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  • Gender: Female
  • Location: Italy
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  • Awards Received: Finger Heart Award1
Numbers korean drama review
Completed
Numbers
0 people found this review helpful
by Lynnea
Jun 16, 2025
12 of 12 episodes seen
Completed
Overall 8.5
Story 8.0
Acting/Cast 9.0
Music 8.0
Rewatch Value 8.0
This review may contain spoilers

Valida serie tra numeri e revisori dei conti, oltre a un cattivo con gli attributi

Secondo kDrama che ho visto negli ultimi mesi incentrato sull'insolita figura dei revisori dei conti e per la seconda volta mi sono trovata davanti a una serie sorprendentemente meritevole. Aspetto singolare, già che l'ambientazione porterebbe a pensare a qualcosa di potenzialmente noioso e piatto. E invece ne esce una serie accattivante, così come successo con "The Auditors/Thank You". Forse, a fare la differenza, è proprio la consapevolezza di trattare un tema che necessita un'attenta valorizzazione e un impegno non trascurabile per agganciare l'interesse dello spettatore. Un'accortezza che - mi viene da pensare - è forse troppo spesso ritenuta non necessaria in quelle moltissime serie dagli spunti anche innovativi ma dove vi è quasi l'illusione che basti un'idea originale a garantire un buon risultato, quasi che una serie si costruisca e stia in piedi quasi da sola.
Tornando a "Numbers"...Come dice il titolo, i numeri qui la fanno da padrone. Numeri che sono si oggettivi e precisi, numeri ai quali non si scappa, ma numeri che possono essere interpretati da chi ha quindi il potere di decidere le sorti di intere aziende. Un ruolo difficile e insidioso, dove l'essere "giusti" non va sempre a braccetto col classico concetto di giustizia. Il drama ruota attorno alle figure principali di una famosa compagnia, la Taeil Accounting, che vede tra le new entry uno dei protagonisti, un giovane ragazzo animato dal proposito della vendetta e divenuto revisore proprio per far sì che il personaggio corrotto di turno paghi per le proprie malefatte. Questo ci porta dritti al nostro cattivo, e che cattivo! Un cattivo di prim'ordine, con un (come sempre) formidabile Choi Min Soo nei panni del vicedirettore commerciale Han Je Kyun. Un personaggio con gli attributi, avido e scaltro, disposto a tutto per soddisfare la sua brama di soldi e di potere. Elegante, autorevole nella sua compostezza, nei suoi sorrisetti taglienti e sguardi affilati che lancia da dietro le lenti di quegli occhiali che spesso rimette in posizione, in un gesto che - come molti altri - si impara presto a leggere. Poi abbiamo il figlio, interpretato da un sempre imponente, rigidamente affascinante Choi Jin Hyuk, che veste il ruolo di un revisore onesto e intelligente, tenuto sotto scacco da quel padre che ha imparato a detestare: cercherà in tutti i modi non solo di smarcarsi dalla sua ombra, ma intraprenderà una vera e propria guerra padre-figlio senza esclusione di colpi. Trova quindi spazio una simpatica Bromance tra lui e il nuovo giovane arrivato, sebbene le aspettative dei primissimi episodi non trovino una giusta evoluzione nel corso della serie, limitandosi a qualche simpatico richiamo del rapporto tra i due tra un episodio e l'altro. A entrambi viene poi fornita una donzella, per il primo un vecchio amore finito drasticamente e mai dimenticato, per il secondo una giovane impiegata che si rivelerà un'affidabile spalla e valido elemento della schiera dei buoni.
Se da una parte abbiamo quindi un cast eccellente (soprattutto i due Choi, nessuna parentela tra loro, per chi se lo stesse chiedendo), dall'altra non mancano però i difetti, in primis i riferimenti troppo specifici e dettagliati su indici, acquisizioni, liquidazioni e quant'altro, che si rivelano in certi momenti forse un po' troppo complessi da comprendere per chi non è ferrato di suo sull'argomento. Qualche intoppo poi su alcune dinamiche riguardanti gli altri personaggi, soprattutto Jang Ji Soo: la sua ricomparsa stride troppo con l'immagine con la quale era stata introdotta, abbiamo già il giovane revisore quale mente brillante capace di inventarsi revisore quasi dall'oggi al domani, che anche lei - sempre per propositi di vendetta - sia diventata nel giro di una manciata di anni una figura di prestigio di un'importante e potente azienda, sembra davvero poco credibile. Se sei arrabbiato, puoi trasformarti in breve tempo in una figura ad hoc, super competente, e mettere così i bastoni tra le ruote ai cattivi. Anche meno, grazie. Ji Soo rientra in scena fredda e distaccata come un ghiacciolo - anche troppo - per passare al lento disgelo man mano che comprende come sono andate veramente le cose. Il figlio segreto è forse l'elemento peggio gestito del drama: spunta fuori dal nulla, una carta sulla quale anche il vicedirettore farà ben poca leva. Anche la reazione di Seung Jo quando scopre di essere diventato padre è poco credibile: non fa domande, accantona la questione e insieme a Ji Soo continuano la lotta contro il vicepresidente mentre il bimbo in questione resta relegato chissà dove e con chissà chi.
Altri personaggi secondari invece sono invece stati delineati con maggiore precisione: elemento comune quasi a tutti è quello di non essere mai completamente del tutto innocenti, con errori passati per i quali giunge il momento di fare ammenda.
Per i fan dei romance come la sottoscritta, va' precisato che qui non c'è altro che un debole accenno... Ma va bene così: non è l'obiettivo del drama, che punta invece a farsi apprezzare per altro.
Il personaggio meglio riuscito e più carismatico è sorprendentemente il cattivo: il vicedirettore è davvero una figura complessa, che non si può non condannare ma al contempo che suscita curiosità e interesse. Singolare come non si accanisca sul proprio figlio, mentre questo fa di tutto per farlo finire in prigione. Emblematica in tal senso è la sua affermazione "la tua fortuna è essere mio figlio, la mia sfortuna è che tu sia mio figlio". Non c'è affetto o senso paterno, ma un'egoistica scelta di avere al proprio fianco il sangue del suo sangue (un concetto che si avvicina molto a quello di fitness darwiniana). La scena finale al parco giochi è un po' un colpo basso: mostra un inaspettato e unico momento di umanità, senza occhiali e senza maschera, mentre sta brevemente seduto su una panchina a osservare a distanza il nipote che non avrà mai modo di conoscere (e nemmeno l'interesse a farlo). Si tratta però di un minuscolo frangente, senza un vero rimpiante: subito dopo tornerà ad essere quello di sempre, di nuovo dedito ai suoi noti giochi di potere. Il male non vince sempre, ma sicuramente resta in agguato.
Concludendo, una serie che mi è piaciuta molto, pur con qualche difetto e tratto a volte eccessivamente pesante (in termini di dettagli su transazioni e resoconti vari) e che mi sento di consigliare a chi ha apprezzato altri drama simili quali il sopracitato "The Auditors/Thank You".
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