Il re Mida ma versione ottone.
Il titolo richiama la leggenda di Re Mida: l’uomo che, nel desiderio di trasformare tutto in oro, finì per perdere ciò che aveva di più prezioso. È proprio questo il messaggio centrale del drama: l’ambizione sfrenata porta inevitabilmente a un prezzo altissimo, spesso la perdita delle relazioni, degli affetti e persino di sé stessi.
Sulla carta, il tema funziona. La serie promette di raccontare il mondo spietato della finanza, con intrighi, manipolazioni e scandali. Nella pratica, però, l’approfondimento resta in superficie: il mondo finanziario diventa una versione edulcorata, quasi “all’acqua e sapone”, confezionata per un pubblico medio e in particolare per la casalinga di mezz’età che ama il melodramma.
Il vero tallone d’Achille è il modo in cui viene inserito il tema del perdono. Nel contesto di una storia che dovrebbe esplorare cinismo, avidità e corruzione, il continuo ritorno ai sentimenti rischia di indebolire la tensione. Il perdono, motore classico dei melodrammi, qui stride con la realtà di un mondo finanziario che non vive di sentimenti e non perdona.
In sintesi, Midas ha l’intuizione giusta: mostrare il prezzo del potere e dell’ambizione. Ma, pur avendo un buon impianto narrativo, non riesce a scavare davvero nelle logiche della finanza né a mantenere coerente il tono drammatico, finendo per oscillare tra il ritratto di un impero che crolla e una storia d’amore che, per quanto tenera, spezza la durezza del tema
Sulla carta, il tema funziona. La serie promette di raccontare il mondo spietato della finanza, con intrighi, manipolazioni e scandali. Nella pratica, però, l’approfondimento resta in superficie: il mondo finanziario diventa una versione edulcorata, quasi “all’acqua e sapone”, confezionata per un pubblico medio e in particolare per la casalinga di mezz’età che ama il melodramma.
Il vero tallone d’Achille è il modo in cui viene inserito il tema del perdono. Nel contesto di una storia che dovrebbe esplorare cinismo, avidità e corruzione, il continuo ritorno ai sentimenti rischia di indebolire la tensione. Il perdono, motore classico dei melodrammi, qui stride con la realtà di un mondo finanziario che non vive di sentimenti e non perdona.
In sintesi, Midas ha l’intuizione giusta: mostrare il prezzo del potere e dell’ambizione. Ma, pur avendo un buon impianto narrativo, non riesce a scavare davvero nelle logiche della finanza né a mantenere coerente il tono drammatico, finendo per oscillare tra il ritratto di un impero che crolla e una storia d’amore che, per quanto tenera, spezza la durezza del tema
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