma in qualche ospedale, Ji-Won capisce che quella che sta vivendo è una seconda occasione, quella per essere felice e cambiare un destino a dir poco schifoso. (Sì, lo so, avrei potuto usare parole più poetiche, ma diciamoci le cose come stanno, questa poveraccia aveva una vita di merda e bisogna pur ammetterlo). Con una memoria da elefante, ricorda ogni cosa che le sia accaduta e non solo, è abbastanza sveglia per investire dei soldi nelle compagnie che sa avranno successo. Posso solo dire che anche io avrei fatto lo stesso e sfido chiunque altro a dire il contrario. Comunque, dopo aver messo i suoi soldi a fruttare, fatto un controllo per escludere di avere già il cancro, comincia a liberarsi della zavorra. Prova a lasciare il fidanzato, Lee Min-Hwan (Lee Yi-Kyung), ma le cose non vanno proprio come si era aspettata. Comprende dunque, in seguito a un incidente, che il destino non può essere cambiato, alcune cose devono accadere, ma se non vuole che accadano a lei, qualcuno deve pur prendersele. Perciò inizia a tramare, con l’aiuto di Yu Ki-hyuk, anche lui tornato indietro dalla morte. Il bel Ceo diventa a tutti gli effetti la sua spada e il suo scudo, la sua ancora di salvezza e il suo rifugio sicuro, in un mare di intrighi pieno di squali affamati. Ji-Won si tramuta nell’eroina della sua storia, lascia perdere la vecchia sé stessa, pavida e sottomessa, per indossare i panni della donna forte e determinata. Lentamente si libera delle vestigia del suo passato e risorge come una persona nuova. La faccenda si fa sempre più complessa via via che il drama procede, gli intrighi, i tradimenti, i sotterfugi più intricati e, se da prima la faccenda era solo romantica, alla fine si assiste a un vero e proprio susseguirsi di minacce di morte, tentati omicidi e la faccenda degenera totalmente con l’arrivo della promessa sposa di Ji-Hyuk, una pazza scatenata che praticamente fa fuori tutti senza rimorsi. Ora, perché ho detto che la trama è il punto di forza di questo drama ma anche un suo limite? Perché il titolo in sé suggerisce un certo tipo di svolgimento che effettivamente abbiamo per un certo periodo, poi tutto degenera e diventa davvero tanto esagerato. Per un drama sul cambiare il futuro, sulla rinascita, sulla scoperta di sé stessi, omicidi e occultamenti di cadaveri forse sono stati un pochino troppi. L’ho trovato vagamente noioso verso la fine, poco in linea con la storia fino a quel momento. E’ vero che i personaggi coinvolti sono praticamente tutti dei pazzi senza morale, alcuni da ricovero immediato in un manicomio, ma l’aggiunta dell’ex di Ji-Hyuk è stata una scelta a mio parere che si poteva evitare. Per allungare il brodo, esagerare tutto, non serviva certo lei. Fatto sta che in questo drama non ce n’è uno normale. Min-Hwan è violento, viziato, attaccato ai soldi in maniera patologica, un essere senza spina dorsale che si diverte a prendersela con i più deboli, solo per un bisogno di affermazione personale. Su-Min, la migliore amica, è ossessionata da Ji-Won al punto che brama ogni cosa che è sua, vuole che la veneri e abbia bisogno di lei, ma allo stesso tempo nutre un odio viscerale nei suoi confronti, che la portano a sabotarla in modo che non possa avere altri che lei. Solo con questi due personaggi posso tranquillamente dire che la caratterizzazione è andata oltre i soliti standard, raggiungendo un livello di complessità unico, a cui i due attori hanno fatto ampiamente onore con la loro recitazione. Sono entrambi sublimi, entrambi perfettamente calati nei ruoli e sinceramente li ho trovati spesso più bravi degli attori protagonisti. Non che Park Min-Young non sia stata bravissima, così come Na In-Woo, perché lo sono stati, ma semplicemente gli altri avevano ruoli così pregni di follia, dolore e complessità, da surclassarli in più di un’occasione. A volte, per quanto sia bravo un attore, il ruolo interpretato fa la differenza e qui si è sentito tutto il peso della sceneggiatura. Personalmente, nei drama precedenti che aveva fatto, Park Min-Young non mi aveva convinta, a tratti delusa, perciò ero molto curiosa di vederla in questa interpretazione, per capire se, quando aveva interpretato la Segretaria Kim, fosse stata così convincente per la presenza di Seo Nazionale o se fosse effettivamente talentuosa. Posso dire che qui mi è piaciuta moltissimo, si è calata nel ruolo alla perfezione, sia quando ha interpretato la donna sottomessa e vessata, sia quando ha cambiato completamente faccia, diventando forte e sicura di sé, con tutte le fragilità del caso. Ha anche perso moltissimo peso per impersonare una malata terminale e la sua dedizione al ruolo le è sicuramente valsa la mia ammirazione. Ma veniamo a Na In-Woo, una scoperta che so a molte di voi è piaciuta particolarmente. Personalmente non lo trovo così affascinante da impazzire per lui, ma credo sia un grande attore, con possibilità future interessanti. Il suo ruolo l’ho trovato calzante, perché mi sembra proprio il tipo da green flag, ma secondo me la chimica tra i due non è così travolgente come mi sarebbe piaciuto vedere. La Park ha sicuramente avuto coprotagonisti con cui aveva più chimica, ma qui si parla di un amore dolce, che nasce dalle difficoltà e unisce, e quindi non sono proprio scontenta. Quindi alla fine mi è piaciuto il drama o no? Sì, vale sicuramente la pena vederlo, se non altro per apprezzare la recitazione magistrale di tutti gli attori coinvolti, ma avrei preferito qualche puntata in meno, in modo da snellire una trama appesantita dai troppi intrighi e macchinazioni.
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