Un thriller con la T maiuscola e un protagonista d'eccellenza
Un thriller nel vero senso della parola (finalmente!), dai risvolti imprevedibili e capace di far dubitare - a turno - di tutti quanti, in certi casi anche più volte. Si associano poi tinte particolarmente forti, nei riferimenti e nei dati di fatto - se siete sensibili alle dita mozzate non è il drama che fa per voi, insomma - a delineare una vicenda complessa e ricca di intrighi, dove fatti e persone non sono mai quelli che sembrano.
Non è il mio genere preferito, ma se fatto bene - come in questo caso - è sempre una visione molto gradita. Posso dire che ha catturato l'attenzione davvero dall'inizio alla fine, e non mi capitava da molto tempo.
Storia complessa, che va seguita con attenzione e che intreccia le vicende poliziesche del presente a indagini del passato, sempre in bilico tra quella che è la professione, la vita privata e le storie personali di un gruppo di conoscenti, abitanti di una cittadina dove il non detto aleggia costantemente e dove il nuovo arrivato si ritrova a fare i conti con molteplici e intricate realtà. Una serie davvero ben strutturata e ben ideata, insomma.
Molti i colpi di scena davvero imprevedibili e, di svolta inaspettata in svolta inaspettata ci si avvicina sempre di più alla verità, percorrendo una strada tortuosa che non pecca quasi mai nella coerenza, la cui conclusione devo ammettere non mi ha lasciata pienamente soddisfatta: con le aspettative caricate a mille episodio dopo episodio, arrivare finalmente al dunque non è stato appagante come pensavo, gli incastri funzionano ma potevano funzionare meglio e risultare davvero spettacolari.
Il vero punto di forza del drama è però il cast, dove spicca un Shin Ha Kyun fantastico come non mai: attore davvero ma davvero brillante e poliedrico, capace di costruire personaggi unici e indimenticabili. Il suo Lee Dong Sik è al contempo carismatico e inquietante, suscita solidarietà e comprensione, a volte compassione, ma al tempo stesso timore e inquietudine, con quei sorrisetti da soggetto psichiatrico, sguardi che sembrano scrutare oltre quello che gli altri vedono, azioni apparentemente sconclusionate, delle volte esagerate e folli, ma in realtà sempre ponderate. Abbiamo poi il nuovo arrivato, Han Joo Won, interpretato da un validissimo Yeo Jin Goo: una coppia ben equilibrata, che parte in netto contrasto e facendo scintille per sviluppare via via un rapporto di stima, comprensione e fiducia. Una Bromance di tutto rispetto, insomma.
Ben delineati, anche se non altrettanto strepitosi, i personaggi secondari (un plauso particolare agli interpreti di Yoo Jae Yi e Kang Jin Mook).
In conclusione, un thriller che merita - forse senza rewatch già che perderebbe tutto il fascino - e una prova di recitazione davvero eccellente del protagonista.
Non è il mio genere preferito, ma se fatto bene - come in questo caso - è sempre una visione molto gradita. Posso dire che ha catturato l'attenzione davvero dall'inizio alla fine, e non mi capitava da molto tempo.
Storia complessa, che va seguita con attenzione e che intreccia le vicende poliziesche del presente a indagini del passato, sempre in bilico tra quella che è la professione, la vita privata e le storie personali di un gruppo di conoscenti, abitanti di una cittadina dove il non detto aleggia costantemente e dove il nuovo arrivato si ritrova a fare i conti con molteplici e intricate realtà. Una serie davvero ben strutturata e ben ideata, insomma.
Molti i colpi di scena davvero imprevedibili e, di svolta inaspettata in svolta inaspettata ci si avvicina sempre di più alla verità, percorrendo una strada tortuosa che non pecca quasi mai nella coerenza, la cui conclusione devo ammettere non mi ha lasciata pienamente soddisfatta: con le aspettative caricate a mille episodio dopo episodio, arrivare finalmente al dunque non è stato appagante come pensavo, gli incastri funzionano ma potevano funzionare meglio e risultare davvero spettacolari.
Il vero punto di forza del drama è però il cast, dove spicca un Shin Ha Kyun fantastico come non mai: attore davvero ma davvero brillante e poliedrico, capace di costruire personaggi unici e indimenticabili. Il suo Lee Dong Sik è al contempo carismatico e inquietante, suscita solidarietà e comprensione, a volte compassione, ma al tempo stesso timore e inquietudine, con quei sorrisetti da soggetto psichiatrico, sguardi che sembrano scrutare oltre quello che gli altri vedono, azioni apparentemente sconclusionate, delle volte esagerate e folli, ma in realtà sempre ponderate. Abbiamo poi il nuovo arrivato, Han Joo Won, interpretato da un validissimo Yeo Jin Goo: una coppia ben equilibrata, che parte in netto contrasto e facendo scintille per sviluppare via via un rapporto di stima, comprensione e fiducia. Una Bromance di tutto rispetto, insomma.
Ben delineati, anche se non altrettanto strepitosi, i personaggi secondari (un plauso particolare agli interpreti di Yoo Jae Yi e Kang Jin Mook).
In conclusione, un thriller che merita - forse senza rewatch già che perderebbe tutto il fascino - e una prova di recitazione davvero eccellente del protagonista.
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