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Coffee Prince korean drama review
Completed
Coffee Prince
3 people found this review helpful
by Gumiho in Tang dinasty
Mar 16, 2025
17 of 17 episodes seen
Completed
Overall 6.5
Story 8.0
Acting/Cast 7.5
Music 6.0
Rewatch Value 3.0

Da principio fu il Caffé

Coffee Prince è un lavoro che va visto perché è considerato, a buon motivo, l'apripista dei drama moderni. Nonostante uno stile asciutto e senza fronzoli, che risente dell'anno in cui è stato prodotto (2007), è senz'altro una pietra miliare dei drama. Il suo impatto fu talmente grande che venne aperta una caffetteria "Coffee Prince" a Seoul, che ha chiuso definitivamente 4 anni fa.
E' uno dei primi lavori di Goon Yo, da qui è possibile apprezzarne la crescita artistica, ed è un lavoro in cui i nostalgici potranno ritrovarsi perché viene presentata una Corea prima del boom economico e la rapidissima ascesa che l'ha totalmente stravolta nei paesaggi e nelle dinamiche relazionali, ma anche nel modo di apparire del suo popolo.
In questo lavoro è possibile apprezzare due bravi attori che non ci sono più: uno ucciso dal successo e da una società inflessibile che non ammette errori, e mi riferisco a Lee Sun Kyun, che in questo lavoro interpreta il cugino del ML, e a Lee Eon, morto tragicamente in un incidente stradale qualche anno dopo al ritorno da una premiere (che qui interpreta uno dei "principi" innamorato di Angel).
E' anche una delle prime apparizioni dell'oggi famosissimo Kim Jae Wook, conosciuto per la sua partecipazione a lavori di successo come Death's Game, Her Private Life, Crazy love... .
Ho apprezzato tantissimo l'aria vintage di questo lavoro, vederlo oggi mi consente di tornare indietro e notare come nel 2007 la corea sembrava davvero distante anni luce dalla modernità, tagliata fuori; sembra quasi una serie anni '80/90. I primi modelli di cellulare, attori con coloriti naturali (non sbiancati come oggi), pelli oleose, anche impure, assenza di ritocchi; nessuno è davvero bellissimo e chi è bello lo è al naturale.
Le musiche sono discrete (nel senso che non sono pervasive e ad altissimo volume come nei drama moderni), qualcuna riprende moltissimo, al limite del plagio, due brani americani che ho sentito in un film di cui ora non ricordo il titolo.
Le performance interpretative sono buone, acerbe per qualcuno, ma nel complesso tutti risultano credibili e calati nella parte (discorso a parte per Chae Jung Ahn , anello debole di un cast solido).
Quindi, dopo tutto 'sto encomio, perché non do il mio massimo?

Perché personalmente ho trovato il lavoro di una noia mortale: nasce da una idea molto promettente anche se per quanto riguarda l' Asia è un tropo vecchio come il mondo il gender bending (parliamo di una leggenda cinese che esiste da molto prima di Cristo), che illustra uno "slice of life" di tutti i personaggi coinvolti.
Ebbene, sicuramente il motivo è l'assenza di un'evoluzione psicologica di molti personaggi e l'assenza di scene coinvolgenti o interessanti, viene davvero illustrata la vita nei suoi aspetti essenziali ed elementari, quindi 17 episodi per vedere persone al supermercato o interazioni inutili, che nulla aggiungono al lavoro, mi ha davvero rallentato.
Questo è un lavoro che poteva senz'altro accelerare il ritmo con 12 episodi , dal 4° all'11° vengono proposte solo dinamiche relazionali conflittuali.

I due protagonisti cercano il proprio posto nel mondo, sono molto simili benché molti non lo abbiano notato, nel senso che in un certo qual senso son rimasti bloccati ad un evento traumatico del passato: la protagonista è diventata involontariamente il capo famiglia e nell'assumere un ruolo di riferimento maschile ne ha assunto anche postura, movimenti, aspetto (complimenti alla bravura dell'attrice perché è una delle più calzanti nel ruolo maschile). Il protagonista cerca invece un posto dove stare a proprio agio, non percepisce quella come la sua famiglia, tenta di inserirsi nella relazione del cugino perché si sente tagliato fuori, scappa lontano per non affrontare un paese che gli sembra troppo piccolo e asfittico per lui ma lo sono piuttosto le dinamiche abitative famigliari, gioca ancora con i "lego". Vengono così mostrati un uomo prossimo ai 30 che non sa comunicare apertamente bisogni e desideri e una protagonista che vive senza fermarsi a mai, destreggiandosi tra una decina di lavori alienanti e mal pagati, che non riflette bensì agisce senza mai chiedersi il perché delle cose o la conseguenza delle proprie azioni, pessima in quanto a senso di responsabilità benché economicamente autonoma.
I due protagonisti, così come le altre coppie, mostreranno dinamiche relazionali conflittuali e disfunzionali: aggressivi verbalmente, il protagonista con la FL anche un po' fisicamente, la sorella della protagonista con il ragazzo che le veniva dietro aggressiva, svalutante e manipolativa. Manipolativa e narcisista anche l'artista (mediocre tra l'altro professionalmente) che non si contentava dell'affetto sincero dell'uomo che diceva di amare ma, a seguito dell'indifferenza genitoriale, con un continuo bisogno di approvazione che sfocia in comportamenti seduttivi con chiunque indossasse dei pantaloni, nel tentativo di mantenere legati a sé il gallerista e il ML , che compirà uno sforzo notevole per liberarsene.
Di buono c'è che verrà castrata ed entrambi i suoi ammiratori le volteranno le spalle per la protagonista, non bella ma autentica e senza sovrastrutture.
In generale, un aspetto che mi ha contrariato è stata la rappresentazione di come gli uomini potevano essere ridotti a "pozzanghere di miseria umana", privati di dignità e contegno. TUTTI loro erano privi di consapevolezza e imbalsamati di fronte alle donne che li avevano avvolti intorno alle loro dita. Nessuno di loro ha una relazione di reciproca comprensione con la donna che amava.

PER CONCLUDERE...
La storia ha un lieto fine ma per alcuni finali, non mi riferisco alla coppia principale, mi ha amareggiata perché speravo in alcune crescite in autonomia, separati da partner così vessanti e manipolativi anche se questo è ahimè rappresentativo della realtà.
Per un drama che viene lodato come introspettivo, fresco, romantico e sfacciato, è risultato, personalmente, deludentemente stantio, trascinato ed eccessivamente lento.

Interessante che si sia trattato il tema dell'omosessualità in modo così rinfrescante e leggero, nel 2007, quando la corea è ancora chiusa sull'argomento. La lotta interiore di Choi Han Gyul era credibile e gestita con molto tatto. Anche l'intimità libera e rilassata, mai volgare tra le coppie é encomiabile. Tuttavia, non è stato raccontato molto, la recitazione è stata altalenante, migliore nella parte centrale, come per tutti gli show su donne che si travestono da uomini, bisogna sospendere un elemento di incredulità e semplicemente seguire il lavoro nel credere che la FL/ML L potrebbe effettivamente passare per un uomo di 24 anni (sembrava più un ragazzino prepubere nei primi anni di liceo).
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