
Cuando entendáis que con Bad Guy (serie que aquí, inexplicablemente, está perdida en las profundidades del abismo) los coreanos llegaron a lo máximo que pueden aspirar a la hora de realizar una serie sobre la venganza, quizá este top comience a adquirir algo de credibildad.
La historia es una sucesión de capítulos en los que no ocurre nada, hasta que sobre el octavo (no recuerdo bien, terminé hace un par de semanas) los guionistas deciden comenzar con la verdadera trama, pero cómo no tenía que llegar el clímax con el momento pérdida de memoria, sí otra vez, en el que todo vuelve a comenzar, hasta que otra vez se pone en marcha y cuando parece que va a comenzar lo bueno afortunadamente termina.
Abogados por aquí, fiscales por allá, un chico que lee los pensamientos y es la reencarnación a cámara lenta de Bruce Lee y unos actores que sin duda son lo mejor de una serie que sería recomendable bajase en el ranking.
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Una galleria di personaggi magnifici
Titolo che ha un punteggio altissimo, per un sacco di buone ragioni. Partiamo con ordine.Attori.
Lee Bo Young, protagonista femminile, che ben interpreta un personaggio a tratti anche molto antipatico. Brava nelle parti umoristiche come in quelle tragiche, senza eccedere.
Lee Jong Suk, protagonista maschile, magistrale interprete di un ragazzo dotato del potere di leggere nel pensiero, ma non per questo benedetto dal cielo, anzi.
Yoon Sang Hyun, secondo protagonista maschile, inizialmente una macchietta insopportabile (perché ben recitata), e successivamente interprete coi controfiocchi di un uomo onorevole sotto molti punti di vista.
Jung Woong In, il cattivo di turno. E’ riuscito a rendere il suo personaggio odiosamente umano, tanto da farcelo odiare fin quasi ad amarlo. Quasi.
Tutta la serie degli attori di contorno, dalle spalle alle macchiette, ha fatto un ottimo lavoro. Recitazione ottima praticamente da parte di tutti.
Personaggi.
Inizialmente ho pensato addirittura di piantare in asso la serie. La protagonista era una vanesia superba e menefreghista, il protagonista un marmocchietto, il secondo violino maschile una macchietta insopportabile… e così via. Più di una volta mi sono chiesta dove fossi capitata, ma ho perseverato. E, in breve tempo, i personaggi hanno cominciato a maturare, a cambiare sotto i miei occhi, aggiungendo sfaccettature e sfumature alla primitiva impressione monodomensionale e monocroma. Interagendo gli uni con gli altri, si sono migliorati a vicenda, si può dire che siano cresciuti insieme sotto i miei occhi. Anche quelli che sono rimasti pressoché immutati hanno comunque trovato una giustificazione nelle vicende passate. Sono buoni personaggi perché non ci sono angeli completi e demoni perfetti. Sono umani: i cattivi hanno debolezze, e non è detto che alcuni siano poi così cattivi, mentre i buoni hanno comunque la loro dose di difetti e meschinerie.
Costumi, ambientazioni.
Drama ambientato prevalentemente in ambito legale, il che prevede donne eleganti e uomini in completo scuro. E lo sappiamo tutti che un uomo in abito scuro guadagna automaticamente punti. Se poi quell’uomo è Lee Jong Suk, diventa materia per sogni bagnati. Peccato che tenga più spesso la divisa scolastica!
Colonna sonora.
Sinceramente non il punto di forza di quest’opera. Qualche canzone carina, ma nulla di cui scrivere a casa. Le musiche di background hanno un paio di tracce molto coinvolgenti, ma nulla di più.
L’amore.
Ah, argomento controverso. Una avvocato di 28 anni e uno studente di 20? Giammai! Il contrario magari sì, però, vero? In verità, all'inizio la donna è così infantile e petulante che potrebbe benissimo passare per liceale. La chimica fra i due c’è, e d’altronde Lee Jong Suk starebbe bene anche con un’asse da stiro… Quello che purtroppo manca è la relazione vera e propria fra i due. Un paio di baci e una convivenza apparentemente platonica non sono propriamente soddisfacenti, dal punto di vista dello spettatore. Si rischia molto la sindrome del SL: il secondo protagonista vien su così bene che non si può fare a meno, col tempo, di tifare per lui.
La storia.
Le vicende iniziano in maniera apparentemente abbastanza lineare. Una serie di eventi del passato, più o meno traumatici, trascina i propri effetti fino al presente. Ma ad esserne protagonisti non sono solo i personaggi principali, con lo svolgersi della storia si dipinge un affresco complesso che viene man mano a toccare, avvicinare e coinvolgere buona parte del cast. Gli accadimenti sono concatenati in maniera logica, i vari processi che si svolgono in tribunale, i pericoli, le indagini, le interazioni e la crescita dei personaggi, tutto contribuisce a rendere questo titolo una visione entusiasmante. Mentre lo stai guardando.
Ma, appena finito l’ultimo episodio, ti rendi conto che non ti è mai stato spiegato per quale motivo il protagonista Park Soo Ha sia dotato del potere di sentire i pensieri altrui. Devi accettarlo come premessa e, dal momento che si tratta di una sua caratteristica unica, in una ambientazione non fantasy, lascia un po’ sconcertati. Poi ti ricordi anche di aver dovuto inghiottire il rospo dell’onnipresente perdita della memoria e ti riprometti di andare a cercare le statistiche mondiali sull’argomento, per capire se si tratti di una peculiarità coreana (e cinese) o se accada così spesso anche altrove. Poi decidi, non conoscendo le peculiarità del sistema penale coreano, di soprassedere sull’assurdità di condannare qualcuno per omicidio sulla base del ritrovamento di una sola mano mozzata. E ti domandi quanto sia realistica la descrizione degli speciosi processi mostrati…
Poi però pensi anche a tutti gli insegnamenti ricevuti per strada: la necessità di ascoltare, e non necessariamente solo la voce, la virtù dell’immedesimazione nel prossimo, l’inutilità dell’odio e della vendetta, il valore dell’impegno, e così via. E ti ricordi che quello che hai appena guardato è un prodotto di intrattenimento, non un documentario sul sistema giudiziario coreano (magari chiedendoti maliziosamente quanto siano verosimili le serie americane ambientate similmente) e che comunque, mentre lo stavi guardando, non ti importava di nulla: né della disparità dell’età della coppia principale, né degli strani processi, né dell’origine del dono di PSH, e neanche della perdita di memoria, visto che è durata poco. Mentre lo guardavi eri occupata a stare sul bordo della sedia a goderti l’interpretazione degli attori su personaggi magnifici. E rimani soddisfatta.
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Qui aimerait sans arrêt entendre ce que pensent les auteres ? Pauvre Lee Jong Suk !
J’aime beaucoup ce drama que je revois de temps en temps, mais je me dis à chaque fois qu’il est dommage que le succès d’audience ait fait ajouter deux épisodes à la production, ce qui alourdit l’histoire de rebondissements répétitifs(arrestation à répétitions de l’assassin, épisode d’amnésie pas vraiment utile, histoire familiale de la procureure…)Mais le charme du drama tient aux personnages, vraiment bien écrits, bien campés et très bien interprétés.
Lee Bo Young est très bonne dans cette avocate qui ne pense qu’au salaire mensuel d’un fonctionnaire, qui est insolente et utilise un vocabulaire peu habituel dans les prétoires.
Lee Jung Sook est comme toujours impeccable dans cet adolescent (jeune adulte) dont le don particulier augmente l’isolement tout en lui donnant une maturité au dessus de son âge, ce qui rend la création de son couple avec Hye Suk très plausible. C’est bien sûr ce couple qui forme l’épine dorsale du drama, car même s’ils viennent de se rencontrer ils ont une expérience terrible en commun et pour lui, 10 ans de recherche !
Le troisième pied du tabouret ou le troisième sommet du triangle, c’est l’autre avocat commis d’office, Cha Guan Woo, parfaitement interprété par Yoon Sang Hyun. Mais, même s’il a un vrai rôle dans l’histoire, on n’a jamais de vrai doute quant aux sentiments de Hye Suk ! Mis à part le fait du don de Su Ha, l’intrigue est archi classique, et l’enquête policière sans surprise, malgré les tentatives du scénaristes de nous inquiéter sur le sort de Su Ha ! Non, ce sont les personnages, les juges, les autres avocats collègues de Hye Suk, particulièrement Yun Ju Sang interprétant l’avocat Shin, et ses 40 ans de carrière, qui créent l’atmosphère et lui apportent l’humour indispensable à une comédie. Les rapports orageux puis amicaux de l’avocat Shin avec Hye Suk donnent du piment à l’ensemble, avec de bons dialogues.
Si on s’en était tenu à une seule intrigue (l’assassinat du début, ses causes et ses conséquences) avec 2 ou 3 épisodes de moins ça aurait été excellent! Mais cependant le couple principal est si charmant, la mayonnaise prend si bien entre eux, qu’on ne peut qu’être content de les voir plus longtemps, d’autant qu’ils nous évitent très intelligemment (mais de justesse) l’épisode habituel de « je t’aime mais je te quitte » et et les interrogations sans fin sur « tu es trop jeune, ça ne durera pas » , question rapidement expédiée par Hye Suk : « soyons heureux ensemble maintenant et pour le reste on verra plus tard ! » C’était rafraîchissant, cette attitude, mais alors, pourquoi ne vivre que comme des frères et sœurs, surtout à la fin ? On a vraiment l’impression que ça n’ira jamais plus loin qu’un baiser ! Un peu plus de chair ne m’aurait pas déplu !
Ceci dit, c’est quand même un bon divertissement, par la grâce de bons personnages qu’on n’a pas envie de quitter !
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Ela desafia seus próprios medos desde que era muito jovem quando testemunha um assassinato e mesmo sendo ameaçada pelo criminoso, resolve depor no tribunal para fazê-lo pagar pelo que fez. Esta decisão muda o curso de sua vida, já que depois de muitos anos, após cumprir sua pena e sair da cadeia, o criminoso lhe persegue em busca de vingança.
É interessante ver o como ela lida com o que aconteceu em seu passado, em um certo incidente onde fora acusada injustamente de ter ferido uma colega de classe (aquela típica menina minada, filha de um juiz influente na cidade). E apesar de suas origens humildes consegue se manter de cabeça erguida e se torna uma defensora pública alguns anos depois. Claro que a influência desses incidentes não fora totalmente positiva em sua vida, já que após passar por tais experiências, ela se torna uma pessoa extremamente desconfiada e antissocial, que trata os casos que precisa lidar em seu trabalho como algo banal, apenas para cumprir tabela e ganhar algum dinheiro.
No entanto, aos poucos vai se abrindo novamente, seja quando reencontra o garoto que ela ajudou no passado Park Soo-Ha (Lee Jung Suk), seja quando conhece o advogado Cha Kwan-Woo (Yoon Sang-Hyun)que faz com que ela esteja sempre repensando seus conceitos. Não posso deixar de acrescentar o que mais me chamou atenção nessa personagem, isto é, a forma como ela consegue se reerguer sempre que cai.
Quando passamos por esse tipo de situação como seres humanos que somos, o primeiro sentimento que temos naturalmente é o ódio, o rancor, e em alguns casos até mesmo aquela inquietante sensação de injustiça, ao ponto de querer se vingar de alguma forma, mas ela contraria o senso comum e demonstra uma mentalidade tão forte que deu gosto de ver. Isso sem dúvidas é inspirador.
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