Il gangster adolescente
The Dude in Me* (2019), diretto da Kang Hyo-jin, porta sullo schermo un classico espediente narrativo della commedia – lo scambio dei corpi – intrecciandolo con elementi tipici coreani: ritmo vivace, humour e un tocco di dramma sentimentale (questa è stata la parte meno convincente). La trama ruota attorno a un liceale impacciato, sovrappeso e vittima di bullismo che, a seguito di un incidente bizzarro, si ritrova nel corpo di un potente gangster. Da qui si apre un gioco di contrasti che genera situazioni tanto comiche quanto paradossali.
Punti di forza: Lo scambio di identità è sempre un tema interessante, soprattutto quella di Park Sung-woong, L’attore si è calato con discreta naturalezza nei panni di un adolescente intrappolato in un corpo adulto, riuscendo a strappare risate senza scadere nel caricaturale.
Il ritmo narrativo è scorrevole e non annoia: alterna sequenze comiche a momenti di introspezione, costruendo un equilibrio piacevole.
Alla leggerezza della commedia si aggiungono accenti romantici e un messaggio positivo legato alla crescita personale e ai valori legati alla famiglia.
L'idea di utilizzare un tropo molto abusato ma legandolo all'idea del gangster che nel corpo di un ragazzino bullizzato opererà una giusta nemesi e punizione dei bulli.
Limiti: la sceneggiatura, pur divertente, non osa abbastanza, la struttura è prevedibile e i cliché del genere si accumulano, lasciando poche sorprese allo spettatore, io sapevo esattamente cosa sarebbe successo e chi era la responsabile dello scambio. Così come sapevo quando e come sarebbero tornati ognuno al proprio posto.
Alcune svolte narrative risultano forzate o poco credibili, soprattutto nel tentativo di aggiungere pathos e dramma a una premessa fondamentalmente comica, non riuscendovi. Mi riferisco alla sotto trama dell'amore adolescenziale ritrovato, e la scelta di un'attrice troppo matura e sgradevole da vedere insieme ad un ragazzino di 17 anni.
Sul piano tematico, il film accenna a questioni sociali come bullismo e pressione scolastica, ma non le approfondisce veramente, preferendo restare in superficie per mantenere il tono leggero.
In conclusione è un film brillante e godibile, che punta soprattutto all’intrattenimento e ci riesce bene, grazie alla verve comica e all’energia degli interpreti. Non è un’opera rivoluzionaria né particolarmente originale, ma regala un paio d’ore spensierate con il giusto mix di risate e sentimento, lasciando allo spettatore un messaggio positivo e ottimista.
Colonna sonora non pervenuta, così la valuto col minimo.
Interpretazioni sufficienti ma non memorabili.
Utilizzo delle protesi e della tuta di gomma per simulare il sovrappeso del ragazzo, espediente abusato nel cinema coreano (nessun attore prende peso veramente come fanno gli americani) , purtroppo la tuta imbottita era troppo visibile, quando il soggetto si piega o si siede, la pancia è tirata , non crea pliche come il grasso naturale.
Ho tristemente notato come il sovrappeso nelle donne sia oggetto di stigma e scherno, vedete oh my venus se non mi credete, mentre al maschile viene meglio tollerato e meno stigmatizzato. Ti rendi conto così di quanta poca libertà abbiano le donne coreane di osare un po' di più nell'essere se stesse.
Sottotitoli su Prime veramente penosi per essere un portale di streaming a pagamento (e non è la prima volta). Purtroppo sia netflix che prime, vedendo che nessuno si ribella e che gli abbonamenti crescono, si occupano sempre meno di fornire traduzioni di livello, con una revisione finale come andrebbe fatto e come accadeva nel passato. Il risultato sono traduzioni automatiche letterali con un minimo di adattamento.
Punti di forza: Lo scambio di identità è sempre un tema interessante, soprattutto quella di Park Sung-woong, L’attore si è calato con discreta naturalezza nei panni di un adolescente intrappolato in un corpo adulto, riuscendo a strappare risate senza scadere nel caricaturale.
Il ritmo narrativo è scorrevole e non annoia: alterna sequenze comiche a momenti di introspezione, costruendo un equilibrio piacevole.
Alla leggerezza della commedia si aggiungono accenti romantici e un messaggio positivo legato alla crescita personale e ai valori legati alla famiglia.
L'idea di utilizzare un tropo molto abusato ma legandolo all'idea del gangster che nel corpo di un ragazzino bullizzato opererà una giusta nemesi e punizione dei bulli.
Limiti: la sceneggiatura, pur divertente, non osa abbastanza, la struttura è prevedibile e i cliché del genere si accumulano, lasciando poche sorprese allo spettatore, io sapevo esattamente cosa sarebbe successo e chi era la responsabile dello scambio. Così come sapevo quando e come sarebbero tornati ognuno al proprio posto.
Alcune svolte narrative risultano forzate o poco credibili, soprattutto nel tentativo di aggiungere pathos e dramma a una premessa fondamentalmente comica, non riuscendovi. Mi riferisco alla sotto trama dell'amore adolescenziale ritrovato, e la scelta di un'attrice troppo matura e sgradevole da vedere insieme ad un ragazzino di 17 anni.
Sul piano tematico, il film accenna a questioni sociali come bullismo e pressione scolastica, ma non le approfondisce veramente, preferendo restare in superficie per mantenere il tono leggero.
In conclusione è un film brillante e godibile, che punta soprattutto all’intrattenimento e ci riesce bene, grazie alla verve comica e all’energia degli interpreti. Non è un’opera rivoluzionaria né particolarmente originale, ma regala un paio d’ore spensierate con il giusto mix di risate e sentimento, lasciando allo spettatore un messaggio positivo e ottimista.
Colonna sonora non pervenuta, così la valuto col minimo.
Interpretazioni sufficienti ma non memorabili.
Utilizzo delle protesi e della tuta di gomma per simulare il sovrappeso del ragazzo, espediente abusato nel cinema coreano (nessun attore prende peso veramente come fanno gli americani) , purtroppo la tuta imbottita era troppo visibile, quando il soggetto si piega o si siede, la pancia è tirata , non crea pliche come il grasso naturale.
Ho tristemente notato come il sovrappeso nelle donne sia oggetto di stigma e scherno, vedete oh my venus se non mi credete, mentre al maschile viene meglio tollerato e meno stigmatizzato. Ti rendi conto così di quanta poca libertà abbiano le donne coreane di osare un po' di più nell'essere se stesse.
Sottotitoli su Prime veramente penosi per essere un portale di streaming a pagamento (e non è la prima volta). Purtroppo sia netflix che prime, vedendo che nessuno si ribella e che gli abbonamenti crescono, si occupano sempre meno di fornire traduzioni di livello, con una revisione finale come andrebbe fatto e come accadeva nel passato. Il risultato sono traduzioni automatiche letterali con un minimo di adattamento.
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