Intrighi infiniti e sentimenti smorzati: la lentezza della stagione di mezzo!
😊😊😊😊😊😊il mio voto per questa stagione è 8,3
Dopo cinque anni di attesa, la seconda stagione di Joy of Life ha finalmente riportato sullo schermo Fan Xian e il suo mondo intricato fatto di politica, inganni e relazioni ambigue.
L’hype era altissimo, e la serie ho letto aver toccato numeri da record: centinaia di milioni di visualizzazioni in Cina e un grande successo anche a livello internazionale grazie alla distribuzione su Disney+. Ma è riuscita davvero a mantenere le promesse?
Nonostante una qualità visiva migliorata (la seconda stagione ha introdotto tecnologie avanzate per il rendering visivo: "in particolare, Tencent Video ha implementato la modalità HDR Vivid" che permette un'esperienza visiva più ricca, con contrasti intensi e dettagli nei particolari,tessuti, luci, ombre), una maggiore nitidezza, una regia più innovativa che si avvale anche di droni e di diverse tecniche di ripresa, la stagione è più lenta rispetto alla prima, con episodi iniziali che sembrano meno coinvolgenti.
La trama è meno fluida, con alcuni eventi che si trascinano per troppo tempo.
É una stagione più cupa, sottile e psicologica.
I protagonisti sembrano due: Fan Xian rinnovato (dimagrito al punto da sembrarmi un altro ma era questo il suo scopo), e Li Chegze , il Secondo Principe , interpretato magistralmente da Liu Duan Duan; lo spazio a lui riservato in questa stagione è quasi pari a quello del protagonista, rappresentato quasi sempre scalzo con abiti tanto sontuosi quanto eccentrici, a testimonianza della sua "doppiezza"e la sua instabilità.
Da una parte sfarzo e ostentazione → le vesti elaborate rappresentano il potere, il rango e la volontà di mostrarsi come figura imponente, quasi teatrale. È l’immagine che lui vuole dare al mondo, coerente con la sua natura vanitosa, eccentrica e instabile.
Nudità dei piedi → il contrasto con la ricchezza degli abiti sottolinea vulnerabilità, fragilità, o addirittura una certa “mancanza di fondamento”. Essere scalzo, in un contesto di corte, era inoltre inappropriato e rivela che sotto la maschera sfarzosa c’è qualcosa di incompiuto, instabile, forse anche un’infantilità che lo rende meno temibile e più inquietante.
La differenza più evidente con la seconda stagione è il visibile passaggio dalla narrazione incentrata sulla trama a quella incentrata principalmente sui personaggi. Dopo aver eluso la morte, Fan Xian torna nella capitale. Durante la prima stagione, Teng Zijing ha mostrato a Fan Xian che nella vita di ognuno di noi, vale la pena proteggere ciò a cui si tiene, anche a costo della vita. Questa stagione esplora cosa sia ciò che vale la pena proteggere per Fan Xian. Conosce e riflette gli ideali materni e inizia a prendere consapevolezza delle ingiustizie che l'hanno spinta a voler cambiare il mondo. La difficile situazione della gente comune lo tocca mentre arriva a comprendere di essere anche lui solo una pedina nelle mani dell'Imperatore.
Accoglie l'eredità di sua madre con uno scopo e una chiara visione di ciò che intende farne. I momenti più esaltanti di questa stagione non sono ricchi di azione o pieni di colpi di scena intricati, ma momenti cruciali nel percorso del personaggio di Fan Xian. È meno emozionante per gli amanti dell'azione ma questa è la stagione di consolidamento degli scopi e chiarimento degli obiettivi per Fan Xian.
La storia è più cupa e pericolosa, il protagonista cresce, diventa meno ingenuo e più maturo, affrontando avversari pericolosi in un percorso di maturazione che emoziona, a volte.
La seconda stagione è una stagione di passaggio del protagonista: da "pedina a giocatore": in una stagione dove anche i personaggi secondari diventano importanti e hanno molto tempo sullo schermo, Fan Xian emerge sotto una luce nuova e più complessa. Il ritmo è incostante, alcuni archi narrativi si allungano troppo e il cast vastissimo rende la narrazione dispersiva.
A volte si ha la sensazione che la serie si perda in dettagli secondari, mentre alcuni momenti cruciali (come il tanto atteso matrimonio tra Fan Xian e Wan’er) risultano trattati in maniera sorprendentemente frettolosa e poco incisiva.
La componente romantica in questa stagione è stata del tutto sacrificata, la si vede sul finale perché supporta la narrazione che richiama alcuni aspetti della prima stagione ( tesoreria imperiale e assassinio di Lin Gong). Prima del matrimonio ci saranno solo tre scene in cui il ML e Wan'er saranno entrambi presenti, quindi non aspettatevi nulla da questa stagione in termini di romanticismo. Del resto non nasce come storia romantica, c’era qualcosa in più ed era meglio resa nella prima stagione.
Lin Wan’er (Li Qin) è quasi assente. La sua presenza marginale mi ha molto delusa, speravo in una maggiore centralità del suo ruolo. L’attrice fa bene il suo lavoro, come sempre, ma la sceneggiatura non le dà spazio.
L’intrigo é politico ma non conclude nessuna delle sottotrame (imperatore, Chen ping ping, principi), relegando tutto alla terza stagione. Il tono umoristico é molto più spiccato e manifesto interrompendo il ritmo e l’immersione.
Sarebbe stato narrativamente interessante se Wan'er avesse avuto un ammiratore:
1)per darle più spessore come donna desiderata non solo per il suo status di Principessa ma per le sue qualità personali;
2)per creare una tensione emotiva in Fan Xian, costringendolo a confrontarsi con la possibilità di “perderla”;
3) per bilanciare il rapporto, mostrando che Wan’er non è solo “il rifugio fedele”, ma una donna con fascino e attrattiva autonoma.
Né nel romanzo né nel drama, però, questo succede davvero: nessun personaggio maschile corteggia apertamente Wan’er. È come se l’autore volesse mantenerla tutta di Fan Xian.
Questa stagione mantiene il tono farsesco ma più accentuato e spesso forzato rispetto alla naturale ironia della prima stagione. Il nuovo equilibrio tra commedia e dramma è più sbilanciato verso la commedia, con humour demenziale, meta-battute e meme moderni. A volte l'ho trovato frizzante e audace, altre volte, specie all'inizio ho trovato una diluizione della tensione emotiva a discapito della credibilità.
Un elemento che, a mio avviso, ha davvero penalizzato la seconda stagione è lo stacco netto di tono rispetto alla prima. Avendo visto le due stagioni consecutivamente, senza il distacco di cinque anni che c’è stato tra le uscite, la discontinuità è palese.
Alla fine della prima stagione, dopo aver scoperto le proprie origini e compreso di essere stato manipolato da tutti, il protagonista dava l’impressione di aver maturato un rancore profondo e un obiettivo preciso:affrontare la sua nemesi con determinazione.
E invece, lo ritroviamo che torna in città come se fosse all’oscuro delle rivelazioni di Xiao En: mantiene un rapporto quasi cordiale con Chen Ping Ping (gli dice soltanto di non potersi fidare di lui), e si mostra cerimonioso e persino affabile con l’imperatore, pur sapendo ora di essere suo figlio. In pratica, sembrava dovesse rientrare pronto a “fare a pezzi tutti”, e invece l’impatto si riduce a una sorta di pantomima grottesca, condita di humour farsesco. Deludente.
Joy of Life 2 è una stagione ambiziosa, che non teme di cambiare tono e rendere la narrazione più oscura e matura. Porta con sé momenti intensi (episodio 15, pirandelliano e memorabile) e interpretazioni convincenti, ma anche difetti strutturali evidenti: ritmo irregolare, a volte trascinato, uso limitato dei personaggi femminili, la componente dominante dell'intrigo di corte, sempre a discapito di altri aspetti che secondo me andavano accostati per creare un "ritratto" di vita più equilibrato.
Nonostante ciò, rimane una delle produzioni più riuscite e seguite del panorama cinese recente, capace di mantenere alto l’interesse e di confermarsi come un fenomeno culturale, anche a livello internazionale.
👉 In sintesi: meno brillante e leggera della prima stagione, ma più cupa, politica e “strategica”. Una continuazione imperfetta ma comunque grande impatto.
Dopo cinque anni di attesa, la seconda stagione di Joy of Life ha finalmente riportato sullo schermo Fan Xian e il suo mondo intricato fatto di politica, inganni e relazioni ambigue.
L’hype era altissimo, e la serie ho letto aver toccato numeri da record: centinaia di milioni di visualizzazioni in Cina e un grande successo anche a livello internazionale grazie alla distribuzione su Disney+. Ma è riuscita davvero a mantenere le promesse?
Nonostante una qualità visiva migliorata (la seconda stagione ha introdotto tecnologie avanzate per il rendering visivo: "in particolare, Tencent Video ha implementato la modalità HDR Vivid" che permette un'esperienza visiva più ricca, con contrasti intensi e dettagli nei particolari,tessuti, luci, ombre), una maggiore nitidezza, una regia più innovativa che si avvale anche di droni e di diverse tecniche di ripresa, la stagione è più lenta rispetto alla prima, con episodi iniziali che sembrano meno coinvolgenti.
La trama è meno fluida, con alcuni eventi che si trascinano per troppo tempo.
É una stagione più cupa, sottile e psicologica.
I protagonisti sembrano due: Fan Xian rinnovato (dimagrito al punto da sembrarmi un altro ma era questo il suo scopo), e Li Chegze , il Secondo Principe , interpretato magistralmente da Liu Duan Duan; lo spazio a lui riservato in questa stagione è quasi pari a quello del protagonista, rappresentato quasi sempre scalzo con abiti tanto sontuosi quanto eccentrici, a testimonianza della sua "doppiezza"e la sua instabilità.
Da una parte sfarzo e ostentazione → le vesti elaborate rappresentano il potere, il rango e la volontà di mostrarsi come figura imponente, quasi teatrale. È l’immagine che lui vuole dare al mondo, coerente con la sua natura vanitosa, eccentrica e instabile.
Nudità dei piedi → il contrasto con la ricchezza degli abiti sottolinea vulnerabilità, fragilità, o addirittura una certa “mancanza di fondamento”. Essere scalzo, in un contesto di corte, era inoltre inappropriato e rivela che sotto la maschera sfarzosa c’è qualcosa di incompiuto, instabile, forse anche un’infantilità che lo rende meno temibile e più inquietante.
La differenza più evidente con la seconda stagione è il visibile passaggio dalla narrazione incentrata sulla trama a quella incentrata principalmente sui personaggi. Dopo aver eluso la morte, Fan Xian torna nella capitale. Durante la prima stagione, Teng Zijing ha mostrato a Fan Xian che nella vita di ognuno di noi, vale la pena proteggere ciò a cui si tiene, anche a costo della vita. Questa stagione esplora cosa sia ciò che vale la pena proteggere per Fan Xian. Conosce e riflette gli ideali materni e inizia a prendere consapevolezza delle ingiustizie che l'hanno spinta a voler cambiare il mondo. La difficile situazione della gente comune lo tocca mentre arriva a comprendere di essere anche lui solo una pedina nelle mani dell'Imperatore.
Accoglie l'eredità di sua madre con uno scopo e una chiara visione di ciò che intende farne. I momenti più esaltanti di questa stagione non sono ricchi di azione o pieni di colpi di scena intricati, ma momenti cruciali nel percorso del personaggio di Fan Xian. È meno emozionante per gli amanti dell'azione ma questa è la stagione di consolidamento degli scopi e chiarimento degli obiettivi per Fan Xian.
La storia è più cupa e pericolosa, il protagonista cresce, diventa meno ingenuo e più maturo, affrontando avversari pericolosi in un percorso di maturazione che emoziona, a volte.
La seconda stagione è una stagione di passaggio del protagonista: da "pedina a giocatore": in una stagione dove anche i personaggi secondari diventano importanti e hanno molto tempo sullo schermo, Fan Xian emerge sotto una luce nuova e più complessa. Il ritmo è incostante, alcuni archi narrativi si allungano troppo e il cast vastissimo rende la narrazione dispersiva.
A volte si ha la sensazione che la serie si perda in dettagli secondari, mentre alcuni momenti cruciali (come il tanto atteso matrimonio tra Fan Xian e Wan’er) risultano trattati in maniera sorprendentemente frettolosa e poco incisiva.
La componente romantica in questa stagione è stata del tutto sacrificata, la si vede sul finale perché supporta la narrazione che richiama alcuni aspetti della prima stagione ( tesoreria imperiale e assassinio di Lin Gong). Prima del matrimonio ci saranno solo tre scene in cui il ML e Wan'er saranno entrambi presenti, quindi non aspettatevi nulla da questa stagione in termini di romanticismo. Del resto non nasce come storia romantica, c’era qualcosa in più ed era meglio resa nella prima stagione.
Lin Wan’er (Li Qin) è quasi assente. La sua presenza marginale mi ha molto delusa, speravo in una maggiore centralità del suo ruolo. L’attrice fa bene il suo lavoro, come sempre, ma la sceneggiatura non le dà spazio.
L’intrigo é politico ma non conclude nessuna delle sottotrame (imperatore, Chen ping ping, principi), relegando tutto alla terza stagione. Il tono umoristico é molto più spiccato e manifesto interrompendo il ritmo e l’immersione.
Sarebbe stato narrativamente interessante se Wan'er avesse avuto un ammiratore:
1)per darle più spessore come donna desiderata non solo per il suo status di Principessa ma per le sue qualità personali;
2)per creare una tensione emotiva in Fan Xian, costringendolo a confrontarsi con la possibilità di “perderla”;
3) per bilanciare il rapporto, mostrando che Wan’er non è solo “il rifugio fedele”, ma una donna con fascino e attrattiva autonoma.
Né nel romanzo né nel drama, però, questo succede davvero: nessun personaggio maschile corteggia apertamente Wan’er. È come se l’autore volesse mantenerla tutta di Fan Xian.
Questa stagione mantiene il tono farsesco ma più accentuato e spesso forzato rispetto alla naturale ironia della prima stagione. Il nuovo equilibrio tra commedia e dramma è più sbilanciato verso la commedia, con humour demenziale, meta-battute e meme moderni. A volte l'ho trovato frizzante e audace, altre volte, specie all'inizio ho trovato una diluizione della tensione emotiva a discapito della credibilità.
Un elemento che, a mio avviso, ha davvero penalizzato la seconda stagione è lo stacco netto di tono rispetto alla prima. Avendo visto le due stagioni consecutivamente, senza il distacco di cinque anni che c’è stato tra le uscite, la discontinuità è palese.
Alla fine della prima stagione, dopo aver scoperto le proprie origini e compreso di essere stato manipolato da tutti, il protagonista dava l’impressione di aver maturato un rancore profondo e un obiettivo preciso:affrontare la sua nemesi con determinazione.
E invece, lo ritroviamo che torna in città come se fosse all’oscuro delle rivelazioni di Xiao En: mantiene un rapporto quasi cordiale con Chen Ping Ping (gli dice soltanto di non potersi fidare di lui), e si mostra cerimonioso e persino affabile con l’imperatore, pur sapendo ora di essere suo figlio. In pratica, sembrava dovesse rientrare pronto a “fare a pezzi tutti”, e invece l’impatto si riduce a una sorta di pantomima grottesca, condita di humour farsesco. Deludente.
Joy of Life 2 è una stagione ambiziosa, che non teme di cambiare tono e rendere la narrazione più oscura e matura. Porta con sé momenti intensi (episodio 15, pirandelliano e memorabile) e interpretazioni convincenti, ma anche difetti strutturali evidenti: ritmo irregolare, a volte trascinato, uso limitato dei personaggi femminili, la componente dominante dell'intrigo di corte, sempre a discapito di altri aspetti che secondo me andavano accostati per creare un "ritratto" di vita più equilibrato.
Nonostante ciò, rimane una delle produzioni più riuscite e seguite del panorama cinese recente, capace di mantenere alto l’interesse e di confermarsi come un fenomeno culturale, anche a livello internazionale.
👉 In sintesi: meno brillante e leggera della prima stagione, ma più cupa, politica e “strategica”. Una continuazione imperfetta ma comunque grande impatto.
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