This review may contain spoilers
Una chicca troppo poco conosciuta
Recensito da: Effe IG: _Dramalia_
“Il Divorzista” è uno di quei drama assolutamente sottovalutati all’interno del panorama Netflix. Poco pubblicizzato, forse anche perché non vanta nomi conosciutissimi all’interno del suo cast, è invece una piccola chicca di 12 episodi che trova il suo sviluppo all'interno dell’universo dei legal-drama. Per certi versi ricalca un pochino sia “Avvocata woo” che “One Dollar Lawyer”, nessuna sindrome di asperger o personalità eccentriche all’orizzonte, sia chiaro, ma sicuramente un protagonista molto particolare, sia nell’aspetto che nei modi. L’avvocato Shin è infatti un ex professore di pianoforte che dalla Germania, dopo la morte prematura della sorella, è tornato in Corea e nella metà del tempo utile è riuscito a prendere l’abilitazione come avvocato, abbandonando dunque il suo mestiere e passione. Comunque estremamente appassionato di musica, e grande fan del genere trot, è espertissimo in casi di divorzio, si occupa principalmente di situazioni controverse, socialmente ritenute discutibili o immorali. Il primo caso è quello che vede come protagonista una famosissima dj, Lee Seo-jin, che, vessata dall’estrema e assolutamente condannabile gelosia del marito, finisce per tradirlo con un giovane chef che pubblica un video di un loro incontro intimo. La gogna mediatica piomba sulla donna come una ghigliottina nell’epoca della rivoluzione francese, le dita puntate, gli sguardi, gli assalti, le battutine, i giudizi si sprecano, ma il desiderio di Seo-jin non è quello di riscattarsi, bensì di ottenere la custodia del figlio, così da allontanarlo dal marito manipolatore. Rifiutata da tutti gli avvocati, Shin Sung-han, colpito dall'amore materno, la difende e vince la causa con astuzia e arguzia, dimostrando di fatto di essere un uomo dalle vedute aperte e con una dialettica e una capacità professionale fuori dal comune, caratteristiche che lo porteranno a condurre altri casi difficili quanto questo: mogli schiavizzate, mariti imbrogliati, adolescenti arrabbiati che lottano contro l’abbandono. Ogni caso è interessante, emotivamente coinvolgente e presenta una morale sociale, ancora una volta infatti al centro è stato messo anche il pregiudizio e il giudizio sociale. Un uomo umiliato, massacrato, e diffamato dal pubblico, affamato spettatore di disgrazie altrui, coadiuvato da un giornalismo becero che persino nel momento in cui la verità viene a galla non si ferma, ma pretende che ad essere “giustiziato” sia la vittima ora divenuta carnefice, così da accontentare l’appetito dello spettatore medio. E’ chiaro l’intento di far emergere, tra le storie, ancora una volta la problematica di un giornalismo più intento al gossip che ai fatti di mera cronaca e al conseguente assalto perpetrato dalla gente nei confronti di quelli che, nonostante siano innocenti fino a prova contraria, vengono comunque dipinti come mostri moderni dalle sapienti dita di chi più che a caccia di notizie, oggi, si dimostra a caccia di like e consensi. Oltre a ciò però, trova dislocazione anche la vera storia principale del drama che vede l’avvocato Shin lottare per la custodia del nipote, figlio della sorella deceduta in un incidente stradale dopo aver ricevuto una telefonata da un utente sconosciuto il giorno stesso in cui ha perso in tribunale la custodia del bambino. Il piccolo, inserito in un contesto familiare prettamente di facciata, assolutamente privo di amore e comprensione, sviluppa un disturbo bulimico e depressivo, inducendo quindi lo zio a intervenire, cosa che lo porta, come di consueto, a scoperchiare il classico“vaso di Pandora”.
Personalmente posso dirvi che ho incredibilmente apprezzato questo drama, che ritengo davvero ingiustamente sottovalutato. Ogni storia mi ha commosso e lasciato delle domande morali, ma quello che davvero mi ha scaldato il cuore in questi 12 episodi è stato il rapporto fraterno tra i 3 protagonisti. In questo drama di amore sentimentale ce n’è poco, ma di amore filiale e fraterno se ne abbonda. Sung-han e i suoi amici, Jeonk-sik e Hyung-geun, rappresentano il più bel rapporto di amicizia che ad oggi sia mai stato a mio avviso rappresentato. Il loro modo di condividere ogni situazione, di sostenersi sempre, di aiutarsi e di sacrificarsi gli uni per gli altri, la loro comprensione reciproca, persino mentre sono al telefono senza il bisogno che uno di loro parli, è qualcosa che è andato oltre a qualsiasi tipo di sentimento a cui siamo abituati. La loro amicizia mi ha scaldato il cuore e l’anima, mi ha fatto pensare a quanto meravigliosa potrebbe essere la vita se, nonostante le disgrazie, qualcuno camminasse accanto a noi con la stessa connessione che questi tre uomini hanno portato sullo schermo. Commoventi, dolci, divertenti, così “familiari” da non avermi fatto sentire la mancanza di una relazione amorosa tra il protagonista e Seo-jin, relazione che, detto tra noi, avrei comunque apprezzato e che credo fermamente sarebbe stata bene nel contesto, ma di cui in verità non ho sentito davvero la mancanza. “Il divorzista” è dunque un drama che vi consiglio profondamente, è un racconto che evidenzia un’altalena di emozioni in maniera impeccabile, anche attraverso la musica classica e trot (un genere di musica coreana popolare insediatosi dopo l’occupazione giapponese, mi sono informata!) che infondono in ogni scena, lacrimevole o meno, un’intensità assolutamente speciale.
Questo è un drama visibilmente studiato, ricercato e ben realizzato che vi consiglio di vedere, senza ombra di dubbio.
“Il Divorzista” è uno di quei drama assolutamente sottovalutati all’interno del panorama Netflix. Poco pubblicizzato, forse anche perché non vanta nomi conosciutissimi all’interno del suo cast, è invece una piccola chicca di 12 episodi che trova il suo sviluppo all'interno dell’universo dei legal-drama. Per certi versi ricalca un pochino sia “Avvocata woo” che “One Dollar Lawyer”, nessuna sindrome di asperger o personalità eccentriche all’orizzonte, sia chiaro, ma sicuramente un protagonista molto particolare, sia nell’aspetto che nei modi. L’avvocato Shin è infatti un ex professore di pianoforte che dalla Germania, dopo la morte prematura della sorella, è tornato in Corea e nella metà del tempo utile è riuscito a prendere l’abilitazione come avvocato, abbandonando dunque il suo mestiere e passione. Comunque estremamente appassionato di musica, e grande fan del genere trot, è espertissimo in casi di divorzio, si occupa principalmente di situazioni controverse, socialmente ritenute discutibili o immorali. Il primo caso è quello che vede come protagonista una famosissima dj, Lee Seo-jin, che, vessata dall’estrema e assolutamente condannabile gelosia del marito, finisce per tradirlo con un giovane chef che pubblica un video di un loro incontro intimo. La gogna mediatica piomba sulla donna come una ghigliottina nell’epoca della rivoluzione francese, le dita puntate, gli sguardi, gli assalti, le battutine, i giudizi si sprecano, ma il desiderio di Seo-jin non è quello di riscattarsi, bensì di ottenere la custodia del figlio, così da allontanarlo dal marito manipolatore. Rifiutata da tutti gli avvocati, Shin Sung-han, colpito dall'amore materno, la difende e vince la causa con astuzia e arguzia, dimostrando di fatto di essere un uomo dalle vedute aperte e con una dialettica e una capacità professionale fuori dal comune, caratteristiche che lo porteranno a condurre altri casi difficili quanto questo: mogli schiavizzate, mariti imbrogliati, adolescenti arrabbiati che lottano contro l’abbandono. Ogni caso è interessante, emotivamente coinvolgente e presenta una morale sociale, ancora una volta infatti al centro è stato messo anche il pregiudizio e il giudizio sociale. Un uomo umiliato, massacrato, e diffamato dal pubblico, affamato spettatore di disgrazie altrui, coadiuvato da un giornalismo becero che persino nel momento in cui la verità viene a galla non si ferma, ma pretende che ad essere “giustiziato” sia la vittima ora divenuta carnefice, così da accontentare l’appetito dello spettatore medio. E’ chiaro l’intento di far emergere, tra le storie, ancora una volta la problematica di un giornalismo più intento al gossip che ai fatti di mera cronaca e al conseguente assalto perpetrato dalla gente nei confronti di quelli che, nonostante siano innocenti fino a prova contraria, vengono comunque dipinti come mostri moderni dalle sapienti dita di chi più che a caccia di notizie, oggi, si dimostra a caccia di like e consensi. Oltre a ciò però, trova dislocazione anche la vera storia principale del drama che vede l’avvocato Shin lottare per la custodia del nipote, figlio della sorella deceduta in un incidente stradale dopo aver ricevuto una telefonata da un utente sconosciuto il giorno stesso in cui ha perso in tribunale la custodia del bambino. Il piccolo, inserito in un contesto familiare prettamente di facciata, assolutamente privo di amore e comprensione, sviluppa un disturbo bulimico e depressivo, inducendo quindi lo zio a intervenire, cosa che lo porta, come di consueto, a scoperchiare il classico“vaso di Pandora”.
Personalmente posso dirvi che ho incredibilmente apprezzato questo drama, che ritengo davvero ingiustamente sottovalutato. Ogni storia mi ha commosso e lasciato delle domande morali, ma quello che davvero mi ha scaldato il cuore in questi 12 episodi è stato il rapporto fraterno tra i 3 protagonisti. In questo drama di amore sentimentale ce n’è poco, ma di amore filiale e fraterno se ne abbonda. Sung-han e i suoi amici, Jeonk-sik e Hyung-geun, rappresentano il più bel rapporto di amicizia che ad oggi sia mai stato a mio avviso rappresentato. Il loro modo di condividere ogni situazione, di sostenersi sempre, di aiutarsi e di sacrificarsi gli uni per gli altri, la loro comprensione reciproca, persino mentre sono al telefono senza il bisogno che uno di loro parli, è qualcosa che è andato oltre a qualsiasi tipo di sentimento a cui siamo abituati. La loro amicizia mi ha scaldato il cuore e l’anima, mi ha fatto pensare a quanto meravigliosa potrebbe essere la vita se, nonostante le disgrazie, qualcuno camminasse accanto a noi con la stessa connessione che questi tre uomini hanno portato sullo schermo. Commoventi, dolci, divertenti, così “familiari” da non avermi fatto sentire la mancanza di una relazione amorosa tra il protagonista e Seo-jin, relazione che, detto tra noi, avrei comunque apprezzato e che credo fermamente sarebbe stata bene nel contesto, ma di cui in verità non ho sentito davvero la mancanza. “Il divorzista” è dunque un drama che vi consiglio profondamente, è un racconto che evidenzia un’altalena di emozioni in maniera impeccabile, anche attraverso la musica classica e trot (un genere di musica coreana popolare insediatosi dopo l’occupazione giapponese, mi sono informata!) che infondono in ogni scena, lacrimevole o meno, un’intensità assolutamente speciale.
Questo è un drama visibilmente studiato, ricercato e ben realizzato che vi consiglio di vedere, senza ombra di dubbio.
Was this review helpful to you?


