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  • Last Online: 32 minutes ago
  • Gender: Female
  • Location: Florence, Italy
  • Contribution Points: 120 LV2
  • Birthday: May 01
  • Roles:
  • Join Date: May 13, 2017
Completed
Love in the Big City
1 people found this review helpful
by alis89
Sep 27, 2025
Completed 0
Overall 9.0
Story 9.5
Acting/Cast 9.5
Music 8.5
Rewatch Value 9.0
Prima di parlare del film Love in the Big City c’è da fare una piccola premessa.
Questa storia è tratta dal libro di Sang-young Park, edito in Italia per Rizzoli con il titolo Amore, Malboro e mirtilli, ma non è la sola trasposizione uscita nel 2024.
Sono due, infatti, gli adattamenti tratti da questo bellissimo romanzo e Love in the Big City è il titolo sia del drama da otto episodi (che potete trovare su Viki) sia del film.
I due hanno comunque delle differenze.
Se il drama riprende passo passo tutti e quattro gli archi narrativi del cartaceo, il film è un progetto nato precedentemente rispetto alla serie e racconta le vicende solo del primo capitolo del libro, che corrispondono ai primi due episodi del drama, ma con alcuni cambiamenti.

Il protagonista non è, infatti, solo Heung-su, ragazzo gay che vuole mantenere segreto il suo orientamento sessuale, ma, insieme a lui, lo è anche Jae-hui, uno spirito libero, una donna forte e audace.
La trama ruota attorno alla loro amicizia e, grazie ad essa, vengono affrontati tantissimi temi delicati e importanti che sicuramente non verranno tutti trattati in queste poche righe, soprattutto per non anticipare troppo riguardo alla storia.

Jae-hui si avvicina a Heung-su dopo averlo beccato a limonare con un ragazzo.
Pensando che lei abbia scoperto il suo punto debole e che prima o poi lo userà contro di lui, Jae-hui lo rassicura e, con la sua genuinità, afferma: “Come può risultare un punto debole essere se stessi?”
Questa frase risuona forte come il vero e unico messaggio del film.
Love in the Big City, infatti, racconta dei pregiudizi che devono affrontare chi viene ritenuto “diverso”.

E non ci si riferisce solo al protagonista che fa di tutto per nascondere la sua omosessualità per paura di essere etichettato, giudicato e non accettato, ma anche alla co-protagonista che affronta le critiche a testa alta: a lei piace divertirsi, bere e innamorarsi dei bei ragazzi e non c’è niente di sbagliato in tutto ciò.
Insieme al Heung-su, anche lei si dovrà scontrare più volte con un’opinione pubblica retrograda rappresentata durante il corso del film da varie figure, ma che trova la sua espressione massima nella dottoressa della clinica ginecologica alla quale Jae-hui si rivolge: il modellino dell’utero, che prende prima di scappare via correndo, diventa quasi il simbolo dell’orgoglio femminile; sembra quasi gridare che il corpo è di ogni donna e ogni donna ne fa quello che vuole.

Ed è così che il film Love in the Big City diventa portabandiera non solo della comunità LGBTQ, ma anche dei diritti delle donne.

La storia risulta essere molto realistica e quindi più vicina allo spettatore.
I due protagonisti, nel loro percorso di ricerca del vero amore e della felicità, agiscono in modo impulsivo e poco saggio, commettendo più volte lo stesso errore, come del resto può veramente succedere nella vita reale quando si tratta di sentimenti.
D’altronde, non importa in quale guaio Jae-hui e Heung-su si cacceranno: loro sanno che potranno sempre contare l’una sull’altro.
Viene descritta un’amicizia che va al di là del semplice affetto e che assomiglia più all’essere una vera e propria famiglia. E questo è dimostrato nei piccoli gesti quotidiani che intravediamo nella pellicola: Heung-su che posiziona nel congelatore le Malboro che lei ama fumare fredde e Jae-hui che compra i mirtilli che lui adora mangiare ancora surgelati; lui che usa la BB cream di Jae-hui e lei che utilizza il rasoio di Heung-su.

Come si può notare, i nomi dei personaggi non sono gli stessi del romanzo, come a voler sottolineare che questa non è la trasposizione fedele del cartaceo, ma ne è solo tratto.
Sono interessanti tutti i rimandi al mondo queer che possiamo scovare all’interno del film.
Primo fra tutti troviamo proprio l’autore Sang-young Park: il protagonista legge un articolo in cui si parla proprio di lui e della letteratura queer in Corea.
Meraviglioso anche il rimando al film hongkonghese Happy Together del 1997, famosa storia che parla di una relazione omosessuale; e non a caso un ragazzo che frequenta Heung-su gli dice di assomigliare proprio al personaggio interpretato da Tony Leung.

Possiamo, quindi, capire fin da subito che la sceneggiatura è curata nei minimi dettagli, così come del resto lo è la regia: in ogni scena c’è uno studio minuzioso della luce e dei colori, sia nelle parti di vita notturna sia nella vita di tutti i giorni.
Anche la musica risulta sempre impeccabile, riuscendo ad essere sempre il sottofondo ideale in ogni scena.

Eccezionali, sotto ogni punto di vista, sono stati i due attori protagonisti.
Go-eum Kim ha dato più volte prova di essere un’attrice straordinaria e sfaccettata che riesce sempre a immergersi nel proprio personaggio sia sul piccolo che sul grande schermo.
Ha dato vita a una Jae-hui forte e tenace, che sa esattamente quali sono i punti deboli del genere femminile e che non ha paura di affrontarli. Personalmente, l’ho preferita alla sua controparte nel drama. C’è da sottolineare, d’altronde, che ha avuto molto più spazio rispetto alla serie, potendo così caratterizzare al meglio il proprio personaggio.

Steve Noh è stato perfetto, tanto che sembrava uscito dalle pagine del romanzo stesso. Anzi, sia lui che Yoon-soo Nam, attore che interpreta il protagonista nella serie, sono stati impeccabili, rappresentando sfaccettature diverse dello stesso personaggio, ma, allo stesso tempo, assomigliandosi tantissimo. Ed è una cosa più unica che rara che due attori, con età diverse e trascorsi diversi, riescano entrambi a ricordare così tanto e in modo così simile il protagonista originale.

Nel film, il personaggio interpretato da Steve Noh è un ragazzo insicuro per quanto riguarda le storie d’amore. Non riesce a vivere spensieratamente le sue relazioni ed è proprio Jae-hui che gli insegna a buttarsi: d’altronde per chi altri, se non per la sua migliore amica, Heung-su avrebbe mai cantato e ballato Bad Girl, Good Girl delle miss A davanti a tutti gli invitati ad un matrimonio? E vi assicuro che questa scena vale da sola tutto il film!

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Completed
I Am Married... But!
1 people found this review helpful
by alis89
Mar 26, 2025
12 of 12 episodes seen
Completed 0
Overall 8.0
Story 8.0
Acting/Cast 8.5
Music 7.5
Rewatch Value 7.5
I am married…but! è un drama taiwanese uscito in un unico slot su Netflix: il 14 Febbraio, giorno di San Valentino, infatti, erano disponibili per la visione tutti e 12 gli episodi di questa serie con i sottotitoli in italiano.
A suo favore, aggiungo subito, che i singoli episodi sono molto brevi, di una durata di circa trenta minuti, compresi sigla e titoli di coda, quindi molto fruibili anche per chi ha poco tempo a disposizione.

Questo è un drama un po’ atipico perché, se di solito nei drama viene mostrato come si incontrano i due protagonisti e come si innamorano, qui vediamo il dopo: cosa succede dopo il “vissero felici e contenti”, cosa accade in seguito al matrimonio.

ILing si rende subito conto che la vita reale non è come nelle favole, pensando così al divorzio almeno una volta a settimana. Si è innamorata di quello che è attualmente suo marito, XueYou, con un colpo di fulmine. Lei afferma che, con un grande senso di realismo legato indissolubilmente da un senso dell’umorismo spiccato che l’accompagnerà poi per tutte le puntate, gli uomini possono confondere il colpo di fulmine con l’afflusso di sangue al pene, ma visto che lei non ha quell’organo, doveva trattarsi davvero di batticuore.
Dopo il matrimonio, però, le cose non vanno bene: i due sposini si ritrovano a vivere in casa dei genitori di lui, con una suocera molto invasiva e che spesso cerca di manipolare, a suo favore, il figlio. La mancanza di polso del marito che non riesce a controbattere la madre, fa sì che quella che doveva essere un assestamento temporaneo, risulti una sistemazione vera e propria.
Alle numerose richieste di comprare una casa propria, XueYou risponde che la mamma gli ha spiegato che non è il momento giusto per farlo; ma questo non gli impedisce di acquistare, invece, numerose case e appartamenti fatti con costruzioni, per realizzare la sua città di Lego.

La situazione comincia a cambiare quando ILing, a causa di un lavoro, è costretta a scaricare un’applicazione che ricerca la propria anima gemella; fa il login svogliatamente, avendo ormai perso ogni fiducia nell’amore. L’app, inaspettatamente, suona: la sua anima gemella a quanto pare è stata individuata nel personaggio misterioso di Rain, uomo che afferma quasi da subito di abitare nella stessa città di Sun, nome utente di ILing. Quest’ultima affermazione, farà sì che lo spettatore si chieda, per ogni personaggio maschile che entra in scena, se in realtà non sia proprio Rain.

ILing comincia ad avere dubbi. È divisa in due fra la responsabilità matrimoniale e famigliare e la voglia di conoscere altri uomini per scoprire se tutto il genere maschile è infantile, mammone e russa in modo rumoroso proprio come il marito.

Nel corso della visione non sono pochi i temi importanti trattati, tutti presentati con molta ironia e comicità, ma anche con realismo, tanto che lo spettatore si può identificare nei protagonisti: dalla ricerca di un nuovo nido, all’argomento figli, passando per parenti impiccioni. La società e la famiglia portano grandi aspettative soprattutto sul genere femminile, anche su ILing. Ho apprezzato come tutto, a un certo punto, venga però ribaltato, regalando un punto di vista per niente scontato.

I due attori protagonisti, Alice Ko e Jasper Liu, sono stati fenomenali. Ho avuto la fortuna di vederli in altri progetti e conoscevo la loro bravura, ma in questo drama non avevano un ruolo semplice: il rischio era che lo spettatore potesse non tifare per la loro coppia; tuttavia, grazie allo loro interpretazione e alla loro chimica sempre tangibile, nonostante litigi e incomprensioni, personalmente ho sempre sperato che il loro matrimonio potesse funzionare, anche se sono apparsi nella scena altri uomini davvero interessanti!
Il vero protagonista della serie, dopotutto, è proprio il matrimonio: non è semplice camminare allo stesso passo e nella stessa direzione, ma bisogna provarci, grazie anche ad una buona comunicazione; perché, in fin dei conti, in quest’ambito 1+1=1.

È questo ciò che ci racconta I am married…but! grazie anche a un’equilibrata sceneggiatura che bilancia momenti divertenti, a tratti sciocchi, a momenti di pura emotività, in un equilibrio perfetto.
Non vi svelo il finale, dico solo che è stato meraviglioso: mi ha emozionato e soddisfatto.

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Completed
Something in the Rain
1 people found this review helpful
by alis89
Jul 31, 2024
16 of 16 episodes seen
Completed 0
Overall 9.5
Story 9.0
Acting/Cast 9.5
Music 9.5
Rewatch Value 9.5
Ho sentito qualcuno definire questo drama "lento", ma non sono per niente d'accordo.
Nonostante che nelle varie puntate non accada niente di eclatante, questo drama è veramente pienissimo di contenuti.
Partendo dal fatto che la storia d'amore presentata è veramente dolcissima, l'autrice ci descrive uno squarcio di realtà che rappresenta una Corea leggermente diversa da quella presentata di solito nei vari drama.
La relazione fra i due protagonisti non è vista di buon occhio dalla società: non solo lui è molto più giovane di lei, ma è anche un orfano (fatto di cui non andare fieri, a quanto pare). Nello sfondo di questa bellissima storia d'amore vengono presentate anche una situazione familiare dove è la madre che decide un po' tutto e una situazione lavorativa non rosea dove le impiegate vengono alcune volte molestate.

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Completed
Hear Me: Our Summer
0 people found this review helpful
by alis89
Sep 27, 2025
Completed 0
Overall 8.5
Story 9.0
Acting/Cast 8.5
Music 8.5
Rewatch Value 8.5
Sono davvero necessarie le parole per esprimersi?
"Hear Me: Our Summer" ci insegna di no. Questo, infatti, è un film silenzioso in cui il dialogo è ridotto a poche battute. Prevale il silenzio e la comunicazione non verbale in quanto i protagonisti utilizzano il linguaggio dei segni per esprimersi. Ma non solo: anche le espressioni facciali e il linguaggio del corpo sono importanti.
E in questo gli attori protagonisti sono stati straordinari.

Il ruolo di Yong-joon non era per niente semplice: una cotta a prima vista, in questo caso, poteva essere fraintesa con un atteggiamento molesto, ma l’attore Hong Kyung, interpretando il suo personaggio in maniera genuina e con semplicità, ha dato vita a un protagonista con un carattere sfaccettato e tenero.
Il modo in cui ha espresso ogni emozione grazie alle sue espressioni e al linguaggio del corpo è stato eccezionale. Ha rappresentato il suo personaggio in maniera naturale, mantenendo la sua personalità coerente per tutto il film e riuscendo a far capire al pubblico come la sua cotta si trasformi sempre più in amore vero e proprio: traspare in ogni minuto la voglia di essere accanto a lei e la voglia di accertarsi che stia bene, fattore che si concretizza con i pasti che si assicura di consegnarle.

Roh Yoon-seo nel ruolo di Yeo-eum è stata bravissima: anche lei è riuscita a trasmettere ogni singola emozione solo con le sue espressioni. Inoltre ha avuto una sintonia bellissima con Kim Min-ju (che interpreta la sorella) persino questa trasmessa senza dire una sola parola in tutto il film. Inutile dire che le scene in cui sono presenti le due sorelle sono davvero toccanti perché, dopotutto, il protagonista vero e proprio è l’amore in senso lato, non solo quello sentimentale, ma anche l’affetto per i propri cari e l’amore verso se stessi.

"Hear Me: Our Summer" è un remake del film thailandese "Hear Me" del 2009 (di cui consiglio la visione) ed è riuscito ad essere fedele all’originale, svecchiandolo e cambiando il minimo; a questo proposito aspettate di vedere la scena dopo i primi titoli di coda perché davvero dolcissima.

"Hear Me: Our Summer" presenta un tema difficile, come la disabilità uditiva, in maniera semplice e dolce, trasformandosi così per gli spettatori in un caldo abbraccio.

Bisognerebbe guardarlo facendo attenzione ai minimi dettagli, ma sono convinta che, per quanto uno possa essere accorto, il finale vi stupirà strappandovi un sorriso.

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Completed
ThamePo Heart That Skips a Beat
0 people found this review helpful
by alis89
Sep 27, 2025
13 of 13 episodes seen
Completed 0
Overall 9.5
Story 9.0
Acting/Cast 9.0
Music 9.5
Rewatch Value 9.5
Cosa succede quando un idol si innamora?
E se quella persona non fa parte del mondo dello spettacolo, e per di più è un ragazzo?

“ThamePo” non è di certo il primo progetto che parla di questo argomento, ma per qualche motivo mi ha particolarmente colpito.
Formata da 13 episodi da circa 45 minuti, questa serie non è giunta in Italia su piattaforme ufficiali, ma possiamo comunque guardarla facilmente grazie a diversi fansub amatoriali che hanno tradotte le varie puntate, settimana dopo settimana.

Il protagonista di questa storia è Po, un ragazzo che si è completamente azzerato per far in modo che il suo fidanzato, Earn, raggiunga il successo desiderato: lascia il suo lavoro da regista per cui ha studiato e lo aiuta ad aprire e avviare la sua attività. Solo che, quando le cose sembrano andare per il verso giusto, Earn decide di lasciare Po.
Con il cuore a pezzi, Po si rimbocca le maniche e cerca di fare più colloqui possibili per trovare un lavoro, ma inutilmente: tutti vanno a battere sullo stesso punto, ovvero il buco di tre anni in cui Po non ha lavorato.
In suo aiuto giunge Baifern, migliore amica di Po, nonché fan accanita del gruppo T-pop Mars, famosissimo in tutta la Thailandia: lei mette una buona parola per lui in modo che abbia un colloquio con la casa di produzione dei Mars, infatti, non è una semplice fan, ma la fondatrice del fan-club del gruppo.
Po vince il suo scetticismo e ottiene il lavoro, ma ben presto scopre che il video di cui si dovrà occupare non è una semplice clip che verrà trasmessa al prossimo evento dei Mars, bensì un video di addio che i membri dovranno girare e che sarà proiettato al loro ultimo concerto.
I Mars si stanno sciogliendo: i membri non vanno più d’accordo e il leader, Thame, ha deciso di firmare un contratto da solista in Corea, quindi presto si dovrà trasferire.

Il primo incontro fra Po e Thame non è dei migliori.
Po rivede nell’egoismo di Thame, che abbandona gli altri membri appena ha raggiunto il suo obiettivo, quello del suo ex.
Thame è convinto che Po sia un sasaeng (un fan tossico) che ha accettato il lavoro solo per scoprire qualche novità suoi vari membri del gruppo.
Dal loro scontro si crea, per fortuna, un dialogo che fa capire a Thame che Po non è un fan accanito, anzi, non è proprio un loro fan, conoscendo i Mars solo di rimando grazie a Fen. Po riflette sulle parole di Thame e arriva alla conclusione che anche chi va avanti e lascia qualcuno indietro soffre e non sempre lo fa per un suo volere.
Da cosa nasce cosa e arrivano ad una decisione, ovvero riunire i Mars.

L’obiettivo imposto non è semplice visto che hanno una casa discografica contro, il cui interesse è solamente quello di far soldi e la loro gallina dalle uova d’oro è proprio Thame, ma come solista.
Gli episodi risultano scorrevoli e ben bilanciati tra storia d’amore e focus sul gruppo.
Piano piano vengono presentati i vari membri dei Mars: il distaccato e attaccabrighe, almeno in apparenza, Jun; il freddo e arrabbiato Dyaln; il più piccolo e confuso ballerino del gruppo, Nano; il maturo Pepper che nasconde, però, un segreto.

La recitazione forse è il tallone d’Achille di questa serie poiché non sempre splende: ma è tutto giustificato dal fatto che nessuno dei protagonisti nasce come attore.
Po è interpretato da Est che ha già avuto qualche ruolo come attore secondario in qualche serie, ma non dimentichiamoci che lui è principalmente un nuotatore che fa parte della nazionale thailandese e che ha vinto diverse medaglie.
Nonostante questo, Est dà vita a un Po calmo e riflessivo, dal grande cuore, pronto ad aiutare gli altri, ma che non ha nessuna fiducia in se stesso e nelle proprie capacità.
Anche William è stato un protagonista bravissimo: all’apparenza distaccato e irruento, si rivela poi tutto l’opposto, grazie anche a sguardi dolcissimi e preoccupati verso Po e verso i suoi compagni.

I cinque ragazzi che interpretano i membri dei Mars sono un gruppo T-pop vero e proprio, i LYNK. William, Nut, Hong, Nano e Tui sono i finalisti del programma Project Alpha del 2023 in cui si sono dovuti sfidare con gli altri concorrenti a suon di canzoni e balli per conquistare l’occasione di poter debuttare. La recitazione, quindi, non era nelle prove che hanno dovuto superare, ma hanno dato comunque dimostrazione di essere bravi, con qualche miglioramento anche in quello.

Forse con questo si spiega anche un altro punto che non mi è piaciuto di questa serie, ossia come sono stati truccati i personaggi.
Non nego che all’inizio avevo bypassato la visione di “ThamePo” perché non attratta dalle visual dei protagonisti, troppo truccati e troppo artificiosi, con abiti improbabili, cominciando a vedere la serie solo dopo aver letto pareri positivi.
È un difetto che rimane durante le puntate, ma è un look molto simile a quello che hanno i LYKN sul palco. Certo che sotto i riflettori è un conto, in un drama, che dovrebbe rappresentare la vita reale, è un altro, considerando anche che questi ragazzi sono bellissimi "acqua e sapone".

Sicuramente il fatto di aver usato un gruppo già esistente per creare un gruppo fittizio ha agevolato molti fattori: nella serie più volte possiamo notare spezzoni di MV o immagini reali del gruppo LYKN.
Per l’uscita di “ThamePo” sono state realizzate, inoltre, delle canzoni apposite, rilasciate via via con gli episodi e che i ragazzi, come LYKN, continuano a cantare ai propri concerti.
La loro sinergia e energia, sul “finto” palco e dietro le telecamere risulta ben visibile e naturale, probabilmente dovuto al fatto che i membri si conoscono già da tempo e hanno padronanza del mondo dello spettacolo.

Non è solo la linea sottile che divide i Mars dai LYKN ad essere un fattore che ha aiutato nella promozione della serie. I produttori hanno usato anche un altro piccolo escamotage che ha fatto breccia sul cuore di molti: Est ha partecipato a quasi tutti gli ultimi concerti dei LYKN al grido dei fans che hanno così pensato “Thame e Po sono davvero reali!”

Non che ci fosse bisogno di così tanta pubblicità. In questo drama non manca niente: buona musica (personalmente ho sbloccato un nuovo livello, dopo il J-pop e il K-pop, è arrivato il T-pop), amicizia, sacrifici e duro lavoro, voglia di stare insieme e anche una tenera storia d’amore.

Il focus è ovviamente sullo stress che devono affrontare i ragazzi dovuto soprattutto alle aspettative, spesso egoistiche, da parte dell’agenzia, dei giornalisti e dei fans; riguardo quest’ultimi abbiamo una grande portavoce, Baifern, di cui più volte abbiamo modo di ascoltare il punto di vista.
Non è tutto oro ciò che luccica e anche in questo caso è così. I ragazzi devono spesso rinunciare a se stessi, a ciò che vorrebbero fare veramente, ai loro rapporti, per poter continuare la loro ascesa al successo.
Perché, quando sei un idol, non esiste differenza fra la vita privata e quella sotto i riflettori.
I Mars cercano di affrontare tutto questo insieme. Dopotutto si sono allontanati già una volta e non vogliono che risucceda. Lo capiamo benissimo dai primi piani presenti che raffigurano forti abbracci e membri che si tengono per mano.

Non sono solo gli idol, però, a dover intraprendere una strada verso la crescita personale.
Po dovrà affrontare una grossa sfida e prendere una decisione difficile.
Insicuro sul proprio potenziale, forse perché non riconosciuto dal suo ex nel momento di maggior successo, Po si domanda se è meglio realizzare i propri sogni o essere fedeli ai propri principi, perché, a volte, la vita ci porta a una scelta fra i due.
In una società dove l’apparire è la cosa fondamentale, Po si chiede se sia giusto arrivare al successo ed essere lodato, ma non essere più se stesso o se è meglio non essere nessuno, ma apprezzato dalle persone che contano davvero.
Chi aiuta a districare la nebbia di dubbi di Po è proprio suo zio, figura sempre presente per il nipote, che ammette di non aver mai avuto un sogno, eppure è cresciuto e invecchiato bene lo stesso.
E non solo lui, ma anche gli altri protagonisti faranno capire a Po che l’importante non è essere luminosi, ma brillare per le persone che abbiamo accanto.

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Completed
Navillera
0 people found this review helpful
by alis89
Sep 27, 2025
12 of 12 episodes seen
Completed 0
Overall 9.5
Story 9.5
Acting/Cast 9.5
Music 9.0
Rewatch Value 9.0
"Navillera", o meglio "Nabillera" come si pronuncia in coreano, fa riferimento alla grazia e all’eleganza con cui i ballerini di danza classica si muovono, molto simile a quelle di una farfalla (in coreano si dice, infatti, “nabi”).
Ed è proprio con grazia ed eleganza che questo drama coreano di otto episodi, live-action dell’omonimo webtoon, ci presenta le vite di alcuni personaggi che si intrecciano fra loro.

Raffinata è anche la cornice di questa storia. La fotografia e le luci sono attentamente studiate in ogni loro particolare e tutti gli oggetti di scena sono estremamente curati. Un occhio di riguardo è soprattutto per la sala da ballo, in cui la luce, entrando dolcemente dalle finestre, illumina esattamente dove deve andare l’attenzione dello spettatore.

In questo sottofondo onirico, accompagnato da musica classica, ci viene presentato il protagonista di questa storia, Deok-chul, un anziano dal cuore buono che ha dedicato tutta la sua vita alla famiglia e a mantenerla, lavorando sempre duramente. Adesso che è in pensione vorrebbe rispolverare il sogno di quando era un bambino, ovvero quello di fare danza classica, cerca una scuola e un’insegnante, ma non è così semplice praticare una disciplina così rigida come la danza con l’avanzare dell’età.
Ma Deok-chul non si dà per vinto: è ostinato a fare finalmente qualcosa per se stesso, a realizzare un desiderio nascosto in lui da sempre, perché non è mai troppo tardi per realizzare i proprio sogni.
O meglio, bisogna realizzarli prima che sia troppo tardi.
Questo personaggio è interpretato dal simpaticissimo Park In-hwa che si è messo in gioco a più di settant’anni indossando body e calzamaglia e facendo passi di danza difficilissimi.

Quello che sarà il suo insegnante è Chae-rok, un giovane ballerino. Se da una parte lui ha dovuto combattere per studiare danza classica, e tutt’ora sta combattendo tanto che è quasi scoraggiato nel proseguire con questa disciplina, dall’altra Chae-rok, grazie all’incontro con Deok-chul, capisce di essere fortunato: dopotutto è ancora giovane e ha tutto il tempo davanti per poter realizzare i propri sogni.
Ciò che nasce fra loro due è una strana amicizia che si potrebbe paragonare quasi a un rapporto tra padre e figlio: mentre Chae-rok cerca di realizzare il desiderio di Deok-chul, l’anziano fa conoscere al giovane cosa significa avere una famiglia e passare del tempo con questa, facendo piccole azioni quotidiane come guardare la TV e consumare un pasto insieme.
Chae-rok, d’altro canto, diventerà indispensabile per Deok-chul nel momento del bisogno e sarà come se fosse il terzo figlio di Deok-chul.
Il giovane ballerino è interpretato da Song Kang, il talentuoso “figlio di Netflix”, che anche in questo drama ci ha dimostrato tutta la sua bravura. Se qualcuno si stesse domandando se è proprio lui che balla nelle varie scene di danza classica: sì, è lui.
Song Kang, infatti, ha preso lezioni di danza classica per mesi per poter interpretare il personaggio di Chae-rok.

Presentando solo i due personaggi principali si capisce già che i temi affrontati sono molteplici e tutti interessanti. In realtà, dietro a "Navillera" si nasconde molto di più, ma è un percorso leggero ed elegante che lo spettatore deve fare accompagnato da piccoli passi di danza con i due protagonisti, quindi non aggiungerò altro.

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Completed
BL Metamorphosis
0 people found this review helpful
by alis89
Sep 27, 2025
Completed 0
Overall 9.0
Story 9.0
Acting/Cast 9.0
Music 8.5
Rewatch Value 9.0
“BL Metamorphosis” è un’ottima trasposizione live-action: ricorda benissimo l’atmosfera del manga e, anche se taglia alcune parti della storia per ovvie ragioni di tempistiche, lo spirito ne rimane inalterato.
Non vi fate scoraggiare dalla durata di quasi due ore, perché voleranno! Anche se è una storia semplice, io non ho smesso di sorridere dall’inizio alla fine di questo tenerissimo film.
La storia, infatti, parla di un’amicizia un po’ inusuale con una differenza di età di quasi 60 anni! Ma mentre la signora Ichinoi sprona Urara a crescere e fare quello che ama, Urara riesce a far riscoprire all’anziana signora l’adolescente che è in lei.
Ho apprezzato tanto il parallelismo fra la vita delle protagoniste e la storia del manga che leggono, e mi è piaciuto molto come lo hanno reso nell’inquadratura.
Strepitose le due attrici protagoniste: Mana Ashida, nel ruolo di Rara, e Nobuko Miyamoto, nel ruolo della signora Ichinoi. Non era semplice rendere quello che avevamo letto nel manga.

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Completed
KPop Demon Hunters
0 people found this review helpful
by alis89
Sep 27, 2025
Completed 0
Overall 9.0
Story 9.0
Acting/Cast 9.0
Music 9.5
Rewatch Value 9.0
KPop Demon Hunters domina le classifiche di Netflix e le sue canzoni quelle di Spotify. Eppure la sua trama, ad una prima occhiata, non sembra particolarmente originale: tre ragazze che usano la magia per combattere i demoni.
E allora perché sta facendo impazzire i social media? Qual è il suo segreto?
Probabilmente è la sua radicata connessione con la Corea del Sud. Il film, infatti, riesce a fondere k-pop e elementi culturali coreani.
Le nostre protagoniste Rumi, Zoey e Mira non sono semplice maghette, bensì le Huntrix, una delle più famose girl band k-pop in vetta a ogni classifica musicale. Acclamate idol che devono affrontare concerti sold-out e pazzesche coreografie, sono anche guerriere che combattono contro i demoni che minacciano l’umanità. E proprio dal popolo dei demoni arriveranno i loro principali nemici, sia sopra che sotto il palcoscenico, che complicheranno il lavoro di idol e cacciatrici: i Saja Boys, un gruppo k-pop formato da cinque bellissimi, muscolosissimi e talentuosissimi ragazzi, Jinu, Abby, Romance, Mystery e Baby Saja, che in realtà sono demoni che si nutrono delle anime dei fan.

Le eroine presentate sono molto distanti dall’essere perfette: Mira è definita come la “pecora nera” dalla sua famiglia; Zoey è sempre stata divisa tra due mondi, la Corea dove è nata e la California dove è cresciuta, non trovando il suo posto; Rumi nasconde (anche alle sue compagne) un grande segreto, ovvero che suo padre era un demone.
Jinu, d’altronde, non è il classico cattivo: è un demone, eppure è gentile con Rumi e con gli altri membri del suo gruppo; è un personaggio che si porta dentro una grande vergogna e per questo collabora con il re dei demoni.
Gli altri membri dei Saja Boys, invece, non sono altro che lo stereotipo della formazione dei gruppi k-pop: di solito è presente il membro muscoloso (Abby), uno più sentimentale (Romance), un altro più misterioso a cui non piace molto parlare (Mistery) e il più piccolo del gruppo, il makne, che spesso è dolce e carino, ma alcune volte si rivela essere quello con la voce più bassa (Baby Saja).
All'interno della storia si ironizza più volte sul mondo del k-pop, non solo attraverso questi personaggi, creando una critica molto velata e divertente al tempo stesso.

Già questo basterebbe per spiegare il successo virale che ha avuto questo film: le fan del k-pop (e non solo) stanno facendo a gara per scovare tutte le somiglianze tra i protagonisti e i loro beniamini.
In realtà, la regista Maggie Kang ha già dichiarato da quali stelle del k-pop ha preso ispirazione per i suoi personaggi: le Huntrix richiamano i gruppi femminili di maggior successo come ITZY, BLACKPINK e TWICE; i Saja Boys i gruppi maschili come i BTS, Stray Kids, ATEEZ, BIGBANG, TXT e Monsta X.
L’unico personaggio di cui Maggie Kang ha parlato con maggior chiarezza riguardo ai suoi modelli di riferimento è Jinu: dovendo dare l’impressione del tipico e bellissimo ragazzo coreano dai capelli neri, per lui sono stati presi come spunto il cantante e attore Cha Eun-woo (degli ASTRO) e l’attore Nam Joo-hyuk.
Per gli altri membri dei Saja Boys non ci sono riferimenti precisi, ma su Internet continuano a girare video e foto cercando somiglianze, moda a cui non riesco nemmeno io a sottrarmi: per me, potete dire quello che volete, ma Baby Saja, il rapper dalla voce bassa e dall’aria da cucciolo, è la fusione di Suga e Jimin dei BTS.
Tanti sono gli omaggi al k-pop: le TWICE (che cantano l’ultima canzone Takedown) sono presenti nella classifica anche di questo universo, e vediamo perfino un loro poster appeso.
Nella clinica del dottore, invece, è presente una fotografia che indubbiamente ritrae Lee Know, Felix e Hyunbin degli Stray Kids con l’outfit dell’MV di Thunderous.
Perfino l’entrata in scena stessa di uno dei membri dei Saja Boys, Abby, quando grazie ai suoi muscoli fa volare i bottoni della sua camicia, sembra un chiaro rimando a una scena avvenuta davvero: durante il terzo giorno di concerto Permission to Dance On Stage dei BTS è capitata una cosa simile al muscolo Jungkook, lasciando i suoi pettorali in bella vista; è stato l’unico momento in cui si sono sentite le voci degli Army - causa pandemia non era permesso urlare e applaudire -, reagendo proprio come hanno reagito le nostre protagoniste.

Le colonne sonore sono uno dei punti di forza di KPop Demon Hunters: non accompagnano solamente la storia, ma fanno parte della trama stessa (quindi, suggerisco di attivare i sottotitoli in italiano). Oltre alla già citata canzone finale interpretata dalle TWICE, o meglio da tre di loro, Jeongyeon, Jihyo e Chaeyoung, sono presenti numerosi altri brani realizzati ad hoc per il film, con tanto di coreografie complete, ormai diventate virali su TikTok. Golden delle Huntrex e Soda Pop dei Saja Boys sono probabilmente già entrate nella playlist di molti.
Tutto questo anche grazie all’impeccabile lavoro che hanno fatto i doppiatori, sia nelle parti parlate che in quelle cantate.
Una piccola curiosità sulle voci riguarda proprio l’antagonista del film, Gwi-ma, che è doppiato da Lee Byung-hun, attore che interpreta un altro famoso rivale, ovvero il Frontman di Squid Game: sicuramente i cattivi gli riescono egregiamente!

Non mancano neppure gli easter egg che riguardano i k-drama. Proprio nella scena già citata sopra, quando i Saja Boys compaiono per la prima volta, si può sentire in sottofondo la classica musica da rom-com, e in questo caso altri non è che la OST del famoso drama Business Proposal - in cui Ahn Hyo-seop, voce di Jinu, interpretava proprio il protagonista -, intitolata Love Maybe dei MeloMance.
I rimandi al mondo dei drama non finiscono qui, ma non volendo svelare troppo dico solo che è presente una scena che potrebbe ricordarne un’altra presente in My Demon (o anche Goblin o Cupido, Amore mio).

Il legame con la Corea è ovunque: nei costumi, nelle armi, nel cibo e persino nell’ambientazione.
I Saja Boys rimandano in tutto e per tutto, dal nome ai vestiti, ai cupi mietitori, ovvero le guide che portano i morti nell’aldilà secondo la tradizione coreana.
Saja significa leone, ma fa parte anche della parola Jeosung Saja, ovvero i tristi mietitori, e proprio come loro, i Saja Boys si vestono indossando hanbok - vestito tipico coreano - nero con il tipico cappello a tesa larga di nome gat.

Le armi che le Huntrix usano per sconfiggere i demoni non sono altro che oggetti cerimoniali usati per sconfiggere il male, ma rielaborati in chiave moderna: Rumi combatte con una spada chiamata Saingum; Zoey usa dei coltelli di nome Daesinkal; Mira utilizza il Weoldo, che somiglia molto al Guandao cinese.

Persino la città in cui è ambientato KPop Demon Hunters ha riferimenti ben precisi, sembrando in tutto e per tutto una Seoul alternativa: possiamo riconoscere la Torre di Seoul, l’Han River Park e il Villaggio Andong Hahoe.
Senza contare supermercati con distese di cup ramyeon! E non sono i soli cibi tipici coreani presenti, perché le nostre protagoniste si ingozzeranno (letteralmente!) con gimbap e seolleongtang che vi faranno venire l’acquolina in bocca.

Infine, anche la mitologia coreana entra in scena: le due mascotte e animaletti di Jinu sono una tigre e una gazzella, protagonisti di una celebre favola coreana in cui la gazzella riesce con l’astuzia a vincere sulla forza del felino; solo che qui sono rappresentati in modo più carino e tenero, e la tigre è addirittura più… imbranata!

In sostanza, KPop Demon Hunters crea un universo colorato, giocoso, simpatico e pieno di riferimenti alla cultura coreana che lo rendono irresistibile per ogni fan della Corea.
Ma c’è di più, perché riesce ad entrare nei cuori anche di chi è estraneo a questo mondo, grazie al suo messaggio chiaro e importante. Le voci con cui Gwi-ma riesce a controllare Jinu e gli altri demoni possono semplicemente essere interpretati come una metafora dei nostri pensieri negativi: sensi di colpa, sensazione di non essere all’altezza o di non essere abbastanza sono tutte preoccupazioni che ci schiacciano, ansie che possono portarci a sminuirci e, alcune volte, anche alla depressione.
L’unico modo per sconfiggere queste vocine che ci parlano e ci demoliscono mentalmente è accettare sé stessi per quello che si è e il passato che abbiamo alle spalle; grazie all’aiuto degli affetti che abbiamo scelto per accompagnarci in questo viaggio e alla musica che ci fa stare bene possiamo sconfiggere demoni ben più grandi di Gwi-ma.

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Completed
Nevertheless: The Shapes of Love
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by alis89
Apr 15, 2025
8 of 8 episodes seen
Completed 0
Overall 6.0
Story 6.0
Acting/Cast 6.5
Music 6.0
Rewatch Value 6.0
“Eppure… le forme dell’amore” è un drama giapponese di otto episodi, di circa mezz’ora ciascuno, disponibile su Netflix con i sottotitoli in italiano.
Trasposizioni live-action del webtoon coreano “Nevertheless”, la storia parla di due giovani che hanno problemi a relazionarsi: lui, per motivi che verranno solo accennati nel corso degli episodi, ha difficoltà a legarsi ad una persona con una relazione seria; lei ha appena rotto un legame con un uomo che la trattava con sufficienza.
Il loro incontro darà vita a una storia non semplice da gestire, da parte di entrambi.

La serie giapponese risulta avere, fin da subito, qualche problema e per capire dove si trova l’intoppo, ho recuperato la trasposizione live-action coreana del 2021 intitolata, come il manhwa, “Nevertheless” e, notando da subito varie differenze tra le due serie, ho deciso di sfogliare alcune tavole del webtoon.
Premesso che la serie coreana risulta, almeno rispetto ai primi capitoli, molto fedele all’opera originale, oltre che molto bella e scorrevole, in “Eppure… le forme dell’amore” si evincono tre problemi principali.

Il primo sta nel fatto che hanno edulcorato molti aspetti e temi, sostituendo o tagliando di netto alcune scene che forse potevano risultare troppo forti per un pubblico giapponese.
Un esempio, senza andare molto oltre rischiando di svelare qualcosa di troppo, lo possiamo notare fin dai primi minuti: la statua che è stata realizzata da quello che poi diventerà l’ex-fidanzato della protagonista non è come quella del webtoon (e del drama coreano) che, invece, è molto più cattiva e d’impatto psicologico, tanto da scioccarla.

Paradossalmente, al contrario di alcuni argomenti che sono stati appiattiti, sono stati portati agli estremi i caratteri dei due protagonisti.
Lui, nella trasposizione coreana, si presenta come un ragazzo che ha paura di innamorarsi e per questo mette un muro fra sé e qualsiasi ragazza, preferendo quasi sedurre che cascare nella trappola dell’amore.
Nella trasposizione giapponese non notiamo che dietro a questa corazza c’è un uomo che in passato è stato ferito, ma semplicemente si presenta come una red flag da cui stare lontano. Certo, il fatto che sia interpretato da un magnifico Ryusei Yokohama lo rende una bellissima e seducente red flag ed è forse l’unico motivo per cui lo spettatore continua la visione, ma pur sempre una red flag rimane.
Lei, in questa trasposizione, è descritta senza amor proprio diventando un vero e proprio zerbino, aspetto non presente nella versione coreana dove la protagonista ha un orgoglio che le permette più volte di rispondere di no al partner e di mettere dei paletti nel loro rapporto.
In questa versione non sembra presente neanche una crescita caratteriale dei personaggi e tutto ciò può essere legato all’ultimo problema di questo drama: la ridotta durata.

Se il drama coreano ha il tempo per descrivere l’evoluzione di ogni personaggio, contando ben dieci episodi da un’ora ciascuno, nel drama giapponese, con meno della metà del minutaggio, non risulta possibile. Non c’è proprio il tempo materiale per approfondire e curare quest’aspetto, anche perché sono state mantenute due delle tre coppie secondarie: tagliarle, del resto, sarebbe stato uno spreco poiché portano sullo schermo storie davvero interessanti, realistiche e molto attuali.
Non ha spazio neanche il second-lead, ridotto quasi ad una semplice comparsa: un grandissimo peccato pensando a quanto mi è piaciuto il suo personaggio nella versione coreana.

La storia di per sé, quindi, non è il problema, ma lo è come è stata gestita.
Malgrado ciò, non è tutto da buttare: gli episodi si fanno guardare (anche se si capisce fin da subito che non tutto è spiegato come dovrebbe).
Sorge, però, un dubbio: se rimarranno impressi nella memoria dello spettatore dopo la visione, nel corso del tempo.
La cura della fotografia, dei colori e delle luci in “Eppure… le forme dell’amore” è davvero meravigliosa, ma del resto lo era anche in “Nevertheless”. In quest'ultimo, per di più, sono presenti opere d'arte magnifiche; non possiamo dire lo stesso per il drama giapponese.
Non bastano, in conclusione, questi pochi elementi positivi a salvarlo, preferendogli in tutto e per tutto la versione coreana.

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Completed
Newtopia
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by alis89
Apr 15, 2025
8 of 8 episodes seen
Completed 0
Overall 7.5
Story 7.0
Acting/Cast 7.5
Music 7.0
Rewatch Value 7.5
"Newtopia" è un drama coreano di otto episodi, da circa un’ora ciascuno, che è possibile vedere su Prime Video, sia con i sottotitoli, sia doppiato in italiano.

È incentrata su una storia d’amore durante un’apocalisse zombie, e ancora non mi è ben chiaro se è stata una genialità, o pura follia, aver fatto uscire questa serie proprio nel mese dell’amore, una settimana prima di San Valentino.
La trama è, infatti, incentrata su due giovani ragazzi, Yeong-ju e Jae-yun. La prima ha finito da poco l’università e sta entrando nel mondo del lavoro. Lui è partito per la leva obbligatoria, ma in realtà è rimasto sempre nella stessa città, facendo parte di un distaccamento dell’esercito che si occupa di possibili attacchi aerei e che ha base all’ultimo piano di un grattacielo nel bel mezzo di Seoul che ospita anche un hotel e un ristorante di lusso. Proprio per la sua posizione, i militari hanno provato solo in teoria quello che dovrebbero fare in caso di pericolo, non mettendolo mai in pratica: non hanno, quindi, grande dimestichezza con le armi.

Fidanzati ormai da anni, stanno affrontando una crisi di coppia: i cambiamenti nella sua vita e il fatto di non poter sentire o vedere il fidanzato quando vuole, portano Yeoung-ju a chiedere una pausa di riflessione, ma, appena prende questa decisione, la città comincia ad essere invasa da zombie.
La prima preoccupazione è proprio Jae-yun: non riuscendo a contattarlo vuole raggiungerlo, decisione appoggiata dalla madre (che riesce a sentire telefonicamente), la quale pensa che non ci sia posto più sicuro di una base militare.
Non sarà proprio così perché gli zombie hanno invaso anche l’hotel; mentre lei intraprenderà un viaggio per le strade di Seoul per raggiungere il grattacielo dove si trova l’amato, Jae-yun dovrà trovare il modo di scendere dall’ultimo piano del palazzo fino a terra.
In questo folle viaggio per ritrovarsi, i due protagonisti saranno accompagnati da personaggi stravaganti che vanno e vengono, ma ai quali ci si affeziona subito.

Palese, fin dal primo episodio, come i militari ritenuti meno adatti per la leva, tra cui anche il protagonista, siano, invece, i personaggi che in questa apocalisse aiutano maggiormente nella discesa verso il piano terra.
"Newtopia", infatti, nonostante sia un horror, è anche una commedia che porta con sé tanta ironia e tanto umorismo nero: molte le scene, che in teoria, dovrebbero essere tragiche, in cui, per come sono state girate e per come sono state rese, lo spettatore non può fare a meno di ridere, o almeno di sorridere.
Questo grazie anche alla bravura degli attori, primi fra tutti i due protagonisti.
Park Jung-min (che interpreta Jae-yun) lo avevo già visto in altri progetti, ma con personaggi più seri, a volte anche drammatici, alcuni bizzarri, ma forse non così folli; in questa veste comica mi ha davvero colpito.
La protagonista è interpretata da Jisoo che, ricordo, non è nata come attrice, essendo un membro delle Black Pink. Questa idol ci aveva già dimostrato di essere brava in questo campo con "Snowdrop", e qui ci conferma nuovamente il suo talento con espressioni che fanno ridere, nonostante la situazione.

Anche il doppiaggio è molto buono e scorrevole: le voci si adattano ai personaggi in modo che la serie sia godibile anche senza la lingua originale. Mi dispiace solo che Park Jung-min non sia stato doppiato nuovamente da Lorenzo Crisci, che gli aveva già dato la voce nel film "Miracle", ma inutile dire che Manuel Meli ha fatto un lavoro straordinario.

"Newtopia", nonostante abbia questa vena molto umoristica, resta comunque un horror che, quindi, non consiglio a tutti: la storia, dopotutto, parla di un’apocalisse zombie ed è normale trovare durante la visione scene truci o splatter con cervelli che fuoriescono dal cranio o budella che non stanno proprio dove dovrebbero stare.

Il finale è apprezzabile: non risponde a tutte le domande lasciando alcune piccole cose in sospeso, aprendo così la possibilità a una seconda stagione, ma chiude in modo esaustivo l’arco narrativo presentato.

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Completed
Frankenstein's Love
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by alis89
Feb 6, 2025
10 of 10 episodes seen
Completed 0
Overall 8.0
Story 8.5
Acting/Cast 9.0
Music 9.0
Rewatch Value 8.0
“Frankenstein no koi” è un drama giapponese di 10 puntate del 2017.
Il titolo fa ovviamente riferimento all’opera “Frankenstein” di Mary Shelley: anche qui, infatti, troviamo una Creatura che deve la sua vita ad un dottore.

Il mostro presente in questa serie televisiva è immortale e vive isolato nelle foreste, ama i rottami, ma soprattutto le vecchie radio e la musica. Vorrebbe più di ogni altra cosa al mondo avvicinarsi agli umani e conoscerli meglio, ma teme la propria forza e, più che altro, le proprie emozioni.

Questa Creatura, in effetti, non riesce a riconoscere le proprie emozioni e, soprattutto, a controllarle: ogni volta che prova qualcosa, espelle dal proprio corpo qualche elemento naturale, possono essere dei semplici, innocui e simpatici funghetti per le emozioni più lievi, fino ad arrivare a scorie velenose, o altro, quando prova paura e terrore.

Il suo isolamento finisce quando una studentessa e ricercatrice lo trova e cerca, piano piano, di fargli scoprire il mondo umano. Non sarà di certo semplice: la Creatura è affascinata, ma anche smarrita e spaventata allo stesso tempo.

Nel drama “Frankenstein no koi” non sono presenti azioni o colpi di scena, anzi, è un drama che si prende il suo tempo, e con il suo ritmo delicato indaga sulla difficoltà di riconoscere le proprie emozioni, di saperle accettare e gestire, e non sarà solo la Creatura a dover affrontare tutto questo percorso.
È una serie che parla di emozioni, ma che ne trasmette anche tante, e che vi farà sorridere e piangere episodio dopo episodio.

Il cast è straordinario, sono tutti magnifici nel proprio ruolo, a partire dai protagonisti con il bellissimo (nonostante ricopra i panni del mostro) Go Ayano e una giovane Fumi Nikaido che interpreta la studentessa, passando per tutti i personaggi secondari come quello interpretato dal bravissimo Yuya Yagira.
Il tutto è contornato da meravigliose musiche: “Bouningen” dei Radwimps e “Shiawase no Toki” di Uru.

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Completed
Old Fox
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by alis89
Sep 10, 2024
Completed 0
Overall 7.5
Story 7.5
Acting/Cast 8.0
Music 7.5
Rewatch Value 7.5
"Old Fox", ad un primo acchito, può sembrare un film lento. In realtà questo è il giusto ritmo della crescita del protagonista e dell'attesa: si aspetta il momento giusto, la felicità. Meta che è sempre rimandata. Ed è così che il vecchio padrone di casa, soprannominato appunto "Old Fox", si avvicina al piccolo protagonista, cercando di insegnargli che ci sono delle scorciatoie per arrivarci. Una storia che fa interrogare lo spettatore su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato e fa riflettere sulle opportunità e le disuguaglianze all'interno della società. Bravissimi gli attori: ogni personaggio è reso in modo impeccabile, soprattutto il protagonista con il quale si ha quasi la sensazione di crescere durante la visione.

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Completed
Rookie
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by alis89
Sep 10, 2024
Completed 0
Overall 8.0
Story 8.0
Acting/Cast 8.0
Music 8.0
Rewatch Value 8.0
In una scuola cattolica in cui le suore non vogliono una squadra di basket femminile perché "questo sport rende le ragazze gay", una nuova studentessa si innamora di un nuovo sport, la pallavolo, e della sua compagna di squadra. Un film bellissimo che con delicatezza e in modo spensierato, mette sotto i riflettori temi importanti come le molestie sessuali e la chiusura mentale, ma senza mai diventare pesante grazie a momenti teneri e allegri che bilanciano il tutto. Grazie a questa miscela, lo spettatore non staccherà mai gli occhi dalla scena, sentendosi coinvolto in questo emozionante percorso di crescita che fa appassionare sia alla protagonista che a tutto il team.

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Completed
Ditto
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by alis89
Sep 10, 2024
Completed 0
Overall 8.5
Story 8.5
Acting/Cast 9.0
Music 8.5
Rewatch Value 8.5
Fra i vari film proposti al "Far East Film Festival" (FEFF) questo era l’unico, fra quelli che mi interessavano veramente, proposto anche online ed un po’ mi è dispiaciuto perché, fra quelli non inseriti e quelli con restrizioni di giorno e orario, la scelta non era vastissima sulla piattaforma digitale.
Ma almeno mi sono potuta godere questo bellissimo film, remake dell’omonimo film, sempre coreano, del 2000.
La storia parla di due ragazzi che riescono a comunicare tramite una radio, ma capiranno ben presto che lui vive nel 1999 e lei ai giorni nostri.
Ottimale la scelta della regista Eun-young Seo di usare tonalità di colore diverso per le due epoche, in modo da far comprendere al meglio lo spettatore.
Nella prima parte del film sembrerebbe proprio la classica storia tenera e delicata; ma a circa metà visione, succede l’inaspettato con uno straordinario colpo di scena. Il racconto conserverà la sua dolcezza, ma cambierà direzione.
Straordinario Jin-goo Yeo nel ruolo del protagonista che riesce a trasmettere tutte le emozioni provate dal suo personaggio: mi ha fatto commuovere tantissimo nella scena finale del film.

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Completed
Watashi no Naka no Kanojo
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by alis89
Sep 10, 2024
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Overall 7.0
Story 7.0
Acting/Cast 7.5
Music 7.0
Rewatch Value 7.0
Un film che racchiude quattro storie al suo interno, tutte ambientate nel periodo del distanziamento sociale.

Ed è così che i protagonisti, come del resto abbiamo fatto noi nel periodo del "COVID", si inventano nuovi modi per fare una rimpatriata fra ex compagni di scuola, conoscere nuove persone, parlare con qualcuno, e anche truffare le persone.
Sono racconti che si soffermano soprattutto sull’impatto psicologico che ha avuto nelle persone questo virus, ma, più di tutto, il distanziamento sociale; perché, dopotutto, qualcuno si è ritrovato in completa solitudine ad affrontare tutto questo, qualcuno senza casa, qualcun altro senza lavoro. Sono storie che fanno riflettere su valori come amicizia, l’amore, la solidarietà e la necessità di contatto umano.
In tutte e quattro troviamo come protagonista la bravissima attrice Nahana che interpreta personaggi diversi, come a voler significare che ognuna di loro potremmo essere noi.

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