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  • Last Online: 25 minutes ago
  • Gender: Female
  • Location: Italy
  • Contribution Points: 0 LV0
  • Roles:
  • Join Date: October 14, 2023
Completed
Business Marriage
2 people found this review helpful
by Lynnea
Aug 18, 2024
9 of 9 episodes seen
Completed 0
Overall 6.5
Story 6.5
Acting/Cast 6.5
Music 8.0
Rewatch Value 6.0
Questo è l'esempio perfetto del drama che parte bene, con buone premesse, forse anche con un piccolo sprint in più rispetto ad altre serie simili - già che la trama non è nulla di originale - ma che poi si perde al punto che a fatica raggiunge il traguardo.
Come molte altre commedie in tema "fake marriage", due sconosciuti decidono di fingere una relazione per benefici che nulla hanno a che fare con l'amore, salvo poi - nel corso della convivenza forzata - sviluppare un vero sentimento. Ripeto, niente di nuovo, ma è un genere che - se fatto bene - trovo sempre piacevole.
Pur essendo breve - 9 episodi in tutto - ha il pregio di sfruttare bene il tempo ed entrare subito nel vivo del rapporto. Poi, però, finisce alla deriva. Entrano in gioco gli amici storici di lui, dove uno s'innamora- ovviamente - della protagonista mentre l'altra viene vista dalla stessa come una potenziale rivale più che come una conoscenza di vecchia data.
Rispetto agli attori protagonisti, non mi hanno affatto convinta: lei sembrava un pulcino perennemente spaurito, lui davvero poco incisivo e dalla bellezza discutibile: lineamenti dolci, forse anche troppo, ma fascino e carisma proprio zero. La chimica tra i due si è notata solo nelle scene d'amore - punto a favore perchè sono un po' più accentuate rispetto ad altri drama simili - ma per il resto sembravano semplicemente coesistere nello stesso spazio (va bene il tema del disagio, imbarazzo, del non detto, del credere che all'altro non interessi, ecc... ma qui mancava proprio la connessione a livello di recitazione). Non ci sono grandi ostacoli alla storia tranne arrivare al punto in cui si confessano con chiarezza l'un l'altra. Punto che, dato lo sviluppo della trama, poteva essere piazzato in un episodio a caso dal quarto in avanti e si sarebbe ottenuto lo stesso, deludente, effetto finale. Questo perchè manca sostanzialmente uno sviluppo vero e proprio, formata la coppia e mostrata la quotidianità, oltre alle già citate vecchie amicizie, non c'è un ritmo che incalza, non c'è un filo conduttore che determina una direzione precisa. Sembra esserci solo il timer dei minuti complessivi che costituiscono gli episodi mancanti, l'onere di doverli riempire e arrivati all'ultima manciata infilarci l'happy ending, ovviamente scontato e insipido come ormai il tenore dell'intera serie.
Una delle pochissime note positive, la colonna sonora, in particolar modo la canzone con tutti i "La la la la...", abbastanza orecchiabile e simpatica.
Raramente seguo serie che non siano già concluse, aspettare l'episodio settimanale m'infastidisce, sia in caso il drama sia così valido da non vedere l'ora della nuova puntata, sia in casi come questo dove per coerenza ci si trascina fino alla fine, ma col desiderio di chiuderla nel più breve tempo possibile. E' stato quasi un sollievo poterla depennare dalla lista di quelle seguite.

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Completed
When Life Gives You Tangerines
3 people found this review helpful
by Lynnea
Apr 1, 2025
16 of 16 episodes seen
Completed 1
Overall 10
Story 10
Acting/Cast 10
Music 10
Rewatch Value 10
This review may contain spoilers

Una spettacolare lezione di vita di sconvolgente bellezza tra amore e resilienza

Una vera e propria pietra miliare. Ecco cos'è questo drama.
C'è tanto, praticamente tutto, e fatto in modo straordinario.
Non è la storia di una singola persona o di una coppia, è la storia della vita di tante singole persone e coppie diverse, di tutti gli abitanti di un villaggio, la storia di un'intera popolazione nel corso delle varie decadi, dagli anni '60 fino ai giorni nostri.
Nell'elaborato ricamo della trama si intrecciano i fili di molteplici sentimenti e aspetti, capaci di bucare lo schermo e arrivare dritti allo spettatore, con tutto il carico emotivo che comportano.
Amore, resilienza, sacrificio, ma anche sogni, speranze, gioie così come sofferenza, dolore, rabbia e determinazione.
Cronologicamente parlando, il lasso temporale segue il percorso di vita di Ae Sun, da quando nel 1960 non era altro che una bambina di dieci anni. Intelligente e ambiziosa nonostante sia nata e cresciuta nella totale povertà. Figura fondamentale per lei è - e resterà sempre nei suoi ricordi - la madre, una donna sorprendentemente giovane ma logorata nell'aspetto da una dura vita di solo lavoro. Gwang Rye è una haenyeo (pescatrice subaquea tradizionale dell'isola di Jeju), e il suo ritratto è quello di migliaia di altre donne che per decenni hanno mantenuto le proprie famiglie grazie a un lavoro sì caratteristico (è oggi patrimonio UNESCO) ma estremamente usurante, oltre che molto pericoloso. Gwang Rye è una donna cresciuta in povertà ma molto intelligente e soprattutto forte come una roccia, vissuta in un periodo troppo acerbo per poter fare un salto di qualità nello stile di vita (le immagini della capanna in cui vive, gli abiti e tutto il resto potrebbero benissimo risalire agli inizi del secolo, mentre invece siamo ben oltre la metà, ma la mancanza di progresso , soprattutto in una zona provinciale isolana, è davvero impressionante). Sa di non poter ambire a nessun futuro diverso dal proprio presente e ripone tutte le speranze in Ae Sun, primogenita dotata di spiccata intelligenza e bambina capace di sognare in grande. Il rapporto madre - figlia sembra burbero, fatto più di crude lezioni di vita che di coccole, per quanto sia segretamente molto orgogliosa della piccola: Gwang Rye ha una missione da compiere, far capire alla figlia di non abbandonare mai i propri sogni ma al contempo prepararla a una vita - nell'immediato - sicuramente difficile, poichè è chiaro che anche per Ae Sun il mondo non potrà cambiare dall'oggi al domani.
La sua morte lascerà Ae Sun di fatto sola al mondo, poco tollerata dalla famiglia del defunto padre, accolta per convenienza dal patrigno rimasto ad occuparsi dei due piccoli fratellastri. Al suo fianco, fin dalla giovane età, troviamo Yang Gwan Sik, meno abizioso e talentuoso di Ae Sun, ma con un solo obiettivo verso il quale mostrerà la tenacia invidiabile del suo essere il "cuore d'acciaio" per tutta la vita: stare al fianco di Ae Sun.
Le vicende legate alla loro gioventù sono ricche dei drammi quotidiani, quelli veri. La povertà, la disperazione e i sogni infranti non riescono però a soffocare l'amore, che porta il cuore a scelte inevitabili, segnando così il destino di tutto ciò che verrà.
I sedici episodi sono davvero ricchi, intensi. Già dopo averne visti due o tre si ha l'impressione di aver superato - in contenuti - la maggior parte delle serie complete in circolazione. Il filone, dicevo, segue principalmente la crescita di Ae Sun, ma frequenti sono i flashback e i flashforward tra una decade e l'altra, con particolare attenzione ai primi anni di matrimonio, dove le vicissitudini della giovane coppia alternano momenti di gioia e speranza a grandi sofferenze e rinunce, e poi al ventennio successivo, con Ae Sun e Gwan Sik ormai alla soglia dei quarant'anni, alle prese con la gestione dei figli nel delicato passaggio tra l'adolescenza e l'età adulta.
Personalmente, la parte che più ho preferito è quella iniziale, fino ai primi anni del matrimonio. Il salto successivo lascia ampio spazio alle vicende dei due figli che, pur ben caratterizzati, non mi hanno affascinata allo stesso modo. Gli ultimi episodi, invece, sono tornati a investirmi in pieno. Questa è sicuramente una delle serie per la quale ho versato più lacrime in assoluto, la capacità della sceneggiatura, della regia e della recitazione di coinvolgere è impressionante, sembra davvero di mettersi nei loro panni e di vivere le diverse situazioni.
Cast di altissimo livello, tutti quanti, bambini inclusi che hanno davvero avuto un ruolo non marginale o semplice. E che dire delle "zie" haenyeo, la nuova moglie del patrigno, la coppia di anziani burberi ma di buon cuore nella cui casa vivono in affitto nei primi anni di matrimonio, o ancora la nonna di Ae Sun, la madre di Gwan Sik, e non di meno il fastidioso Bu Sang Gil con moglie e figlia. Tante storie e tanti intrecci portati avanti sapientemente, senza mai perdere di credibilità o coerenza, mostrando un vita reale in tutta la sua straziante ma - al tempo stesso - sconvolgente bellezza.
Le musiche - in gran parte canzoni celebri delle varie epoche - s'inseriscono perfettamente nel contesto, affiancando all'inusualità della scelta la capacità di ricondurre sempre a un senso di realtà costante e profonda, richiamando periodi - vissuti o raccontati - che fanno parte della storia di tutti.
In conclusione, una serie non solo da non perdere ma che probabilmente lascerà sconvolti tanto è meravigliosa e ben fatta. A me, di sicuro, è successo.

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Completed
Wedding Impossible
3 people found this review helpful
by Lynnea
Apr 8, 2024
12 of 12 episodes seen
Completed 0
Overall 5.0
Story 4.0
Acting/Cast 4.0
Music 4.0
Rewatch Value 3.5

Deludente su tutti i fronti, una serie da dimenticare...

Credo di poterlo definire un drama che non puntava in alto, ma che - a conti fatti - poco ci mancava precipitasse.
Niente di nuovo e il già visto è riproposto pure male. Manca la trama, ma con un buon romance posso farne anche a meno. Il problema è che manca anche una buona storia d'amore. Mancano attori validi, l'attrice protagonista in particolare non mi ha convinta, mi irritava anche solo vederla. Manca tutto, insomma.
Non c'è una scena - e dico una che sia una - che potrei salvare. Quando assegno valutazioni negative spesso lo faccio parlando di spreco di potenziale, di opportunità non colte, ecc. Ma qui, la materia prima scarseggiava già in partenza, su tutti i fronti (dalla scelta degli attori, alla sceneggiatura, alla trama, all'idea di base).
Da dimenticare, se si è visto. Da non vedere, se si è ancora in tempo.

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Completed
Welcome to Samdal-ri
3 people found this review helpful
by Lynnea
Jan 21, 2024
16 of 16 episodes seen
Completed 0
Overall 6.5
Story 5.0
Acting/Cast 8.5
Music 6.5
Rewatch Value 6.0
This review may contain spoilers

Un cast sprecato per un drama piatto e superfluo

Quando ho letto di questo drama poco prima che iniziasse ad andare in onda, qualche perplessità già ce l'avevo. La trama sembrava già mancare di sostanza. Però c'era Ji Chang Wook, attore che apprezzo moltissimo, e speravo davvero di ricredermi, magari già dopo i primi episodi. E invece...
Invece no.
Qualche nota positiva c'è, e a volte è contemporaneamente negativa. Se da una parte l'ambientazione è diversa dai soliti drama, alla lunga stufa. E 16 episodio sono lunghi da trascorrere tra immersioni subacquee, previsioni meteo e i cortili di un piccolo paesino. Se Seul rappresenta la frenesia, Samdal-ri è un luogo placido e tranquillo, molto placido e molto tranquillo. Senza pretese, con il suo piccolo, ripetitivo e ordinario quieto vivere.
La trama ruota attorno al ritorno di Sam dal, autoesiliatasi per anni a Seul, e ora pronta a partire alla riscoperta di sé stessa. In realtà, il suo personaggio non mostra una particolare evoluzione e ciò che costituisce l'ostacolo che la coppia protagonista deve fronteggiare sono sostanzialmente il padre di lui, ostile alla relazione e in balia di un lutto che non riesce a superare, e la madre di lei, che con la sua boa a fiori tiene sostanzialmente ancorato Cho Yong-pil all'isola. Tutto qua.
Tasto dolente è proprio lui Yong pil: un personaggio inconsistente, un bravo ragazzo così esagerato da risultare tonto, più che sincero e genuino. Ed è stato davvero un colpo basso vedere un attore con il potenziale di Ji Chang Wook sprecato - e sottolineo sprecato - in un ruolo/drama che offre davvero così poco. Un attore tra i miei preferiti, ma i cui capolavori come Healer, K2 e Suspicious Partner sembrano ormai vecchi ricordi se paragonati agli ultimi lavori, dove finisce a rivestire i panni di protagonisti poco performanti in drama costruiti su sceneggiature che sembrano fin da subito non voler lasciare il minimo segno. Al contrario, ho apprezzato l'attore che interpretava il padre di Yong-pil, e anche la madre di Sam-dal (la mitica e indimenticabile Ahjumma di Healer).
La serie, dicevo, procede con quelli che vorrebbero essere dei piccoli colpi di scena ma che in realtà trasmettono ben poco, e si avvia verso un finale che lascia ancora qualche flebile speranza di veder decollare qualcosa, per poter dire che tutto sommato ne è valsa la pena di vederlo, tra alti e bassi. E invece no, nemmeno quello. L'ultimo episodio, se possibile, riesce solo a peggiorare la situazione: la tanto attesa mostra di Sam-dal si risolve in modo quasi frettoloso, certo i soggetti delle foto erano scontati, ma confidavo almeno in qualcosa di più toccante - mi sono chiesta per molte puntate che fine avrebbe fatto quel filo rosso, e invece è tornato ad essere una banale sciarpa inquadrata quasi per caso per una manciata di secondi - e gli stessi protagonisti e personaggi secondari sembrano non averla vissuta, figuriamoci chi sta dall'altra parte dello schermo e dovrebbe emozionarsi per riflesso. La puntata finale si consuma, minuto dopo minuto, nell'attesa di qualcosa che non ci sarà: le varie coppie si ritagliano una fetta dell'episodio per concludere le singole vicende, e ai protagonisti non resta che una breve, brevissima scena a dir poco insulsa. E sembra uno scherzo di cattivo gusto, ma lo spettatore a una certa non può che rassegnarsi al fatto che no, non c'è davvero nient'altro. E' tutto lì. Insipido e sbrigativo.
Qualcosa di apprezzabile, qua e là, c'è. Qualche spunto, qualche riflessione, qualcosa c'è. Ma è un qualcosa che doveva fare da perno centrale, mentre invece restano piccoli momenti che emergono da una trama spesso soporifera. Un drama superfluo, del quale non si sentiva la mancanza.

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Completed
Our Movie
2 people found this review helpful
by Lynnea
26 days ago
12 of 12 episodes seen
Completed 1
Overall 10
Story 10
Acting/Cast 10
Music 10
Rewatch Value 10

Un inno alla vita reso magnificamente da un cast d'eccellenza

Questa è una serie di un’eleganza e di un'autenticità a dir poco struggenti. Un piccolo capolavoro che aspettavo da tempo e che per certi versi un po’ temevo. Perché Namgoong Min è in assoluto il mio attore preferito, una recitazione di altissimo livello e un talento nel dare vita a personaggi memorabili ed estremamente diversi tra di loro. Al suo fianco una formidabile Jeon Yeo Bin, che dopo l’ottima prova in “Vincenzo” qui davvero supera sé stessa. Inutile dire che messi assieme hanno saputo regalare una prova davvero indimenticabile.
Sapevo che la storia ruotava attorno al tema di una malattia terminale, argomento che non mi fa solitamente impazzire perché non amo immergermi nella tristezza. Conoscendo le capacità di Namgoong Min, era anche chiaro non ci sarebbero state mezze misure, per cui emotivamente sarebbe stato davvero impattante e travolgente. E così è stato.
Il ritmo della storia non ha bisogno di essere incalzante per mantenere alta l’attenzione ma può prendersi il suo tempo, anche rallentare, per infondere significato in ogni passaggio e in ogni scena. Le banalità sono bandite, qualsiasi cliché scontato anche. Non c’è una trama contorta, riempita da una miriade di svolte impreviste e colpi di scena, semplicemente perché non ce ne è affatto bisogno. Non si fa volutamente leva sui sentimenti dello spettatore, forzandoli, ma questi emergono naturalmente davanti a una storia che si mostra nella sua totale autenticità e grazie al sopracitato talento degli attori principali che hanno evidentemente portato avanti uno studio attento e approfondito dei personaggi interpretati. La mancanza di artificiosità promuove una tristezza di un’intensità sorprendente: a catturare lo spettatore non è tanto una bella trama, ma una pioggia di emozioni alle quali è impossibile sfuggire. Tanti sono i livelli che si sovrappongono nel quadro generale, tante emozioni e storie, tanti ruoli e personaggi. Se l’aspetto più rilevante e di impatto è la malattia terminale di lei, si affiancano poi tantissimi altri nodi più o meno grandi, più o meno vecchi, da sciogliere con cura. C’è il passato di Lee Ji Ha, la perdita della madre, il difficile e contorto rapporto con il padre, le convinzioni che l’hanno condizionato praticamente per tutto l'arco intero della vita, influenzando i suoi rapporti con gli altri. C’è il padre di Lee Da Eum, sopravvissuto a un grande lutto e che convive con la consapevolezza di doverne affrontare a breve un altro. A loro si affiancano svariati personaggi secondari - dal produttore all'amica al manager all'ex rivale in amore - nessuno messo lì a caso. Non c’è un vero cattivo, siamo ben oltre la banale e semplicistica distinzione tra bene e male. Ci sono solo persone, con i loro problemi, le loro difficoltà, i loro pregi e difetti e la loro possibilità di crescita personale. Una moltitudine di sfumature di grigio che virano di continuo tra tonalità più chiare e più scure.
"Our Movie" è una serie che fa amare la vita, per davvero, con anche tutto il carico di sofferenza che comporta. Titolo azzeccato e con più significati oltre a quello più scontato, perché la pellicola che viene girata è una sorta di “Film dentro il film”, dentro quella storia dove ciascuno è attore e che si chiama vita. Strepitosa la caratterizzazione di Lee Da Eum, capace di alleggerire un ruolo altresì monotono con numerosi momenti di brio, freschezza e ironia. Una singolarità caratteriale luminosa e vivida, che riesce davvero bene all’attrice (anche in Vincenzo il suo personaggio mostrava aspetti decisamente non convenzionali). Altrettanto complesso il personaggio di Lee Je Ha, la sua evoluzione è davvero importante, il tornado emotivo che attraversa e la presa di una nuova consapevolezza che darà una nuova svolta alla sua vita si avverte in maniera nitida ed inequivocabile, così come le incertezze che deve affrontare, un amore al quale non si può sottrarre ma che deve anche riconoscere e accettare, in tutta la sua splendida e dolorosa bellezza. A quel punto si coglie l’essenza stessa del sentimento, non esiste più malattia, e il poco tempo che resta e che scorre fin troppo velocemente diventa solo…tempo. Tutto passa in secondo piano. Un vero e proprio inno alla vita.
Regia ottima, scenografia e fotografia di alto livello, musiche pensate ad hoc. Non si seguono mode, non si ricerca la perfezione o il grande effetto visivo: la sigla da sola parla chiaro. Un tocco da maestro sono anche alcune serie di fotogrammi in bianco e nero, oltre a inquadrature davvero cariche di un significato che non viene buttato in faccia allo spettatore, ma che si mostra nella sua semplicità. C’è da commuoversi anche solo per la bellezza tecnica dell’opera, dico davvero.
Il finale è perfetto, degna e giusta conclusione che non si lascia tentare da soluzioni prevedibili, magari anche piacevoli per il pubblico, ma che a conti fatti andrebbero a stridere con il senso di tutto quanto fatto. Namgoong Min arriva davvero al cuore, nelle ultime scene, con quell’elegante compostezza che da sempre lo contraddistingue, con il suo timbro di voce, calmo e profondo, e un’espressività che vale più di mille parole.
Ho pianto, molto. Non amo piangere per la tristezza, solitamente evito i drama di questo genere ma in questo caso davvero non potevo non vederlo.
Una serie, questa, che non credo verrà apprezzata appieno su larga scala, poiché bisogna essere disposti a soffrire con essa e a mettere da parte la ricerca di soddisfazioni facili e immediate, per quanto decisamente meno persistenti: gli avventori del “tutto e subito” la troveranno probabilmente lenta e noiosa, ci sta. Io stessa a volte ricerco visioni più leggere e meno impegnative, attendevo da tempo l’uscita di questa serie ma per apprezzarla a dovere ho aspettato di essere nel “mood” giusto.
Non posso che consigliarla, a chi ha voglia di cimentarsi in qualcosa di originale e stupendo, mettendo in stand-by “il solito” e accettando l’idea di gustarsi per una volta qualcosa di davvero diverso. Con il giusto approccio, non si può che rimanerne incantati.

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Completed
Trigger
2 people found this review helpful
by Lynnea
28 days ago
10 of 10 episodes seen
Completed 1
Overall 8.0
Story 7.5
Acting/Cast 9.0
Music 7.0
Rewatch Value 7.0
This review may contain spoilers

Serie che preme il grilletto senza esitazione, ma non centra del tutto il bersaglio

Drama che preme subito il grilletto ed entra nel vivo della vicenda fin dal primo episodio. Trigger - "grilletto", per l'appunto - è un thriller incentrato sulla diffusione illegale di armi da fuoco, in un Paese dove alla popolazione non è permesso nè l'uso nè la detenzione.
Siamo in un contesto investigativo-poliziesco, il protagonista è un poliziotto interpretato da un attore che non conoscevo e che, di primo acchito, mi convinceva poco - forse perchè poco carismatico e vagamente anonimo - ma che si è rivelato poi performante rispetto al ruolo interpretato. Una buona scelta, dunque.
Fin dal primo episodio appare chiaro che il cast è stato selezionato con cura, soprattutto se si considerano alcuni personaggi secondari, dove ho ritrovato con piacere alcuni attori che hanno vestito i panni delle figure secondarie in molti drama di successo: parlo di Kim Won Hae, Jo Han Chul e Jung Woon In. Ma la vera punta di diamante entra in scena dopo qualche episodio, con un Kim Young Kwang accattivante (come già dato prova in Evilive) e che porta in scena un personaggio davvero complesso e imprevedibile. Il suo Moon Baek sembra saltato fuori dal nulla, stravagante e carismatico, affascinante e un po' spiazzante. Si empatizza subito con il nuovo personaggio che diventa compagno quasi casuale nelle indagini portate avanti dal Lee Do, al contrario sempre un po' ingessato, dando vita a un duo interessante e a tratti anche divertente. Ma Trigger è anche un drama dagli imprevedibili colpi di scena, per cui Moon Baek non solo fa il suo ingresso in ritardo ma fa scoprire - episodio dopo episodio - una realtà ben diversa. E insieme a un passato veramente pesante entra in scena anche il suo singolare occhio azzurro, con tutto ciò che concerne la sua vera identità.
Il tema centrale del drama sa quasi di esperimento volto a confermare una precisa teoria: chiunque, se sottoposto alla giusta pressione, scoppia. Le pressioni e fonti di stress sono varie e molteplici, dal bullismo (i ragazzi a scuola) alla non considerazione (la vecchia signora che ha perso il figlio, piuttosto che lo studente universitario dei primi episodi), passando per soprusi di diverso genere, desiderio di vendetta per un ingiustizia subita, e via dicendo. Non c'è distinzione tra buoni e cattivi, il punto di rottura viene oltrepassato dal mite studente accademico così come dallo stupratore agli arresti domiciliari, dal giovane adolescente vittima di bullismo alla madre che strenuamente protesta pacificamente per chiedere giustizia per la morte del figlio, fino addirittura al padre putativo del protagonista, un poliziotto ormai sulla soglia della pensione che tempo addietro aveva mostrato al piccolo orfano animato da rabbia e vendetta per lo sterminio della famiglia che la strada giusta era un'altra, crescendolo come un figlio.
Questo, sostanzialmente, rappresenta però il credo di Moon Baek, un giovane disilluso, abbandonato fin dalla nascita a una vita di atroci angherie, animato da un indomabile desiderio di vendetta che lo rende figura perfetta sulla quale investire da parte di un potente trafficante d'armi. Una vita senza un briciolo d'amore, da parte di nessuno, ma solo dolore, nel passato, nel presente e anche in quel poco che resta del futuro minato da una malattia terminale. E' un cattivo? Direi proprio di sì. L'espressione compiaciuta con cui osserva il malcapitato di turno imbracciare il fucile e compiere di punto in bianco una mezza strage è qualcosa ai limiti del sadico. Ma è anche un uomo che fa indubbiamente pena, un giovane intelligente che non ha avuto una solo chance nella vita e il cui unico desiderio prima di spegnersi definitivamente e sparire nel più completo anonimato - perchè nessuno si ricorderà di lui - è proprio il verificare la sua teoria, dimostrare che un altro tipo di vita non l'ha avuta perchè di fatto non era possibile: chiunque, portato al limite, finisce per reagire superandolo. In questo senso il suo disprezzo verso il poliziotto protagonista è massimo: una figura che sembra volta all'integrità, ma che in passato ha mancato di coerenza, arrivando a uccidere nel periodo passato nell'esercito, quasi uno sfogo per il massacro della famiglia vissuto da bambino.
Il finale, ovviamente, mostrerà che la teoria è sbagliata: nessuno è immune alle conseguenze potenzialmente violente di un crollo nervoso, ma lo si può affrontare e, in alcuni casi, contrastare o aiutare gli altri a fermarsi in tempo. Moon Baek non vedrà tutto questo, la sua è una strada a senso unico senza possibilità di retromarcia, il suo triste destino segnato da tempo. Per Lee Do la conferma invece di aver intrapreso la giusta direzione, nonostante un passato difficile e il ritrovarsi, a volte, ancora combattuto.
Bella l'idea, bella la storia, bravi gli attori. Scenografia curata, musiche non particolarmente memorabili. Complice una regia forse un po' ancora troppo acerba, il drama, dopo un buon decollo, sembra non riuscire a mantenere la quota costante. L'impressione è che nella seconda parte si potesse osare qualcosa di più, mentre invece si è andati un po' in fatica, chiudendo le molte parentesi aperte in modo un po' troppo scontato. Grilletto premuto con convinzione, ma bersaglio non propriamente centrato.
E' comunque una serie che reputo meritevole e che mi sento di consigliare, anche solo per il calibro degli attori presenti.

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Completed
Sadistic Love
2 people found this review helpful
by Lynnea
Apr 22, 2025
24 of 24 episodes seen
Completed 0
Overall 3.0
Story 3.0
Acting/Cast 3.0
Music 3.0
Rewatch Value 3.0

Semplicemente terribile...

Un'opera che non posso che definire "terribile", dopo aver vagliato una serie di aggettivi sinonimi anche peggiori. Il mio subconscio deve essere un po' autolesionista per avermi condotta, a pochi giorni da un'altro drama che includerei nella stessa categoria, a una visione - se possibile - ancora più agghiacciante.
Abbiamo un lui, orfano di padre e con un trascorso povero e difficile, che incontra lei per via del matrimonio tra i rispettivi genitori. Sboccia l'amore poi subentra l'evento tragico che li allontana, con lui che fraintende in pieno le motivazioni di lei. Si ritrovano anni dopo, lui ora un uomo di potere e successo in cerca di vendetta, ma in realtà ancora innamorato della donna che - per punizione - costringe a un matrimonio forzato.
Il succo, sostanzialmente, è questo. Niente di nuovo e, se vogliamo, anche piuttosto misera come idea. Nel concreto è ai limiti dell'inguardabile.
L'attrice protagonista pessima e poco espressiva, perennemente in balia degli eventi.
Lui a dir poco agghiacciante: l'attore - esteticamente piacevole ma che manca di carisma e di un vero fascino - viene immortalato da tutte le possibili angolazioni ad effetto, manco fossimo davanti a una celebrità sul red carpet. Il personaggio interpretato è davvero malsano: aggressivo nei confronti della protagonista, verso la quale sfoggia un'irruenza che definirei più violenza che passione, alterna espressioni che vorrebbero essere di fredda crudeltà a sguardi affranti dagli occhi lucidi. Il matrimonio forzato non sta in piedi, il suo continuo sottolineare quanto sia volutamente inappropriato in quanto fratellastri (non consanguinei) lo fa suonare ancora più morboso di quello che sarebbe altrimenti. La storia si trascina in modo banale, le grandi motivazioni che vengono addotte non hanno di fatto alcuna fondamenta, i cattivi ci manca poco che si mettano un cartello sulla testa con scritto "ehi, sono io il cattivo!", tanto per far capire quanto davvero non ci sia coerenza tra il detto e il fatto.
Un prodotto che manca davvero della qualità minima, con un cast mediocre (del resto non basta un bel faccino per essere un bravo interprete e il fatto che l'attore protagonista sforni una media di sei o sette drama all'anno - che, per quanto corti siano gli episodi, se sommati raggiungono comunque una durata non indifferente - la dice lunga su come la quantità venga nettamente preferita alla qualità).
Una bocciatura netta e senza possibilità di appello.

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Completed
Ski into Love
2 people found this review helpful
by Lynnea
Mar 23, 2025
23 of 23 episodes seen
Completed 0
Overall 7.0
Story 6.5
Acting/Cast 7.5
Music 8.0
Rewatch Value 6.5

Commedia romantica un po' banale ma con un'ambientazione piacevolmente insolita

Partiamo da ciò di cui proprio non mi capacito, ovvero l'immagine di copertina con la quale si presenta il Cdrama su questo sito: è assolutamente fuorviante. Non compare in nessuna scena e - tra gli abiti regali e la corona sulla testa di lei - fa pensare a una storia tra protagonisti di sangue blu. Trattandosi però di un drama a tema sportivo, la seconda opzione che viene in mente è quella degli abiti sfarzosi del pattinaggio artistico a coppie.
Ebbene... Non c'entra proprio un tubo. Ma davvero niente.
Molto più fedele e verosimile quindi l'immagine promossa ad esempio su Viki, con i due protagonisti - lei appoggiata a lui - nello scenario invernale di una nevicata.

Nel concreto assomiglia molto alle molteplici commediole cinesi dalla sceneggiatura non particolarmente approfondita, dove i drammi (il duro e ingiusto colpo alla carriera di mangaka di lei piuttosto che il ritiro dalla squadra nazionale di lui) e gli ostacoli apparentemente insormontabili (i crucci per la solidità economica futura che riescono a incrinare la coppia nel presente) non sono, tutto sommato, così realistici. Manca un po' la coerenza nello sviluppo della trama, visti appunto i presupposti e le questioni importanti vengono gestite senza troppa logica, inframmezzate a un'infinità di scenette - pur simpatiche - ma di una superficialità e banalità stridente. Rispetto ai protagonisti, non mi hanno fatta impazzire: mi riferisco sia agli attori che alla caratterizzazione dei personaggi interpretati. Esther Yu - un tempo graziosa fanciulla i cui lineamenti sono stati talmente stravolti dalla chirurgia plastica da limitarne pesantemente l'espressività - interpreta una protagonista spesso petulante, a tratti infantile e chiassosa. Lin Yi, attore che esteticamente non mi convince appieno, porta in scena un Shan Chong non particolarmente accattivante e che alterna scene - sopratutto nella parte iniziale - abbastanza riuscite a lunghe carenze di spina dorsale.
Se singolarmente i due protagonisti mostrano delle evidenti lacune, la coppia sembra funzionare comunque abbastanza bene. Aiuta molto anche la presenza dei personaggi secondari, da Nan Feng e il suo strampalato fratello alla sorella di Chong, Shan Shan e il divertente Dai Duo, che ha saputo strapparmi qualche sorriso, al pari del ramato Lao Yan. I piccoli scorci legati alle loro vicende remano - fino a un certo punto - contro la noia che avrebbe altrimenti afflitto senza sosta tutta la parte centrale del drama.
Non è una visione che consiglierei caldamente - poco ma sicuro - sebbene non mi senta di definirla nemmeno una totale perdita di tempo. Ripeto, ricalca mille altri cdrama romantici di oltre 20 episodi con sceneggiature basate anche su idee potenzialmente interessanti ma sulle quali poi manca un investimento in termini di spessore. Una nota positiva, il tratto apprezzabile che forse davvero la contraddistingue un po', è l'ambientazione: piste innevate e acrobazie con lo snowboard che sono davvero un piacere da vedere.

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Completed
Love Scout
2 people found this review helpful
by Lynnea
Feb 14, 2025
12 of 12 episodes seen
Completed 1
Overall 7.5
Story 8.0
Acting/Cast 7.0
Music 7.5
Rewatch Value 7.5

Una serie che regala una prospettiva diversa dal solito ma che emoziona solo fino a un certo punto.

Sarò sincera, l’inizio mi aveva convinta poco. Benchè mi piacesse l’idea di un padre single quale protagonista, la caratterizzazione dei due personaggi principali non mi rassicurava: lei non era solo fredda e distaccata, tutta lavoro ed empatia zero, ma risultava proprio antipatica. Lui, pur apprezzandone la determinazione nell’essere in primis un bravo papà a costo di mettere in stand-by la carriera professionale, mi risultava davvero insipido e piatto.
Una volta diventato suo assistente, già mi figuravo uno zerbino a tutto spiano. E invece, a quel punto, una svolta: lei non si trasforma in un concentrato di simpatia, ma diventa più tollerabile mentre lui, nonostante il ruolo da sottoposto, emerge come un vero e proprio punto di riferimento. Equilibrato, determinato ma non in modo arrogante, forte di una sicurezza che non punta ad apparire, bensì ad “esserci” e che deriva ovviamente dall’aver allevato da solo una figlia.
Mentre Kang Ji Yun inizia a mostrare a lui e allo spettatore un lato più fragile e insicuro di sé, Eun Ho diventa sempre più la sua colonna portante. Anche la relazione – nata per caso – con la figlia di lui evolve nella giusta direzione. Ji Yun comprende quanto vuota e fredda sia stata la sua vita prima dell’entrata in scena dei Eun Ho e Byeol, Eun Ho si concede di desiderare qualcosa per sé che vada oltre all’essere orgogliosamente padre, aspetto che sembra essere colto anche dalla figlia, che non fa ostruzione alla coppia ma, anzi, l’accoglie con serenità.
Avrei forse evitato la coincidenza che lega Eun Ho, il defunto padre di lei e la stessa Ji Yun: sa tanto di classico clichè dei drama asiatici, che promuovono spesso collegamenti risalenti all’infanzia. Posso però capire che, senza questo spunto, sarebbe stato poco credibile che – tutto ad un tratto – Ji Yun potesse superare il blocco legato alla traumatica perdita del padre che l’ha poi condizionata per tutta la vita. Finale prevedibile, ma giusto e credibile per la storia portata avanti.
Secondo pairing non particolarmente degno di nota e i cattivi della serie non sono dei cattivi di tutto rispetto (ci sono drama in cui anche l’antagonista sa farsi apprezzare nella sua veste da cattivo, ma non è proprio questo il caso).
Nonostante riconosca a questo drama un approccio un po’ diverso dal solito, un’attenzione verso il valore dei rapporti e delle relazioni che vanno ben oltre la singola coppia protagonista… Mi ritrovo a dare, pur con relativo dispiacere, una valutazione semplicemente buona. Questo perché dal punto di vista del coinvolgimento si è rivelata una serie piuttosto carente: l’ho trovata concettualmente bella ma non è riuscita a emozionarmi…non mi sono commossa, non mi ha fatto sorridere.
Resta comunque una buona serie, ben fatta ma – per quel che mi riguarda - non molto appassionante.

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Completed
Motel California
3 people found this review helpful
by Lynnea
Feb 15, 2025
12 of 12 episodes seen
Completed 0
Overall 7.0
Story 6.5
Acting/Cast 7.0
Music 8.5
Rewatch Value 7.0
This review may contain spoilers

Una serie che aspirava a distinguersi ma che ha puntato a un obiettivo di fatto non ben definito.

Titolo singolare e avvio promettente. Se il bullismo per il sovrappeso è cosa già vista, la discriminazione etnica non è così frequente nei drama asiatici (la protagonista viene giudicata per via della madre, dalla quale peraltro ha ereditato l’insolito colore degli occhi, i capelli e le lentiggini). La serie prende il via con i due adolescenti emarginati, apparentemente legati da un’amicizia grazie alla quale si sostengono a vicenda. All’insaputa di lui, lei è però in procinto di voltare pagina e ricominciare una nuova vita a Seul: nell’addio ci scappa la prima volta di entrambi.
Dal secondo episodio si ha il salto temporale in avanti di anni, lei che torna per un funerale, i due che si incontrano: lui, ora un uomo affascinante, senza più occhiali e chili di troppo, ancora palesemente innamorato di lei, sembra aver vissuto in un’eterna e inconcludente attesa. Lei si ritrova catapultata nella realtà dalla quale era fuggita, dal rapporto difficile col padre alla cerchia di persone che conoscono la sua storia e che, dedite ai pregiudizi, la fanno sentire ancora etichettata e giudicata come un tempo. Lei, quindi, è combattuta tra una situazione che non è mai riuscita ad affrontare e il sentimento per Yeon Su. Con lui c’è un continuo rincorrersi a vicenda dettato da un pessimo tempismo (meccanismo che può avere senso una prima volta ma che proposto così a ripetizione stufa). Lei risulta molto capricciosa: lo allontana ma poi lo cerca, pretende rimangano solo amici ma non disdegna effusioni. Lui subisce, da sempre e apparentemente per sempre: praticamente è in balia di lei e dei suoi mood quotidiani. Verso la fine, un aneddoto – evitabile – su un episodio cruciale del loro comune passato torna a galla e diventa l’ennesimo ed ultimo ostacolo di questo tira e molla infinito. Ovviamente si rivelerà superabile, dipanando alcuni dubbi legati al passato e lascerà spazio a una conclusione abbastanza scontata.
A conti fatti, la parte forse più emozionante è quella legata al rapporto padre-figlia, che concentra negli ultimissimi episodi un vero e proprio sviluppo tra questioni passate e prospettive future

Il cast non mi ha entusiasmata. Conoscevo già l’attrice protagonista, molto apprezzata in altri drama, ma devo ammettere che le sue interpretazioni iniziano a sembrarmi un po’ tutte simili.
A livello di musiche, “Here I am” meritevole di finire nella mia playlist.

Tirando le somme, “Motel California” – e a questo punto ci si chiede il perché di questo titolo, già che non ha avuto alcun significato particolare se non la denominazione dell’albergo di famiglia – sembra inizialmente promettere un viaggio verso una destinazione nuova, salvo poi perdersi per strada e non arrivare di fatto da nessuna parte. Non è nemmeno brutto, sicuramente in certi meccanismi è molto ripetitivo, ma il vero problema è che arrivati alla fine lo si archivia come quella serie vista ma già pronta per essere dimenticata e che non si avrà certo voglia di rivedere una seconda volta.

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Completed
Legend of the Female General
1 people found this review helpful
by Lynnea
7 days ago
36 of 36 episodes seen
Completed 2
Overall 7.0
Story 7.0
Acting/Cast 8.0
Music 6.0
Rewatch Value 6.5
This review may contain spoilers

Ogni promessa è debito...La vera "leggenda" di questo drama.

Ho sempre visto il trailer di un film/drama come una sorta di promessa, un anticipo di ciò che potrai aspettarti dalla visione.
Promettere tanto e non mantenere l'impegno è peggio che promettere poco ma essere di parola. Niente lascia l'amaro in bocca quanto le aspettative disattese.
Con "Legend of the female general" mi sono ritrovata - ahimè - nel primo dei due casi: un trailer accattivante che prometteva imprese epiche e la figura di una donna straordinaria.
Non è un brutto drama - non lo è davvero - ma sulla carta doveva essere qualcos'altro. La serie abbraccia diversi genere, dal romance al wuxia, senza tralasciare scenari militari e intrighi. Ma nessuno di questi aspetti eccelle singolarmente e, nell'insieme, la leggenda diventa più di nome che di fatto.
La protagonista femminile doveva essere il perno centrale e l'idea del suo personaggio è comunque interessante: una donna forte e indipendente, tenace nell'inseguire i suoi obiettivi, che non accetta di cedere di un millimetro rispetto a quanto ottenuto con fatica, al di là del genere, del nome, del passato, dei rapporti famigliari, di tutto quanto. Una persona di valore che vuole essere riconosciuta come tale per i propri meriti, né più né meno.
Questa giovane, abile e astuta donna mostra spesso però anche atteggiamenti e moine spesso infantili, sorrisetti divertiti e/o canzonatori... Momenti simpatici, per l'amor del cielo, ma poco in linea con l'immagine di una donna che nel passato recente era riconosciuta come un grande e valoroso generale, pur spacciandosi uomo. L'addestramento al campo assomiglia spesso al ritiro di un campeggio estivo.
Discordanze di questo tipo si riscontrano anche nel protagonista maschile: attore calzante per un personaggio ben pensato, che brilla di suo ma senza voler oscurare la controparte femminile, dove ammirazione e rispetto per l'altro contano quanto il coinvolgimento sentimentale. Però anche qui ogni tanto qualcosa stride: il nostro Comandante, così intelligente, acuto e attento - capace di cogliere la natura delle persone in una frazione di secondo in base a un passo felpato o a un minimo gesto - non riconosce il cambio di persona quando il vero He Ru Fei prende il posto di He Yan: cambia la corporatura, cambia la voce - una voce che si presuppone lui conosca da anni - e lui non se ne accorge minimamente. Non solo, ritrova He Yan al tempio nel periodo in cui era cieca e successivamente ci si interfaccia giorno (e notte) al campo di addestramento e...Niente, non collega proprio i puntini. Poco coerente, davvero.
I personaggi secondari sono molti e penso che su ciascuno di loro sia stato fatto un buon lavoro di caratterizzazione, nel complesso: non c'erano figure le cui scene avrei saltato a piedi pari. Alcuni un po' stereotipati, altri più interessanti: nell'insieme si può dire che hanno fatto la loro parte.
Sul fronte del ritmo e della capacità di mantenere alta l'attenzione, qualcosa è mancato. I primi dieci episodi li ho seguiti con grande interesse, tanti i personaggi da conoscere e inquadrare, molti dei quali alle prese con mosse e contromosse, tattiche, sotterfugi e secondi fini. Alla lunga però l'impressione è stata quella di episodi sempre più lenti, meno accattivanti, con un senso di pesantezza che emergeva pian piano. Forse 33 episodi sono stati eccessivi per la vicenda narrata o forse ci sarebbero potuti anche stare ma a patto di rendere la visione più stimolante: se la curiosità va scemando, qualcosa non ha sicuramente funzionato a dovere.
Una serie partita in pompa magna, presto ridimensionata nelle aspettative, conclusa non dico per inerzia ma sicuramente con un senso di pesantezza al seguito. Sono passata da un elettrizzato "chissà cosa succederà ora!" a un monotono "va bene, è successo questo, ci sta, passiamo oltre".
Bella l'idea di una guerriera leggendaria, magari prima o poi la vedremo. Ma non in questo drama, che si lascia comunque guardare e per alcuni aspetti anche apprezzare, con un approccio di accettazione finalizzato a "passare oltre".

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Completed
Grab Your Love
1 people found this review helpful
by Lynnea
May 16, 2025
24 of 24 episodes seen
Completed 0
Overall 5.0
Story 4.0
Acting/Cast 6.0
Music 5.0
Rewatch Value 5.0

Storiella senza pretese incapace di raggiungere anche solo gli obiettivi minimi

Ora, che non sia una serie particolarmente profonda lo si intuisce fin dai primi minuti del primo episodio. Ci troviamo di fronte a uno short drama di circa 6 ore fastidiosamente spezzettato di 24 episodi da un quarto d'ora scarso l'uno.
Storiella davvero senza pretese e con lo spessore di un foglio di carta, che va presa per quella che è e che al massimo può regalare una visione a tratti carina ma davvero molto ma molto disimpegnata.
Fatte queste premesse e pronti a ignorare un'infinità di difetti, possiamo dire che la prima parte della serie è anche accettabile: le scene sono esasperate, la coerenza non è quasi mai di casa, e ho qualche dubbio sul vero proprietario della matita per gli occhi con la quale Qin scrive sul braccio di Min Xi il numero di telefono, già che gli occhi di lui risultano più palesemente e pesantemente truccati rispetto a quelli di lei. Anche meno, grazie.
Però, qua e là, ci sono momenti tutto sommato carini e spunti che - con un investimento più importante su tutti i fronti - avrebbero potuto portare alla realizzazione di una buona storia. Mi è piaciuto molto l'idea del ruolo dell'istitutrice, mi ha richiamato alla mente alcuni romanzi inglesi dell'800, capolavori che non cito perchè fa rabbrividire anche solo pensare di paragonarli a una serie come questa. Mi è piaciuto molto il ragazzino, simpatico e capace di regalare dei bei momenti di leggerezza fatta bene. L'era repubblicana cinese è inoltre un periodo storico che nelle serie trovo sempre molto affascinante (peccato che l'investimento, anche per i costumi, sia stato davvero scarso). Ho apprezzato anche l'attrice protagonista, abbastanza espressiva. Meno invece il sig. Qin, che - con l'immancabile riga di matita ad accentuargli lo sguardo - sembrava più che altro il soggetto di riprese pubblicitarie che un personaggio fatto e finito, e dove il fascino del bel volto non riesce però a distogliere l'attenzione dello spettatore dalla sua caratterizzazione veramente priva di coerenza, già che passa dall'essere il "malvagio" duro e freddo dei primissimi episodi, violento e temibile, per trasformarsi poi in una pera cotta alle prese con mille siparietti ridicoli da bambinetto infatuato. La seconda parte della serie, infatti, deraglia del tutto: alle scene davvero infantili e melense - di quelle che più che emozionare imbarazzano - si affiancano intrecci e sviluppi di una credibilità e di una logica che tocca davvero i minimi storici. Il tutto condito con una teatralità grottesca, dove ad esempio mentre l'invidiosa rivale in amore sottrae un unguento dalla borsa della protagonista tutti i presenti - protagonista inclusa - sembrano forzatamente guardare altrove (non devono accorgersi, eh!). Ci manca poco che si mettano le mani sugli occhi e facciano la conta come a nascondino, per dire.
Concludendo, anche partendo con delle aspettative molto ma molto ridimensionate, il rischio di arrivare comunque perplessi alla fine c'è, proprio perchè chiusi entrambi gli occhi sulla prima metà degli episodi, non c'è un terzo occhio che si può chiudere ulteriormente sul disastro aggiuntivo che è la seconda parte. Qualcosa di salvabile - ma poco poco - qua e là c'è, ma francamente non abbastanza per raggiungere anche solo la sufficienza.

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Completed
The First Frost
1 people found this review helpful
by Lynnea
Apr 27, 2025
32 of 32 episodes seen
Completed 0
Overall 6.5
Story 6.5
Acting/Cast 7.0
Music 7.0
Rewatch Value 6.5

Una storia carina ma poco avvincente e facile preda della noia...

Sarò una voce fuori dal coro... Pazienza. Il mondo è bello perchè è vario.
La stessa cosa mi era successa anche con il drama ad esso collegato, Hidden Love. Anche lì, a fronte di tanti pareri entusiasti io davvero faticavo a capire come mai non mi piacesse (o per meglio dire faticavo a capire cosa dovesse piacermi).
Il timore di rivivere l'esperienza c'era, la speranza di ricredermi anche.
E invece mi ritrovo a racimolare con fatica belle parole per una serie che mi ha annoiata a dismisura.
Per assurdo, amo i romance un po' drammatici e onestamente non posso dire che non ci sia una storia sulla quale si è anche investito in termini di trama e tematiche affrontate.
Ma mi ha lasciata comunque del tutto indifferente. Non lo so, fin dal primo episodio ho avvertito una sorta di lentezza intrinseca, molte scene non incisive e nemmeno capaci di dare una leggera piacevolezza. C'era solo l'impazienza di arrivare a un dunque più accattivante che però non arrivava mai (e non parlo di scene d'amore o che, ma proprio di momenti emozionanti, anche banali nel contenuto ma capaci di far tenere gli occhi incollati allo schermo).
Non mi sono incantata davanti alla prova recitativa degli attori, lui in modo particolare mi ha trasmesso ben poco. Ho trascorso tutti gli episodi così, alle prese con una minestra tiepida che ogni tanto provava a riscaldarsi senza successo.
Troppo lento, troppo banalmente tenue anche dove non doveva esserlo, rendendo alcuni passaggi davvero esili in termini di sostanza e di carattere. La storia può anche essere graziosa sulla carta, ma non c'è una spina dorsale a tenerla su.
Mi stupisco sempre di come la Cina sappia promuovere drama simili nella tipologia, a volte anche non lontani nelle trame e nelle strutture narrative, ma con un divario impressionante in termini di risultato, dove la maggior parte si rivelano flosci e fiacchi e vanno presto alla deriva mentre alcuni - una minor parte - diventano delle vere e proprie perle rare meritevoli di svariati rewatch. Un vero e proprio mistero.
Credo però possa piacere a chi ha apprezzato il drama Hidden Love (incentrato su un altro pairing ma frutto sempre di un adattamento della stessa autrice). Personalmente, invece, faticherò a ricordarlo.

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Completed
Hello, Nice to Meet You. Let's Get Divorced.
1 people found this review helpful
by Lynnea
Apr 21, 2025
8 of 8 episodes seen
Completed 0
Overall 3.5
Story 3.5
Acting/Cast 4.0
Music 4.5
Rewatch Value 3.0

Un buco nell'acqua. Su tutti i fronti.

Ci sta di riproporre commedie non particolarmente innovative. Se sono fatte bene e non puntano a entrare nella top ten dell'anno, sono sempre godibili e hanno il loro perchè (l'intrattenimento vuole anche la sua leggerezza, sarebbe pesante vivere solo di drama originali e/o impegnativi).
Ripeto il piccolo ma non trascurabile dettaglio: "se fatte bene".
Ecco, non è questo il caso.
Una trama senza capo ne coda, nemmeno nell'ottica di una storiella semplice e fine a sè stessa. Attori non affiatati e completamente sbagliati - nell'estetica, nel livello di recitazione, in tutto - per vestire i panni dei protagonisti. Antipatico lui, antipatica lei, presi insieme pure peggio.
A conti fatti, rimane solo un'accozzaglia di cliché che, buttati lì quasi a casaccio, oltre a rivelarsi delle prove meno che mediocri perdono anche la piacevolezza che talvolta sanno regalare, al di là di quanto siano già stati riproposti nelle centinaia di drama in circolazione.
Mi sfugge davvero il senso di promuovere un prodotto del genere, basta una breve ricerca per individuare altri titoli - giapponesi o non, di quest'anno o degli ultimi - simili nell'idea ma qualitativamente avanti anni luce.
Un buco nell'acqua, che sa distinguersi solo per il fatto di non avere davvero nulla di salvabile.

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Completed
Ikinari Kon
1 people found this review helpful
by Lynnea
Apr 3, 2025
12 of 12 episodes seen
Completed 0
Overall 6.0
Story 6.0
Acting/Cast 6.5
Music 6.0
Rewatch Value 6.0

Carina l'idea, discutibile il risultato

Una giovane impiegata, tradita dal collega che frequenta da un po', si ubriaca e finisce per sposare uno sconosciuto che, la mattina dopo, si rivela essere il suo nuovo e affascinante capo.
Sostanzialmente questo è il concept alla base della storia. Idea carina, non originale, ma sulla quale si può basare una commedia romantica carina e divertente.
Nel concreto, però, si è trattato di un tentativo non ben riuscito. Il protagonista, attore che sì, ha un fascino particolare (padre giapponese e madre spagnola) ma un'espressività pari a zero. Il personaggio che interpreta, in aggiunta, invece di essere incisivo sembra in balia degli eventi e l'unico punto sul quale risulta irremovibile è l'essersi innamorato di Mao praticamente a prima vista, interesse mantenuto grazie a una serie di brevissimi e insignificanti incontri più o meno fortuiti, di cui lei tranquillamente non ha nemmeno memoria.
Mao è già più apprezzabile, per quanto il cambio di bandiera avviene in modo un po' troppo affrettato: il cuore spezzato diventa un cuore sposato e quindi un cuore nuovamente innamorato. Sui personaggi secondari si è investito anche di meno, dal padre di lui al collega ex fidanzato di Mao fino alla collega rivale, passando per il cognato e la sorella di Ando.
Dialoghi poco argomentati, abbastanza tipici dei drama giapponesi, ma potevano comunque essere pensati meglio.
Tante migliorie da mettere in conto per un'idea che sulla carta poteva anche funzionare, ma che nel concreto andrebbe rivista da cima a fondo.

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