Tra super poteri, spionaggio e dilatazioni narrative
Scenografia: 🎞️ 8,8. Regia: 📽️ 9,2. 🔋CGI: 9,5.
📇 Voto complessivo:8,8
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Drama coreano, presente su piattaforma disney, suddiviso in due stagioni (la data di uscita della seconda non è ancora stata rilasciata) che unisce supereroi, spionaggio e melodramma familiare. Tratta dall’omonimo webtoon di Kang Full (Light shop, PARASITE etc. etc.) racconta la storia di tre studenti delle superiori che nascondono poteri straordinari ereditati dai genitori, ex agenti di un’unità segreta sudcoreana.
Kim Bong-seok: può volare (o meglio, levitare), ma fatica a controllare i suoi poteri. È ingenuo, gentile e molto legato alla madre, Lee Mi-hyun, ex agente con sensi super sviluppati che lo protegge in modo asfissiante e poco "salutare", impedendogli di vivere serenamente.
Jang Hui-soo: ha la capacità di rigenerarsi all’istante, ereditata dal padre Jang Ju-won, ex spia segreta, dal corpo praticamente immortale. La ragazza cerca di vivere normalmente, nascondendo le proprie ferite invisibili legate alla perdita della madre in giovane età e al continuo trasferimento destabilizzante per sfuggire ai servizi segreti dove lavorava il padre.
Lee Kang-hoon: possiede forza e velocità sovrumane. Vive con il peso delle aspettative, desideroso di riscattare il padre che possedeva lo stesso identico potere e cerca di imporsi come leader a scuola.
I tre si incontrano al liceo Jeongwon nella stessa classe, Bong e Huisoo stringono una profonda amicizia, scoprendo reciprocamente i loro poteri. Tuttavia, la scuola è il centro di una sperimentazione di sviluppo di talenti da parte di un distaccamento dell'ex servizio segreto sudcoreano: l’agenzia segreta sudcoreana e infiltrati nordcoreani cercano di reclutare (o eliminare) i ragazzi, con l'intervento dei servizi segreti americani, riaprendo vecchie ferite nella vita già provata di questi genitori che dovranno riprendere a lottare, con i loro poteri, per proteggere i figli.
La trama alterna flashback intensi sul passato dei genitori – agenti speciali usati come pedine nella guerra fredda tra Nord e Sud – con l’attuale battaglia degli adolescenti per trovare un’identità. La serie si muove tra melodramma familiare, thriller di spionaggio e azione spettacolare, culminando in una guerra aperta a scuola tra studenti, genitori e nemici nordcoreani.
Il finale lascia aperta la strada a nuovi sviluppi: i sopravvissuti cercano di ricostruire le proprie vite ma minacce e vecchi fantasmi restano dietro l’angolo... .
Aspetti positivi che ho gradito della storia
Non è solo una storia di supereroi bensì un racconto di genitori e figli: la paura di trasmettere fardelli, il desiderio di protezione e la speranza di un futuro migliore. Questo tocco umano è ciò che differenzia Moving dai classici action occidentali, magari fatti meglio visivamente.
Ho amato il realismo con cui è stata presentata la corea del sud negli anni '90, prima del boom economico, ho visto usi, vite e gli spazi urbani di allora, quartieri prima della riqualificazione e la povertà mista a disperazione della gente, le loro case asfittiche, anguste, simili a sgabuzzini. Ho adorato questo racconto vivo privo di edulcorazioni e patinature.
Lo stile senza fronzoli è reso anche visivamente sui personaggi con un look nude se ci riferiamo al trucco, nessun fondotinta ultra coprente e levigante da pelle di porcellana (ultra finta) a cui i kdrama ci hanno abituati ma uno stile nudo, imperfetto, con cicatrici e sebo, crudo come le loro vite.
Personaggi ben costruiti
Ogni protagonista ha un passato doloroso e realistico. I flashback (Ju-won, Mi-hyun, Doo-sik) non sono semplici riempitivi ma veri mini-film che aggiungono profondità emotiva e spiegano il presente. Questo aspetto era essenziale e funzionale allo sviluppo del presente ma personalmente l'ho trovato troppo diluito, trascinato, questa è una mia personale preferenza che non inficia la qualità, ciò che invece ha penalizzato è il montaggio.
Qualità tecnica e spettacolare
Le scene d’azione sono curate e visivamente potenti: voli, combattimenti corpo a corpo, esplosioni, guide sfrenate di autoveicoli. L’uso di effetti visivi è calibrato, mai eccessivo, e si accompagna a una regia cinematografica di tutto rispetto e molto curata, con scelte chiare e condivisibili.
La Struttura narrativa è originale
Il ritmo lento nei primi episodi diventa un pregio quando emergono i pezzi del puzzle: la serie riesce a fondere coming-of-age, spy thriller e superhero drama in un’unica cornice coerente.
Cast di altissimo livello
Attori come Ryu Seung-ryong (Jang-Joo-won), Jo In-Sung (Kim Doo-sik), Kim Sung Kyun (Lee Jae Man), Moon Sung Geun hanno aggiunto peso emotivo e carisma. Anche i giovani attori hanno retto bene il confronto con colleghi di grande esperienza, Lee-jung-ha ha preso 30 kg per il ruolo (niente tute volumizzanti imbarazzanti come le colleghe donne di altri lavori), Go Yoon Jung assolutamente all'altezza del ruolo nonostante una giovanissima età. Anche Han Hyo Joo ha brillato ma... .
Interpretazioni
Le performance non sono state solo fisiche (azione, combattimenti, sparatorie, effetti scenici), ma anche interiori: tristezza, rimorso, conflitti interni sono abbastanza comunicati ma è sembrato che la serie si concentrasse più sul "fisico", sulla "spettacolarizzazione" che sulle vicissitudini interiori.
Specialmente la madre, l'attrice rodata Han Hyo Joo, ha utilizzato un doppio registro : da un lato una madre impicciona e molto teatrale nelle reazioni, come spia invece si mostra rigida, chiusa, coartata. Non ha legato completamente queste due rappresentazioni di sé dandomi una sensazione di frattura, di stacco netto , come fossero due donne diverse. Per questo non la premio. Tuttavia ha dato prova di grande prestanza fisica che mostra capacità di proteggere ciò che ama, la sua trasformazione da madre chioccia a badass queen ha assunto toni quasi epici.
Attori giovani come Lee Jung-ha e Go Yoon-jung hanno ricevuto riconoscimenti, sia dalla critica sia a premi come il Baeksang Award. Sono stati lodati per la freschezza e la capacità di reggere il confronto con interpreti più esperti.
Anche nei ruoli secondari non si percepisce una recitazione “di contorno”: quasi tutti i personaggi — genitori, antagonisti, figure minori — hanno momenti in cui “brillano”. Ciò aiuta a dare spessore alla serie e a non far sembrare la recitazione sbilanciata, dimostrazione che la regia ha saputo bilanciare i registri interpretativi.
Temi universali e principi ispiratori
Al di là dei poteri, Moving parla di sacrificio, perdita, eredità, resilienza. È una metafora della condizione coreana (divisione Nord/Sud, cicatrici della guerra) ma anche un racconto sulla famiglia coreana.
La disabilità trova qui spazio e viene realisticamente trattata: Lee Jae Man ha una disabilità intellettiva e questo lo porta inevitabilmente a vivere lo stigma di una società che non tollera "i diversi" (Min lo definisce "inutilizzabile", la collega dell'emporio ne parla alla moglie come di un uomo incapace... ), tuttavia anche lui ha un super potere, trasmesso al figlio.
Questa scelta, da parte degli autori, è profondamente umanizzante: anche i disabili sono persone normali, come i neurotipici possono ricevere poteri, e questo li rende in qualche modo speciali.
Il ribaltamento del modello classico del supereroe è il punto di forza della serie.
Kim Bong-seok non è il “bellone” carismatico che domina la scena, ma un ragazzo impacciato, timido, goffo, con ansie quotidiane e un corpo che spesso lo tradisce (sudore, fame incontrollabile, paura di volare senza riuscire a fermarsi).
Questo lo rende vicino al pubblico: chiunque può riconoscersi nelle sue fragilità, nei suoi momenti da “sfigato” che non sa come affrontare.
La sua crescita non è quella del “diventare un figo” ma del diventare umanamente maturo, impara a proteggere chi ama, a non vergognarsi di ciò che è, e a trovare coraggio nella sua vulnerabilità.
Questi super eroi vengono definiti dalla società "mostri", mostrando un ribaltamento del modello classico del supereroe. Il lavoro diventa quasi una parodia tenera dell’eroe classico, ho apprezzato questa reinterpretazione moderna: l’eroismo sta nell’accettare di essere “diversi”, non nell’essere perfetti.
Criticità principali, cosa allontana questo lavoro dall'eccellenza... .
Sceneggiatura eccessivamente diluita
Nonostante l’originalità del mix tra superpoteri, azione e spionaggio, alcuni momenti risultano sparsi, con spazi morti narrativi che riducono l’impatto drammatico, complice anche un montaggio non sempre ottimale.
Il crescendo emotivo non sempre è supportato da una coesione narrativa costante.
Montaggio, flashback inseriti nei momenti sbagliati:
nei picchi di tensione (scontri, rivelazioni emotive), il racconto si interrompe con lunghi flashback dedicati ai genitori. Anche se utili per approfondire i personaggi, spezzano il ritmo e fanno calare l’adrenalina dello spettatore.
Alcuni episodi centrali sono costruiti come mini-film sul passato di un singolo personaggio.
Questo rafforza la componente drammatica ma diluisce l’intreccio principale e riduce l’urgenza narrativa.
Alcuni dettagli dei flashback (come l’addestramento o la vita familiare dei genitori) vengono ribaditi più volte, allungando scene che potevano essere condensate.
Contrasto con l’azione, le sequenze action hanno ritmo serrato e montaggio dinamico ma sono alternate a segmenti lenti e contemplativi che non sempre si amalgamano bene.
Personaggi secondari poco sviluppati
Alcuni comprimari appaiono più come strumenti funzionali alla trama che come figure con un punto di vista autonomo: la loro evoluzione è superficiale, lasciando emergere un potenziale incompiuto.
Tono talvolta incostante
La serie passa rapidamente da momenti di forte pathos familiare a sequenze di tensione spionistica o battaglie con stacchi netti e improvvisi: personalmente ha contribuito alla sensazione di sceneggiatura “annacquata”.
Suspense poco focalizzata su chi muove davvero le pedine
Alcuni eventi cruciali restano ambigui nelle dinamiche: non è sempre chiara la scelta dei servizi segreti (Operazione gabbiano, Mission top secret 1994... scena dei nord coreani in auto prima di entrare a scuola). Questa scelta narrativa può essere intrigante ma anche frustrante se non seguita da sufficienti rivelazioni.
In conclusione è una serie che consiglio a occhi chiusi, raramente si vede questa qualità e tecnica visiva, la CGI così ben curata, le interpretazioni sono tutte ottimali, non eccellenti, e la storia è interessante sebbene la parte sullo spionaggio sia meno interessante e i flashback troppo diluiti, penalizzando un ritmo troppo altalenante della storia.
Il risultato è che lo spettatore percepisce uno sbilanciamento tonale: la tensione costruita con cura viene “congelata” da salti nel passato, rischiando di vanificare la suspense. Questo rende la sceneggiatura e il montaggio “troppo diluiti”. La mia valutazione è alta perché era una serie dalle potenzialità immense, e nonostante queste pecche risulta un lavoro unico nel suo genere con una resa visiva superiore a molte altre serie che mescolano poteri e realtà ordinaria, realizzando un lavoro di sicuro impatto visivo.
📇 Voto complessivo:8,8
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Drama coreano, presente su piattaforma disney, suddiviso in due stagioni (la data di uscita della seconda non è ancora stata rilasciata) che unisce supereroi, spionaggio e melodramma familiare. Tratta dall’omonimo webtoon di Kang Full (Light shop, PARASITE etc. etc.) racconta la storia di tre studenti delle superiori che nascondono poteri straordinari ereditati dai genitori, ex agenti di un’unità segreta sudcoreana.
Kim Bong-seok: può volare (o meglio, levitare), ma fatica a controllare i suoi poteri. È ingenuo, gentile e molto legato alla madre, Lee Mi-hyun, ex agente con sensi super sviluppati che lo protegge in modo asfissiante e poco "salutare", impedendogli di vivere serenamente.
Jang Hui-soo: ha la capacità di rigenerarsi all’istante, ereditata dal padre Jang Ju-won, ex spia segreta, dal corpo praticamente immortale. La ragazza cerca di vivere normalmente, nascondendo le proprie ferite invisibili legate alla perdita della madre in giovane età e al continuo trasferimento destabilizzante per sfuggire ai servizi segreti dove lavorava il padre.
Lee Kang-hoon: possiede forza e velocità sovrumane. Vive con il peso delle aspettative, desideroso di riscattare il padre che possedeva lo stesso identico potere e cerca di imporsi come leader a scuola.
I tre si incontrano al liceo Jeongwon nella stessa classe, Bong e Huisoo stringono una profonda amicizia, scoprendo reciprocamente i loro poteri. Tuttavia, la scuola è il centro di una sperimentazione di sviluppo di talenti da parte di un distaccamento dell'ex servizio segreto sudcoreano: l’agenzia segreta sudcoreana e infiltrati nordcoreani cercano di reclutare (o eliminare) i ragazzi, con l'intervento dei servizi segreti americani, riaprendo vecchie ferite nella vita già provata di questi genitori che dovranno riprendere a lottare, con i loro poteri, per proteggere i figli.
La trama alterna flashback intensi sul passato dei genitori – agenti speciali usati come pedine nella guerra fredda tra Nord e Sud – con l’attuale battaglia degli adolescenti per trovare un’identità. La serie si muove tra melodramma familiare, thriller di spionaggio e azione spettacolare, culminando in una guerra aperta a scuola tra studenti, genitori e nemici nordcoreani.
Il finale lascia aperta la strada a nuovi sviluppi: i sopravvissuti cercano di ricostruire le proprie vite ma minacce e vecchi fantasmi restano dietro l’angolo... .
Aspetti positivi che ho gradito della storia
Non è solo una storia di supereroi bensì un racconto di genitori e figli: la paura di trasmettere fardelli, il desiderio di protezione e la speranza di un futuro migliore. Questo tocco umano è ciò che differenzia Moving dai classici action occidentali, magari fatti meglio visivamente.
Ho amato il realismo con cui è stata presentata la corea del sud negli anni '90, prima del boom economico, ho visto usi, vite e gli spazi urbani di allora, quartieri prima della riqualificazione e la povertà mista a disperazione della gente, le loro case asfittiche, anguste, simili a sgabuzzini. Ho adorato questo racconto vivo privo di edulcorazioni e patinature.
Lo stile senza fronzoli è reso anche visivamente sui personaggi con un look nude se ci riferiamo al trucco, nessun fondotinta ultra coprente e levigante da pelle di porcellana (ultra finta) a cui i kdrama ci hanno abituati ma uno stile nudo, imperfetto, con cicatrici e sebo, crudo come le loro vite.
Personaggi ben costruiti
Ogni protagonista ha un passato doloroso e realistico. I flashback (Ju-won, Mi-hyun, Doo-sik) non sono semplici riempitivi ma veri mini-film che aggiungono profondità emotiva e spiegano il presente. Questo aspetto era essenziale e funzionale allo sviluppo del presente ma personalmente l'ho trovato troppo diluito, trascinato, questa è una mia personale preferenza che non inficia la qualità, ciò che invece ha penalizzato è il montaggio.
Qualità tecnica e spettacolare
Le scene d’azione sono curate e visivamente potenti: voli, combattimenti corpo a corpo, esplosioni, guide sfrenate di autoveicoli. L’uso di effetti visivi è calibrato, mai eccessivo, e si accompagna a una regia cinematografica di tutto rispetto e molto curata, con scelte chiare e condivisibili.
La Struttura narrativa è originale
Il ritmo lento nei primi episodi diventa un pregio quando emergono i pezzi del puzzle: la serie riesce a fondere coming-of-age, spy thriller e superhero drama in un’unica cornice coerente.
Cast di altissimo livello
Attori come Ryu Seung-ryong (Jang-Joo-won), Jo In-Sung (Kim Doo-sik), Kim Sung Kyun (Lee Jae Man), Moon Sung Geun hanno aggiunto peso emotivo e carisma. Anche i giovani attori hanno retto bene il confronto con colleghi di grande esperienza, Lee-jung-ha ha preso 30 kg per il ruolo (niente tute volumizzanti imbarazzanti come le colleghe donne di altri lavori), Go Yoon Jung assolutamente all'altezza del ruolo nonostante una giovanissima età. Anche Han Hyo Joo ha brillato ma... .
Interpretazioni
Le performance non sono state solo fisiche (azione, combattimenti, sparatorie, effetti scenici), ma anche interiori: tristezza, rimorso, conflitti interni sono abbastanza comunicati ma è sembrato che la serie si concentrasse più sul "fisico", sulla "spettacolarizzazione" che sulle vicissitudini interiori.
Specialmente la madre, l'attrice rodata Han Hyo Joo, ha utilizzato un doppio registro : da un lato una madre impicciona e molto teatrale nelle reazioni, come spia invece si mostra rigida, chiusa, coartata. Non ha legato completamente queste due rappresentazioni di sé dandomi una sensazione di frattura, di stacco netto , come fossero due donne diverse. Per questo non la premio. Tuttavia ha dato prova di grande prestanza fisica che mostra capacità di proteggere ciò che ama, la sua trasformazione da madre chioccia a badass queen ha assunto toni quasi epici.
Attori giovani come Lee Jung-ha e Go Yoon-jung hanno ricevuto riconoscimenti, sia dalla critica sia a premi come il Baeksang Award. Sono stati lodati per la freschezza e la capacità di reggere il confronto con interpreti più esperti.
Anche nei ruoli secondari non si percepisce una recitazione “di contorno”: quasi tutti i personaggi — genitori, antagonisti, figure minori — hanno momenti in cui “brillano”. Ciò aiuta a dare spessore alla serie e a non far sembrare la recitazione sbilanciata, dimostrazione che la regia ha saputo bilanciare i registri interpretativi.
Temi universali e principi ispiratori
Al di là dei poteri, Moving parla di sacrificio, perdita, eredità, resilienza. È una metafora della condizione coreana (divisione Nord/Sud, cicatrici della guerra) ma anche un racconto sulla famiglia coreana.
La disabilità trova qui spazio e viene realisticamente trattata: Lee Jae Man ha una disabilità intellettiva e questo lo porta inevitabilmente a vivere lo stigma di una società che non tollera "i diversi" (Min lo definisce "inutilizzabile", la collega dell'emporio ne parla alla moglie come di un uomo incapace... ), tuttavia anche lui ha un super potere, trasmesso al figlio.
Questa scelta, da parte degli autori, è profondamente umanizzante: anche i disabili sono persone normali, come i neurotipici possono ricevere poteri, e questo li rende in qualche modo speciali.
Il ribaltamento del modello classico del supereroe è il punto di forza della serie.
Kim Bong-seok non è il “bellone” carismatico che domina la scena, ma un ragazzo impacciato, timido, goffo, con ansie quotidiane e un corpo che spesso lo tradisce (sudore, fame incontrollabile, paura di volare senza riuscire a fermarsi).
Questo lo rende vicino al pubblico: chiunque può riconoscersi nelle sue fragilità, nei suoi momenti da “sfigato” che non sa come affrontare.
La sua crescita non è quella del “diventare un figo” ma del diventare umanamente maturo, impara a proteggere chi ama, a non vergognarsi di ciò che è, e a trovare coraggio nella sua vulnerabilità.
Questi super eroi vengono definiti dalla società "mostri", mostrando un ribaltamento del modello classico del supereroe. Il lavoro diventa quasi una parodia tenera dell’eroe classico, ho apprezzato questa reinterpretazione moderna: l’eroismo sta nell’accettare di essere “diversi”, non nell’essere perfetti.
Criticità principali, cosa allontana questo lavoro dall'eccellenza... .
Sceneggiatura eccessivamente diluita
Nonostante l’originalità del mix tra superpoteri, azione e spionaggio, alcuni momenti risultano sparsi, con spazi morti narrativi che riducono l’impatto drammatico, complice anche un montaggio non sempre ottimale.
Il crescendo emotivo non sempre è supportato da una coesione narrativa costante.
Montaggio, flashback inseriti nei momenti sbagliati:
nei picchi di tensione (scontri, rivelazioni emotive), il racconto si interrompe con lunghi flashback dedicati ai genitori. Anche se utili per approfondire i personaggi, spezzano il ritmo e fanno calare l’adrenalina dello spettatore.
Alcuni episodi centrali sono costruiti come mini-film sul passato di un singolo personaggio.
Questo rafforza la componente drammatica ma diluisce l’intreccio principale e riduce l’urgenza narrativa.
Alcuni dettagli dei flashback (come l’addestramento o la vita familiare dei genitori) vengono ribaditi più volte, allungando scene che potevano essere condensate.
Contrasto con l’azione, le sequenze action hanno ritmo serrato e montaggio dinamico ma sono alternate a segmenti lenti e contemplativi che non sempre si amalgamano bene.
Personaggi secondari poco sviluppati
Alcuni comprimari appaiono più come strumenti funzionali alla trama che come figure con un punto di vista autonomo: la loro evoluzione è superficiale, lasciando emergere un potenziale incompiuto.
Tono talvolta incostante
La serie passa rapidamente da momenti di forte pathos familiare a sequenze di tensione spionistica o battaglie con stacchi netti e improvvisi: personalmente ha contribuito alla sensazione di sceneggiatura “annacquata”.
Suspense poco focalizzata su chi muove davvero le pedine
Alcuni eventi cruciali restano ambigui nelle dinamiche: non è sempre chiara la scelta dei servizi segreti (Operazione gabbiano, Mission top secret 1994... scena dei nord coreani in auto prima di entrare a scuola). Questa scelta narrativa può essere intrigante ma anche frustrante se non seguita da sufficienti rivelazioni.
In conclusione è una serie che consiglio a occhi chiusi, raramente si vede questa qualità e tecnica visiva, la CGI così ben curata, le interpretazioni sono tutte ottimali, non eccellenti, e la storia è interessante sebbene la parte sullo spionaggio sia meno interessante e i flashback troppo diluiti, penalizzando un ritmo troppo altalenante della storia.
Il risultato è che lo spettatore percepisce uno sbilanciamento tonale: la tensione costruita con cura viene “congelata” da salti nel passato, rischiando di vanificare la suspense. Questo rende la sceneggiatura e il montaggio “troppo diluiti”. La mia valutazione è alta perché era una serie dalle potenzialità immense, e nonostante queste pecche risulta un lavoro unico nel suo genere con una resa visiva superiore a molte altre serie che mescolano poteri e realtà ordinaria, realizzando un lavoro di sicuro impatto visivo.
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