
C-drama precursore di L&P, tra tanta buona volontà e pochi e scarsi risultati
Questa è una serie di cui ho compreso l'intento, l'obiettivo e alla quale riconosco l'impegno, al di là del mediocre risultato ottenuto di fatto.C-drama che potrei definire precursore di L&P (Lighter & Princess, 2022), che presenta molti elementi comuni: due giovani si incontrano-scontrano ai tempi dell'università, i battibecchi iniziali lasciano posto all'instaurarsi della relazione amorosa, quindi un evento inaspettato crea un'improvvisa rottura, il protagonista finisce in prigione, i due si ritrovano anni dopo per fare i conti con una seconda chance che deve però gestire il non risolto del passato e i cambiamenti nel frattempo sopravvenuti.
Qualitativamente parlando, c'è un abisso profondo tra le due serie, al di là dei soli cinque anni che intercorrono tra loro.
Qui abbiamo una regia non molto competente, una fotografia spesso non all'altezza, attori buoni ma non eccellenti e soprattutto performanti solo fino a un certo punto (nulla contro le capacità dell'attore protagonista, ma avrei assegnato il ruolo a qualcuno di più indicato). La sceneggiatura non garantisce fluidità e linearità nel racconto della vicenda, c'è un grande e smisurato ricorso ai flashback - in L&P era un lungo e unico flashback della durata di metà della serie - che si inseriscono un po' senza preavviso, con un effetto a singhiozzo e non sempre in modo chiaro (capita che ci voglia un attimo per capire se la nuova scena sia nel presente o nel passato). Sorvolo sulle musiche, qualche brano sembrava uscito direttamente da una commedia americana dei primi anni '90, nulla a che vedere con i capolavori di Chen Xueran, compositore di buona parte delle musiche e canzoni di L&P.
Paradossalmente, in termini di significato, "Where the lost ones go" punta forse anche più in alto rispetto a L&P: entrambe forniscono dei validi spaccati di realtà, ma mentre il Li Xun di L&P resta per molti versi immutato, pur compiendo a modo suo una piccola evoluzione a livello affettivo/relazionale, Xiang Ze Yi subisce una drastica e profonda trasformazione, introducendo con maggiore serietà il tema del cambiamento, elemento importante che connoterà pesantemente la relazione tra i due protagonisti ritrovati e condizionerà anche i meccanismi che porteranno alla conclusione della vicenda.
Qualitativamente parlando, non mi sentirei di attribuirle la sufficienza: musiche che si interrompono bruscamente, fastidiosi rumori di fondo e disturbi vari spesso presenti, scene non ben collegate, passaggi troppo allungati a discapito di altri troppo affrettati (vedi sul finale). La lista delle pecche di natura tecnica - e non solo - sarebbe davvero lunga. Mi sento però di premiare l'intento: l'impressione è quella di un cast e una troupe di professionisti forse non davvero all'altezza e con un budget non particolarmente importante, ma desiderosi e volenterosi di fare del loro meglio per portare avanti la storia nel modo più dignitoso possibile.
In conclusione, apprezzabile per chi ha amato L&P, ma a patto di chiudere entrambi gli occhi sui moltissimi difetti.

Melodramma romantico vecchio stile, una comfort-zone nostalgica che non fa mai male...
Una bella commedia romantica vecchio stile (una decade fa), con i passaggi più divertenti e spensierati alternati alla componente melodrammatica, il tutto in un giusto equilibrio.E' stata bella la sensazione confortevole di essere incappata in un drama dalla struttura nota ma sempre piacevole, un visione non contorta, capace di strappare qualche sospiro, qualche lacrima e far perdere un battito o due. Niente di originale, non una pietra miliare, ma l'intrattenimento positivo e un po' nostalgico al quale cedere e lasciarsi coccolare un po'.
Rispetto alla trama, mi è piaciuto che la questione patrigno-figlia non abbia trascinato con sè risvolti morbosi o sia rimasta a lungo nell'equivoco. La storia tra i due protagonisti è carina, forse in certi tratti risente dell'appiattimento di meccanismi un po' troppo ripetuti, ma complessivamente i sedici episodi scorrono in modo tutto sommato fluido e senza particolari momenti di stallo.
Buono l'affiatamento tra i protagonisti, l'attrice è stata una piacevole scoperta mentre Kim Young Kwang è un attore che ho già avuto modo di apprezzare in altre serie e al quale riconosco un talento forse un po' troppo sottovalutato (l'avrei voluto protagonista di molti più drama, negli ultimi anni), un fascino e una statura che non passano inosservati e un carisma che per certi versi mi ricorda un po' Lee Seung Gi. Il pairing secondario avrebbe meritato uno sviluppo migliore, approfittando degli ultimi episodi che sono sì stati sfruttati ma non come avrebbero potuto essere: ha comunque regalato una singolare interpretazione di Jo Bo Ah, per una volta tanto nel ruolo di fastidiosa antagonista. Un maggiore investimento sarebbe stato gradito anche nei confronti di Deok Shim, particolare sorellina del rivale in amore del protagonista, che sembra mettere sul piatto la carta interessante del bullismo oltre a impostare le basi per un grazioso e fresco terzo pairing, ma finisce con l'essere messa un po' in disparte. Stesso discorso per il fratello adottivo di Go Nan Gil, dove i riferimenti al loro passato comune e al rapporto che avevano avuto torna ripetutamente con piccoli accenni ma non procede mai oltre e regala un momento finale davvero insipido.
Quanto al protagonista, se da una parte la figura del bello, agile, forte, coraggioso, intelligente e perseverante giovane estremamente determinato, con un passato difficile macchiato da scelte sbagliate e sensi di colpa vari e la dedizione assoluta a un primo amore mai dimenticato ha sempre il suo innegabile fascino, dall'altra quest'immagine dell'eroe perfetto suona un po' troppo perfetta. Anche rispetto alla schiera dei cattivi, c'è una profusione di buonismo diffuso, per certi versi un po' tipico di molti altri drama dello stesso periodo, dove sul finire viene dispensata a destra e a manca una sorta di redenzione generale.
In certi casi, suona un po' tirata: che la protagonista e la frivola collega hostess vadano un po' a ricucire il rapporto appare poco credibile (del resto c'è di mezzo un tradimento con un fidanzato storico, difficile metterci una pietra sopra), e anche il presidente Kwon, tra corruzione, riciclaggio e soprattutto la responsabilità di un evento passato costato la vita a tanti piccoli innocenti, sembra ricevere una insensata assoluzione nel finale, dove tutto si riduce alle diverse posizioni e relazioni tra i vari membri familiari. Il padre sparito nel nulla e opportunamente redivivo al momento giusto, così come lo zio debole e facile preda del gioco d'azzardo, sono un ennesimo esempio.
E questo è quanto. Tra tanti clichè, qualche spunto nuovo e molto di già visto, questo drama porta a casa una valutazione più che dignitosa, grazie a una nostalgica comfort-zone che - per chi ha ormai visto centinaia e centinaia di serie come me - è sempre più difficile ritrovare, ma della quale col passare del tempo capita di sentire la mancanza.

Un buon revenge-thriller incentrato sul tema del "mostro"
Un thriller d'azione dalle tinte decisamente forti, dove la violenza non risparmia nessuno, nemmeno donne e bambini. Un piccolo rapito da cinque criminali e un riscatto finito male portano all'imprevedibile: cinque assassini che fanno da padri al bimbo rapito, crescendolo come un giovane serial killer tra lame, armi da fuoco e combattimenti.Si passa quindi al presente, con il protagonista ormai adolescente, cresciuto in un ambiente a cui è ormai avezzo ma dove sente comunque fuori posto. I cinque padri appaiono estremamente diversi ai suoi occhi: uno che mostra un minimo di affetto, un'altro più scherzoso, uno che mostra interesse per suoi studi e uno estremamente inflessibile e perentorio, verso il quale nutre un evidente timore e manifesta spesso disagio.
L'incontro con la compagna di scuola rappresenta uno spaccato della vita normale che il giovane vorrebbe avere, la realtà invece lo porta a prendere parte all'ennesimo atto criminale del gruppo. Portato volutamente oltre il limite dal padre che ha sempre temuto, si avvia un vero e proprio effetto domino imprevedibile, che porterà in brevissimo tempo a una vendetta nei confronti dei cinque padri-rapitori, con uno scontro finale che vede le tante verità venire a galla.
Filo conduttore dell'intero film è il tema del "mostro", nelle sue svariate e molteplici sfaccettature: un mostro rappresenta la crudeltà, la follia, la violenza e la cattiveria, ma che è anche personificazione dei traumi passati e delle proprie paure. Una presenza terrificante che sembra poter essere sconfitta in un solo modo: sostituendosi ad essa e diventando il mostro.
Un buon film, anche se non eccellente. La vicenda funziona, ma manca la competenza per trasformarla in qualcosa di livello superiore. Ottimo invece il cast, dove ho avuto modo di ritrovare attori ora ben noti ma all'epoca estremamente giovani, dal protagonista - Yeo Jin Goo - ad alcune figure secondarie come Seo Yoo Kyung e Yoo yeon Seok. Due ore ben spese e senza rimpianto.

L'ennesimo drama affossato dalla censura e dalla mentalità ristretta cinese
Le BL mascherate da Bromance con protagonisti due fratellastri non consanguinei sono un po' un tarlo fisso per la Cina, qualche rara volta con buoni risultati (vedi "Stay with me", 2023). Qualche speranza in partenza c'era, ma con aspettative molto contenute, insomma.Già nel primo episodio succede praticamente di tutto: tanto, troppo, La serie è breve, ma le vicende andavano un po' diluite per dare linearità alla storia, mentre invece si susseguono passaggi così veloci da sembrare un po' slegati.
Il tempo, dicevo, è limitato, per cui sarebbe stato utile concentrarsi su un unico tema - la conoscenza e l'instaurarsi del rapportro tra i due - mentre invece viene inserito l'elemento del salto temporale all'indietro - non un flashback ma proprio un breve viaggio all'indietro nel passato - elemento che già di suo non mi fa impazzire ma che qui porta a dover ricostruire tutto da zero, dal primo incontro all'instaurarsi di un legame tra i due. Lo fai con un drama da 36 episodi, non con uno da 6 dove i minuti sono già più che contati.
Detto questo, pur non condividendo la linea di sviluppo della storia, mi sono sorpresa del fatto che si stesse via via rivelando una BL vera e propria: un passo avanti rispetto alla nota censura cinese?
Ovviamente - e purtroppo - no. Le poche serie cinesi che non trasformano BL in Bromance presentano solitamente due possibili e tristi risvolti: un amore malsano e aggressivo (Addicted Heroin, 2016, tanto per citarne uno) o un amore che viene "punito" con un finale triste, come è questo il caso. Per la Cina, insomma, la storia tra due protagonisti maschili può essere solo affetto fraterno, oppure un'attrazione malata oppure ancora un sentimento proibito da punire. Questo il sunto di come siamo messi nel 2025. Spiace perchè qualitativamente molte produzioni sono di medio-alto livello, ma continuo a non capire perchè fissarsi sul tema, con tutta la pesantezza della censura e del giudizio negativo, piuttosto che limitarsi ad altri generi.
Chiusa l'infelice parentesi, l'unica nota positiva a conti fatti è l'aver scoperto Kou Wei Long, giovane attore con un buon potenziale, qui alle prese con il suo primo ruolo da protagonista (Shen Nan) ma che spero di rivedere in altri drama in futuro.

Drama di una decade fa, ma che mancava di qualità anche per gli standard dell'epoca.
Trama piatta e allungata, senza elementi incisivi. Si segue una vicenda che sembra poco studiata, sulla quale si è investito davvero poco in termini di sceneggiatura. Il trucco della protagonista troppo poco naturale, persino per la moda di dieci anni fa. Anche l'attore principale non esce indenne dall'accanimento del make-up (le sopracciglia di entrambi sembrano voler entrare nel Guinness dei primati). Parlando dell'attore protagonista, Hans Zhang, l'avevo già visto in altre serie: gli riconosco un fascino inusuale, molto composto, ma anche il difetto che questa rigidità va anche a discapito dell'espressività, finendo per inficiare anche il livello della recitazione.La coppia principale molto ma molto sotto tono, chimica sotto il livello minimo, accettabile solo se avessero avuto un ruolo secondario. Paradossalmente, è stato proprio il pairing secondario a rubare un po' la scena, risultando più affiatato, dinamico e interessante.
In generale la vicenda, dicevo, non presenta veri e propri ostacoli: ci sono dei sassolini trattati abitualmente come montagne e gestiti in tempi e modi decisamente sospetti per quella che potrebbe essere una soluzione credibile e coerente.
E' una serie che mette poco sul piatto e quel poco è pieno di difetti. Una prova scarsa la cui esistenza è bene lasciare sbiadire nel trascorrere del tempo.

Un adattamento del quale non si sentiva la mancanza...
Nonostante le aspettative non fossero alte già in partenza, il risultato è stato comunque molto deludente. Remake dell'omonimo drama made in Cina, all'epoca interrotto brutalmente dopo una prima stagione incompleta ma ragion veduta, già che si era dimostrato davvero malsano nei contenuti e nei messaggi trasmessi. Fortunatamente, la Cina ha poi fatto ammenda con un remake successivo davvero notevole, "Stay with me" - più Bromance che BL - di una estrema delicatezza ma al contempo sorprendentemente emozionante.Questo ennesimo adattamento non regge decisamente il confronto, ma non ne sono rimasta sorpresa: le BL tailandesi devono la loro diffusione prevalentemente a una minor censura, ma a livello qualitativo difficilmente raggiungono la sufficienza minima. Tolte le scene intime, resta una lunga strada ancora da percorrere, insomma.
Il drama in questione ne è semplicemente l'ennesimo esempio: tutto ruota attorno al romance, ma ci gira in torno veramente male. Sceneggiatura superficialotta, scene a casaccio dove regna la confusione e che non sanno distinguere i momenti importante dai riempitivi, dove tutto fa brodo se utile a inserirci qualche accenno o riferimento pruriginoso. Ma la sostanza, quella manca. La coerenza, pure. Poco credibile, molto prevedibile, sempre e comunque in balia di clichè talmente irreali da risultare spesso imbarazzanti e ridicoli.
Di tutte le BL made in Tailandia che ho visto - e parliamo di svariate decine - qualitativamente parlando quelle che meritano le posso contare sulle dita di una mano. Questa serie, ovviamente, non è tra quelle. E l'inevitabile paragone con "Stay with me" le fa fare solo ancora più brutta figura. Remake disastroso, del quale non si sentiva certo la mancanza.

Veramente infinito e senza senso...
La trama di questa serie lascia intendere la classica commedia romance con i protagonisti che si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto dopo aver concordato una finta relazione. Clichè automatico di questo tema è il passaggio da una relazione contrattuale a una amorosa. Niente di nuovo, ma se fatto bene sempre apprezzabile. Spunto originale il fatto che la protagonista sia in dolce attesa dell'ex fidanzato fedifrago.A preoccuparmi fin dall'inizio, i ben 50 episodi da oltre un'ora l'uno. Difficile immaginare un drama con aspettative medie capace di reggere una durata così importante. A posteriori, la durata infinita è stata forse il colpo di grazia, ma la serie sarebbe naufragata lo stesso anche se gli episodi fossero stati anche solo un decimo.
Il vero problema è la sceneggiatura - un vero incubo - dove all'insensatezza della trama dalle azioni-reazioni puntualmente irreali si affianca anche la mania di grandezza di voler avviare un numero abnorme di questioni secondarie, mal gestite, mal risolte o proprio abbandonate a sè stesse in corso d'opera. Ne risulta una ragnatela che presenta fili traballanti e sfilacciati alternati ad aree aggrovigliate all'inverosimile, in una trama che non può essere sistemata se non ricostruendo la struttura da capo ma dove invece l'autore perservera nell'intrecciare nuovi e sgangherati fili nell'ottica di rendere il disegno - inguardabile - sempre più ampio.
L'insensatezza è talmente dilagante che è difficile individuare specifici passaggi incoerenti... di fatto la credibilità di quasi tutte le scelte è davvero discutibile. Difficile quindi giudicare la recitazione, perchè nemmeno un attore di elevato calibro può sfuggire allo scempio di una sceneggiatura che definire mediocre è quasi un complimento. Sicuramente il rapporto tra i protagonisti - dove non emerge il minimo affiatamento o chimica, al pari dello sviluppo lineare e graduale della relazione - paga inevitabilmente un alto prezzo.
Un drama, in conclusione, pensato e gestito davvero ma davvero male e - per di più - trascinato per una quantità infinita di episodi, l'ennesima tortura aggiuntiva per lo spettatore. Eliminabile dalla watchlist senza il minimo tentennamento.

Tra l'assurdo e lo sconclusionato totale...
Davvero, sono senza parole. Non so se mi sia mai successo prima di essere così basita, quanto meno non a questi livelli.E' già difficile accettare a visione conclusa che esista un prodotto del genere, riuscire a immaginarlo a priori non sarebbe stato proprio possibile.
Partiamo col dire che non è nemmeno classificabile come short-drama: qui si parla di un'ora in totale divisa in sei parti, quindi complessivamente inferiore alla durata media di un film ma a differenza di un film impostata col taglio classico di una serie. Va da sè che non c'è proprio modo di infilarci una storia che abbia un capo, un minimo di svolgimento e una coda, per quanto sintetizzata la si voglia raccontare.
L'idea di base, poi, è qualcosa di semplicemente agghiacciante: sorella maggiore 23enne con sorellina di 8 anni, orfane da tempo, con la sorella maggiore che cerca di sbarcare il lunario con scarso successo ed è ormai a un passo dal ritrovarsi senza un tetto sulla testa per lei e per la sorellina. Dall'altro lato abbiamo un giovane e facoltoso rampollo che, per soddisfare una clausola necessaria a ereditare l'azienda di famiglia, deve avere una figlia nel tempo record di due mesi (ovviamente anche non consanguinea, e questo apre la strada al tema dell'adozione).
Il concetto può anche starci, e qualsiasi persona sana di mente si aspetterebbe una finta relazione di convenienza tra il protagonista 28enne e la sorella maggiore, con lui che adotta la sorellina più piccola diventandone il patrigno/tutore. E invece no. Lui le adotta entrambe, diventando il "papà" anche dell'adulta che ha soli cinque anni in meno di lui. Ma in quale mondo o universo parallelo ci troviamo? Non sono di certo ferrata sulle leggi coreane, ma resta il fatto che il divario minimo di età tra chi adotta e chi è adottato è di 18 anni (come in buona parte del resto del mondo). Quindi... Perchè?!?!
Dopo un avvio che definire sbrigativo è riduttivo, nei micro-episodi centrali la piccola viene tolta di mezzo con una provvidenziale gita in campeggio e restano lui e lei, alle prese con una convivenza che mostra scenate di panico isterico per un insetto sulla porta e un rapporto padre-figlia che sembra voler trasudare morbosità da ogni poro. Il finale, frettoloso quanto l'inizio, mette da parte il tema adozione a favore di quello amoroso, passando quindi dal rapporto padre-figlia a quello uomo-donna.
Per assurdo, lo consiglio. Davvero. Vale la pena investire un'ora per vedere una cosa così assurda da non riuscire ad immaginarla altrimenti. Difficilmente ci sarà modo di trovare qualcosa di altrettanto agghiacciante altrove, per quanto non ci sia mai fine al peggio. Qui occorre proprio vedere, per credere.

Romance-legal drama più legal che romance: interessante e poco prevedibile, ma non senza pecche
All'avvio la serie si presenta come un romance inserito in un contesto legale: procuratori, avvocati, investigatori, testimoni, vittime, crimini, accuse e indizi sono quindi un po' il pane quotidiano.Con l'avanzare degli episodi le vicende irrisolte del passato finiscono per intrecciarsi in modo sempre più complesso ai casi del presente, ingarbugliando la trama con sottili fili spesso invisibili che vengono via via scoperti e che collegano, in modi anche del tutto inaspettati, i vari personaggi sulla scena.
Sicuramente questo drama ha il pregio di non essere prevedibile, anzi, riesce anche a nascondere qualche bel trabocchetto. Di contro, la storia si infittisce davvero tanto e arrivati in fondo ci si rende un po' conto che non proprio tutti gli incastri hanno funzionato a dovere. Non mancano le coincidenze, in certi momenti davvero un po' abusate.
Per gli amanti delle love story occorre ridimensionare le aspettative, già che al di là delle premesse quanto si ottiene di fatto è giusto una "spolverata" di romance, e sicuramente non rappresenta il perno centrale della storia.
Cast indubbiamente valido, l'attrice protagonista - a me nuova - porta a casa una buona prova. All'attore protagonista - già conosciuto in "Gu family book" - riconosco più la presenza importante e un bel volto (pur con lineamenti piuttosto duri) rispetto a grandi capacità espressive (colpa dei lineamenti scolpiti o meno, di fatto mostra una sola ed unica espressione per tutto il drama, salvo qualche raro e non particolarmente affascinante sorrisetto).
Degli altri personaggi, alcuni più curati e ben riusciti, come Kang Soo e Jeong Chang Gi, altri un po meno, come il buffo ma non così interessante pairing secondario. Sopra tutti, coppia protagonista compresa, spicca però il personaggio di Moon Hee Man, il cui interprete offre al pubblico un ritratto davvero notevole: carismatico e di carattere, è una figura che sa davvero bucare lo schermo. Tremendamente ambiguo, ho davvero fatto fatica a inquadrarlo e, per quanto mi affascinasse, non capivo se alla fine si sarebbe rivelato parte della schiera dei buoni o dei cattivi. Gran bel personaggio, attore indiscutibilmente bravo, obiettivo centrato in pieno: solo lui vale una stellina di giudizio in più.
Rispetto alle note dolenti, una pesa sicuramente più delle altre: il finale. Se nei primi 20 episodi si va a sviscerare ogni pista, traccia, indizio e ricostruzione - a volte anche col rischio di annoiare i non appassionati di indagini & co. - il ventunesimo ed ultimo episodio eredita l'ingrato e arduo compito di chiudere in bellezza la vicenda. Peccato che le questioni rimaste aperte siano tante, troppe. Buona parte dell'episodio se ne va per sferrare il colpo di grazia a sorpresa in tribunale e dopo... Dopo non resta praticamente nulla. Una chiusura davvero frettolosa, che regala giusto una manciata di secondi nemmeno tanto edificanti alla coppia principale, lascia davvero perplessi e insoddisfatti rispetto al capo Moon e non degna di un epilogo nessun altro, Kang Soo e Jeong Chang Gi compresi. Uno scivolone che un po' spiace, arrivati praticamente alla fine di una buonissima produzione.
Infine, una perplessità: il titolo. Preso in prestito alla Austen davvero senza alcun motivo, già che anche a scervellarsi non riuscirei ad affibbiare le due caratteristiche a nessuno degli attori principali. Sicuramente l'attore protagonista non è né prevenuto né orgoglioso, lei inizialmente lo giudica in modo sbagliato, ma francamente ne ha tutti i validi motivi. Boh, mistero.
Resta però complessivamente una serie che mi sentirei di consigliare , più agli amanti del genere legal-thriller che agli appassionati del filone romantico. Sicuramente è una serie interessante e che incuriosisce parecchio, se si è disposti a perdonarle qualche errore qua e là.

In linea con le BL coreane, graziosa ma non senza pecche.
Drama BL molto breve, sei episodi in tutto per un totale di tre ore scarse e incentrato sul tema della seconda chance dopo una rottura dovuta a un fraintendimento. Va da sé che tutto si concentra proprio su questo, ovvero come i due protagonisti, ritrovatisi dopo quasi un decennio da quella che era una relazione appena avviata quando erano ventenni e subito interrotta a causa di un malinteso, tornano a rapportarsi tra loro, inizialmente per questioni professionale e poi, tra dubbi, paure e speranze, anche dal punto di vista sentimentale.Si tratta dell’adattamento del manhwa “Eul’s love” , dal quale differisce principalmente per il fatto che il manhwa dedica almeno un terzo dei capitoli alle scene NC18 – e/o riferimenti annessi – tra i due. La serie – in linea con le tipiche produzioni coreane – punta invece a dare risalto ai sentimenti, al confronto, alle emozioni, offrendo uno scenario breve ma credibile. Nonostante questo l’inizio parte decisamente col botto, aspetto che porterà immediata soddisfazione ai fan delle scene d’amore.
A scatola chiusa avrei detto che tra i due protagonisti il mio preferito sarebbe stato Jin Hwan, mentre invece a conti fatti ho trovato molto più realistico Kim Min Jun. I suoi pensieri e le motivazioni dietro le sue azioni sono chiari, dubbi e titubanze che lo affliggono anche. Jin Hwan ho fatto più fatica ad inquadrarlo, la sua caratterizzazione stride un po’ tra quello che dice e come si approccia, con un’espressione sorridente ma indecifrabile. Paradossalmente, è molto più espressivo quando non si trova con Kim Min Jun (vedi la serata di rimpatriata con i vecchi compagni di classe, dopo il matrimonio dell’amico). Che sia per caratterizzazione del personaggio o per livello di recitazione degli attori, Kim Min Jun batte Jin Hwan a occhi chiusi.
Ora, date le premesse e date la durata, oltre a chiarire il malinteso e ricostruire la relazione altro non c’è: il pregio di questa serie non è certo nei contenuti, tutt’altro che ricchi, ma nella modalità in cui un tema, per quanto circoscritto, viene portato in scena. L’avrei definita un “poco ma ben fatto”, cosa che personalmente non disdegno mai, ma l’ultimo episodio è stato davvero sotto tono: se la rottura da giovani era dovuta a un fraintendimento, la crisi che si profila nuovamente all’orizzonte si basa davvero sul nulla totale. Comprendo che i dubbi e le vecchie paure non siano così facili da accantonare, tanto da promuovere una sorta di circolo vizioso al primo, stupido, imprevisto… Ma era comunque necessario imbastire qualcosa di più credibile.
Riassumendo, tra i pregi metterei il personaggio di Kim Min Jun e la capacità di molte BL coreane di dare risalto ai sentimenti riuscendo a coinvolgere pur mantenendo un tono di compostezza.
Tra i contro, la caratterizzazione di Jin Hwan e la sua espressività nel corso della serie, oltre a un finale qualitativamente in calo e un po’ sbrigativo nelle ultime scene.
Una visione che di certo non lascia il segno ma che sa regalare comunque qualche ora piacevole.

Tante buone intenzioni ma - di fatto - nessun risultato decente
Qualitativamente parlando non lo si può definire un buon prodotto. Il livello della recitazione è basic e certo la sceneggiatura poco curata non ha aiutato. Ci sono, qua e là, elementi anche interessanti dal punto di vista concettuale, ma la modalità con cui vengono proposti è davvero scadente, le conversazioni che si salvano si possono contare sulle dita di una mano.Non è la prima serie che mescola protagonisti tailandesi e coreani, scelta singolare che mi incuriosisce anche ma che non ho mai visto eseguire in modo decente. La barriera linguistica viene sempre superata in modo ridicolo e incoerente: all'arrivo Peach dimostra e afferma di non saper parlare il coreano (salvo poche frasi basilari), la madre di Yooh Oh afferma di conoscere benissimo il tailandese e che quindi Peach può parlare tranquillamente la propria lingua, eppure lei continua a rispondere in coreano, creando un doppio non-sense (lei che non lo agevola rispondendo in tailandese, visto che sa la lingua, e lui che improvvisamente comprenderà perfettamente tutto il parlato coreano intorno a lui per il resto della serie).
Avere un protagonista tailandese da un valore aggiunto al tipo di storia? No. E' solo una scelta ad effetto, che crolla miseramente dal punto di vista logico.
Rispetto ai contenuti sul piatto abbiamo il romance BL, il rapporto madre-figlio, oltre all'elemento soprannaturale che nei primissimi episodi si gioca l'effetto a sorpresa.
Ci sono tante buone intenzioni ma - di fatto - nessun risultato decente.
Il cast mi ha convinta davvero poco, dalla recitazione al lato estetico alla capacità di caratterizzare dei personaggi davvero interessanti. I personaggi secondari mi hanno convinta, se possibile, ancora di meno.
Una serie che zoppica vistosamente, ma più che di superficialità parlerei di pochi strumenti messi all'opera per la produzione di un buon drama. In conclusione: tranquillamente perdibile.

Commedia romantica che "sposa" i classici clichè a un taglio accattivante e originale
Il drama propone un romance ben riuscito, soprattutto perchè intrecciato a una trama non sempre prevedibile e con interessanti risvolti inaspettati, sviluppando una storia d'amore in modo insolito e originale.Qualcosa di diverso dal solito, fatto bene e capace di catturare l'interesse fin da subito.
Per essere prevalentemente un romance, devo dire che la parte drammatica non è stata lasciata al caso: ci sono scene importanti che riescono a dipingere la vera cattiveria e crudeltà di cui alcune persone sono - purtroppo - capaci. Mi riferisco sicuramente all'episodio iniziale che, con il suo spaccato di forte tragicità, innesca il tuffo in quel passato tutto da rivivere e riscrivere, ma anche agli ultimi due episodi, inflessibili e nei quali non c'è spazio per nessuna possibilità di redenzione.
C'è coerenza nell'approccio, e questa cosa mi è piaciuta molto. Non ci sono sassolini spacciati per montagne e risoluzioni da buonismo diffuso.
Rispetto all'evoluzione della storia, qualche passaggio me l'aspettavo, altri devo dire mi hanno sorpresa. Ho apprezzato il solido legame tra i due protagonisti, anche prima di diventare a tutti gli effetti una coppia. Avrei eliminato anche il breve vacillamento seguito all'entrata in scena della fidanzata pazzoide (Yu Ra), forse l'unico passaggio che ho trovato forzato e a uso e consumo dell'effetto voluto, ovvero la crisi temporanea della coppia.
Per il resto i molteplici intrecci della vicenda sono davvero validi nonostante la complessità della situazione che mescola passato e presente da un parte e giochi di strategia dall'altra. L'attenzione rispetto alla linearità e coerenza del racconto c'è stata e si è vista.
Quanto ai protagonisti, Ji Won sicuramente è quella meglio riuscita: una figura positiva armata di un piano di salvezza che è di fatto anche un piano di vendetta, pur ben motivato. Non ci sono tentennamenti nè grandi rimorsi da parte sua, eppure riesce a mantenere lo spettatore schierato dalla sua parte per tutta la durata della serie. Ji Hyuk è un personaggio dalla buona caratterizzazione, la cui evoluzione è però decisamente minore rispetto Ji Won (al di là del cogliere una seconda chance per la loro storia, per lui tutto si concentra tra il vecchio sè, impegnato solo a lavorare e non a vivere, e il nuovo Ji Hyuk, capace di manifestare desideri ed emozioni). A dare spessore alla serie contribuiscono però anche tutta una serie di personaggi secondari ben studiati, dalla sorellastra di Ji Hyuk allo chef ex primo amore di Ji Won, passando per l'arrendevole signora Jang all'inizialmente ambiguo braccio destro della famiglia Yu, il sig. Lee. Anche la madre di Min Hwan e il sig. Kim trovano il loro perchè, nell'essere volutamente antipatici e fastidiosi. Rispetto ai cattivi, quella che meno mi ha convinto e della quale avrei potuto fare a meno - ma capisco che il drama sarebbe finito con tipo cinque episodi in anticipo - è la già sopracitata Yu Ra. Personaggio folle e sopra le righe, sbucato dal nulla (perchè niente nei ricordi del presente o del passato di JI Hyuk facevano immaginare una sua esistenza) ma che sembra entrare in relazione con tutti i personaggi chiave alla velocità della luce. Un cattivo in modalità "mordi e fuggi", insomma. Ho preferito quindi i due antagonisti che hanno accompagnato il drama dall'inizio alla fine.
INIZIO SPOILER!!!
Ho faticato inizialmente a decidere a chi dei due spettasse la medaglia d'oro del miglior cattivo della serie ma col passare degli episodi sono arrivata destinare il gradino più alto del podio a Park Min Hawn e, nell'ottica della pena del contrappasso, il finale della serie mi ha dato ragione. Lui e Su Min sono davvero perfidi, ma mentre in Su Min si fa sempre più evidente un disturbo psicologico che sfocia in un'invidia ossessivamente malsana nei confronti di Ji Won, Min Hawn mostra di essere nel profondo una brutta persona senza altra ragione alcuna, capace di nuocere pesantemente a chi gli sta intorno per fini meramente egoistici, indipendentemente dal soggetto sul quale andrà ad infierire. Ed ecco quindi che il destino più crudele e senza possibilità di appello sarà dunque il suo, mentre Su Min verrà confinata fisicamente ma potrà continuare ad annaspare tra i suoi deliri, paranoie e vaneggiamenti nei confronti di Ji Won.
FINE SPOILER!!!
Il tema della seconda chance, del tuffo nel passato e la possibilità, conseguente, di cambiare rimescolare le carte del destino lo accomuna alla serie "Perfect marriage revenge" del 2023, ma devo dire che "Marry my husband" è qualitativamente superiore e meglio curata.
Infine, due parole sul cast, soprattutto sugli attori protagonisti. Sarò sincera, l'aver letto i loro nomi è stato il solo motivo per cui ho temporeggiato molto prima di decidermi a guardare il drama. Da una parte Na In Woo, attore che ho conosciuto nel più recente "Motel California", dove la cui espressività recitativa non aveva certo lasciato il segno. Continuo a non trovarlo particolarmente incisivo e destinato a quanto pare a ricoprire ruoli un po' troppo a perenne supporto della protagonista femminile, ma posso riconoscergli che la sua prova in Marry My Husband è stata un gradino sopra l'altra. Poi abbiamo Park Min Young, attrice sulla soglia dei quaranta - tra lei e Na in Woo ci passa quasi una decade, anche se non si direbbe - il cui nome è ormai associato a grandi successi degli ultimi quindici anni (City Hunter, Healer, What's wrong with secretary Kim, ecc.). Attrice che ha avuto la fortuna di essere chiamata a recitare in drama romance quotati, ma al cui successo non so quanto di fatto abbia contribuito: una recitazione, la sua, un po' monotona. Carina la prima volta, va bene la seconda, dopodichè sembra un po' una macchietta che salta da un titolo ben riuscito all'altro. Devo però dire che pur non essendo riuscita nemmeno stavolta a smarcarsi da quello che il suo personaggio standard, ha dato comunque prova di essere riuscita a ricoprire e gestire un ruolo più complesso e impegnativo del solito (ma, nei momenti più leggeri e spensierati, tornava a confondersi con la protagonista di Healer piuttosto che con la segretaria Kim e molti altri).
Se devo trovare una pecca, a livello di emozioni è risultato un po' fiacco. Non ho perso un minuto dei sedici episodi, sia chiaro, ma l'interesse era dettato principalmente dalla curiosità di capire come sarebbe evoluta la vicenda. Sul fronte del coinvolgimento, quello vero, qualcosa non ha funzionato a dovere e non perchè siano mancate le occasioni: davvero molte le scene dai contenuti tristi, piuttosto che drammatici, piuttosto che felici. Ma nessuna capace di essere toccante nel tipo di emozione che doveva trasmettere. O, perlomeno, per me è stato così. Un drama che sono davvero contenta di aver visto ma che, placata la curiosità, non mi verrebbe da rivederlo di tanto in tanto.
In conclusione una serie che sa dosare con il giusto equilibrio la parte romantica con quella drammatica e ha l'indiscutibile pregio di porsi in modo davvero originale catturando l'interesse e la curiosità dello spettatore. Consigliato!

Tra tutte, alla fine ha vinto l'ultima.
Tra i punti a favore, il fatto che fosse un drama storico ambientato nella prima metà del '900 (epoca che mi piace, anche se i drama di questo periodo sono per lo più cinesi). Come in Pachinko ho apprezzato invece l'ambientazione insolita di una Corea sotto il dominio del Giappone. Altro punto a favore era la presenza del romance, senza il quale il solo genere thriller alla lunga mi stanca.
Di contro, la presenza - nelle vesti peraltro di protagonista - di Park Seo Joon, attore da molti apprezzato ma che ho sempre faticato a tollerare: una recitazione, la sua, che spesso mi sa di artefatta, oltre a un'estetica che sarebbe onestamente ingiusto definire spiacevole ma che davvero non è nelle mie corde, il che rende particolarmente fastidioso ai miei occhi il suo atteggiarsi come se sprigionasse un'aura di fascino, quando lo charme è davvero ben altra cosa. L'attrice, più carismatica e già conosciuta nella non eccellente "Nevertheless" già mi ha convinta di più, soprattutto nella prima parte.
Anche il tema fantascientifico della sperimentazione sugli esseri umani non è tra i miei topic preferiti.
La pre-visione, quindi, era un po' un mix tra pro e contro messi in conto. Non ho abbandonato dopo i primi episodi ma sono giunta alla fine della prima stagione, anche se nella seconda l'interesse ha toccato davvero i minimi storici.
Se nella prima parte ho trovato un equilibrio accettabile tra mistero, thriller, vicende personali presenti/passate e romance, nella seconda c'è stato un susseguirsi di ripetitive scene d'azione buie, alla lunga tutte simili. Certo, nel frattempo la storia procedeva, ma un po' a spizzichi e bocconi, con alcune scelte non propriamente sensate e sviluppi della trama forse non tra i più azzeccati. Qualche forzatura nella storia c'è, si vede, e soprattutto a posteriori porta a chiedere "ma c'era davvero bisogno di...?". La risposta è "Sì, perchè altrimenti non si poteva andare verso dove la sceneggiatura aspirava ad andare", anche se non è certo un valido motivo.
La conclusione con finale aperto non mi ha convinta, vuoi che davvero la pazienza aveva raggiunto il limite, avrei gradito almeno una conclusione vera e propria. Ma capisco fosse necessaria nell'ottica di una seconda stagione, che mi sono limitata a sbirciare giusto a conferma che non era il caso di proseguire, che non sarebbe stato un valore aggiunto e che non mi sarebbe piaciuta, tanto che a quel punto sì, lo sforzo di arrivare in fondo sarebbe venuto a meno e l'avrei lasciata dopo i primi episodi.
Ogni tanto mi capita di dare una chance anche alle tipologie di drama e ai generi che solitamente non rientrano tra i miei preferiti, ed è capitato - di rado, va detto - di rimanerne piacevolmente sorpresa e soddisfatta. Non è stato però questo il caso.
Consigliata solo agli amanti del genere (e/o dell'attore protagonista).

Una storia adolescenziale delicata e sana, coinvolgente e positiva
Adattamento ben riuscito dell'omonimo manga, questa serie si dimostra sana, genuina e piacevolmente diversa dalla moltitudine di BL in circolazione.Non c'è una trama vera e propria, se non al servizio della storia tra i due protagonisti, ma è giusto così. Il pregio è proprio quello di aver portato in scena una relazione delicata ma bella, positiva, interessante e - soprattutto - priva dei soliti stereotipi o cliché.
In un romance - BL o meno - generalmente tendo a preferire sempre più un protagonista all'altro. In questo caso, invece, li ho amati davvero entrambi allo stesso modo: due caratteri completamente diversi, per molti aspetti complementari, entrambi tratteggiati con accuratezza e linearità.
La storia in sè è semplice, adolescenziale, ma la comunicazione e l'interazione tra i due sono di fatto il perno centrale del drama. Contrariamente alla maggior parte delle serie giapponesi estremamente criptiche ed ermetiche, qui l'aspetto comunicativo è più aperto e diretto. C'è un confronto spesso molto onesto tra i due, al di là dei dubbi e della confusione nella quale si muovono, tipica della reale fase adolescenziale.
Non ci sono drammi creati ad hoc per dare un senso "dovuto" al drama, ma la volontà di dare valore alla crescita personale dei due protagonisti e all'evoluzione del loro rapporto. Il tutto mantenendo quasi sempre una chiave leggera, spesso davvero tenera, a tratti anche divertente, ma non per questo superficiale.
Da una parte abbiamo Aoki, ragazzo genuino e sensibile, sinceramente confuso nel passare dalla cotta per una compagna di classe a quella - innescata per un malinteso - nei confronti di Ida. L'attore, che non conoscevo, si è dimostrato davvero molto espressivo e capace di alleggerire momenti significativi con una mimica davvero tenera e piacevole, capace di strappare un sorriso davati al suo essere "carino", come lo definisce a un certo punto anche Ida. Il personaggio di Ida, interpretato da Meguro Ren, attore che ho già avuto modo di vedere e apprezzare in altri drama - è decisamente più calmo e pacato. Un ragazzo educato, gentile, riservato, più dedito a prestare attenzione ai bisogni degli altri che a comprendere sè stesso. Il fraintendimento che sta alla base della storia lo mette nella condizione di iniziare a interrogarsi su aspetti mai presi in considerazione prima: non si tratta quindi di un cambio insensato dell'orientamento sessuale, bensì l'inizio della scoperta di sè stesso, che va a delineare un ragazzo ancora un po' acerbo nonostante sia nell'ultima fase dell'adolescenza.
Due personaggi indubbiamente positivi e validi che permettono di seguire una storia davvero sana, non artificiosamente drammatica ma sinceramente alle prese con normalissimi dubbi e titubanze.
In conclusione, una serie che dimostra come la capacità di far saltare un battito al cuore - cito sempre Ida - non sia necessariamente vincolata a chissà quali baci appassionati o scene intime. Consigliata a tutti, anche ai non amanti del genere.

Scene d'amore come unico obiettivo, alcune effettivamente valide. Il resto è da dimenticare.
"Love in the edge of divorce" rappresenta un tipo di drama - per lo più Cdrama - che recentemente mi è capitato di vedere sempre più spesso: caratteristica comune è un formato da short drama, spesso suddiviso in una moltitudine di episodi di effimera durata, dove la sigla di inizio e titoli di coda sommati durano quasi quanto l'episodio, con svariate scene d'amore più appassionate e meno statiche del solito ma una trama del tutto inconsistente.L'unico pregio, insomma, è quello di veder sostituito il classico bacetto a stampo con qualcosa di più credibile, ma per il resto sembra davvero l'unico scopo. Nel susseguirsi dei momenti amorosi - spesso tra l'altro aggressivi, sicuramente non da green flag - dove il belloccio di turno sfoggia sguardi ammalianti e camicie che hanno smarrito provvidenzialmente buona parte dei bottoni per strada, si cerca di imbastire una storia che colleghi le varie scene, ma senza ovviamente ottenere nulla di valido.
Non si tratta di un obiettivo non raggiunto, ma proprio non prefissato. Un cast non di alto livello - ma esteticamente ad effetto - un'attenzione superficiale per i dettagli, una sceneggiatura che deve esserci ma della cui bontà sembra non interessare a nessuno... E il gioco è fatto!
Nel dettaglio, in questa serie, i fraintendimenti sono banali, imbarazzanti, poco credibili e tirati per le lunghe. Il protagonista, oltre a dispensare baci roventi e sguardi infuocati (quando non è impegnato a piangere come un vitello verso la fine), per il resto si dimostra incoerente e volubile come il tempo. I personaggi secondari sono un mero contorno, e...basta, il punto è proprio questo, che non c'è molto altro da dire, nel bene e nel male.
Incappare in questo tipo di lavori di tanto in tanto può accadere, non è un dramma (mi si perdoni il gioco di parole). Basta venire subito a patti con ciò che si può ottenere dalla serie, ovvero qualche bella scena d'amore - quando non malsana - e dimenticarsi di tutto il resto. Passabile solo per una visione distratta e disimpegnata.